Utente:Paoletti.piero/Sandbox

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

La “Bottega” di Pietro Bazzanti e Figlio partecipò nel ruolo di “Negozianti di Belle Arti” all’Esposizione Nazionale del 1861 a Firenze con varie sculture in marmo e varie altre opere,

Pietro Bazzanti e Figlio sas
Fondata daPietro Bazzanti
ProdottiSculture in bronzo e in marmo
Sito webwww.galleriabazzanti.it

che valsero allo Studio Bazzanti una medaglia per la classe di scultura.[1]

Galleria Pietro Bazzanti e Figlio, Lungarno Corsini, Firenze
Veduta della Galleria Pietro Bazzanti e Figlio, Lungarno Corsini, Firenze. ca. 1890

La Galleria era specializzata in marmi, alabastri e mosaici per soddisfare la clientela costituita principalmente da stranieri desiderosi di procurarsi perfette repliche dei capolavori ammirati nel corso del loro viaggio.

La Galleria sul Lungarno Corsini era un luogo molto rinomato e le sue opere erano seguite con attenzione da coloro i quali si interessavano di arte.[2]

Nel 1822 Pietro Bazzanti rilevò lo studio aperto nel 1815 da Luigi Bozzolini, ultimo discendente di una famiglia di scultori-ornatisti che avevano lavorato per i Principi Corsini fin dal ‘600[3], ampliandone i locali. Le prime testimonianze sono fornite dalle maggiori guide ottocentesche della città, le quali confermarono che fin dall’inizio l’attività era allocata nella sede attuale di Palazzo Corsini con ampio show-room che si apriva sul Lungarno e lo studio di scultura sul retro con accesso da via del Parione[4][5][6][7].

Pietro Bazzanti[modifica | modifica wikitesto]

Pietro Bazzanti, nato nel 1775, viveva in via della Carraia[8], l’attuale tratto di Borgo San Frediano da Via dei Serragli a Piazza San Frediano. Successivamente si trasferì in un appartamento sopra la bottega in via del Parione al numero 13.

Si era formato nello studio di scultura dei Bozzolini che rilevò, continuando la produzione di repliche di alta qualità artistica della statuaria antica: nel censimento della popolazione toscana del 1841 si dichiara “fa statue di scultura[9].

Niccolò Bazzanti[modifica | modifica wikitesto]

andrea orcagna, niccolò bazzanti, uffizi, firenze
Andrea Orcagna, marmo bianco di Carrara. Opera di Niccolò Bazzanti. Loggiato degli Uffizi, Firenze

Anche il figlio Niccolò fu valente scultore: nato nel 1802 e morto nel 1869. Nel 1822 vinse un premio per due bozzetti[8] all’Accademia di Belle Arti, in cui nel 1824 si diplomò cominciando la sua attività autonoma continuando anche a collaborare col padre Pietro.

Nel 1840 fu nominato dall’AccademiaAccademico Professore di Scultura nella Prima Classe delle Arti e del Disegno[10].

Nel 1834 scolpì la decorazione plastica del palazzo che l’editore Vincenzo Batelli[11][12] si era fatto costruire nel 1831/1832 in via Sant’Egidio al numero 12. Il progetto prevedeva la decorazione della facciata con le statue delle quattro stagioni eseguite dal Bazzanti, tutte sparite durante l’ultima guerra.

Niccolò fu anche incaricato nel 1834 di scolpire , insieme ad altri artisti, la serie delle 28 statue degli “Uomini Illustri Toscani” per il Loggiato degli Uffizi. La sottoscrizione pubblica fatta per finanziare l’operazione non ebbe successo, per cui Niccolò Bazzanti fece solo la statua dell’Orcagna[13][14][15][16]. Di Niccolò sono celebri anche le bellissime repliche in marmo della Venere dei Medici e dell’Apollino per l’arredamento del Palazzo Revoltella a Trieste[17].

Negli anni ’70 dell’ 800 Niccolò cedette la Galleria al suo impiegato Thompson. Alla metà degli anni ’30 del ‘900 il Thompson cedette a sua volta la Galleria al suo impiegato Biagioli.

La famiglia Marinelli[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1960 venne acquistata dalla famiglia Marinelli, che rimise in piedi lo studio di scultura e affiancò i marmi con i celebri bronzi prodotti dalla propria Fonderia Artistica Ferdinando Marinelli.

Per la storica bottega significò un nuovo corso segnato da una gestione manageriale in grado di controllare con maggior rigore la qualità artistica delle opere e di organizzare un’assistenza più capillare nell’esportazione. Inoltre,  ai modelli ottocenteschi ereditati dai vecchi proprietari si aggiunsero quelli della grande gipsoteca della Fonderia[18].

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ AA.VV., Viaggio attraverso l'esposizione italiana del 1861: guida critico descrittiva con Pianta del Palazzo della esposizione., Firenze, Yorick figlio di Yorick, 1861.
  2. ^ J. Kenworthy-Browne, British Patrons of sculpture in Italy. 1814-1830, in La scultura del XIX secolo, 1984.
  3. ^ Archivio Storico di Casa Corsini, Firenze.
  4. ^ John Murray, Handbook of Florence and its environs. with plans of the city and public galleries., London, 1867.
  5. ^ Guida civile, amministrativa, commerciale della città di Firenze: anno primo 1862, Firenze, 1862, p. 226.
  6. ^ Francesco Lumachi, Firenze, nuova guida illustrata storica-artistica-aneddotica della città e dintorni, Firenze, Società Editrice Fiorentina, 1929.
  7. ^ Emilio Bacciotti, Guida di Firenze ossia Firenze illustrata nella sua storia, famiglie, monumenti, arti e scienze con indirizzi commerciali dalla sua origine fino ai nostri tempi, Tipografia Cooperativa, 1886, pp. 14-15.
  8. ^ a b Archivio dell'Accademia di belle Arti di Firenze, 1822.
  9. ^ Archivio di Stato di Firenze, censimento del 1841, 1841, p. 843.
  10. ^ Archivio dell'Accademia di Belle Arti di Firenze, 1840.
  11. ^ Federigo Fantozzi, Nuova guida ovvero descrizione storico artistica della città e contorni di Firenze, Firenze, 1842, pp. 370-371.
  12. ^ Bargellini-Guarnieri, le strade di Firenze vol. I, Firenze, 1977, p. 328.
  13. ^ Missirini M., Di ventotto statue in marmo consacrate ad altrettanti uomini illustri toscani, Firenze, 1838.
  14. ^ Gatteschi S., Il Portico delle Glorie Toscane, Firenze, 1845.
  15. ^ Benericetti Talenti G., L'inaugurazione delle XXVIII statue degli Illustri Toscani, Firenze, 1856.
  16. ^ Jacopozzi S., Le statue degli "Illustri Toscani" nel loggiato degli uffizi, Firenze, 2000.
  17. ^ Pasquale Revoltella (1795-1869), Sogno e consapevolezza del cosmopolitismo triestino, Udine, 1996.
  18. ^ Fonderia Artistica Ferdinando Marinelli, su fonderiamarinelli.it.