Utente:Pancrazio2021/Le vite degli altri

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Le vite degli altri[1] (Das Leben der Anderen) è un film del 2006 di Florian Henckel von Donnersmarck, vincitore del Premio Oscar per il miglior film straniero. È il lungometraggio di debutto del regista e sceneggiatore von Donnersmarck.

Il dramma si confronta con la storia della DDR e indaga lo scenario culturale della Berlino Est controllata dalle spie della Stasi (Ministero per la Sicurezza dello Stato), temuto organo di sicurezza e spionaggio interni.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Le vite degli altri
Titolo originaleDas Leben der Anderen
Paese di produzioneGermania
Anno2006
GenereDrammatico, thriller
RegiaFlorian Henckel von Donnersmarck

Berlino Est, autunno 1984. Il capitano della Stasi Gerd Wiesler viene incaricato di spiare Georg Dreyman, famoso scrittore teatrale e intellettuale, ritenuto all'apparenza non pericoloso per l'ideologia del Partito di Unità Socialista di Germania (SED). Anche il superiore di Wiesler, il tenente colonnello Anton Grubitz, lo incoraggia, promettendogli una promozione nel caso riesca a scoprire qualcosa di compromettente su Dreyman. Insieme alla sua squadra, Wiesler approfitta di una breve assenza di Dreyman dal suo appartamento per piazzarvi numerose microspie.

L'operazione è caldeggiata dal ministro della cultura Bruno Hempf, interessato ad avere a tutti i costi la compagna di Dreyman, l'attrice Christa-Maria Sieland. Wiesler, uomo solo e senza una vita privata, inizia a spiare Dreyman e la compagna, cominciando un po' alla volta a incuriosirsi all'arte e alla letteratura, aspetti della vita a lui fin lì sconosciuti. Qualche giorno dopo Albert Jerska, un vecchio amico di Dreyman, già da anni impossibilitato a lavorare per via delle sue idee politiche, e per questo ormai stanco e disilluso, si suicida. Questo fatto porta Dreyman a cambiare definitivamente opinione sulla Repubblica Democratica Tedesca, decidendo di fare qualcosa per ribellarsi alla società in cui vive.

Con una macchina per scrivere portata clandestinamente a Berlino Est dall'Occidente, Dreyman comincia a stendere un saggio anonimo sull'alta e anomala percentuale di suicidi nella DDR. Convinto di essere al di fuori delle attenzioni della Stasi, per via della sua notorietà nonché di alcune altolocate amicizie, lo scrittore non sospetta di essere in realtà ascoltato giorno e notte da Wiesler, che tuttavia, sempre più affascinato dallo spirito libero e dalle relazioni sentimentali, di amore e d'amicizia, della coppia di artisti, pian piano si sottrae all'incarico di trovare materiale compromettente e, anzi, non fa nulla per ostacolare Dreyman dai suoi intenti; al contrario, lo protegge indirettamente cercando di insabbiare l'intrigo il più a lungo possibile.

Quando Christa-Maria, psicologicamente debole, viene portata su disposizione di Hempf alla sede centrale della Stasi per un interrogatorio, finisce con il rivelare a Grubitz il coinvolgimento di Dreyman nell'articolo, che tanto scalpore ha destato nella nomenklatura socialista; l'appartamento di Dreyman è subito ispezionato, ma la macchina per scrivere — unica prova per inchiodare Dreyman — non viene rinvenuta. Grubitz, comunque, per provare la lealtà di Wiesler, fissa un nuovo interrogatorio dell'attrice sotto la sua supervisione, in cui ella rivela definitivamente il nascondiglio dell'oggetto.

Appena prima dell'ennesima ispezione, Wiesler si affretta verso l'abitazione di Dreyman e porta via la macchina per scrivere. Quando Grubitz inizia a cercare proprio nel nascondiglio escogitato da Dreyman e rivelato da Christa-Maria, questa — non sapendo che il posto è ormai vuoto — non può reggere la vergogna del tradimento; si precipita fuori di casa e si getta sotto un camion di passaggio, che la ferisce a morte. L'indagine su Dreyman si chiude in un nulla di fatto ma, pur senza poterlo provare, ora a Grubitz è chiaro che Wiesler ha protetto l'uomo; lo affronta e gli preannuncia la fine della sua carriera.

Due anni dopo la caduta del muro, in seguito alla riunificazione, Dreyman reincontra Hempf e apprende che anche la sua vita, come quella di tanti altri innocenti cittadini, era spiata. Una volta letti i documenti della Stasi relativi alla sua persona, molto perplesso, capisce finalmente che l'agente "HGW XX/7", sigla identificativa di Wiesler, lo ha coperto. Riesce a rintracciarlo; ora l'uomo si guadagna da vivere come semplice fattorino. Dreyman vorrebbe andare a parlargli ma, non trovando parole o gesti che possano esprimere la gratitudine per avergli salvato la vita, se ne va.

Passano altri due anni e durante il suo lavoro Wiesler nota per caso la pubblicità del nuovo romanzo scritto da Dreyman, dal titolo Sonata per gli uomini buoni. Sfogliandolo in una libreria, vi legge «dedicato a HGW XX/7, con gratitudine» e decide di acquistarlo; quando il commesso gli chiede se lo desidera in una confezione regalo, lui risponde con un lieve sorriso: «No, lo prendo per me».

Casa 1 del Ministero per la Sicurezza dello Stato, oggi Memoriale della Normannenstrasse

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

Sviluppo e pre-produzione[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2001 Von Donnersmarck ha iniziato una ricerca che è durata quasi quattro anni. Ha intervistato le con vittime e i “carnefici” della Stasi e ha visitato i relativi siti storici. Per scrivere la prima bozza, ha detto di essersi trasferito per un mese in una cella del monastero cistercense di Heiligenkreuz nel Wienerwald, in Austria.

Il budget del film ammontava a circa 1,8 milioni di euro. Per la colonna sonora del film, von Donnersmarck ha scelto il compositore libanese Gabriel Yared, molto apprezzato dal regista per i suoi lavori precedenti.

Riprese, post-produzione e luoghi[modifica | modifica wikitesto]

Le riprese si sono svolte tra il 26 ottobre e il 17 dicembre 2004 e questo lasso di tempo limitato lasciano spazio all’improvvisazione. I creatori hanno sottolineato il grande sforzo fatto per assicurare l’autenticità storica delle attrezzature: per esempio, i marchingegni per le intercettazioni che appaiono nel film erano un’attrezzatura originali della Stasi. Il film è stato girato quasi esclusivamente a Berlino. Le riprese esterne davanti all’appartamento di Dreyman si sono svolte nel quartiere Friedrichshein; mentre quelle interne all’appartamento (disabitato al momento delle riprese) della soffitta e delle scale nel quartiere Prenzlauer Berg.

Stile[modifica | modifica wikitesto]

Le vite degli altri rientra in diversi generi e unisce elementi drammatici, melodrammatici, thriller e sentimentali. L’opera è stata descritta anche come un film di spionaggio politico, uno studio psicologico, una visione introspettiva, un ritratto della società e un’opera morale.

Accoglienza della critica[modifica | modifica wikitesto]

Critica tedesca riguardo la rappresentazione della RDT e della Stasi[modifica | modifica wikitesto]

Molti critici pensano che Le vite degli altri abbia affrontato con serietà il tema della RDT, rinunciando a rappresentarla in modo folkloristico o sulla scia dell‘Ostalgia, cosa che fu invece contestata a film come Good Bye, Lenin! (2003), che avrebbe soddisfatto il bisogno degli ex cittadini della RDT che negli anni in cui la Germania era divisa erano stati conformi al sistema comunista di vedere negata la loro complicità con il regime. Riguardo questo confronto il regista von Donnersmarck ha evidenziato come Good Bye, Lenin! abbia permesso "per la prima volta di scherzare del tema della RDT“.

Ulrich Mühe e Johanna Schall alla manifestazione del 4. Novembre 1989 ad Alexanderplatz

Andreas Kilb ha rilevato che Le vite degli altri è il primo film ad aver posto la Stasi al centro della narrazione. Von Donnersmarck descrive la RDT "come uno stato in cui ogni parola viene ascoltata, ogni passo seguito. Alla fine non esiste più la realtà, ma solo trafile e protocolli”.

Daniel Kothenschulte pensava che il film volesse affrontare il passato nazionalsocialista attraverso la contrapposizione tra i pochi malintenzionati e una maggioranza di persone di buon cuore, senza alcun confronto con la partecipazione collettiva alla Stasi.

Secondo il giudizio di Claus Löser, il film ha contribuito all’analisi del regime dittatoriale della RDT guardandolo da una nuova prospettiva. L’analisi mette in evidenza la perfidia del sistema.

Critica estera[modifica | modifica wikitesto]

Von Donnersmarck rispose in modo coraggioso alla domanda che nessuno riusciva a porsi in Polonia: cosa si desidera di più – verità o riconciliazione? La sua opera è la prima vivisezione riuscita di uno stato totalitario comunista.

Il film, trovò Le Monde, affronta il passato senza tabù e mostra la società tedesca da un punto di vista maturo. L’Humanité descrisse l’opera come controparte del genere dell’Ostalgia. Il film sembra aprirsi a un anticomunismo primitivo, ma l'approfondito studio della psicologia dei personaggi gli dà complessità.

Le vite degli altri ricevette molte critiche positive negli Stati Uniti. Il New York Times apprezzò il chiaro punto di vista di von Donnersmarck. Secondo Variety, il film affascina grazie alla rinuncia agli stereotipi del thriller politico nonostante sia ricolmo di dialoghi, con poche scene d’azione e prodotto a basso costo.

Aderenza ai fatti storici[modifica | modifica wikitesto]

Struttura e procedura della Stasi[modifica | modifica wikitesto]

Il Ministero per la Sicurezza di Stato, o Stasi, (e abbreviato in MfS) era il servizio di intelligence interno ed estero della RDT, nonché l’agenzia investigativa per i “crimini politici”; dunque, aveva anche la responsabilità di monitorare e smascherare figure dell’opposizione e potenziali dissidenti. Il governo della RDT si aspettava che gli artisti appoggiassero la linea politico-culturale ufficiale.

Inoltre, lo Stato poteva imporre dei divieti a livello professionale agli artisti oppositori. Negli anni ’80, la Stasi si serviva principalmente di mezzi psicologici come l’isolamento.

Il cambiamento di opinione dei dipendenti dell’MfS e la questione dei suicidi[modifica | modifica wikitesto]

La rappresentazione fatta da von Donnersmarck della procedura operativa è storicamente imprecisa, dato che con i meccanismi di controllo interno e dei registri molto burocratici all’interno della gerarchia della Stasi non sarebbe stata possibile. Che poi qualcuno di loro ammiri gli artisti è un’illusione di von Donnersmarck, che non ha “praticamente idea” di come sia la vita dei dipendenti dell’MfS.

Allo stesso modo, Werner Schulz, un ex esponente del movimento per diritti civili nell’RDT, si è lamentato del distacco del film dalla veridicità storica.

Inoltre, contrariamente a quanto suggerisce il film, non può essere dimostrata una correlazione causale diretta tra la dittatura dell’RDT e il tasso di suicidi.

Temi[modifica | modifica wikitesto]

Sorveglianza statale[modifica | modifica wikitesto]

La RDT e la Stasi sono simboli di una paranoia generalizzata e di un clima di sfiducia verso tutti, che porta il governo a sospettare dei cittadini, i quali sono accusati di comportamenti sovversivi, anche in circostanze quotidiane o banali.

Wiesler scopre il romanzo a lui dedicato nella mostra della Karl-Marx-Buchhandlung sulla Karl-Marx-Allee a Berlino.

Cambiamento, riconciliazione e ricordi[modifica | modifica wikitesto]

Dreyman e Wiesler, i due protagonisti, sono dapprima comunisti fermamente convinti, che mettono in dubbio la propria fede politica nel momento in cui si confrontano l’uno con l’altro; i protagonisti rispecchiano, anche se non in modo assoluto, la tendenza della fine della RDT all’apertura verso l’"altro”, il diverso.

Il cambiamento di Wiesler[modifica | modifica wikitesto]

Gli uomini della Stasi dovevano credere nel socialismo e opporsi duramente agli “elementi ostili e negativi”, entrambe caratteristiche incarnate da Wiesler. Il confronto diretto con Dreyman mette però alla prova la sua convinzione. Ci sono diverse interpretazioni del cambiamento di Wiesler, che può essere dovuto al “contagio” con un nuovo modo di pensare e di provare emozioni, oppure semplicemente al suo buon cuore nascosto.

Comprensione umanistica dell'arte[modifica | modifica wikitesto]

Il regista von Donnersmarck è convinto che l’arte fine a sé stessa e senza fini propagandistici possa cambiare le persone, tant’è vero che Wiesler rinasce proprio dopo aver letto il libro Sonata per gli uomini buoni.

Martina Gedeck (2007)

La figura sottomessa della donna[modifica | modifica wikitesto]

Il personaggio di Christa-Maria Sieland è una donna irrazionale, piena di complessi, compiacente, debole, soggiogata e colpevole, che brama l’approvazione degli uomini. Nel finale del film sacrificherà persino la sua vita pur di non intralciare più le relazioni tra due uomini. Al contrario, invece, i personaggi maschili hanno la possibilità di maturare ed evolversi. Per questo il film è stato ritenuto misogino.

Bertold Brecht[modifica | modifica wikitesto]

Nel film si può riconoscere una relazione tra il personaggio di Wiesler, che rappresenta la trasformazione dell’individuo, e l’ideologia di Brecht, secondo la quale solo con un cambiamento collettivo della società può garantire una vita migliore. La poesia Erinnerung an die Marie A. di Brecht, una delle più apolitiche e che tratta la sensibilità verso la bellezza e l’amore, rappresenta la trasformazione del protagonista. Inoltre, il titolo del libro Sonata per gli uomini buoni ricorda quello dell’opera teatrale L’anima buona di Seuzan di Brecht.


Riferimenti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Le vite degli altri, in Wikipedia, 10 maggio 2021. URL consultato il 10 maggio 2021.