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Lo Statuto autonomo della Sardegna è la Carta fondamentale della Sardegna. Essa ha il potere di dettare legge su materie riguardanti ordinamento degli enti locali, agricoltura, foreste, edilizia urbanistica. Lo Statuto disciplina i tre organi della Regione, composta da: Consiglio regionale, Giunta regionale e Presidente della Regione. Disciplina, inoltre, i rapporti con lo Stato e con il sistema delle autonomie locali in Sardegna e l'assetto della finanza pubblica.

La Sardegna nel Settecento

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Nel Settecento, le condizioni economiche della Sardegna, risultavano aggravate. Tra i vari motivi vi erano le condizioni igieniche, la mancanza di strade e ponti che portavano all'impossibilità di circolazione della merce, delle persone e delle idee. Vittorio Amedeo II, all'epoca Re di Sardegna, cercò di far quadrare il bilancio in diversi modi fra cui: l'incremento della produzione di sale e tabacco e tramite l'esportazione di grano, bestiame, pelli e formaggi. Però, l'insufficiente conoscenza dell'isola, portò, ai funzionari piemontesi, ad adottare soluzioni inadeguate o parziali. Tra queste riforme risultò utile per l'agricoltura la riorganizzazione dei Monti frumentari (1767), che consisteva nella sottrazione dei contadini dall'usura, prestando loro il grano per la semina. Questo portò alla formazione di una nuova istituzione, quella dei Monti nummari, i quali fornivano agli agricoltori l'acquisto di buoi e di strumenti da lavoro. Insufficienti furono altre riforme, come quelle intese a promuovere la raccolta di fieno, l'innesto degli olivastri, la coltivazione dei gelsi e degli olivi.
Andò a buon fine il tentativo di creare nuovi centri di colonizzazione nelle zone abbandonante.
Inoltre, si cercò di stimolare l'aumento della popolazione favorendo matrimoni, tutelando la salute pubblica, aumentando la sorveglianza contro gli approdi abusivi da parte di navi proveniente da paesi colpiti da epidemie. Grazie a ciò, tra il 1728 e il 1782, si registrò un aumento della popolazione da 310.000 a 437.000.

La Sardegna nell'Ottocento

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Al centro dell'interesse dei riformatori, nel far rinascere l'isola, vi era l'agricoltura.
Il 6 ottobre 1820 si applicò l'Editto delle Chiudende>[1], che portò, però, ad innumerovoli abusi a danno dei pastori e dei più poveri, tanto che per eliminarli si decise di istituire un'apposita Delegazione. Questo portò, inoltre, all'abolizione del feudalesimo (altrove già scomparso da tempo) determinando una prima frattura, tra i due rami sardo e piemontese, e l'espulsione dei Piemontesi dall'isola. Inoltre si creò una seconda frattura, tra feudatari sassaresi e cagliaritani.
La situazione, nell'isola, non migliorò. Il governo ignorava le sue reali esigenze ed inoltre vi furono un susseguirsi di annate sfavorevoli, durante i quali, molti sardi (estromessi dal processo produttivo o costretti ad accettare basse retribuzioni), furono costretti ad emigrare all'estero: verso la sponda africana o verso le regioni dell'America centrale e meridionale.
A favore del miglioramento dell'agricoltura vi fu la caduta del prezzo di alcuni prodotti e l'aumento di produzione a basso costo. Il tutto grazie all'impiego di macchine, all'utilizzo delle ferrovie transcontinentali e delle navi a vapore che consentirono un trasporto rapido ed economico soprattutto per allevatori e viticoltori che approfittarono di ciò per inviare in Francia vino e bestiame, processo che fu interroto a causa della guerra di tariffe.
Tra le cause delle difficoltà dovute all'agricoltura vi era:

  • La fillossera
  • Il diffondersi dei caseifici, che portarono ad un aumento del prezzo del latte e ad una maggiore convenienza nel lasciare i terreni a pascolo piuttosto che a coltivarli; piuttosto conveniente per i pastori che potevano permettersi di pagare affitti più alti, ma non per i contadini, che invece risultarono colpiti dalla crisi.

Inchieste parlamentari nella seconda metà dell'Ottocento

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Nel 1868, la Camera dei Deputati decise di svolgere la 'prima inchiesta parlamentare [2]. La presidenza venne affidata ad Agostino Depretis, ma la relazione non venne mai pubblicata.
La seconda inchiesta parlamentare si svolse nel 1885, dal deputato Francesco Salaris [3]. L'inchiesta riguardava il modo in cui risollevare le sorti dell'agricoltura:

  • Nel riaccorpamento della proprietà fondiaria
  • Nel rimboschimento
  • Nella correzione del corso delle acque
  • In una migliore organizzazione del credito agrario e fondiario
  • Nell'istruzione agraria

In una terza inchiesta, svoltasi nel 1896, ed affidata al deputato Francesco Pais Serra [4], furono affrontati aspetti più gravi. L'inchiesta espose problemi riguardo alla vita pubblica dell'epoca e prendeva in esame problemi riguardanti la questione sarda. Le soluzioni che il Pais prese in considerazione furono due. La prima riguardava la concessione all'isola, ma fu esclusa a priori in quanto richiedeva una modifica alla costituzione dello Stato. La seconda era quella di una legislazione speciale con la quale suggeriva una riduzione delle imposte e delle tariffe ferroviarie e marittime, l'abolizione della tassi di fabbricazione e vendita dell'alcool, l'abolizione del manopolio del tabacco, la riorganizzazione del credito necessario dopo il fallimento delle diverse banche.

La prima legge speciale per la Sardegna

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Mentre il Pais svolgeva le sue inchieste, fu presentata e approvata, al Parlamento, la prima legge speciale per la Sardegna. La legge, nota come legge 2 agosto 1897, n.382[5], era divisa in quattro capi:
Il primo gruppo, dedicato all'amministrazione ed alla sicurezza pubblica, disponeva la riunione dei comuni in consorzi obbligatori per lo svolgimento di determinati compiti e dava facoltà al governo di provvedere, con determinate regole, la ricostituzione dei Monti di soccorso e delle compagnie barraccellari. I Monti prestavano ai contadini il grano per la semina.
Il secondo gruppo, dedicato al miglioramento agrario, stabiliva che in ciascun capoluogo di provincia venisse istituita una Giunta di arbitri, che si preoccupava dell'assegnazione delle terre ademprivili e di omologare le transazione intervenute.
Il terzo gruppo, dedicato alla sistemazione idraulica. Si stanziava la cifra di ottomilioni per opere di correzione dei corsi d'acqua, di bonifica e di rimboschimento.
Il quarto gruppo, dedicato alla tassa sugli spiriti, esentava dalla tassa di distillazione l'alcool estratto in Sardegna dal vino e dalle vinacee e consumato all'interno dell'isola.

Le nuove leggi speciali per la Sardegna

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Il 28 luglio 1902 venne approvata una seconda legge speciale [6] che andava a modificare le norme ralative ai Monti di soccorso, alla Giunta d'arbitri, ai lavori di sistemazione autonoma ed alla Cassa ademprivile. Quest'ultima venne divisa in due sezioni autonome, una con sede a Cagliari, l'altra con sede a Sassari.
Le due leggi del 1897 e del 1902 vennero integrate dalla nuova legge speciale 14 luglio 1907 n.562.
Le tre leggi speciali vennero integrate in un Testo unico [7], approvato il 10 novembre 1907 n.844, suddiviso secondo otto titoli, nei quali vennero raccolti le disposizione relative a:

  • Credito agrario
  • Miglioramento agrario ed irrigazione
  • Sistemazione idraulica
  • Viabilità
  • Opere portuali
  • Tassa sugli spiriti
  • Istruzione pubblica
  • Argomenti diversi quali le agevolazioni ai Comuni

In seguito fu istituito un ufficio speciale per la Sardegna, il quale compito, era quello di curare e sollecitare l'applicazione delle leggi speciali.

Il dibattito sulla legislazione speciale, il convegno di Castel S.Angelo e la legge del miliardo

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Nel 1914 ci furono delle discussioni in merito all'utilità delle leggi speciali per raggiungere gli scopi prestabiliti, tra queste anche la legge del 1907 alla quale fu dedicato un convegno (convegno di Castel S.Angelo) organizzato dall'associazione dei sardi residenti a Roma e che si tenne dal 10 al 15 maggio 1914 a Castel Sant'Angelo. Intanto fu approvata una nuova legge nota come legge del miliardo, con la quale veniva disposta la spesa di un miliardo per l'esecuzione di due tipi di opere pubbliche: opere per trasformare l'ambiente naturale, utile per ottenere una maggiore produzione e opere per migliorare il tenore di vita delle popolazioni.

La Sardegna nella seconda guerra mondiale

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Dopo la seconda guerra mondiale, la situazione in Sardegna si aggravò, causa i danni dovuti ai bombardamenti e le interruzioni dei rapporti dell'isola con le altre regioni. Si dovette provvedere alla nomina di un Alto Commissario (che esercitava poteri civili), tramite il R.D.L. 27 gennaio 1944, n.21 [8] la cui carica fu ceduta dal Comando militare, e con dirette dipendenze del Capo di governo. Il primo decreto fu integrato dal R.D.L. 16 marzo 1944 n.90, che istituiva, inoltre, una Giunta consultiva di sei membri che assisteva l'Alto Commissario. Nacquero così, due società sarde il cui proposito era quello di provvedere ad assicurare i collegamenti marittimi (Sardamare) ed aerei (Airone) con gli altri continenti. Nel frattempo fu istituita la prima legge speciale post-fascista 28 dicembre 1944 n.417, che segnò l'avvio della vita democratica dell'isola, tramite l'istituzione presso l'Alto Commissariato di una Consulta Regionale di 18 membri. La Giunta Consultiva fu sostituita dalla Consulta, la quale aveva il compito di esaminare i problemi dell'isola, di proporne soluzioni e di formularne proposte per il futuro.
La sua prima riunione si tenne il 29 aprile 1945, durante la quale vennero discussi problemi riguardante la politica economica e commerciale; la riunione fu seguita anche dall'Alto Commissario che con due ordinanze autorizzò l'esportazione e l'importazione per assicurare l'approvvigionamento. In seguito vennero stabilite le basi per un futuro regime autonomistico, per le quali si batterono diverse opinioni sia sarde che nazionali. Lo studio per il futuro ordinamento autonomistico passò dalla Consulta ad una Commissione speciale che ad agosto deliberò la compilazione di uno schema di Statuto al Partito sardo d'azione svolto nei mesi successivi e ne pubblicò una parte nel suo giornale. La Consulta affidò l'esame alla Commissione. La concessione del regime autonomistico doveva, però, essere una conquista politica, era necessario perciò sottoporre il progetto di Statuto speciale ad un referendum.

La nascita dello statuto regionale

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Durante la prima riunione, tenutasi il 7 novembre 1946, venne nominata una nuova Commissione per lo studio dell'ordinamento regionale, la quale si divise in due sottocommissioni: una per i problemi politici e costituzionali, l'altra per i problemi economici e finanziari. Tra il dicembre del 1946 ed il gennaio 1947 si procedette all'esame di uno schema di Statuto della Regione autonoma della Sardegna, nel quale si prevedevano speciali interventi dello Stato intesi a promuovere la rinascita dell'isola. Conclusa la discussione sul primo schema, la Commissione speciale della Consulta tenne numerose riunioni a Sassari, Nuoro e Roma, per conoscere le opinioni delle autorità periferiche e dei parlamentari sardi, mentre i problemi più generali vennero discussi anche nei diversi giornali dell'isola.
Il 15 aprile 1947, venne posto in esame dalla Consulta, il progetto di Statuto speciale. La discussione durò otto giorni e fu aperta dall'Alto Commissario gen. Pinna.
In base al progetto approvato, la Regione, aveva la facoltà di esercitare il proprio potere legislativo in materie quali: acque minerali e termali, agricoltura e foreste, piccole bonifiche e opere di miglioramento agrario e fondiario, artigianato, biblioteche e muse degli Enti locali, caccia e pesca, disciplina dei diritti demaniali sulle acque pubbliche, disciplina dei diritti demaniali e patrimoniali indisponibili relativi alle miniere cave e saline, disciplina degli istituti di credito e risparmio regionali, edilizia e urbanistica, espropriazioni per pubblica utilità non riguardanti opere a carico dello Stato, fiere e mercati, istruzione tecnico-professionale e artigiana, lavori pubblici a esclusivo carico della Regione, polizia locale urbana e rurale, trasporti su linee automobilistiche e tramvie, linee marittime ed aree di cabotaggio frai i porti e gli scali della Regione, turismo, industria alberghiera, pubblici spettacoli, usi civici. In altre materie, la Regione, poteva legiferare nell'ambito dei principi stabiliti con legge dello Stato. Inoltre aveva facoltà di emanare norme in materia di istruzione di ogni ordine e grado e ordinamento degli studi, lavoro, previdenza e assistenza sociale.
Nel dicembre 1947, i consiglieri Sailis e Soggiu, illustrarono alla Commissione speciale, il progetto definitivo dello Statuto speciale per la Sardegna, approvato dalla Consulta. Nel corso della discussione fu però respinta la proposta del Partito Sardo d'Azione, in merito alla dimmissione da parte dell'assemblea in caso di mancata approvazione dello Statuto. Tuttavia con la legge 26 febbraio 1948 n. 3 [9], l'Assemblea costituente approvò lo Statuto speciale per la Sardegna, in un testo diverso da quello approvato dalla Consulta. Passarono molti mesi, prima che la Regione venisse costituita, oltre che di diritto, di fatto.

  • Lorenzo Del Piano, 1971. La Sardegna dal riformismo settecentesco allo Statuto Speciale. Sassari, Gallizzi.

Collegamenti esterni

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