Utente:RCarmine/Sandbox

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Note: Preparazione della voce Locuzione interiore, attualmente bozza.

DA FARE

  • Riscrivere le varie sezioni.
  • Inserire le fonti.
  • Creare la sezione Note.
  • Lasciare da parte (per ora) le citazioni bibliche fin quando non si trovino fonti nel merito.


La locuzione interiore o soprannaturale è nella teologia cristiana un fenomeno mistico straordinari di ordine intellettuale, descritto come l'ascolto di parole o frasi che si formano nella mente o sono percepite come voce esterna, senza alcun intervento dei sensi.

Se di origine divina, è considerata una manifestazione o dono dello Spirito Santo volto ad una rivelazione divina di tipo privato, e la voce è spesso identificata come quella di Gesù o della Beata Vergine Maria. Tuttavia, la teologia riconosce che tali locuzioni possono essere anche il risultato di suggestioni demoniache, oppure frutto naturale della mente.

Sebbene la teologia riconosca la presenza di tali rivelazioni anche nell'antichità, lo studio delle locuzioni interiori nel contesto delle rivelazioni private è stato intrapreso con particolare cura da S. Giovanni della Croce (1542-1591), riformatore dell'Ordine Carmelitano ricordato dalla Chiesa cattolica come Doctor Mysticus. Egli le suddivide in tre categorie:

  • successive quando si formano sulla base dei pensieri correnti durante uno stato di raccoglimento;
  • formali quando si formano improvvisamente e si distinguono chiaramente come provenienti da terza persona, a prescindere dall'essere o meno in uno stato di raccoglimento;
  • sostanziali quando, oltre ad essere formali, generano immediatamente nella persona la sostanza o virtù che tali parole trasmettono, come per ex opere operato.

Delle locuzioni interiori parla con attenzione anche la mistica S. Teresa di Gesù, anch'ella riformatrice dell'Ordine Carmelitano e Dottore della Chiesa, e ne accenna S. Ignazio di Loyola (1491-1556), fondatore dei gesuiti, nel contesto dei suoi Esercizi spirituali.

In tempi moderni, ne fa una analisi accurata il padre sulpiziano Adolfo Tanquerey (1854-1932) nel suo Compendio di teologia ascetica e mistica del 1924, classico di teologia spirituale caduto in disuso dopo il Concilio Vaticano IIreferenza: http://www.sulpiciens.org/spip.php?article119, ed il gesuita Augustin Poulain nel suo trattato di teologia mistica "Delle grazie d'orazione".

Brevi accenni si trovano nel Catechismo ed in alcune lettere encicliche e documenti del Magistero. Esempi di rivelazioni private per mezzo di locuzioni private con approvazione ecclesiastica si trovano negli scritti di molti santi, fra cui il Diario di S. Faustina Kowalska e gli scritti della carmelitana S. Teresa di Gesù di Los Andes (1900-1920). Uno dei casi più noti sono le "voci" di S. Giovanna d'Arco.


Parole Successive[modifica | modifica wikitesto]

Descrizione ed origine[modifica | modifica wikitesto]

Le locuzioni interiori definite parole successive accadono solamente quando la persona si trova in uno stato di profondo raccoglimento. Sono dette successive in quanto hanno una diretta relazione con i pensieri correnti. Sono descritte come il formarsi con facilità di parole e ragioni molto precise che portano a conclusioni nuove, dando alla persona in meditazione l'impressione di non essere egli a giungere a tali conclusioni, ma che un'altra persona gli stia rispondendo o insegnando interiormente. Nel merito S. Giovanni della Croce scriverà che "ha motivo di pensare questo, perche egli stesso ragiona con sè stesso e si risponde, come se una persona fosse con l'altra".

Vengono attribuite alle parole successive tre origini:

  • dalla luce dello Spirito Santo;
  • dalla luce naturale dello stesso intelletto;
  • dalle suggestioni del demonio.

Dallo Spirito Santo[modifica | modifica wikitesto]

Il caso più delicato è quello dell'atribuzione all'opera dello Spirito Santo.

S. Giovanni della Croce chiarisce che sia sempre l'intelletto ad operare, ma che in questa circostanza lo Spirito Santo lo aiuta a produrre e formare tali concetti. In particolare descrive che l'intelletto comunicando con lo Spirito Santo va al contempo formando nel suo interno le altre conclusioni, alle quali può tuttavia giungere solo grazie alla particolare luce dello Spirito Santo.

Segni per tale identificazione sono la coesistenza, assieme alla locuzione interiore, di "sentimenti di amore, umiltà, e riverenza di Dio".

Dalla luce naturale della mente[modifica | modifica wikitesto]

«Vi sono alcuni intelletti tanto vivi e perspicaci, che [...] formano i loro pensieri [...] e si credono che sian da Dio e non lo sono, ma dalla mente che colla natural luce, essendo alquanto libera dalla operazione de' sensi, senz'alcun altro soprannaturale aiuto lo puo' fare, ed anche di piu'. [...] s'ingannano non pochi, giudicando che sia di grande orazione e comunicazione di Dio cio' che loro avviene, e lo scrivono, o lo fanno scrivere»

Oltre a sottolineare che in queste circostanze si tratta sempre di azione dell'intelletto, il teologo aggiunge che molte volte le parole successive sono prodotto esclusivo dell'intelletto, giustificando tale conclusione con l'affermazione che l'ispirazione dello Spirito Santo è molto sottile e l'intelletto non giunge ad esserne pienamente cosciente e quindi forma da sè i ragionamenti. Dunque tali parole o frasi possono molte volte essere false, altre ancora verosimili o difettose.

Nel merito il teologo ammonisce severamente coloro che, nel percepire in raccoglimento alcune di queste locuzioni interiori, si apprestano ad attribuirvi l'origine divina, concludendo che Dio abbia loro parlato o risposto. Critica anche il modo in cui tali persone acquisiscano uno spiccato affetto per tali locuzioni, giungendo per consequenza a rispondersi da sè e supporre che le risposte siano ancora di origine divina. Suggerisce estrema prudenza nel merito, affermando:

«Nessuna anima che non tratti le locuzioni interiori come un nemico potrà possibilmente sfuggire ad inganni di grado minore o maggiore in molte di esse.»

Il teologo afferma che queste frasi di origine naturale non vengono accompagnate dalle stesse impressioni (che egli chiama "atti di virtù"), al più da un naturale amore per la conoscenza raggiunta; sottolinea che la volontà della persona a conclusione della meditazione non è prone a umiltà, carità, semplicità, e silenzio, sebbene non è neppure incline alla vanità o al male.

Dal demonio[modifica | modifica wikitesto]

In questo caso il teologo parla di suggestioni del demonio, che formerebbero nell'intelletto concetti verosimili che in modo sottile conducono all'errore. Il teologo sottolinea che tali suggestioni demoniache sono comuni in coloro che sono molto affezionati alle locuzioni interiori, ma anche in coloro che hanno taciti o espressi patti con esso, e negli eretici.

Riguardo all'identificazione di tale origine, il teologo sottolinea che lascia solitamente la volontà incline a vanità e propria compiacenza invece che ad amore di Dio, ma che d'altro canto promuove una falsa umiltà ed un fervido affetto ma fondato sull'amor proprio. Sottolinea che uno dei segni più caratteristici è il muovere la volontà della persona a stimare e tenere molto da conto tali locuzioni interiori.

Da qui in giù si tratta di citazioni trascritte.

Parole Formali[modifica | modifica wikitesto]

Descrizione ed origine[modifica | modifica wikitesto]

In queste formali parole non sa l'anima dubitare s'ella stessa le dica, conoscendo chiaramente che no. Si fanno talvolta per via soprannaturale allo spirito senza alcun mezzo di senso, ora stando lo spirito raccolto ed ora no. Le chiamo formali perche formalmente ode lo spirito che gliele dice una terza persona senza ch'egli vi si adoperi punto. Sono molto differenti [...]perche' non solo in cio' si distinguono, che si formano senza che lo spirito dal canto suo cosa alcuna vi ponga [...] ma perche, come dissi, gli accadono talora ancorche' non stia raccolto, anzi molto da cio', che se gli dice, lontano; il che nelle successive non avviene, le quali sono sempre intorno a cio' che si stava considerando.

Effetti[modifica | modifica wikitesto]

Quando non sono piu' che formali, non e' molto grande l'effetto che nell'anima fanno, perche' ordinatamente dirette sono ad insegnar solo ed illuminare di qualche cosa; e per sortire questo effetto non e' mestieri che ne producano altro piu' efficace del fine a cui mirano. Questo poi, quando da Dio vengono, nell'anima sempre lo fanno, rendendola pronta e chiara a cio' che se le comanda o insegna: ancorche' alcune volte non tolgano all'anima la ripugnanza e difficolta', anzi la sogli aver piu' grande, facendolo Dio per sua maggiore dottrina, umilta' e bene.

Reazione[modifica | modifica wikitesto]

Di tutte queste formali parole, siccome delle successive, non deve far l'anima molta stima. Perciocche' oltre l'occupare lo spirito in cio' che non e' il legittimo ne' prossimo mezzo per l'unione di Dio (poiche' e' la fede), potrebbe essere dal demonio facilissimamente ingannata. [...] conciosiache' alle volte con piu' sensibile efficacia si odono dagl'imperfetti quelle del demonio, che le altre di spirito buono dagli spirituali; e percio' non si deve eseguir subito quel che dicono [...] non si lasci mai di manifestarle ad un maturo confessore o a qualche persona discreta e savia [...] e se non si sara' trovata una tal persona, sara' meglio non ne dare ad alcuno contezza, poiche' facilmente si abbattera' in persone che piuttosto distruggano nell'anima, anziche' edificare. La principale e sicura dottrina per tutto cio' consiste in non darsene pensiero, quantunque sembri di doverne avere; ma dirigersi in tutto con la ragione e per mezzo di quello che ci ha la Chiesa insegnato ed ogni giorno ne insegna.

Parole Sostanziali[modifica | modifica wikitesto]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

le sostanziali, sebbene sono anche formali, in quanto assai formalmente impromonsi nell'anima, si distinguono in questo, che la parola sostanziale produce un effetto vivo e sostanziale nell'anima, ma non cosi' la sola formale. Per esempio, se nostro Signore all'anima formalmente dicese, Sii buona; senza indugio e sostanzialmente sarebbe buona; o se le esrpimesse, Amami; avrebbe subito e proverebbe in se la sostanza d'amore, cioe' un vero amor di Dio; o se da gran timore assalita essendo, le articolasse queste parole, Non temere; incontanemente una singolare fortezza e tranquillita' sentirebbe. Poiche' il parlare di Dio e la sua parole e' di potere piena [...] onde solo col dirle gl'infermi guariva ed i morti risuscitava.

Effetti[modifica | modifica wikitesto]

Intorno a cotali parole non ha l'anima che fare ne' che volere del suo; ma se ne stia in esse con rassegnazione ed umilta', dando il suo libero consenso al Signore. Neppur ha cosa alcuna da scacciare, ne' da temere: ne' ha da affaticarsi in eseguir cio' che dicono, operandolo Iddio in essa e con essa per mezzo di queste sostanziali parole; [...] l'effetto resta nell'anima sustanziato [...] ed in esso la propria azione e' del tutto avana. [...] ne' l'intelleto ne' il demonio vi si ponno introdurre, ne' questo maligno arrivera' mai a produrre passivamente effetti sustanziali nelle anime di maniera che l'effetto e l'abito di sua prola v'imprima: quantunque potrebbe per via di suggestione ad effetti muovere di gran malizia le anime con volontario patto a lui consengnatesi [...] ma non puo' in esse imprimere effetti simili a questi buoni, perche' non vi sono parole a quelle di Dio paragonabili.


Studi teologici[modifica | modifica wikitesto]

"Castello interiore" di S. Teresa d'Avila[modifica | modifica wikitesto]

Ecco un altro modo con cui Dio suole eccitare le anime. Sembra una grazia superiore alle precedenti; ma siccome può andar soggetta a maggiori pericoli, ne voglio parlare un po' più a lungo.

Si tratta di certe parole che Egli dice all'anima e che possono essere di diverso genere. Alcune sembra che vengano dal di fuori, altre dall'intimo più segreto dell'anima, altre dalla sua parte superiore, ed altre dall'esterno, in modo da udirle con le orecchie del corpo e da sembrare che siano dette con voce articolata.

Qualche volta - spesso, anzi, - possono essere effetto di fantasia, specialmente in persone di debole immaginazione o melanconia: intendo di una melanconia notevole. Secondo me, di queste due classi di persone, non è il caso di occuparsi, neppure se dicono di vedere, sentire ed intendere; e guardarsi anche dall'inquietarle con dir loro che sono vittime del demonio, ma ascoltarle come persone inferme. La Priora o il confessore, con cui esse si confidano, raccomandino loro di non annettervi importanza, [...] Bisogna dispensarle dall'orazione e far di tutto per indurle a non curarsi di quel che sentono, perché il demonio, anche se non nuoce a queste anime ammalate, può servirsi di esse per far del male alle altre. Ma si tratti di anime inferme o sane, in queste cose bisogna sempre diffidare, fino a quando non si abbia conosciuto da che spirito provengano.

da principio è sempre meglio opporsi: se sono cose di Dio, le prove non serviranno che a farle crescere e ingrandire di più.

Di quelle che non sono pienamente conformi alla sacra Scrittura, non fatene più conto che se le udiste dal demonio in persona. Dobbiamo ritenerle per una tentazione contro la fede anche se sono frutto di nostra debole immaginazione, e resistere sino a farle cessare. E cesseranno sicuramente, perché non hanno forza.


Origine divina[modifica | modifica wikitesto]

Il primo e più rassicurante è la sovrana potenza che quelle parole hanno in sé, perché sono insieme parole ed opere. [...] con una sola di quelle parole, come: Non affliggerti! ella si ritrova nella pace e nella tranquillità, immersa nella luce e libera da quella afflizione da cui credeva di non poter essere alleviata neppure da tutto il mondo e da tutti i dotti insieme uniti [...]

Il secondo segno è che l'anima rimane in una grande quiete, in un devoto e pacifico raccoglimento e in una disposizione che la porta a lodare Iddio.

Il terzo segno è che queste parole non escono di mente neppure dopo moltissimo tempo. Alcune poi non si dimenticano mai. Queste infatti lasciano con una certezza assoluta, per cui, anche se sul loro avveramento sorgono dei dubbi, e l'intelletto - trattandosi di cose che paiono impossibili - si rilasci alquanto e vacilli, l'anima perdura in tale sicurezza da non mai dubitarne, nonostante le sembri che tutto vada al contrarío di quanto abbia inteso. [...] Non so perché l'anima abbia tanto interesse che queste locuzioni si avverino. Non credo però che, mancandone l'avveramento, ella ne abbia tanta pena perché dopo tutto, non fa che riferire quanto le vien detto.

Origine umana[modifica | modifica wikitesto]

Quando tali parole provengono dall'immaginazione non hanno alcuno di questi segni, non la certezza, non la pace, non il gaudio interiore, eccetto il caso che si sentano quando l'anima è profondamente assorta nell'orazione di quiete o nel sonno spirituale. Può anche avvenire ciò che alle volte accade veramente: cioè, che mentre pregano il Signore con grande devozione, sembri loro che Egli risponda in conformità dei desideri che hanno. Tuttavia, chi ha grande esperienza non potrà mai scambiare le parole di Dio con quelle dell'immaginazione.

Origine demoniaca[modifica | modifica wikitesto]

Il timore più grande è che siano dal demonio. Tuttavia, benché sembri e si sia convinti che vengano da Dio, non bisogna mai esserne così persuasi da fare alcuna cosa - o anche solo pensarla - senza il consiglio di un confessore dotto, prudente e vero servo di Dio, specialmente se tali parole importino cose gravi da dirsi o da farsi, concernenti tanto la stessa anima che altre persone. [...] Agire diversamente e condursi secondo il proprio parere mi sembra molto pericoloso.


Visione intellettuale (da chiarire)[modifica | modifica wikitesto]

Nota:: bisogna chiarire se questa sezione appartiene qui etc. S. Teresa parla delle locuzioni interiori con la seguente frase:

«Iddio parla anche in un altro modo, con una azione che mi pare molto evidente: cioè [...] per via di visione intellettuale. [C]on l'udito dell'anima s'intende il Signore che pronuncia delle parole»

Il problema è capire se ella si riferisca alle stesse "visioni intellettuali" di cui parla S. Tommaso facendo riferimento ad Aristotele (Intelletto#Aristotele) oppure se, in questo caso specifico, intendeva fare riferimento alle "locuzioni interiori". Ella infatti in questa descrizione delle "visioni intellettuali" sembra limitarle alle parole ascoltate, mentre in altra lettera ella le descrive come più ampie:

«Non vediamo niente nè interiormente nè esteriormente... Ma senza vedere nulla l'anima concepisce l'oggetto e lo percepisce più realmente che se lo vedesse, tranne per il fatto che nulla in particolare è mostrato di esso»

.

L'unica conclusioni alla quale si potrebbe giungere è che S. Teresa d'Avila parlasse in questo caso di una forma diversa e più profonda di locuzione interiore:

  • questa descrizione è successiva a quella delle parole
  • ed inizia con l'affermazione "anche in un altro modo";
  • inoltre, mentre nel descrivere le parole ella dice che "Il timore più grande è che siano dal demonio" e "benché sembri e si sia convinti che vengano da (Dio)", nel descrivere le visioni intellettuali dice chiaramente che si tratta di qualcosa di diverso, di "un modo così chiaro e segreto da non dovervi temere alcuna ingerenza diabolica".

Tuttavia questa affermazione richiede di fonte per non rimanere ricerca originale e non spiega l'esclusione della descrizione del concepimento dell'oggetto senza parole od altro come spiegato nella sua stessa lettera.

Comunque sia, l'esistenza di una precisa e netta distinzione fra le visioni intellettuali e le locuzioni interiori è chiarita dal gesuita Adolphe Tanquerey (vedasi successiva sezione nel merito).

Inizio citazione Iddio parla anche in un altro modo, con una azione che mi pare molto evidente: cioè, come appresso dirò, per via di visione intellettuale.

Il fatto si svolge nel più intimo dell'anima: con l'udito dell'anima s'intende il Signore che pronuncia delle parole, ma in un modo così chiaro e segreto da non dovervi temere alcuna ingerenza diabolica [...]

Se non altro si ha la sicurezza che ciò non viene dall'immaginazione [...]

Primo, per la differenza che v'interviene in fatto di chiarezza, tanto che dalle parole di Dio non si può togliere una sillaba senza che ce n'accorgiamo [...] Secondo, perché spesso non vi si pensa neppure: vengono all'improvviso, anche in mezzo a una conversazione. Se qualche volta rispondono ai pensieri che passano allora per la mente, oppure a quelli che si ebbero prima, spesso riguardano avvenimenti non mai pensati, né creduti possibili. [...] Terzo, perché nelle locuzioni di Dio l'anima è come una persona che ode [...] Quarto, perché le parole sono molto differenti: con una sola di Dio si comprendono più cose che non sappia comporne l'intelletto in così breve spazio di tempo. Quinto, perché spesso, mentre si percepiscono, si comprende assai di più di quello che esse significano [...]

Discernimento (da chiarire)[modifica | modifica wikitesto]

Altro punto da chiarire: le seguenti citazioni fanno riferimento esclusivo alle "visioni intellettuali" da lei appena descritte, oppure fanno riferimento all'intero capitolo (che include sia le "parole" che le "visioni intellettuali")?

Inizio citazione Se è il demonio che parla, lo si conosce più presto. È vero che le sue astuzie sono molte e che sa trasformarsi anche in angelo di luce; ma ciò soltanto nelle parole, pronunciandole così chiare come quelle dello spirito di verità senza lasciare alcun dubbio. Tuttavia non potrà simularne gli effetti: non solo non lascerà nella tranquillità e nella luce, ma riempirà di confusione e d'inquietudine.

Se si tratta di grazie e di favori divini, l'anima consideri attentamente se per essi si ritenga migliore. Se non rimane tanto più confusa quanto più amorevoli sono le parole che intende, si persuada che non sono da Dio, essendo assolutamente sicuro che quando vengono da Lui, più il favore è grande e più l'anima si umilia, più ricorda i suoi peccati, più dimentica i suoi interessi, più si applica con memoria e volontà a procurare l'onore di Dio, trascura di più i suoi progressi e più si guarda dall'opporsi al suo volere, rimanendo maggiormente convinta di aver essa meritato, non già quelle grazie, ma l'inferno.

Chi non è condotto per questa strada, può forse pensare che, per liberarsi da ogni pericolo, sia meglio non ascoltare quanto vien detto; e se le locuzioni sono interiori, distrarsi in modo da non intenderle. Ma ciò è impossibile. Prescindo dalle parole dell'immaginazione, alle quali ci si può opporre facilmente col non farne caso e col non nutrire desideri troppo forti. Ma quanto alle altre, non v'è rimedio che valga, perché lo spirito che parla arresta ogni pensiero e rende così attenti a quanto dice, da sembrare che sia meno impossibile a una persona di finissimo udito non intendere chi le parli molto forte.


"Esercizi spirituali" di S. Ignazio di Loyola[modifica | modifica wikitesto]

Esercizi spirituali, S. Ignazio di Loyola, 1548 (link)

Effetti[modifica | modifica wikitesto]

[333] Quinta regola. Dobbiamo fare molta attenzione al corso dei nostri pensieri. Se nei pensieri tutto è buono il principio, il mezzo e la fine e se tutto è orientato verso il bene, questo è un segno dell'angelo buono. Può darsi invece che nel corso dei pensieri si presenti qualche cosa cattiva o distrattiva o meno buona di quella che l'anima prima si era proposta di fare, oppure qualche cosa che indebolisce l'anima, la rende inquieta, la mette in agitazione e le toglie la pace, la tranquillità e la calma che aveva prima: questo allora è un chiaro segno che quei pensieri provengono dallo spirito cattivo, nemico del nostro bene e della nostra salvezza eterna.

[335] Settima regola. A coloro che procedono di bene in meglio, l'angelo buono si insinua nell'anima in modo dolce, delicato e soave, come una goccia d'acqua che entra in una spugna; al contrario, l'angelo cattivo si insinua in modo pungente, con strepito e agitazione, come quando la goccia d'acqua cade sulla pietra. Invece, in coloro che procedono di male in peggio, questi due spiriti si insinuano in modo opposto. La causa di questo è la disposizione dell'anima, contraria o simile a quegli angeli: infatti, quando è contraria, entrano con strepito e facendosi sentire; quando invece la disposizione è simile, l'angelo entra in silenzio, come in casa propria che gli è aperta.

Causa e reazioni[modifica | modifica wikitesto]

[336] Ottava regola. Quando la consolazione è senza una causa, in essa non c'è inganno, perché, come si è detto [330], proviene da Dio nostro Signore; tuttavia la persona spirituale, a cui Dio dà questa consolazione, deve considerare e distinguere con molta cura e attenzione il tempo proprio di questa consolazione da quello successivo, nel quale l'anima rimane fervorosa e favorita dal dono e dalle risonanze della consolazione passata. Spesso infatti, in questo secondo tempo, sia con un proprio ragionamento, cioè con associazioni e deduzioni di concetti e di giudizi, sia per l'azione dello spirito buono o di quello cattivo, la persona formula propositi o pensieri che non sono ispirati direttamente da Dio nostro Signore; perciò bisogna esaminarli molto accuratamente, prima di dar loro pieno credito e di metterli in atto.

Suggestioni demoniache[modifica | modifica wikitesto]

[332] Quarta regola. È proprio dell'angelo cattivo, che si trasforma in angelo di luce, entrare con il punto di vista dell'anima fedele e uscire con il suo: suggerisce, cioè, pensieri buoni e santi, conformi a quell'anima retta, poi a poco a poco cerca di uscirne attirando l'anima ai suoi inganni occulti e ai suoi perversi disegni.

"Compendio" di Adolphe Tanquerey, S.I.[modifica | modifica wikitesto]

Compendio di teologia ascetica e mistica, Adolphe Tanquerey, 1928 (link)

Locuzioni soprannaturali[modifica | modifica wikitesto]

Fenomeni mistici straordinari

Doppia è la specie dei fenomeni di questo genere: quelli di ordine intellettuale e quelle di ordine psicofisiologico.

Fenomeni divini intellettuali

Questi fenomeni si riducono a due principali: le rivelazioni private e le grazie gratisdate.

La rivelazione divina in generale è la manifestazione soprannaturale fatta da Dio di una verità nascosta.

Come avvengono le rivelazioni. Avvengono in tre modi diversi: con visioni, con locuzioni soprannaturali, con tocchi divini.

I punti a) e 3) servono per chiarire le sezioni su S. Teresa d'Avila e sono da rimuoversi poichè non parlano delle locuzioni interiori.

a) Le visioni sono percezioni soprannaturali di oggetti naturalmente invisibili all'uomo.

3) Le visioni intellettuali sono quelle in cui la mente percepisce una verità spirituale senza forme sensibili. Queste visioni si fanno o per mezzo di idee già acquisite ma da Dio coordinate o modificate, oppure con specie infuse, che meglio delle idee acquisite rappresentano le cose divine.

b) Le locuzioni o parole soprannaturali sono manifestazioni del pensiero divino intese dai sensi esterni o dagli interni o direttamente dall'intelletto.

Si dicono

  • auricolari, quando sono vibrazioni miracolosamente formate che risuonano agli orecchi;
  • immaginarie, quando sono percepite dall'immaginazione;
  • intellettuali, quando si rivolgono direttamente all'intelletto. Qui si cita S. Giovanni della Croce

"Delle grazie d'orazione" di Augustin Poulain, S.I.[modifica | modifica wikitesto]

Trattato di teologia mistica "Delle grazie d'orazione" (1910) del gesuita Augustin Poulain (link)

Il gesuita Augustin Poulain parla delle locuzioni interiori nel suo trattato di teologia mistica "Delle grazie d'orazione" (1910), nei quali cita estensivamente gli scritti di S. Giovanni della Croce e di S. Teresa d'Avila, ma anche altri scritti meno noti.

Inizio citazioni

S. Alfonso Liguori afferma che "la rivelazione di segreti o cose future, come i misteri della Fede, la lettura delle coscenze, la predestinazione di talune persone, la loro morte, la loro elevazione a qualche dignita', ed altre cose simili, possono accadere in tre modi: per visioni, per locuzioni, e per semplice infusione della verita" (Homo. apost. Appendix I, No. 22)

La storia prova che visioni o locuzioni esterne sono state spesso ricevute, in modo transitorio, da persone ancora nella via della preghiera ordinaria. [...] Ma visioni e locuzioni soprannaturali di un ordine superiore non sono solitamente ossequiate, almeno non con frequenza, fino a che il periodo di estasi e' quasi raggiunto.

Nessuna anima che non tratti le locuzioni interiori come un nemico potra' possibilmente sfuggire ad inganni di grado minore o maggiore in molte di esse. (Ascesa al Monte Carmelo, Libro 2, capitolo 30, p. 198).

"Manuale delle anime interne" di Jean Nicolas Grou, S.I.[modifica | modifica wikitesto]

"Manuale delle anime interne", Jean Nicolas Grou, S.I., (link)

Il mistico geusita Jean Nicolas Groun (1731-1803) parla delle locuzioni interiori nei suoi scritti.

Inizio citazione

San Paolo ci dice che Satana si puo' trasformare in angelo di luce; molto spesso egli si mischia con le operazioni divine, agendo sull'immaginazione mentre Dio agisce nella comprensione e nella volonta'. Siamo dunque molto proni ad essere ingannati in tutte quelle cose che sono chiamate locuzioni interiori, attrazioni ed ispirazionil e dobbiamo sempre porre tutte quelle cose al giudizio del nsotro confessore, attentendo la sua decisione prima di farne uso alcuno. Agire di nostra volonta' e di nostro giudizio in qualsiasi cosa di questo genere e' cadere direttamente fra le grinfie del nemico.

Per disporci a ricevere la luce divina, dobbiamo, il piu' possibile, non ascoltare mai la nostra immaginazione, non affidarci mai alla nostra comprensione, ed avere una sfiducia estrema delle nostre riflessioni e ragionamenti. Possiamo appena credere quanto poco Dio comunichi Se' stesso a cooro che desiderano di stare sempre riflettendo, sempre ragionando. L'uso migliore che possiamo fare della nostra ragione nelle cose di Dio e' comandarle di stare in silenzio di fronte a Lui [...].


"La tua parola mi fa vivere" di Raniero Cantalamessa, O.F.M.Cap.[modifica | modifica wikitesto]

Il teologo francescano Raniero Cantalamessa, attualmente Predicatore della Casa Pontificia, ha scritto in merito alle locuzioni interiori nel suo libro "La tua parola mi fa vivere": (link)

Dio non ha una bocca od un respiro umano; la sua bocca e' quella dei profeti, il suo respiro e' lo Spirito Santo. "Sarai la mia bocca", Egli dice ai suoi profeti, o anche "Io porro' la mia parola sulle tue labbra". Quello e' il significato della famosa frase "ma mossi da Spirito Santo parlarono quegli uomini da parte di Dio." (2 Pietro 1:21). La tradizione spirituale della Chiesa ha coniato una espressione speciale, "locuzioni interiori", per questo modo di parlare direttamente alla mente ed al cuore. Ciononostante, e' un modo autentico di parlare e le persone ricevono un messaggio che possono tradurre in termini umani. La maniera di parlare di Dio e' cosi' vivida e reale che il profeta ricordano precisamente il posto ed il tempo in cui una certa parola "venne" su di lui [...]

Catechismo della Chiesa Cattolica[modifica | modifica wikitesto]

La sezione del Catechismo dedicata allo Spirito Santo (link) descrive la sua azione attiva nel parlare all'uomo:

«Colui che « ha parlato per mezzo dei profeti »5 ci fa udire la parola del Padre. Lui, però, non lo sentiamo. Non lo conosciamo che nel movimento in cui ci rivela il Verbo e ci dispone ad accoglierlo nella fede. Lo Spirito di verità che ci svela Cristo non parla da sé.»

«Le teofanie (manifestazioni di Dio) illuminano il cammino della Promessa, dai patriarchi a Mosè e da Giosuè fino alle visioni che inaugurano la missione dei grandi profeti. La tradizione cristiana ha sempre riconosciuto che in queste teofanie si lasciava vedere e udire il Verbo di Dio, ad un tempo rivelato e « adombrato » nella nube dello Spirito Santo.»

Lettera enciclica Divinum Illud Munus[modifica | modifica wikitesto]

(link)

Nella lettera enciclica Divinum Illud Munus, papa Leone XIII fa menzione indiretta delle locuzioni interiori:

«Così insegna San Tommaso: «lo Spirito Santo, nel procedere come Amore, procede anzitutto come dono; per questo dice Agostino che, per mezzo di questo dono che è lo Spirito Santo, molti altri doni si distribuiscono alle membra di Cristo». Fra questi doni si trovano quegli occulti avvisi ed inviti che si fanno sentire nella mente e nel cuore dai moti dello Spirito Santo; da essi dipende il principio del buon cammino, il progresso in esso, e l'eterna salvezza. E dato che queste voci e ispirazioni ci giungono molto nascostamente, con tutta ragione nelle Sacre Scritture sono alcune volte dette simili al sussurro del vento;»

Ulteriori studi[modifica | modifica wikitesto]

Beatificationis et canonizationis V. S. D. Joannis de Palafox et Mendoza, Sacra Rittum Congregatio, 1788, Pars Prima Tom VI, Domanda Vigesimaterza Mistica, p. 160 (link)

La materia delle parlate, o locuzioni di Dio alle Anime, e' una delle principali della vita spirituale: perche' con le medessime Dio illustra, insegna, dirigge, riprende, avvisa, ricorda, infervora, chiama, e si trattiene con le Spose, che ama;

Il punto principale, e di maggior considerazione in queste locuzioni, e' il distinguere, e discernere quando sono di Dio, e quando del Demonio, quando del medesimo Spirito umano e naturale; perche' sogliono molte volte rassomigliarsi, confondersi, ed equivofarsi.

Lezioni sacre sopra la divina scrittura, Ferdinando Zucconi S.I., 1762, Tomo primo, p. 426 (link)

carattere comune [...] alle Locuzioni interiori [...] e' una tal commozione di cuore, un moto di affetti si' puri, si' limpidi, e tanto conformi a tutte le leggi, che all'Anima non rimnan luogo da dubitare dell'Autore; e dagli effetti non arguisce solamente, ma esperimanta ancor la cagione;


S. Giovanna d'Arco[modifica | modifica wikitesto]

Il caso più noto di locuzione interiore è quello delle voci celestiali udite fin dall'età di tredici anni da S. Giovanna d'Arco, le quali durante il suo processo ella identifica come provenienti dall'Arcangelo Michele, S. Caterina d'Alessandria e S. Margherita di Antiochia. Tale fenomeno mistico fu oggetto, su richiesta di Carlo VII di Francia, di accurato esame da parte di figure ecclesiastiche e teologi di rinomata fama, a Chinon ed a Poitiers, e ricevette un certo riconoscimento anche durante il suo processo, nella cui udienza finale trentanove dei quarantadue assessori non erano d'accordo con la condanna a morte. Ne fa riferimento come a locuzioni interiori Augustin Poulain nel capitolo XXI del suo trattato di teologia mistica. (link)


Le locuzioni interiori di S. Faustina Kowalska[modifica | modifica wikitesto]

La misericordia divina nella mia anima, S. Faustina Kowalska, 1992,

Indicazioni[modifica | modifica wikitesto]

Se le anime vivessero nel raccoglimento, Iddio farebbe subito sentir loro la Sua voce, poiché la dissipazione soffoca la parola del Signore.

Il silenzio è una spada nella lotta spirituale; non raggiungerà mai la santità un'anima ciarliera. Questa spada del silenzio reciderà nettamente tutto ciò che volesse attaccarsi all'anima. Siamo sensibili alle parole ed intendiamo rispondere subito con sensibilità, e non consideriamo se sia volontà di Dio che noi rispondiamo. L'anima silenziosa è forte; nessuna avversità le reca danno, se persevera nel silenzio. L'anima silenziosa è idonea alla più profonda unione con Dio; essa vive quasi di continuo sotto il soffio dello Spirito Santo. In un'anima silenziosa Iddio opera senza impedimenti.

Ma per poter ascoltare la voce di Dio bisogna avere la quiete nell'anima ed osservare il silenzio: non un silenzio tetro, ma il silenzio interiore, cioè il raccoglimento in Dio. Si possono dire molte cose e non interrompere il silenzio, ed al contrario si può parlar poco ed infrangere continuamente il silenzio. In verità lo Spirito Santo non parla alle anime distratte e ciarliere, ma per mezzo delle sue tacite ispirazioni parla alle anime raccolte, alle anime silenziose. Iddio non si dona ad un anima ciarliera che come un fuco nell'alveare ronza molto, ma non produce miele. Un'anima che chiacchiera molto è vuota nel suo interno. Non ha né virtù fondamentali, né intimità con Dio. Non è il caso di parlare di una vita più profonda, della soave pace e tranquillità nella quale abita Iddio. [...]

Rivelazioni private[modifica | modifica wikitesto]

[1/3/1937] Il Signore mi ha fatto conoscere quanto non Gli piace un'anima che parla troppo. «In una tale anima non trovo riposo. Il chiasso continuo Mi stanca, ed in quel chiasso l'anima non distingue la Mia voce».

[26/5/1938] "Procura di vivere nel raccoglimento, in modo da poter udire la Mia voce; essa è tanto sommessa che possono udirla solo le anime che vivono nel raccoglimento..."

Esempi[modifica | modifica wikitesto]

Parole formali[modifica | modifica wikitesto]

In un certo momento, quando s'impossessò di me il dubbio se la voce che mi parlava provenisse o meno dal Signore, in quello stesso momento mi rivolsi al Signore con un colloquio interiore senza proferire una parola. [...] All'improvviso udii nel mio intimo questa voce: «Mi credi ora?». E di nuovo una forza strana penetrò nella mia anima e mi rassicurò e mi rafforzò a tal punto, che io stessa mi stupii d'aver potuto dubitare anche per un solo istante.

E caddi nuovamente a terra sotto quel peso; cominciai a sudare ed una certa paura cominciò ad impadronirsi di me. E subito sentii una voce nell'anima: « Non temere, Io sono con te »; ed una singolare luce illuminò la mia mente e compresi che non dovevo arrendermi a quelle malinconie e mi sentii piena di forza ed uscii dalla cella con rinnovato coraggio

Entrai un momento in cappella ed udii questa voce nell'anima: « Perché hai paura? Pensi forse che Mi manchi l'onnipotenza e non possa venirti in aiuto?». Ed in quell'istante avvertii nell'anima una forza singolare e nulla mi sembravano tutte le contrarietà che mi potevano capitare nell'adempimento della volontà di Dio.

Sentii nel mio intimo una voce forte e chiara: «Tutto quello che dici della Mia bontà è vero e non ci sono espressioni sufficienti per esaltare la Mia bontà ». Queste parole furono così piene di forza e così chiare, che darei la vita per esse, per confermare che provenivano dal Signore. Le riconosco dalla profonda serenità che in quei momenti mi viene trasmessa e che mi rimane anche in seguito. Tale serenità mi dà una forza ed un'energia così grandi, che nulla sono le difficoltà, le contrarietà, le sofferenze e la morte stessa.

Contrasto con le suggestioni demoniache[modifica | modifica wikitesto]

Mentre questa sera stavo scrivendo nella mia cella, ho udito questa voce: « Non uscire da questa congregazione, abbi pietà di te stessa. Ti attendono grandi sofferenze ». [...] Ad un tratto ho avvertito un sussurro e queste parole: « Appena esci, ti distruggeremo. Non ci tormentare ». [...]

Dopo un momento ho udito questa voce nell'anima: « Non aver paura di nulla, non ti capiterà niente se Io non voglio ». Dopo queste parole del Signore, una forza misteriosa è entrata nella mia anima e gioisco immensamente della bontà di Dio.


Dubbi[modifica | modifica wikitesto]

La parola divina è eloquente e nulla può soffocarla. Cominciai ad evitare l'incontro del Signore con la mia anima, perché non volevo essere vittima di illusioni. [...] Perché dovrei ascoltare la voce della coscienza; perché seguire fedelmente l'ispirazione? Chi sa da chi proviene? [...] Forse si possono soffocare le parole del Signore, non facendovi caso. [...] Dove mi conduce questa voce interiore?

ne parlai al confessore Padre Bukowski [...] Il Padre mi rispose: «Sorella, questa è un'illusione [...] E gridava contro di me quasi con tutta la voce che aveva. Chiesi se era tutto illusione. Mi rispose: «Tutto ». « E allora come debbo comportarmi d'ora innanzi, la prego di dirmelo ». « Ecco qua, lei, sorella, non deve seguire nessuna ispirazione, deve distrarsi, non badare affatto a quello che udrà nell'anima [...] In realtà fin da ora non dovrò più seguire certe voci interiori, che talvolta mi costano tante umiliazioni. [...] Ho paura di sentire qualche voce interiore, per non infrangere la proibizione del confessore, d'altra parte agonizzo di nostalgia per Iddio. [...]

Gesù [...] mi disse: « Dì al confessore che quest'opera è Mia [...] E dissi: « Gesù, io non posso far nulla di quello che mi ordini, poiché il confessore mi ha detto che tutto questo è un'illusione [...] mi disse amabilmente: « Riferisci sempre al confessore tutto ciò che Io ti raccomando e quello di cui parlo con te e fa' soltanto quello per cui ottieni il permesso. Non ti turbare e non aver paura di nulla, Io sono con te ». La mia anima fu ripiena di gioia e svanirono tutti i pensieri che la tormentavano, mentre entrarono nell'anima la certezza ed il coraggio. [...]

In quel giorno giunse da noi da Derdy il Padre Bukowski [...] Il Padre era completamente cambiato e mi disse: [...] Quello che le avevo detto è stato per metterla in guardia, sorella, poiché capitano illusioni anche in persone sante. A queste cose può talvolta mischiarsi qualche suggerimento del diavolo, e proveniente alle volte anche da noi stessi, perciò deve essere prudente.

Le locuzioni interiori di S. Teresa di Los Andes[modifica | modifica wikitesto]

Diario y cartas, 1983, Teresa de Jesús de Los Andes

Lettera[modifica | modifica wikitesto]

CARTA 138 (I). A una "Amiga"

Ebbene, esiste un'altra maniera di pregare, quella della locuzione. Questo consiste nel sentire interiormente una voce che sembra essere di Nostro Signore o della Santissima Vergine, che dice ciò che bisogna fare per essere buona o altre cose. A volte è la stessa mente che con rapidità forma ragionamenti; ma altre volte è Nostro Signore che ispira l'anima. Tuttavia, l'unica cosa a cui bisogna fare attenzione è al vantaggio che l'anima riceve da tale comunicazione, senza curarsi se è Dio o se è la propria mente. Bisogna anche fare solamente ciò che è conforme alla volontà di Dio; poichè molte volte il demonio ispira cose che, anche se non sono malvage in sè stesse, possono danneggiare l'anima. Esempio: penitenze eccessive. Quando si ha questa preghiera, bisogna far sapere al confessore quel che si ascolta.

Diario[modifica | modifica wikitesto]

Un giorno in cui avevo una grande pena per una cosa, la raccontai alla Vergine e la pregai per la conversione di un peccatore. Allora Lei mi rispose. Da allora la Vergine Maria, quando la chiamo, mi parla. Una volta le presentai un dubbio che avevo. Allora mi rispose una voce; mi dissi: non è la voce della Madre mia perché non può dirmi questo. La chiamai e mi disse che mi aveva risposto il demonio.

Allora sentii invidia e pena ed incominciai a piangere. I miei occhi pieni di lacrime si fissarono su un quadro del Sacro Cuore ed udii una voce molto dolce che mi diceva: "Come! Juanita,... sono solo nell'altare per tuo amore e tu non sopporti un momento?". Da allora Gesù mi parla. E passavo ore intere conversando con Lui. E così mi piaceva stare sola. Mi insegnava come dovevo soffrire e non lamentarmi... e l'intima unione con Lui.

22 febbraio. Sono in meditazione. Nostro Signore mi ha invitato a meditare sulla purezza della Vergine. Lei senza dirmi nulla, ha cominciato a parlarmi. Non ho riconosciuto la sua voce e le ho chiesto se era Gesù. Mi ha risposto che Nostro Signore era nella mia anima, ma che lei mi parlava.

20 maggio. Mi sono confessata da Padre Avertano. [...] Mi ha detto d'essere prudente a proposito delle parole che intenderei interiormente. Non dovrei mal chiedere nulla a Nostro Signore, né chiedergli la croce perché avrei delle sofferenze che assomiglierebbero alle pene di un dannato. Mi sento felice di poter soffrire qualche cosa per Dio. Non dovrei fare caso alla voce che sento interiormente se mi domanda qualche cosa di meraviglioso, e questo fino a quattro volte, poi dovrò consultarlo. Quando mi sentirò turbata o che mi si comanderà qualche cosa al di fuori di ciò che concerne il mio stato di vita, che non vi faccia caso. Che tenga conto soltanto di ciò che Nostro Signore m'insegnerà per praticare le virtù e correggere i miei difetti, soltanto allora lo ascolterò in ciò e porrei attenzione.

Casi riportati da Friedrich von Hügel[modifica | modifica wikitesto]

(link)

S. Caterina da Genova[modifica | modifica wikitesto]

Lo studioso del misticismo cristiano e biografo Friedrich von Hügel (1852-1925) narra nel suo "L’elemento mistico della Religione" (1908) delle locuzioni interiori di S. Caterina da Genova:

Un po' dopo, di nuovo nella Solennità dell'Annunciazione (25 marzo 1476) un altro cambio ha luogo, un cambio che ha principalmente a che fare con la sua salute, ma uno che mostra la profonda spiritualita' della sua religione. In questo giorno ella sperimenta una di quelle locuzioni interiori, che sono cosi ben autenticate nelle vite di moltissime anime interiori;

Venerabile Battista Vernazza[modifica | modifica wikitesto]

Egli cita anche il caso della venerabile Battista Vernazza (1497-1587), Canonichessa Regolare Lateranense e più volte badessa del monastero di S. Maria delle Grazie a Genova (ref http://www.santiebeati.it/dettaglio/95419):

E qui abbiamo due particolarita' interessanti, riguardo a tali "locuzioni". In questo caso Battista "percepisce" soltanto, al momento della loro occorrenza, che tali parole sono parlate dentro di lei (una volta in precedenza ella aveva usato tale termine sorprendentemente generale, invece del piu' ovvio e specifico "ascoltare"); ed ella possiede, nel giungere (evidentemente subito dopo) a trascriverle, solamente una memoria approssimata di esse, e certamente soltanto riguardo alla loro sostanza. E qui troviamo il caso interessante di due locuzioni simultanee diverse: una voce riferendosi al nome che nostro Signore le ha dato, ed un'altra, a questo punto, citando il testo, "dedi te in lucem gentium." [...] In questo punto, dunque, troviamo tre diverse ma simultanei livelli di coscienza nell'anima di Battista: la sua (piu' o meno ordinaria) coscienza e "voce" riconosciuta da se' stessa come tale; un'altra coscienza e "voce" straordinaria e piu' profonda procedente, d'accordo alle sue parole, dalla presenza del Signore e dalla sua azione in lei; e finalmente, una terza, profondissima coscienza e "voce" considerata, persumo, di essere comunicata direttamente da Dio stesso. Bisogna notare che, anche se "locuzioni" interiori sembrano essere state piuttosto frequenti con Caterina, non vi e' mai nella sua vita traccia di piu' di due livelli di coscienza, due "voci" nello stesso istante, la sua e quella del suo Amore.

S. Josemaría Escrivá de Balaguer[modifica | modifica wikitesto]

Il vescovo Álvaro del Portillo (1914-1994), stretto collaboratore di S. Josemaría Escrivá de Balaguer prima come Segretario Generale e poi come suo successore a Prelato dell'Opus Dei, narra nella sua "Intervista sul fondatore dell'Opus Dei" delle locuzioni interiori di S. Escrivá: (link)

[...] vorrei citare alcuni episodi straordinari di cui so qualcosa. Ho gia' fatto un riferimento alle locuzioni interiori che costituivano uno dei mezzi scelti dal Signore per formare l'anima del Padre. Queste locuzioni, egli era solito spiegare, erano "intellettuali, senza il rumore di parole, ma rimanevano come se marchiate col fuoco sulla mia anima". Alcune particolarmente importanti sono state trascritte in biografie del Padre che sono gia' state pubblicate; io parlero' di altre.


Esempi biblici[modifica | modifica wikitesto]

Antico Testamento[modifica | modifica wikitesto]

I profeti dell'Antico Testamento descrivono spesso la rivelazione come voce del Signore, a volte narrando di aver udito la voce, altre volte con le frasi "Oracolo del Signore" oppure "Così parla il Signore". Fin dai primi secoli, la Chiesa professa che tutti i profeti biblici hanno ricevuto la rivelazione dallo Spirito Santo, del quale afferma: "ha parlato per mezzo dei Profeti".citazioni Racconti considerabili come di locuzione interiore possono essere quelli nei quali si descrive la voce del Signore come senza provenienza alcuna.

1RE 19,9

Ivi entrò in una caverna per passarvi la notte, quand'ecco il Signore gli disse: «Che fai qui, Elia?».

1RE 19,13

Come l'udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all'ingresso della caverna. Ed ecco, sentì una voce che gli diceva: «Che fai qui, Elia?».

Isaia 40

Una voce grida: «Nel deserto preparate la via al Signore, appianate nella steppa la strada per il nostro Dio.

Ezechiele 3, 16-17

Figlio dell’uomo, ti ho posto come sentinella per la casa d’Israele. Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia.

Ezechiele 9,1

Allora una voce potente gridò ai miei orecchi: «Avvicinatevi, voi che dovete punire la città, ognuno con lo strumento di sterminio in mano».

Nuovo Testamento[modifica | modifica wikitesto]

Nel Nuovo Testamento vi sono fondamentalmente due occasioni in cui si rendono presenti le locuzioni interiori: nell'insegnamento di Gesù sull'azione dello Spirito Santo e negli scritti degli apostoli che narrano l'esperienza di tale azione.

Matteo 10, 19-20

E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.


Giovanni 3, 6-8

Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito. Non ti meravigliare se t'ho detto: dovete rinascere dall'alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito


Giovanni 14, 25-26

Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. 26 Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.


Giovanni 16,13-15

Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l'annunzierà.


Atti 8,29

Disse allora lo Spirito a Filippo: «Va' avanti, e raggiungi quel carro».


Atti 10, 13-15

Allora risuonò una voce che gli diceva: «Alzati, Pietro, uccidi e mangia!». Ma Pietro rispose: «No davvero, Signore, poiché io non ho mai mangiato nulla di profano e di immondo». E la voce di nuovo a lui: «Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo più profano».


Atti 10, 19-20

Pietro stava ancora ripensando alla visione, quando lo Spirito gli disse: «Ecco, tre uomini ti cercano; alzati, scendi e va' con loro senza esitazione, perché io li ho mandati».


Atti 11,7

E sentii una voce che mi diceva: Pietro, àlzati, uccidi e mangia!


Atti 11,12

Lo Spirito mi disse di andare con loro senza esitare.


Atti 13, 2

Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: «Riservate per me Barnaba e Saulo per l'opera alla quale li ho chiamati».


Atti 16,6-7

Attraversarono quindi la Frigia e la regione della Galazia, avendo lo Spirito Santo vietato loro di predicare la parola nella provincia di Asia. Raggiunta la Misia, si dirigevano verso la Bitinia, ma lo Spirito di Gesù non lo permise loro;


Atti 21,11

Egli venne da noi e, presa la cintura di Paolo, si legò i piedi e le mani e disse: «Questo dice lo Spirito Santo: l'uomo a cui appartiene questa cintura sarà legato così dai Giudei a Gerusalemme e verrà quindi consegnato nelle mani dei pagani».


Atti 23,9

Ne nacque allora un grande clamore e alcuni scribi del partito dei farisei, alzatisi in piedi, protestavano dicendo: «Non troviamo nulla di male in quest'uomo. E se uno spirito o un angelo gli avesse parlato davvero?».


Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Testi fondamentali: (Nota: Sposto il testo rispetto al formato originale, allo scopo di organizzare in opportune sezioni ed ampliare con testi di altri teologi e mistici.)

  • Opere complete di S. Giovanni della Croce, Volume Primo, Genova, 1838, tradotte da P.F. Marco di S. Francesco, pp. 181-195 (link)
  • Il Castello Interiore, S. Teresa d'Avila, 1577, Sesta Mansione, Capitolo 3 (link)