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Oratorio della Madonna della Salute
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneVeneto
LocalitàCamposampiero
ReligioneMadonna della Salute
DiocesiTreviso
Completamento1630

L'oratorio della Madonna della Salute L'oratorio della Madonna della Salute è un luogo di culto cattolico sito a Camposampiero, in provincia di Padova. L’edificio è ubicato in piazza Castello nei pressi di Palazzo Tiso, sede municipale. Origine del titolo Storia Secoli XV-XVI Secoli XVII - XIX Secoli XX-XXI La chiesa Esterno Campanile Interno 1. Presbiterio 2. Abside 3. Pareti 4. Soffitto 5. Sagrestia


Origine del titolo[modifica | modifica wikitesto]

In origine l'oratorio fu dedicato a San Giacomo, probabilmente il maggiore. Dal Catasto Napoleonico, emerge che all’inizio del 1800 ,la chiesetta risultava essere nominata Oratorio di Santa Caterina. Nel 1836 l'oratorio mutò nuovamente nome in seguito all'epidemia di colera scoppiata in quell'anno, prendendo il nome di Madonna della Salute come luogo di supplica per i fedeli.


Storia[modifica | modifica wikitesto]

Secoli XV-XVI[modifica | modifica wikitesto]

Dell’edificio originale non si conosce la data esatta di costruzione. L’oratorio venne edificato nel quattrocento dalla famiglia patrizia veneziana dei Quirini come cappella gentilizia della villa, ora scomparsa, nota come il Palazzon, ed originariamente dedicato a San Giacomo apostolo. Lo stemma dei Quirini (uno scudo con fascia orizzontale fregiata di tre stelle) è ancora oggi conservato sull'architrave del portale, sui capitelli delle paraste frontali e nel dipinto La crocifissione di Cristo di Laurentis Florentinus, presente nella sacrestia. Secondo lo storico Andrea Cittadella, nel quindicesimo secolo, la chiesetta misurava 24 x 12 piedi (pari a 8,58 x 4,29 metri): aveva tetto a tavelle, un solo altare e una sacrestia. Nel 1600 circa la proprietà dell'oratorio passò alla famiglia veneziana dei Civran. Lo stemma della famiglia, raffigurante “un cervo passante in argento cimato d’oro”, è inciso su due banchi e sul timpano in cima all'altare. La sagrestia risulta costruita nel 1692.


Secoli XVII - XIX[modifica | modifica wikitesto]

La devozione verso San Giacomo duró fino alla fine del secolo XVIII. In seguito, dal Catasto Napoleonico (inizio 1800), emerge che la chiesetta è segnata come “Oratorio di Santa Caterina”. Gli studiosi ritengono possibile che la dedica sia da riferirsi a Santa Caterina d’Alessandria. Nel 1836 a causa di un'epidemia di colera, la popolazione di Camposampiero si votò alla Madonna della Salute, alla quale venne dedicato l'oratorio e al suo interno fu portata la statua della Vergine con Bambino. Fino alla metà dell’Ottocento la chiesetta risulta appartenere alla famiglia veneziana di Andrea e Angelo Zon e in precedenza agli Andrighetti. Nel corso dell’ottocento, la chiesetta risulta essere appartenuta a Maria Musitelli Smania e a Piero Mangitelli.


Secoli XX-XXI[modifica | modifica wikitesto]

Nell’ultimo secolo, vari furono i restauri al complesso architettonico. Un primo intervento fu eseguito nel 1906 da Amalia Maccaferri, ultima proprietaria prima del trasferimento alla Parrocchia di Camposampiero. I lavori consistettero nella realizzazione di un prolungamento dell'edificio attraverso una piccola abside, l'elevazione del tetto e la realizzazione del campaniletto. L'altare venne inoltre spostato dalla parete di fondo al centro dell'area absidale.

Nel 1979 un incendio interessò l’oratorio. Il secondo intervento fu quindi necessario per il ripristino della struttura. In quest’occasione fu ricavata un'apertura sulla parete sinistra che affaccia sulla sacrestia.

Un terzo intervento, di restauro coordinato dall'architetto Bruno Stocco, venne eseguito nel 1997.

L’intervento ha portato alla luce decorazioni affrescate di origine ottocentesca. Nel restauro inoltre, sono state recuperate tre tele, collocate oggi una all'interno della sagrestia e due nell'abside. Le opere sono rispettivamente: La crocifissione di Cristo, Laurentius Florentinus, 1620, la fuga in Egitto (databile al Settecento) e Santa Caterina con i santi Rocco e Sebastiano, 1600. Il quarto intervento di restauro, nel 2008, ha riguardato le facciate principali con ripassatura della copertura e del campanile. Un quinto e intervento avvenne nel 2022, ed ha coinvolto principalmente il restauro della statua di Maria e la donazione di un nuovo altare per la celebrazione e annesso ambone. Il crocifisso presso il nuovo altare è opera dello scultore pesarese Giuliano Vangi.

La chiesa[modifica | modifica wikitesto]

Esterno[modifica | modifica wikitesto]

Oggi la struttura presenta una pianta di base rettangolare ed è dotata di abside, sagrestia e campanile. La facciata, di modeste dimensioni, è timpanata, rigorosa e presenta un basamento con agli angoli due lesene che terminano con capitelli di colore grigio al cui interno sono presenti gli stemmi della famiglia Querini ( scudo con fascia orizzontale fregiata di tre stelle). La facciata presenta un unico portale centrale sul cui architrave è possibile osservare un terzo stemma dei Quirini. Il portale è sovrastato da una finestra modanata semicircolare. Nel lato sud è presente una sacrestia di forma rettangolare. Il cortiletto esterno, sulla sinistra rispetto alla facciata e antistante la sagrestia, risulta appartenere alla famiglia Valsecchi.

Campanile[modifica | modifica wikitesto]

Il campaniletto, costruito nel 1906, presenta due campane poste nell’asse nord-sud. Quella meridionale, databile primi anni del novecento è realizzata dalla famiglia Colbacchini di Saccolongo. La campana ha diametro di 33 cm, nella ghiera superiore riporta la scritta “SOLI DEO HONOR ET GLORIA”. Nei punti cardinali sono rappresentate rispettivamente: 2 crocifissioni, l’immagine di un santo ed il nome del fonditore. Quella settentrionale, è sempre realizzata dalla famiglia Colbacchini. La campana ha diametro ed altezza pari rispettivamente 34 e 38cm. Nella ghiera superiore riporta la scritta “LAVS DEO SEMPER 1781”, le immagini rappresentano S.Giovanni Battista, S.Pietro, l'Immacolata ed il nome del fonditore. Vista l’iscrizione, la campana è databile 1781, epoca in cui l’oratorio risulta però essere stato privo di campanile. Le indagini archeologiche condotte nel corso del restauro del 1997, hanno evidenziato sulla parete sud, sopra alla finestra più ad ovest, un incavo che si assume essere stato generato dallo sfregamento di un oggetto simile ad una corda, tirata dall’interno dell'edificio. Si ipotizza quindi la possibile presenza, in quella posizione, di un campaniletto a vela che ospitava l’antica campana.

Interno[modifica | modifica wikitesto]

L’oratorio è a unica navata e possiede un solo altare collocato al centro dell'abside. L'architettura attuale mantiene le caratteristiche fondamentali più antiche, salvo per la sacrestia costruita nel 1692 e l'ampliamento e innalzamento dell’edificio del 1906. Oltrepassato l'ingresso, due archi trionfali conferiscono imponenza alla sala interna: ciascuno di essi poggia su due eleganti colonne finite a marmorino sovrastate da capitelli scanalati. Presbiterio L’altare, di marmi bianchi e rossi, con due colonne e capitelli corinzi richiama lo schema classico cinquecentesco.

La statua della Vergine, in cartapesta e gesso, è rappresentata  in posizione regale e questa reca nella mano destra uno scettro, simbolo di potere.                                            Il Bambino sorregge nella mano sinistra un globo terrestre sormontato da una croce, a indicare la signoria divina sul creato. Entrambe le statue recano una corona sul capo.

Abside L’abside ospita due delle tele recuperate nel corso del restauro del 1997: La fuga in Egitto (databile al Settecento) e Santa Caterina con i santi Rocco e Sebastiano, databile tardo 1600. La fuga in Egitto rappresenta tre figure imponenti: San Giuseppe che conduce il mulo e ha la funzione di indicare la strada, senza togliere lo spazio a Maria che tiene per mano il Bambino Gesù ormai cresciuto e gli indica il percorso. Il Bambino domina il centro della tela, posto come le altre due figure su uno sfondo cupo decorato con tre palme e un'apertura luminosa a destra,in basso.

Nella tela Santa Caterina con i santi Rocco e Sebastiano, la santa prevale in maniera netta: è vestita con abiti sfarzosi e porta in capo la corona del martirio, affiancata dalla ruota con cui fu martirizzata. La affianca in basso a sinistra San Rocco col bastone in mano e San Sebastiano a destra, entrambi sollevano il capo per guardare la Santa, la quale contempla il cielo luminoso.

Pareti Alle pareti è appesa una via crucis lignea. Per questa, mons.Santalucia definì di mantenere le precedenti cornici e al posto dei vecchi cartoni disegnati, furono inserite le attuali piccole sculture. Di fronte ad ogni cornice è presente un candelabro di ferro dorato. Nella parete di destra è ospitato il tabernacolo con affianco un ramo floreale in ferro che regge una lampada ricavato da un vecchio candelabro. Due lampadari in stile barocco scendono dalle pareti ai lati dell’altare.

Soffitto L'intervento di restauro del 1997 ha portato alla scoperta di decorazioni affrescate nell’Ottocento lungo le nervature delle crociere, oggi visibili, con due angeli che distendono un nastro con la litania: Salus infirmorum, ora pro nobis. Nella parte più prossima all’altare e all’abside, è dipinta una finta cupola sulla cui campeggia una colomba, immagine dello Spirito Santo, con quattro angeli oranti nei quattro punti base. L’altare è sovrastato dalla grande corona di legno dorato che scende dal soffitto, quasi un baldacchino, con un angelo che incora Maria la Madre di Dio.

Sagrestia La sagrestia ospita la tela Crocifissione di Cristo di Laurentius Florentinus realizzata nel 1620 e che venne recuperata nel corso del restauro del 1997. L’opera rappresenta la crocifissione e, ai piedi della croce, Maria, san Giovanni e Maria Maddalena. Alla base della tela è presente lo stemma dei Querini ( scudo con fascia orizzontale fregiata di tre stelle), la famiglia che l’ha commissionata. Il cristo crocifisso predomina al centro e divide la tela in due parti simmetriche: il suo capo è reclinato a destra con gli occhi quasi chiusi e pare rivolgersi direttamente alla Madre, figura avvolta in se stessa in un dolore intenso. Dall’altro lato è rappresentato San Giovanni, contemplante e piangente. Il cielo è grigio scuro, rischiarato solo al centro in basso da un crepuscolo che lascia intravedere un edificio. In basso, antistante alla croce sta Maria Maddalena. Compaiono la data 1620 e la firma dell’artista.


Note[modifica | modifica wikitesto]


Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Il Veneto paese per paese, Firenze, Bonechi, 2000, ISBN 88-476-0006-5.
  • {{Cita libro|titolo=Oratorio della Madonna della Salute|editore= Villaggio Grafica|anno=2009
  • {{Cita libro|titolo=Saggi storici su camposampiero|editore=
  • {{Cita libro|titolo=Camposampiero e l'agro centuriato |editore=
  • {{Cita libro|titolo=Oratorio della Madonna della Salute in Camposampiero|editore=

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]