Utente:Patafisik/Seigne

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Pyramides_Calcaires

1723 m le fortificazioni che si susseguono dal Colle delle Pyramides Calcaires fin nei pressi del rifugio Elisabetta

Forse Sottosettore X/b Piccolo San Bernardo - Seigne, X Settore di Copertura Baltea:

2565 m Le fortezze delle Pyramides Calcaires accesso a piedi, partenza dalla sbarra di La Visaille, si attraversa il ponte sulla Dora di Veny e si raggiunge la caserma della Seigne seguendo la strada militare.

Si prosegue

si giunge al colle delle Pyramides Calcaires dal quale si vede all’orizzonte il più famoso colle della Seigne che separa l’Italia dalla Francia e che per secoli è stato attraversato da genti in armi. Oggi su questi sentieri si incontrano solo escursionisti impegnati nel Tour du Mont Blanc, il tragitto che attraverso tre stati chiude in un anello il massiccio omonimo.[1]

Sulla destra si trovano i resti di un malloppo fatto saltare dopo la fine della seconda guerra mondiale, come previsto dal trattato di pace italo-francese che imponeva la distruzione di ogni fortificazione esistente entro la fascia di 20 Km dai nuovi confini. Dando le spalle alle rovine e volgendosi verso le guglie calcaree delle Pyramides si nota in alto, sopra un conoide di detriti, un buco scavato nella parete. Se le condizioni lo consentono, facendo estrema attenzione per evitare le scariche di pietre che possono essere mortali, si sale tra i massi caduti e si raggiunge in pochi minuti l’entrata della fortezza dalla quale di domina il colle.[1]

Dall’ingresso un corridoio porta al locale principale nel quale si trovano ancora delle reti metalliche su cui dormivano i soldati, degli armadi in ferro e i resti del sistema di aerazione. Le porte blindate sono state tutte deformate dall'esplosione che ha fatto saltare la postazione. Dalla camerata parte un corridoio che si biforca: il ramo di destra è totalmente ostruito, quello di sinistra è percorribile strisciando e porta a una torretta demolita dallo scoppio.[1]

Terminata la visita si ritorna al colle e si scende sull'altro versante attraversando tratti di pietraia cosparsi di filo spinato. Il sentiero diventa presto una traccia poi quando anch'essa scompare si seguono gli ometti tenendosi sulla sinistra, sotto la cima. Ben presto si ritrova la traccia, si attraversa una distesa di sassi e quando questa ridiventa un sentiero si fa un largo semicerchio scendendo lungo il pendio. Arrivati al bivio dove si ritrovano tracce di reticolati si prende il sentiero che sale e porta in pochi minuti ad un'altra postazione.[1]

Entrando nella torretta minata si trova un corridoio, poi una scalinata che sale per circa 20 metri e porta all'altra torretta, splendido balcone sulla vallata. Uscendo sulla destra, si vedono i ganci enormi che reggevano la teleferica di collegamento alla fortezza principale. Scendendo per pochi metri la scaletta arriva ad una porta che si apre su di un locale abbastanza ampio.[1]

Terminata la breve visita si rientra sul sentiero e si scende verso il cordone calcareo e si affaccia sul fondovalle. Anche se nulla lo lascerebbe intuire al suo interno si sviluppa il bunker più esteso. A poche decine di metri da un scudo di blindatura quadrato con lato di circa un metro e venti e spesso quattro dita che l'esplosione ha scagliato lontano dalla sua sede si apre nella roccia calcarea una cavità slabbrata.[1]

È l'entrata principale dalla quale si accede, sulla destra, a un locale modesto dal quale una scaletta verticale di pochi gradini saliva alla torretta. A sinistra, scendendo tra i grandi blocchi di calcestruzzo che l'esplosione ha staccato dal soffitto si raggiunge una comoda scala lunga 70 gradini che si insinua all'interno della roccia. Raggiunta una biforcazione prendendo a destra si salgono 45 gradini e si accede ad un piccolo locale parzialmente demolito che si affaccia verso ovest. Proseguendo a sinistra si percorre un corridoio con tre dita d'acqua sul fondo poi si attraversa un locale non troppo ampio e attraverso una porta blindata si raggiunge un'altra torretta salendo una trentina di gradini. Sepolte nella profondità della terra vi sono anche un piccolo locale diviso in due da una esile tramezza ed una ampia stanza a volta. Ritornando sui propri passi si guadagna l'uscita. Biforcazione del corridoio interno alla fortificazione[1]

Raggiunta l'aria aperta si scende la piccola valle che ospita la fortezza e poi ci si avvia pressoché in piano su di un sentiero esile che a metà strada tra le rocce calcaree e il fondo del vallone si dirige verso il rifugio Elisabetta. Verso monte si vedono ancora modeste fortificazioni, alcune minate altre rimaste a livello di scavi. Sul fondo della valle si scorgono sovente gruppi di escursionisti che percorrono il tragitto tra il lago Combal e il colle della Seigne. Dopo essere passati a valle della palestra di roccia si raggiunge una sorgente che solo pochi minuti di salita separano dalla terrazza del Rifugio Elisabetta.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Massimo Ascoli, Marco Boglione, Gianfranco Ialongo, Simone Perron, Alessandro Celi, Tra baita e bunker, Fondation Émile Chanoux, Aosta, 2009, pag. 42 e seguenti.
  • Luca Zavatta, Le valli del Monte Bianco, L’Escursionista Editore, Rimini 2004
  • Dario Gariglio e Mauro Minola, Le fortezze delle Alpi occidentali, ed. l'Arciere, 1994

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • Parte del testo di questa voce è tratto da:
Gian Mario Navillod, Le fortezze delle Pyramides Calcaires 2565 m circa, su tapazovaldoten.altervista.org, Tapazovaldoten, 23 novembre 2006. URL consultato il 12 aprile 2020., contenuti in Licenza Creative Commons Attribution 4.0 Generic (CC BY 4.0) (fonte)