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Teoria delle Musiche Audiotattili La Teoria delle Musiche Audiotattili (TMA) è una teoria musicologica nata dagli studi di Vincenzo Caporaletti volta ad analizzare, interpretare e categorizzare sistematicamente le musiche – quali il jazz, il rock e il pop – che prevedono un contributo creativo (improvvisativo o estemporizzativo) del performer. La Teoria delle Musiche Audiotattili ricontestualizza le problematiche tradizionali trattate o da discipline come l’analisi musicale, la notazione musicale, la storia del Jazz, l’ontologia musicale e i performance studies proponendo un approccio musicologico basato sull'antropologia, sulla mediologia e sulla psicologia cognitiva. La TMA è impiegata per studi musicologici in ambito Jazz, nella musica brasiliana, nel progressive rock, nella world music, nella musica improvvisata e contemporanea.

Concetti fondamentali[modifica | modifica wikitesto]

La Teoria delle musiche audiotattili può essere fatta risalire alle analisi fenomenologiche sul fenomeno dello swing svolte all'interno del libro di Vincenzo Caporaletti La definizione dello swing, pubblicato nel 2000[1]. Il testo esplora in particolare il processo di formalizzazione di un modello tassonomico e fenomenologico dell’esperienza musicale definita con la locuzione “formatività audiotattile”. Il modello della formatività audiotattile deriva da una riflessione multidisciplinare iniziata con l’analisi ed interpretazione dei fenomeni psicomotori chiamati Groove [2] e Swing[1], con particolare riferimento alla musica Jazz e in generale alle esperienze creative basate sull'improvvisazione musicale. Con la locuzione “musiche audiotattili”, si indicano quelle pratiche musicali in cui, da un lato, la formatività del testo musicale è fusa, in un tutt’uno, con le azioni musicalmente significative messe in atto in tempo reale dal musicista (con una differenziazione concettuale tra improvvisazione ed estemporizzazione) e, dall’altro lato, sono soggette ad un processo di fonofissazione attraverso processi di registrazione sonora messi in atto dalle tecnologie di registrazione. Con questa categoria, quindi, si vanno ad indicare tutte quelle pratiche musicali come il jazz, il rock, il rap, la popular music, la musica leggera, la world music, la musica brasiliana e così via, caratterizzate dal loro stretto rapporto con la registrazione sonora. Tutte queste pratiche musicali, prima della teorizzazione delle musiche audiotattili, non erano identificate come esperienze assimilabili tra loro ma erano invece attribuite, a seconda della loro caratteristica preponderante, alle categorie di musica scritta o musica orale senza però appartenere ma a pieno a nessuna delle due[3]. La Teoria delle musiche audiotattili categorizza le manifestazioni musicali opponendo tra loro la matrice “visiva” con quella “audiotattile” in base al modello cognitivo impiegato per la creazione e l’esecuzione di una particolare musica e quindi non prendendo in considerazione gli aspetti sociologici della pratica musicale. Di conseguenza, la musica cosiddetta classica (ovvero la musica di tradizione scritta tipica della cultura euroamericana, prodotta dal 18° alla prima metà del 20° secolo) da un punto di vista fenomenologico può essere ascritta alla “matrice cognitiva visiva” in quanto nel processo creativo la corporeità del compositore non partecipa in maniera significativa al risultato finale. Inoltre, i processi di creazione e riproduzione avvengono in due fasi temporali separate e l'interpretazione della partitura rappresentante l'idea originale del compositore avviene attraverso la sua lettura, svolta dall'apparato visivo dell'esecutore. Al contrario, la musica cosiddetta popular (ovvero tutte quelle manifestazioni musicali definite con i termini rock, pop, world music, reggae e così via) sono basate sulla “matrice cognitiva audiotattile” in quanto la corporeità del musicista svolge un ruolo centrale nel processo di creazione artistica e il risultato di questo processo creativo è fissato su un supporto di registrazione che va a costituirsi come testo di riferimento per le successive esecuzioni. Di conseguenza, la testualizzazione del fenomeno sonoro prodotto dal musicista ha portato le musiche di tradizione orale, in cui il testo di riferimento viene trasmesso appunto oralmente e quindi non in forma stabile ed univoca, a diventare musiche audiotattili a causa dell'azione di cristallizzazione del suono messa in atto dal processo di fonofissazione e dei processi creativi ad essa connessi.

Lo schema concettuale della Teoria delle Musiche Audiotattili è composto da diverse parti: il Principio Audiotattile [PAT], la Codifica Neoauratica [CNA], la swing structure, lo swing-idioletto e dalla differenza tra l'improvvisazione e l'estemporizzazione. La Teoria delle Musiche Audiotattili si basa su alcuni riferimenti filosofico-umanistici: la filosofia di Luigi Pareyson[4]; la semiotica di Umberto Eco; sui concetti antropologici sviluppati da Allan Merriam; sulla mediologia di Marshall McLuhan e sulla psicologia cognitiva di Michel Imberty. La Teoria delle Musiche Audiotattili, partendo da una prospettiva umanistica, intercetta molte delle scoperte e dei concetti sviluppati nell’ambito delle neuroscienze, impiegandoli in una prospettiva di antropologia cognitiva e culturale, con l'obiettivo di una più approfondita conoscenza dell’esperienza musicale. Ad esempio la distinzione tra le due matrici cognitive che secondo la TMA distinguono l'esperienza della "musica di tradizione scritta" dalle "musiche audiotattili" (matrice cognitiva visiva; matrice cognitiva audiotattile) è stata anche dimostrata scientificamente grazie alle neuroscienze [5].

La Teoria delle musiche audiotattili è al centro del dibattito musicologico in Italia [6], Francia [7][8][9], Brasile[10][11][12], Repubblica Popolare Cinese[13] e Stati Uniti d'America[14]. Il CRIJMA (Centre international de Recherche sur le Jazz et le Musiques Audiotactiles) istituito presso l’Università Sorbonne di Parigi nel 2017 [15], è un centro universitario dedicato allo studio delle musiche audiotattili e del jazz.

Come conseguenza delle numerose problematiche da parte della Teoria delle Musiche Audiotattili, la SIAE, l’11 dicembre 2016, ha rivisto e aggiornato l’articolo 33 del suo statuto inserendo la musica audiotattile tra quelle che la Società si propone di proteggere seguendo le leggi sul diritto d’autore [16].

Il parlamento italiano, durante la seduta dell’8 novembre del 2017 ha aggiunto il termine “audiotattile” agli atti emanati, in modo tale da definire con maggiore accuratezza le pratiche musicali precedentemente definite con termini come musica “popolare” o “folk” [17].

Sulla Teoria delle Musiche Audiotattili[modifica | modifica wikitesto]

  • Vincenzo Caporaletti, La definizione del swing. Il fondamento estetico del jazz e delle Musiche audiotattili, Teramo, Italy, Ideasuoni, 2000, ISBN 978-88-903155-0-3.
  • Guido MICHELONE, Jazz in Europa. Forme, dischi, identità, Roma, Armando, 2004, ISBN 9788883585869.
  • Marco DE NATALE, La musica come gioco. Il dentro e il fuori della teoria, Bern (CH), Peter Lang, 2004, ISBN 978-3039104840.
  • Vincenzo Caporaletti, I processi improvvisativi nella Musica. Un approccio globale, Lucca, LIM, 2005, ISBN 978-88-7096-420-2.
  • Vincenzo Caporaletti, Esperienze di Analisi del Jazz. Armstrong, Parker, Cesari, Monk, Mingus, Intra, Soft Machine, Lucca, LIM, 2007, ISBN 978-88-7096-500-1.
  • Marcello VERDENELLI, Dino Campana "una poesia europea musicale colorita", Macerata, EUM, 2007, ISBN 978-88-6056-039-1.
  • Christian BETHUNE, Le Jazz et l'Occident, Klincksieck, 2008, ISBN 978-2252036747.
  • Susanna PASTICCI, Parlare di musica, Milano, Meltemi, 2008, ISBN 9788883536656.
  • Vincenzo Caporaletti, Jelly Roll Morton, the 'Old Quadrille' and 'Tiger Rag'. A Historiographic Revision, Lucca, LIM, 2011, ISBN 9788870966275.
  • Alessandro ARBO e Alessandro BERTINETTO, Aisthesis, in Aisthesis: Pratiche, Linguaggi e Saperi dell'estetico, Firenze University Press, 2013, ISSN 2035-8466 (WC · ACNP).
  • Maurizio FRANCO, Oltre il mito. Scritti sul linguaggio jazz, Lucca, LIM, 2013, ISBN 9788870967104.
  • Vincenzo Caporaletti, Swing e Groove. Sui fondamenti estetici delle Musiche audiotattili, Lucca, LIM, 2014, ISBN 978-88-7096-778-4.
  • Luca CHIANTORE, Beethoven al pianoforte: Improvvisazione, composizione e ricerca sonora negli esercizi tecnici, Milano, Il Saggiatore, 2014, ISBN 9788865763940.
  • Donatello D'ATTOMA, Charles Mingus: composition versus improvisation, lulu.com, 2014, ISBN 9781291839715.
  • Enrico INTRA, Audiotattile, Brugherio, Italy, Sinfonica Jazz Edizioni, 2015, ISBN 978-8884003300.
  • Alessandro BERTINETTO, Eseguire l'inatteso. Ontologia della musica e improvvisazione, Palermo, Il Glifo, 2016, ISBN 9788897527343.
  • Vincenzo Caporaletti, Laurent Cugny e Benjamin Givan, Improvisation, culture, audiotactilité. The Reinhardt, South, Grappelli Recordings of J.S. Bach's Double Violin Concerto : A Critical Edition, Lucca, LIM, 2016, ISBN 978-88-7096-840-8.
  • Vincenzo Caporaletti, Introduzione alla teoria delle musiche audiotattili. Un paradigma per il mondo contemporaneo, Roma, Aracne, 2019, ISBN 978-88-255-2091-0.
  • Laurent Cugny, Analysis of Jazz. A Comprehensive Approach, Jackson, USA, University of Mississipi Press, 2019, ISBN 978-14-968218-9-8.
  • Henry Martin, Charlie Parker, Composer, Oxford, UK, Oxford University Press, 2020, ISBN 978-01-909233-8-9.
  • Vincenzo Caporaletti, Blue Etude 2 di Enrico Intra e Enrico Pieranunzi. Una poesia europea musicale colorita, Lucca, LIM, 2021, ISBN 978-88-554308-1-4.
  • Laurent Cugny, Recentrer la musique, Audiotactilité et ontologie de l’oeuvre musicale, Parigi, Symétrie, 2021, ISBN 978-23-648511-0-8.


Articoli[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Caporaletti, Vincenzo, La definizione dello swing. I fondamenti estetici del jazz e delle musiche audiotattili, Teramo, Ideasuoni Edizioni, 2000, 302 pp. (ISBN 9788890315503)
  2. ^ Caporaletti, Vincenzo, Swing e Groove. Sui fondamenti estetici delle musiche audiotattili, Lucca, LIM-Libreria Musicale Italiana, 2014, 386 p. (ISBN 9788870967784)
  3. ^ Cfr. come esempio Kenneth E. Prouty, Orality, Literacy, and Mediating Musical Experience
  4. ^ Cfr. Caporaletti, Vincenzo, Il principio audiotattile come formatività, in: SBORDONI, Alessandro (a cura di) Improvvisazione oggi; Lucca, LIM-Libreria Musicale Italiana; pp. 29 - 42 (ISBN 9788870967838)
  5. ^ Musical genre-dependent behavioural and EEG signatures of action planning. A comparison between classical and jazz pianists, in NeuroImage, vol. 169, 1º April 2018, pp. 383–394, DOI:10.1016/j.neuroimage.2017.12.058.
  6. ^ CAPORALETTI, Vincenzo, «”Casta Diva, che inargenti”: l’interpretazione di Maria Callas (1954)» BOLLETTINO DI STUDI BELLINIANI; VI; Catania, Fondazione Bellini / Università di Catania; pp. 1 - 28 (ISSN: 2283-8716)
  7. ^ CARSALADE, Pierre, «Christian Béthune, Le Jazz et l'Occident. Culture afro-américaine et philosophie », Gradhiva. Revue d'anthropologie et d'histoire des arts, 19 mai 2010, p. 229–230 (ISSN 0764-8928)
  8. ^ MICHEL, Philippe, LOIZILLON, Guillaume;, « Jazz et musique électroacoustique: Le rôle de la technique dans deux approches "audiotactiles" de la création musicale », Actes du colloque Eurêka! n° 2, programme de recherche CREAPRO, 25 et 26 mai 2009, Université Rennes 2, France., 2011
  9. ^ Laurent CUGNY, su iremus.cnrs.fr.
  10. ^ Brésil! Musique ancienne. Musique nouvelle, su iremus.cnrs.fr.
  11. ^ Musiques Brésiliennes. Le savant, le populaire, le traditionnel, le folklore, su iremus.cnrs.fr.
  12. ^ Journées d'études doctorales, su conservatoiredeparis.fr.
  13. ^ Caporaletti, Vincenzo e Li, Wang, 视觉认知模式和声韵感知认知模式 --认识论的准则和操作模式, in REVUE D'ÉTUDES DU JAZZ ET DES MUSIQUES AUDIOTACTILES, n. 2, ISSN 2609-1690 (WC · ACNP).
  14. ^ Martin, Henry, Charlie Parker, Composer, Oxford University Press, 2020, ISBN 9780190923389.
  15. ^ CRIJMA, Centre International de Recherche sur le Jazz et les Musiques Audiotactiles, su iremus.cnrs.fr.
  16. ^ [1] Archiviato il 21 luglio 2017 in Internet Archive.
  17. ^ Camera.it - XVII Legislatura - Lavori - Resoconti Assemblea - Dettaglio sedute, su camera.it.