Utente:Syd Storm/prova/Shariati

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'Ali Shari'ati

'Ali Shari'ati, in persiano علی شریعتی مزینانی‎ (23 novembre 1933Southampton, 18 giugno 1977) è stato un rivoluzionario e sociologo iraniano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

'Ali Shari'ati nacque nel 1933 a Kahak[1], un piccolo villaggio nei pressi di Mashhad[2].

Suo padre, Muhammad Taqi Shari'ati, era un chierico sciita riformista che aveva abbandonato la carriera ecclesiastica per dedicarsi all'insegnamento; convinto «sostenitore di un Islam politicamente a pieno titolo progressista»[1] e osteggiato dagli ulama più conservatori[2], esercitò una grande influenza su suo figlio 'Ali[1], il quale nella maturità dichiarò orgogliosamente che il maggior ispiratore del suo pensiero era stato suo padre[3].

Altre fonti d'ispirazione furono Ahmad Kasravi, la tradizione sufista – era particolarmente affezionato alla poesia di Gialal al-Din Rumi –, ma anche autori occidentali come Arthur Schopenhauer e Franz Kafka[1].

Nel 1941, iniziò a frequentare la scuola privata in cui insegnava suo padre[4]. Qui si dimostrò un ragazzo solitario, più dedito allo studio che alla socializzazione.[5][4]

Sostenitore di Mohammad Mossadeq[1], nel 1953 aderì all'organizzazione politica che gli faceva riferimento, il Fronte Nazionale[senza fonte]. Proprio il colpo di Stato che destitutì il democraticamente eletto Mossadeq, orchestrato dai servizi segreti statunitensi e britannici[6][7] nell'agosto dello stesso anno, convinse Shari'ati che le istituzioni democratiche erano troppo deboli per liberare l'Iran dalla tirannide[1].

Shari'ati e il marxismo[modifica | modifica wikitesto]

Shari'ati denunciò più volte il marxismo, anche veementemente, sebbene fosse chiaro avesse come egli avesse attinto dalle riflessioni di Karl Marx e altri intellettuali della sinistra radicale di stampo marxista[8].

Questa apparente contraddizione consegue la personale interpretazione che Shari'ati fece di Marx: egli individuò nella produzione marxiana tre fasi distinte. La prima, quella del giovane Marx, è caratterizzata da una concezione atea e materialista, che nega l'esistenza di Dio, dell'anima e della vita dopo la morte; la seconda, del Marx maturo, corrisponde ad un'analisi scientifica della società, che dimostra le leggi dello sfruttamento e il rapporto tra struttura economica e sovrastruttura. Il vecchio Marx è invece un agitatore politico che per i propri fini rivoluzionari avrebbe rinunciato a una metodologia d'analisi scientifica e rigorosa[8].

Friedrich Engels prima e Stalin poi avrebbero quindi distorto ancora di più il suo pensiero, enfatizzando la prima e la terza fase a discapito della seconda – che Shari'ati condivideva volentieri –, riducendo il marxismo a un rigido dogma materialista ed economicista[8]. Per questo Shari'ati si opponeva all'ortodossia comunista; tuttavia, egli riteneva una base di marxismo quanto meno necessaria per una comprensione efficace della storia e della società. Per Shari'ati i partiti comunisti ortodossi enfatizzavano ancora troppo dogmaticamente la lotta tra capitalisti e proletariato urbano, non riuscendo a cogliere che nel XX secolo la contraddizione principale era invece quella tra i Paesi imperialisti e quelli del Terzo mondo[9].

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografiche[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f Axworthy 2018, p. 91.
  2. ^ a b Abrahamian 1982, p. 24.
  3. ^ Abrahamian 1982, p. 25.
  4. ^ a b Rahnema 1994, p. 210.
  5. ^
    (EN)

    «He was considered a loner, who lived in his own cocoon, protected from the outside world and indifferent to it. He, therefore, seemed unsociable. According to one of his classmates, he neither mingled much with his classmates nor did he play football, the customary group sport of the boys of his age. […] Shariati was later to recall that grown-ups would remind him of the fact that he was very different from other children of his age. Even though Ali used to stay up with his father, reading late into the night and sometimes, into the early morning hours, he never read what he was assigned at school, nor did he do his homework. While at primary school he read the Persian translation of Victor Hugo’s Les Miserables along with books on such disparate topics as vitamins and the history of the cinema.»

    (IT)

    «Era considerato un tipo solitario, che viveva nel suo bozzolo, protetto dal mondo esterno e indifferente ad esso. Perciò, egli appariva poco socievole. A detta di un suo compagno di classe, non si mescolava molto con gli altri, né giocava a calcio, lo sport di gruppo abituale fra i ragazzi della sua età.»

  6. ^ Mossadeq, Mohammed, in Dizionario di storia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
  7. ^ Axworthy 2018, pp. 78-80.
  8. ^ a b c Abrahamian 1982, p. 26.
  9. ^ Abrahamian 1982, p. 27.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Libri[modifica | modifica wikitesto]

  • Michael Axworthy, Iran rivoluzionario. Una storia della Repubblica Islamica, traduzione di Vincenzo Valentini, Gorizia, 2018 [2013], ISBN 978-88-6102-449-6, SBN IT\ICCU\CFI\0973070.
  • (EN) Ali Rahnema, Ali Shariati: Teacher, Preacher, Rebel, in Ali Rahnema (a cura di), Pioneers of Islamic Revival: Studies in Islamic Society, London, Zed Books, 1994.

Articoli[modifica | modifica wikitesto]

Testi di approfondimento[modifica | modifica wikitesto]

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