Utente:Yaniv 01/Sandbox

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Bagobo
Una donna di etnia Bagobo
 
Luogo d'origineFilippine
Religioneanimismo

I Bagobo (o anche Guianga, Guanga, Gulanga, Obo, Tigdapaya ed Eto) sono un gruppo etnico delle Filippine, che abita sulla costa occidentale del Golfo di Davao, sparsi fra le città di Daliao e Digos. I Bagobo costituiscono il principale gruppo etnico presente sull'isola di Mindanao, anche se a causa dell'arrivo della civilità e dei conflitti armati presenti sull'isola, pochi nativi hanno mantenuto le proprie tradizioni, e sono per lo più concentrati nell'entroterra.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La storia dei Bagobo, come qualsiasi altro gruppo etnico nel mondo, è stata influenzata dalla pratica dei matrimoni misti, dell'uso della schiavitù, le rotte commerciali stabilite, più le frequenti razzie e saccheggi a danni dei gruppi etnici vicini, oltre alla lontananza da altre comunità più pericolose. Alcuni gruppi di Bagobo intrapresero una vita nomade, altri decisero di rimanere stanziali, in base al tipo di agricoltura utilizzata.

L'origine del gruppo è incerta: alcune fonti ritengono che derivino dai coloni indiani che si stanziarono nell'isola durante il periodo dell'impero Srivijaya o Majapahit del 900 AC. Questa ipotesi è avvalorata da alcune somiglianze linguistiche fra l'indiano e la lingua dei Babogo, e anche dall'influenza che l'induismo ebbe in quell'area in quel periodo storico.[2]

L'arrivo dei Moro, nel XIII secolo non turbò l'equilibrio fra i gruppi etnici, che però si spezzò con l'arrivo degli spagnoli nel 1521. I Moro, musulmani, erano una popolazione dedita al commercio, stanziata nelle regioni costiere. I due gruppi intrattenevano relazioni amichevoli di scambio, fino a quando gli spagnoli decisero di sfruttare i Bagobo per eliminare la presenza dei musulmani nella regione. Gli spagnoli promisero un fine piatto di porcellana cinese a qualsiasi Babogo fosse riuscito a dimostrare di aver ucciso un Moro. L'attività divenne così proficua che quando gli statunitensi giunsero nelle Filippine verso il XX secolo, notarono come il commercio di questi piatti fosse diventato molto attivo, data la valenza simbolica ad essi attribuiti.

Dopo la destituzione dei Moro dalla costa, i missionari gesuiti iniziarono a lavorare presso i Bagobo, stabilendosi in vari villaggi.[3] Nel 1886, un frate gesuita riferì di aver convertito 800 nativi, distribuendoli lungo cinque città costiere. Allo scoppio della guerra ispano-americana, questi centri furono lasciati indifesi, e gli abitanti fuggirono sulle montagne, dove si ricongiunsero con i propri fratelli non ancora civilizzati. Dopo la vittoria statunitense, i Bagobo furono messi sotto osservazione dal governatore locale, che ordinò il trasferimento di una parte della popolazione verso la costa, dove sarebbe stato possibile sorvegliarli più strettamente. L'influenza della società occidentale portò alla disgregazione dei vecchi ordini sociali, e all'assimilazione del gruppo nella società filippina.[3]

Abbigliamento[modifica | modifica wikitesto]

Nessun popolo nativo delle Filippine pone così tanta attenzione all'abbigliamento. Gli abiti, composti di canapa, vengono colorati attraverso alcuni processi complicati, e una volta tessuti decorati con ricami, applique o disegni in dischi e perline di conchiglie. Gli uomini usano portare i capelli lunghi, raccolti e poi coperti da un foulard. Gli uomini indossano una canotta sottile aderente, sopra la quale indossano una specie di giacca aperta sul davanti. I pantaloni di canapa raggiungono appena il ginocchio, e il fondo di ogni gamba è decorato con una fascia in rilievo o ricamato. Sono usate due cinture, una per tenere i pantaloni, l'altra per sostenere i coltelli da combattimento o di lavoro che ogni uomo porta. Le donne indossano una giacca che si parte dal collo e raggiunge la gonna, in modo che nessuna porzione della parte superiore del corpo sia esposta. I bambini, una volta raggiunti i tre anni, iniziano a indossare gli stessi abiti degli adulti.[3]

Esistono anche vestiti più elaborati per cerimonie importanti, e vengono anche usate decorazioni per il capo, come pettini o pennini. Nella vita di tutti giorni invece la testa è scoperta.[3]

Religione[modifica | modifica wikitesto]

Panoramica del sistema religioso[modifica | modifica wikitesto]

I Bagobo sono animisti, ma hanno anche alcune figure all'interno del proprio pantheon. Il dio supremo è Eugpamolak Manobo, chiamato anche Manama, ed è considerato il creatore di ogni cosa. Al suo servizio vi sono numerose entità non malevole, che tuttavia sono capaci di punire i mortali se non vengono ricompensati con adeguate offerte. Più in basso nella scala gerarchica, una moltitudine di spiriti che si divertono a infastidire l'umanità con scherzi maliziosi, o portando anche malattie e disastri, e questi ultimi abitano negli elementi naturali dell'ambiente, come rocce, alberi, fiumi e così via. Fra i due tipi di entità soggiornano le "anime" dei morti, che continuano a influenzare la vita dei vivi, nel bene e nel male, e in ultimo esistono gli spiriti protettori, che per potenza e importanza sono secondi solo al creatore.[3]

Esistono inoltre altre due divinità a cui si consacrano i guerrieri: Mandarangan e sua moglie, Darago. Favoriscono la vittoria in battaglia, e assicurano ai guerrieri vincitori grande bottino e schiavi. In cambio di questi favori chiedono, in certi momenti, il sacrificio di uno schiavo.[3] Verso dicembre, l'apparizione della costellazione di Orione (dagli indigeni chiamata Balatik) nel cielo notturno, è vista dai nativi come il segnale che bisogna ricambiare i favori, e così nei vari insediamenti Bagobo si procede ad effettuare sacrifici umani.[3]

Un guerriero può decidere di consacrarsi ai due dei, ma in cambio deve uccidere almeno due nemici. Una volta portato a termine questo compito, il guerriero acquisisce il diritto di indossare un particolare foulard color cioccolato decorato con motivi bianchi. Se uccide quattro nemici può indossare dei pantaloni rosso sangue, se ne uccide sei, può indossare un completo rosso sangue, e portare con se una sacca dello stesso colore. I guerrieri che raggiungono questo traguardo vengono chiamati magani, e diventano figure di grande importanza e prestigio presso i propri villaggi. Per ottenere il diritto di indossare il completo da magani, non è necessario che le sue vittime siano altri guerrieri.  Al contrario, può uccidere anche donne e bambini tendendo loro un agguato, e ricevere il merito del risultato, a condizione che le sue vittime siano di un villaggio ostile. Inoltre, ai fini del conteggio vengono considerati anche gli abitanti del proprio villaggio, ma solo in casi eccezionali o a seguito di una lotta equa.[3]

Gli artigiani del ferro e dell'ottone, i tessitori, i medium e gli sciamani, conosciuti come mabalian, godono della protezione di particolari divinità, che celebrano in determinati periodi dell'anno.

I mabalian, generalmente donne di mezza età, amministrano i rituali, e nell'idea dei nativi, possono parlare con tutti gli spiriti delle cose.

Credenze riguardanti l'anima, gli spiriti, gli oracoli e la magia[modifica | modifica wikitesto]

Stile di vita[modifica | modifica wikitesto]

Dieta[modifica | modifica wikitesto]

Di primaria importanza nella dieta dei Bagobo è il riso, coltivato dove è possibile. A seguire, vengono le patate dolci, nelle Filippine conosciute come camote. Nella dieta sono presenti anche banane, sago, cocchi e mais. Oltre ai cibi vegetali, vengono cacciati animali, pesci ed è presente una qualche forma di allevamento.[3]

Occupazioni[modifica | modifica wikitesto]

Trasporti e commercio[modifica | modifica wikitesto]

Guerra[modifica | modifica wikitesto]

Organizzazione sociale[modifica | modifica wikitesto]

Leggi e usi[modifica | modifica wikitesto]

Proprietà ed eredità[modifica | modifica wikitesto]

Fasi della vita[modifica | modifica wikitesto]

Musica, danze e cerimonie[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Bagobo, in National Commission for Culture and the Arts.
  2. ^ (EN) A History of the Bagobo People of Mindanao in the Philippines, su Pitlane Magazine.
  3. ^ a b c d e f g h i Fay Cooper Cole, The Wild Tribes of Davao District, Mindanao.