Utente:Pittirì/Sandbox/2

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Ponte di Storseisundet
Localizzazione
StatoBandiera della Norvegia Norvegia
CittàHustadvika; Averøy
Dati tecnici
TipoPonte a sbalzo
Materialecemento
Lunghezza260 m
Altezza luce23 m
Carreggiate1
Corsie2 (una per senso di marcia)
Realizzazione
ProgettistaLuis Sáenz Duplace
Costruzione1983-...
Inaugurazione7 luglio 1989

Il Ponte di Storeisundet (in norvegese: Storseisundbrua) è un ponte a sbalzo della Norvegia. La caratteristica del ponte, che costituisce l'opera più importante della Strada dell'Atlantico, è quella di compiere sulla sua sommità una stretta curva, che genera un'illusione ottica per cui metà dell'opera risulta nascosta.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Si tratta di un ponte a sbalzo lungo 260 metri e alto 23[1] situato al confine delle municipalità norvegesi di Hustadvika e Averøy, nella contea di Møre og Romsdal[2]. Il ponte è attraversato dalla strada dell'Atlantico, una strada panoramica aperta nel 1989 famosa per le forti mareggiate che ne rendono difficoltosa la guida in molti periodi dell'anno.

Il ponte presenta alla sua sommità un'accentuata curvatura che crea un'illusione ottica, nascondendo dietro sè la metà rimanente. Per questo motivo il ponte è scherzosamente soprannominato "ponte degli ubriachi"[3].

Il pedaggio del ponte è stato rimosso dal 1999, quando i costi per la costruzione della strada dell'Atlantico erano stati coperti.

Nella cultura di massa[modifica | modifica wikitesto]

Il ponte compare nel film di James Bond del 2021 No Time to Die.

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Atlanterhavsveien - Teknisk, su web.archive.org, 7 ottobre 2010. URL consultato il 17 giugno 2022 (archiviato dall'url originale il 7 ottobre 2010).
  2. ^ (EN) Storseisundet Bridge (Møre og Romsdal, 1989), su Structurae. URL consultato il 17 giugno 2022.
  3. ^ James White, The road to nowhere! Norwegian bridge gives motorists a fright (but don't worry, it's just an optical illusion), su Mail Online, 2 novembre 2011. URL consultato il 17 giugno 2022.

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