Utente:Noce09/Ufficio Centrale del Reich per la lotta allo ziganismo

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L'Ufficio Centrale del Reich per la lotta allo ziganismo deriva dal primo Servizio di intelligence della Polizia di Sicurezza relativo agli zingari (in tedesco: Nachrichtendienst für die Sicherheitspolizei in Bezug auf Zigeuner), noto in breve come Centro zingari (in tedesco: Zigeunerzentrale) fondato nel 1899 a Monaco di Baviera. Questo primo servizio di intelligence è stato il modello per gli altri "centri zingari" di polizia nazionali e internazionali.

Durante gli anni della Repubblica di Weimar fu finanziato e utilizzato da tutti gli Stati tedeschi: il suo compito consisteva nel controllare un'ipotetica "peste zingara" con l'aiuto della polizia, soprattutto attraverso la creazione di un database di individui con la registrazione degli "zingari" e dei "nomadi" in uno schedario centrale, cosa che li portò a essere equiparati ai criminali seriali nel lavoro quotidiano della polizia.

Con il nazionalsocialismo al potere, il Centro zingari fu gradualmente trasformato in "Ufficio Centrale del Reich per la lotta allo ziganismo" sulla base dei decreti del 1936 e del 1938 in materia di riorganizzazione della polizia criminale del Reich. L'ufficio fu trasferito a Berlino nel neonato Ufficio di Polizia Criminale del Reich (in tedesco: Reichskriminalpolizeiamt, RKPA), che a sua volta costituì l'Ufficio V dell'Ufficio Centrale per la Sicurezza del Reich (RSHA). Insieme al Centro Ricerche per l'Igiene e la Razza (RHF), l'Ufficio Centrale del Reich organizzò la registrazione e le deportazioni che sfociarono nei Porrajmos, oltre al servizio di identificazione e all'organizzazione delle informazioni individuali.

Il cosiddetto "Centro zingari" fu ricostituito a Monaco di Baviera nel 1946, in continuità con l'Ufficio Centrale del Reich sia in termini di personale che di registri, e in seguito fu chiamato eufemisticamente Landfahrerstelle (Ufficio dei viaggiatori), anch'esso derivato dalla terminologia nazista. Ora faceva parte dell'Ufficio statale bavarese per le indagini criminali, negli anni '70 fu sciolto per incostituzionalità. Gli archivi personali raccolti furono poi consegnati agli ziganologi che si riconoscono nella tradizione della RHF.

Fondazione del Centro zingari nel 1899[modifica | modifica wikitesto]

Numero di "zingari" registrati dal Centro zingaro di Monaco nel 1899, 1905 ("Libro degli zingari"), 1925, 1938 (prima del trasferimento a Berlino).

Il 28 marzo 1899, nacque a Monaco di Baviera il "Servizio di intelligence per la polizia di sicurezza in relazione agli zingari", in breve "Centro zingaro"[1][2], sotto la guida dell'avvocato e funzionario di polizia Alfred Dillmann. La fondazione fu preceduta da intensi dibattiti politici sulle varie scelte da seguire per combattere la "peste zingara".

Angelika Albrecht, che ha analizzato la percezione e la lotta della polizia contro la "peste zingara" in Baviera dal 1871 al 1914[3], è giunta alla conclusione che, sulla base dei rapporti di polizia e delle statistiche sulla criminalità, l'idea di una "inondazione" di "zingari" era infondata, contrariamente alla percezione contemporanea, anche per i pregiudizi stereotipati sulla criminalità: ad esempio, la teoria dei frequenti incendi dolosi da parte degli "zingari", diffusa anche tra le autorità dell'epoca, non aveva alcun fondamento nella realtà. Dal 1871 al 1914, in Baviera si può dimostrare un solo processo contro gli "zingari" con l'accusa di incendio doloso[4].

L'obiettivo principale del Centro fu la creazione di un registro degli zingari[5] di età superiore ai sei anni[6]. Ogni individuo "zingaro" doveva essere immediatamente segnalato dalle autorità regionali per telefono o via telegrafo[7], per fornire le seguenti informazioni:

«1. dati personali dei membri dei singoli gruppi;
2. documenti di legittimazione in base al contenuto, alla data e alla produzione, con particolare attenzione a eventuali note emesse o prorogate dalle autorità bavaresi;
3. cavalli e altri animali, carri e altri oggetti trasportati degni di nota;
4. origine e direzione del viaggio;
5. misure di polizia adottate e indagini penali avviate;
6. indicazione dei motivi per i quali non sono stati presi provvedimenti in conformità alle risoluzioni citate.

Risoluzione del Ministero degli Interni della Baviera del 28 marzo 1899.[7]»

L'ultimo punto dimostra la pressione ritenuta necessaria verso le autorità regionali per fare in modo che rispettassero gli ordini: si sperava che i funzionari preferissero imporre la repressione agli "zingari" piuttosto che dover rilasciare spiegazioni scritte per il loro mancato intervento.[7] Inoltre, il Centro doveva essere informato di eventuali sentenze e pene detentive, nonché dell'esecuzione di tali sentenze.[8] Se gli "zingari" fossero stati sospettati di essere responsabili, la prescrizione della pena veniva revocata e il principio guida della polizia era: punizione ad ogni costo, con l'obiettivo di discriminare, stigmatizzare e criminalizzare le persone colpite, come commenta Reiner Hehemann.[8] Quando fu fondato il Centro zingari, tutti gli uffici distrettuali dovettero inviare a Monaco di Baviera una panoramica dei loro fascicoli sugli "zingari".[9] Sulla base di questa raccolta di dati, fu possibile determinare che nel 1899 in Baviera vivevano solo 1.242 "zingari".[9]

La pratica dell'Ufficio centrale zingari non rimase senza conseguenze; nel lavoro quotidiano della polizia, portò ad equiparare gli "zingari" e le "persone che si muovono alla maniera degli zingari" ai criminali seriali.[10] Tra il 1900 e il 1933, in Germania furono emessi circa 150 decreti speciali contro gli "zingari",[11] il che fornì sufficiente spazio per ulteriori criminalizzazioni.

Il "Libro degli zingari" di Dillmann del 1905[modifica | modifica wikitesto]

Frontespizio del "Libro degli zingari" di Alfred Dillmann (1905).

Nel 1905, Dillmann compilò il "Libro degli zingari" a partire dall'indice delle schede con i dettagli dei profili individuali di 3.350 persone. Oltre all'introduzione alla "peste zingara", per le autorità fu di particolare interesse la sezione sugli individui, con tanto di fotografie[6].

Il libro è stato distribuito in 7.000 copie[12], inviato alle autorità bavaresi e non. L'accesso e la ricchezza di materiale del Centro zingaro continuarono ad ampliarsi anche dopo la pubblicazione del libro. Dal 14 aprile 1911, per decreto, si dovettero registrare anche le impronte digitali di tutti gli "zingari" in tutto lo Stato e inviarle all'Ufficio centrale, e dal 21 aprile 1913 gli uffici anagrafici dovettero segnalare nascite, matrimoni e decessi.[5][13] Dopo la prima guerra mondiale, il Libro degli zingari fu ormai obsoleto e adatto solo per un uso limitato,[14] nel 1925 fu abbandonata l'idea di riorganizzare il testo come un periodico annuale.[15]

Al processo ai dottori di Norimberga, furono presentati alcuni estratti del "Libro degli zingari" come prove.[16]

La "Conferenza degli zingari" di Monaco del 1911[modifica | modifica wikitesto]

L'unica regolamentazione esistente a livello nazionale fu d'intralcio, in una conferenza tenuta a Monaco il 18 e 19 dicembre 1911 si superò il problema: i delegati dei governi di Baviera, Prussia, Sassonia, Württemberg, Baden, Assia e Alsazia-Lorena votarono a favore e all'unanimità per l'istituzione dei servizi segreti per gli zingari.[17] Il tentativo di istituire un quartier generale del Reich si scontrò con le preoccupazioni prussiane, secondo cui le spese sarebbero state troppo elevate e l'efficacia troppo bassa, e che la Baviera, con un proprio quartier generale attivo, non sarebbe stata migliore degli altri Stati sprovvisti[18]: Monaco rimase o comunque o fu considerata il "quartier generale del Reich" non ufficiale.[19]

Vi era un chiaro disaccordo sulla definizione di chi fosse effettivamente uno "zingaro": da un lato, le autorità non volevano limitare le azioni utilizzando una definizione troppo stringente di "zingaro", dall'altro non volevano includere persone "innocue". Il compromesso arrivò differenziando largamente gli "zingari" dalle persone "simili agli zingari".[20] Il problema delle deportazioni permanenti dalla rispettiva area di giurisdizione fu discusso ma non risolto: gli zingari dovevano essere deportati nello Stato di cui erano cittadini. I rappresentanti prussiani si opposero alla naturalizzazione degli "zingari" apolidi, purché non avessero rinunciato al loro "status di zingari". L'Alsazia-Lorena propose di deportare gli "zingari" nelle colonie tedesche.[21] Theodor Harster[22] presentò la possibilità di sfruttare la dattiloscopia.[23]

La Baviera diede seguito alla conferenza con un memorandum contenente una descrizione completa degli obiettivi e dei compiti dei centri per zingari.[24] I successivi negoziati per uniformare l'approccio fallirono a causa del particolarismo degli Stati federali.[25] I dati personali venivano scambiati intensamente con gli altri centri zingari esistenti, ad esempio con il centro in Svizzera già dal 1910.[26]

Dal primo dopoguerra alla Repubblica di Weimar (1918-1933)[modifica | modifica wikitesto]

La polizia effettua una retata a Renningen nell'inverno 1937-1938.

Il Centro Zingari fu in grado di funzionare per un breve periodo: il 29 aprile 1919, durante il periodo della Repubblica Bavarese dei Consigli, gli archivi furono bruciati dai rivoluzionari insieme a quelli della polizia politica.[27] Dopo la soppressione, riprese l'attività e fu di nuovo operativo già nel 1922.[28]

Il Centro di Monaco riprese quindi i negoziati non più a livello di governo ma di polizia[29], infatti la sede di Monaco era utilizzata e finanziata da tutti gli Stati tedeschi.[30] Durante il periodo della Repubblica di Weimar non esisteva un ufficio del Reich, così come non esistevano forze di polizia del Reich: entrambi furono introdotti solo dallo Stato nazista. Nel 1925, a Monaco erano conservati 14.000 fascicoli di persone e famiglie tedesche.[31]

L'Ufficio Centrale del Reich per la lotta allo ziganismo (1936-1945)[modifica | modifica wikitesto]

Arthur Nebe, capo dell'Ufficio di Polizia Criminale del Reich, ordinò le deportazioni di massa di "zingari" e li propose come "volontari" per gli esperimenti medici.

La coesistenza di leggi nazionali, di ordinanze regionali e locali fu gradualmente superata dallo Stato nazista attraverso l'opera di centralizzazione.[32] Uno dei promotori di questo processo fu Karl Zindel[33], capo dipartimento dell'Ufficio principale della Sicherheitspolizei dal 1936 e dell'IKPK dal 1940. Nel 1936, "pensò alla struttura della legge sugli zingari del Reich" e alla centralizzazione della registrazione, identificazione e schedatura, che, durante la prima fase, trasferì la competenza nazionale della corrispondenza con il "Registro degli zingari" internazionale dell'IKPK a Monaco di Baviera come "Ufficio centrale".[34][35]

Con l'avvento del nazionalsocialismo, fu avviata la centralizzazione con il decreto sulla riorganizzazione della polizia criminale del Reich del 20 settembre 1936,[36] il quale abolì l'indipendenza organizzativa delle polizie criminali regionali e istituì l'Ufficio di polizia criminale del Reich, nel quale venne incorporato un "Centro del Reich per la lotta allo ziganismo". Il trasferimento presso la sede di Monaco fu annunciato e attuato con un decreto speciale del 16 maggio 1938.[37] Gli archivi della sede centrale di Monaco divennero la banca dati nazionale già dal 1936.[38] Nel 1938 videro la luce oltre 17.000 archivi in cui erano registrate in totale 30.903 persone.[39]

Con il decreto di Heinrich Himmler del 27 settembre 1939, l'Ufficio di polizia criminale del Reich, diretto da Arthur Nebe, divenne l'Ufficio V dello RSHA. Le innovazioni prevedevano anche una struttura gerarchica composta dal Quartier Generale del Reich, da 21 Uffici di Polizia ubicati a Königsberg, Praga, Vienna, Monaco e Amburgo,[40] ai quali erano subordinati gli Uffici di Polizia delle singole città. Dal 1942, il Centro del Reich fece parte del Dipartimento V A 2 b della RKPA: V A stava per "politica criminale e prevenzione", 2 per "prevenzione" e b per "asociali, prostitute, zingari"[41]; VA2b5 rappresentò quindi il codice del quartier generale del Reich.[42]

I pochi fascicoli personali sopravvissuti (e accessibili) mostrano come i compiti quotidiani dell'Ufficio centrale del Reich, cioè le informazioni personali che erano comuni anche prima del 1933, si trasformarono senza soluzione di continuità in ordini tipici dello Stato nazista, come ad esempio nel caso delle sterilizzazioni "volontarie", degli aborti "volontari", dei lavori forzati, della privazione di vari diritti, della detenzione preventiva e persino della consegna nei campi di concentramento.[43]

Il 20 giugno 1941, il Ministero degli Interni del Reich decretò che gli uffici anagrafici dovevano esaminare con particolare attenzione le richieste di licenza di matrimonio nel caso che esistesse il sospetto di una "influenza di sangue zingaro". Il 1° agosto 1941, lo RSHA decretò che se i dipartimenti locali di investigazione criminale non fossero stati in possesso dei certificati razziali, la RKPA o l'Ufficio centrale del Reich per la lotta allo ziganismo avrebbero fornito le informazioni agli uffici anagrafici che ne avessero fatto richiesta.[44]

Deportazioni di massa[modifica | modifica wikitesto]

Oltre a fornire le informazioni sugli individui e a impartire gli ordini, l'Ufficio centrale del Reich fu anche coinvolto nell'organizzazione delle deportazioni di massa: ad esempio, nella deportazione di maggio del 1940 furono deportati circa 2.500 "zingari" dall'ovest del Reich. Josef Eichberger fu il diretto responsabile della deportazione in uno dei tre punti di raccolta, la fortezza di Hohenasperg.[45] La compilazione delle liste per la deportazione fu affidata alle autorità di polizia locali. Un rappresentante del quartier generale del Reich si recò anche a preparare la deportazione di 6.000 "zingari" dall'Austria prevista per la primavera del 1940.[46] Il superiore di Eichberger, Nebe, cercò di ottenere una deportazione di massa degli "zingari" di Berlino nel 1939, telegrafando ad Adolf Eichmann a Vienna "quando posso inviare gli zingari di Berlino". Eichmann suggerì:"Per quanto riguarda la deportazione degli zingari, siamo informati che il primo trasporto di ebrei partirà da Vienna venerdì 20 ottobre 1939. In questo trasporto possono essere aggregati tre o quattro vagoni di zingari".[47]

Il regolamento che interpretava il decreto Auschwitz del 16 dicembre 1942, sotto forma di lettera esplicita del 29 gennaio 1943, comprendeva anche l'istruzione per le autorità di polizia locali di inviare un modulo e una scheda relativa a ogni prigioniero all'ufficio del comandante ad Auschwitz, nonché una copia alla sede centrale del Reich.[48] All'arrivo al campo zingari di Auschwitz, il documento doveva essere presentato al quartier generale che aveva ordinato l'ammissione.[49] I rapporti di morte dal campo di concentramento di Auschwitz venivano inviati tramite il quartier generale del Reich agli uffici regionali subordinati, che a loro volta dovevano poi informare i parenti interessati. Ad esempio, Eichberger segnalò la morte di A. alla polizia di Duisburg il 15 dicembre 1943.[50] Poiché gli "zingari" erano stati "bloccati" dal 1938, cioè non potevano più cambiare il loro luogo di residenza, si può concludere che questa segnalazione negativa non era certo dovuta a una partenza volontaria.

Il ripristino come Landfahrerstelle a Monaco (dal 1946)[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1945, l'Ufficio del Governo Militare per la Germania (USA) (OMGUS; in inglese Office of Military Government for Germany (U.S.), in tedesco Amt der Militärregierung für Deutschland (Vereinigte Staaten)) sciolse le organizzazioni di polizia tedesche esistenti, le cui funzioni furono provvisoriamente assunte dalla polizia militare americana. In seguito a una direttiva delle autorità di occupazione del 24 aprile 1946, Michael Freiherr von Godin ricostituì la polizia statale bavarese.

Già nel maggio 1946, il "Centro di informazione sugli zingari", o in breve "Polizia degli zingari", fu ricostituito all'interno dell'Ufficio dello Stato per il riconoscimento. Tra il 1947 e il 1951, a causa della breve diminuzione della legittimità dell'antiziganismo apertamente razzista, fu rinominato "Centro di raccolta e informazione sugli zingari" e fu nuovamente basato presso la Direzione della Polizia di Monaco.[51]

Josef Eichberger divenne capo dell'Ufficio di Monaco alla fine degli anni '40 o all'inizio degli anni '50.[52] Anche altri "esperti di zingari" dell'Ufficio avevano ricoperto un ruolo equivalente nella polizia dello Stato nazista, come ad esempio Karl-Wilhelm Supp[53] e Rudolf Uschold.[54]

Con la fondazione della Repubblica Federale Tedesca nel 1949, furono abolite le restrizioni alleate, compresa l'abrogazione della "legge sugli zingari" del 1926.[55] I ministeri degli Interni tedeschi si attivarono per istituire un "Centro federale per la lotta ai nomadi criminali", nonché un "Servizio di intelligence e un Ufficio centrale di registrazione".[56]

Nel maggio 1949, gli archivi della Landfahrerstelle furono arricchiti da quelli della Centro Ricerche per l'Igiene e la Razza (Rassenhygienische Forschungsstelle, RHF). Eva Justin, ex dipendente della RHF, consegnò a Uschold 40 fascicoli contenenti genealogie, schedari, foto, ecc.[57] Nel 1951, Uschold chiese un centro nazionale della Nuova Polizia per combattere efficacemente il "Landfahrerunwesen".[58] Il 22 dicembre 1953, la Landfahrerzentrale ricevette una nuova base giuridica per la sua speciale registrazione razziale con la nuova ordinanza sui Landfahrer, che era essenzialmente simile alla precedente legge sugli zingari del 1926. Il centro di Monaco divenne di fatto il centro federale, verso il quale tutti gli Stati federali trasmettevano i dati.[59] Questi archivi nazisti venivano utilizzati per le normali informazioni personali della Landfahrerstelle. Ad esempio, nell'ottobre 1956, Hans Eller inviò alla polizia di Amburgo una copia di un "rapporto razziale" redatto nel 1941 per "l'identificazione personale", affermando che la persona in questione aveva "alcune caratteristiche razziali in comune con gli ebrei"[60] oppure Geyer informò che la persona in questione era "di origine zingara dal 1939" e che "la persona era un «bastardo zingaro» sulla base di un rapporto del Centro di ricerca sull'igiene razziale di Berlino del 12 dicembre 1941".[60]

I fascicoli erano sopravvissuti anche nei centri zingari subordinati di altri Paesi; questi venivano copiati, scambiati e confrontati attraverso i centri zingari ristabiliti degli uffici statali di investigazione criminale. Venivano diffusi anche elenchi con i numeri dei campi di concentramento.[61]

Nel 1950, non solo il centro di Monaco si era saldamente affermato come centro di esperti. Il 22 febbraio 1950, i ministeri delle finanze della Germania federale presentarono la "Circolare E 19 alle autorità preposte alla restituzione": "L'esame dell'ammissibilità alla restituzione degli zingari e dei bastardi zingari in conformità alle disposizioni della legge sul risarcimento ha portato alla conclusione che il suddetto gruppo di persone non è stato prevalentemente perseguitato e imprigionato per motivi razziali". L'Ufficio centrale di polizia per l'identificazione criminale e la statistica di Monaco di Baviera, ovvero la Landfahrerstelle, era stato incaricato come uno dei numerosi organi investigativi regionali nel prendere decisioni preliminari nei procedimenti di risarcimento.[53]

La Landfahrerstelle sostenne lo ziganologo Hermann Arnold, che seguì l'opera di Robert Ritter, prestandogli, tra l'altro, gli alberi genealogici a partire dagli anni Cinquanta.[62][63] Nel 1960, i fascicoli furono nuovamente consegnati al privato Arnold con l'approvazione del Ministero degli Interni bavarese. Quest'ultimo aveva dichiarato che dal 1947 era impegnato in studi socio-biologici, in particolare sugli "zingari".[64][65] Arnold a sua volta mise a disposizione delle autorità di polizia le copie dei fascicoli.[66] La Landfahrerstelle della polizia di Monaco fu ufficialmente sciolta nel 1970[67][62] e anche la Landfahrerverordnung fu abrogata nel 1970.[62]

Dopo il 1945, la registrazione di Sinti e Rom fu ristabilita con il "Centro bavarese dei nomadi". Il suo iniziatore, Hans Eller, fu coinvolto nella deportazione dei Sinti e Rom bavaresi ad Auschwitz. Anche l'ispettore investigativo bavarese Karl Wilhelm Supp fu coinvolto nel genocidio fino al 1945, poi diventò capo del dipartimento di ricerca e i suoi risultati continuarono a essere conservati e utilizzati. Fino al 1998, la "persona di tipo Sinti e Rom" fu registrata separatamente dalle autorità di polizia dello Stato per "motivi puramente di polizia", e questa attività non era "contraria allo stato di diritto né razzista", come affermò Hermann Regensburger, responsabile del Ministero degli Interni. Nell'ottobre 2001, più di cento anni dopo la fondazione del "Servizio di informazione sugli zingari", è stata ufficialmente interrotta l'ultima registrazione etnica speciale dei Rom rimasta attiva.[68]

La Baviera come modello: altri centri zingari nazionali e internazionali[modifica | modifica wikitesto]

Una delle due sedi dell'Organizzazione Internazionale di Polizia Criminale (ICPOL) a Berlino dopo il 1938: la villa della Conferenza di Wannsee. Il registro degli zingari dell'ICPOL era stato trasferito a Berlino; Reinhard Heydrich era il capo dell'ICPOL.

Il "Centro zingaro" di Monaco di Baviera del 1899 fu il modello per la creazione di centri simili in altri Paesi e Stati, per citare solo alcuni esempi: In Sassonia, la direzione della polizia di Dresda fu responsabile della raccolta di dati personali, impronte digitali e fotografie a partire dal 1908.[69] La Svizzera creò un registro degli zingari nel 1909 sul modello di Monaco di Baviera.[70] Anche il Baden aveva un proprio ufficio di intelligence a Karlsruhe che collaborò strettamente con Monaco a partire dal 1922.[71]

I funzionari potevano essere scettici e astenersi dal creare nuovi centri, come nel caso del presidente del distretto di Arnsberg o dell'amministratore del distretto di Siegen: entrambi ritennero che lo sforzo richiesto fosse troppo importante e che le norme esistenti fossero sufficienti.

In occasione di una riunione a Roma nel 1932, l'Organizzazione Internazionale di Polizia Criminale (ICPOL), il predecessore dell'Interpol, decise di istituire a Vienna un "ufficio centrale internazionale per la lotta allo ziganismo", che avrebbe raccolto dati personali, impronte digitali e fotografie, nonché alberi genealogici. L'obiettivo fu quello di facilitare lo scambio di informazioni sulle persone tra gli Stati.[72][73]

Con l'annessione dell'Austria il 12 marzo 1938, anche la sede di Vienna passò sotto il controllo dei nazionalsocialisti e l'ICPOL fu trasferito a Berlino sotto la guida di Reinhard Heydrich. Tra i fascicoli trasferiti a Berlino c'era il Registro internazionale degli zingari, che, come altri fascicoli, fu utilizzato dallo RSHA per i propri scopi.

L'istituzione di nuovi centri zingari in Germania può essere fatta risalire agli anni '60; ad esempio, nell'aprile 1962, l'Ufficio di Polizia Criminale del Nord Reno-Westfalia annunciò l'istituzione di un centro zingaro, che nel novembre dello stesso anno aveva già registrato 2.662 persone e 897 veicoli a motore.[74]

Trattamento degli autori di crimini nazisti[modifica | modifica wikitesto]

Nella maggior parte dei casi, le accuse contro gli organizzatori delle deportazioni non hanno portato a una condanna o a pene seppur minime.[75]

Memoriale[modifica | modifica wikitesto]

L'erezione di un monumento commemorativo nelle immediate vicinanze della sede della polizia di Monaco, all'angolo tra Neuhauser Straße e Ettstraße, il luogo della cattura e dell'arresto, non poté essere realizzata perché il Ministero degli Interni bavarese non approvò la posizione.[76]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Risoluzione ministeriale del Ministero degli Interni bavarese del 28 marzo 1899, in Gilsenbach, Ayaß, p. 39.
  2. ^ Hehemann, p. 285.
  3. ^ Angelika Albrecht, Zigeuner in Altbayern 1871-1914. Eine sozial-, wirtschafts- und verwaltungsgeschichtliche Untersuchung der bayerischen Zigeunerpolitik. in Rezension von Martin Holler, su hsozkult.de.
  4. ^ Angelika Albrecht, Zigeuner in Altbayern 1871-1914. Eine sozial-, wirtschafts- und verwaltungsgeschichtliche Untersuchung der bayerischen Zigeunerpolitik, pp. 261-263. in Rezension von Martin Holler, su hsozkult.de.
  5. ^ a b Gilsenbach, Ayaß, p. 17.
  6. ^ a b Hans Hesse e Jens Schreiber, Vom Schlachthof nach Auschwitz: die NS-Verfolgung der Sinti und Roma aus Bremen, Bremerhaven und Nordwestdeutschland, Tectum Verlag DE, 1999, p. 24, ISBN 978-3-828-88046-7 (archiviato dall'url originale l'8 ottobre 2010).
  7. ^ a b c Hehemann, p. 285.
  8. ^ a b Hehemann, p. 286.
  9. ^ a b Hehemann, p. 287.
  10. ^ Marion Bonillo: "Zigeunerpolitik" im Deutschen Kaiserreich 1871-1918., su hsozkult.de.
  11. ^ Gilsenbach, Ayaß, p. 19.
  12. ^ Leo Lucassen, Harmful tramps » Police professionalization and gypsies in Germany, 1700-1945., su journals.openedition.org, pp. 29-50.
  13. ^ Ad Amburgo, ad esempio, il regolamento speciale in base al quale gli uffici anagrafici dovevano segnalare tutti i matrimoni, i decessi e le nascite al dipartimento di investigazione criminale è esistito fino al 1985 ed è stato cancellato solo dopo le proteste dell'RCU. Fortgesetztes Unrecht, su romahistory.com (archiviato dall'url originale il 24 ottobre 2010).
  14. ^ Hehemann, p. 289.
  15. ^ Hehemann, p. 360.
  16. ^ Walter de Gruyter, Erschließungsband zur Mikrofiche-Edition, Walter de Gruyter, 2000, p. 62, ISBN 978-3-110-96299-4.
  17. ^ Hehemann, p. 291, 344.
  18. ^ Hehemann, p. 291.
  19. ^ Hehemann, p. 293.
  20. ^ Hehemann, p. 345.
  21. ^ Hehemann, p. 353.
  22. ^ Todesdatum: „bei der erstmaligen Erstürmung von Wytschaete in Flandern“ im Herbst 1914 gefallen. Klaiber: Die Reichskriminalpolizei. (Vortrag beim Verbandstag der Kriminalbeamten im Juni 1920 in Stuttgart) Berlin 1920. S. 5. Nach: Manfred Teufel: Das (Kgl.) Württembergische Landespolizeiamt 1914 – 1923. In: Die Kriminalpolizei September 2004, S. 6–22.
  23. ^ Hehemann, p. 344.
  24. ^ Hehemann, p. 354.
  25. ^ Hehemann, p. 357.
  26. ^ Thomas Huonker, Roma, Sinti, Jenische (PDF), su thata.ch, p. 22.
  27. ^ Gilsenbach, Ayaß, p. 18.
  28. ^ Hehemann, p. 292f.
  29. ^ Hehemann, p. 358f.
  30. ^ Margalit, p. 568.
  31. ^ Donald Kenrick, Historical Dictionary of the Gypsies (Romanies), 2ª ed., Lanham, Toronto, Plymouth, 2007, p. 97.
  32. ^ Sybil Milton: Vorstufe zur Vernichtung. Die Zigeunerlager nach 1933. In: Vierteljahrshefte für Zeitgeschichte 43. Jahrg., 1. H. (Jan., 1995), pp. 115–130, hier S. 117.
  33. ^ Informazioni organizzative e biografiche in Götz Aly, Die Verfolgung und Ermordung der europäischen Juden durch das nationalsozialistische Deutschland, 1933-1945, vol. 2, pp. 960.
  34. ^ Tobias Joachim Schmidt-Degenhard, Robert Ritter (1901-1951). Zu Leben und Werk des NS-„Zigeunerforschers“, Tübingen, 2008, p. 191.
  35. ^ Runderlaß des Reichs- und Preußischen Minister des Inneren vom 5. Juni 1936, betr. „Bekämpfung der Zigeunerplage“. Ministerialblatt für die Preußische Innere Verwaltung Jg. 1 Nr. 27, 17. Juni 1936 S. 783. Falksimili in: Eva von Hase-Mihalik/Doris Kreuzkamp: Du kriegst auch einen schönen Wohnwagen. Zwangslager für Sinti und Roma während des Nationalsozialismus in Frankfurt am Main, Frankfurt a. M. 1990.
  36. ^ RMBliV. 1936 S. 1339.
  37. ^ RMBliV 1938 S. 883, Mitteilungsblatt A, S. 72.
  38. ^ Sybil Milton: Vorstufe zur Vernichtung. Die Zigeunerlager nach 1933. In: Vierteljahrshefte für Zeitgeschichte 43. Jahrg., 1. H. (Jan., 1995), S. 115–130, hier S. 117.
  39. ^ Fings, Sparing, p. 182.
  40. ^ Gedenkbuch 1988, S. XXVI.
  41. ^ Dieter Schenk: Die braunen Wurzeln des BKA. Frankfurt/M., S. 49, S. 162.
  42. ^ Dieter Schenk: Die braunen Wurzeln des BKA. Frankfurt/M., S. 204.
  43. ^ Fall Liselotte W, wo Maly von der Reichszentrale die hochschwangere Frau entgegen den damals bestehenden rechtlichen Grundlagen nach Auschwitz deportieren ließ, wo sie umkam. Hohmann XY.
  44. ^ Hohmann 1991, S. 97.
  45. ^ Romani Rose, Der Abtransport ging glatt von statten. (PDF), su dokuzentrum.sintiundroma.de, p. 3.
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  47. ^ Nach: Sybil Milton: Vorstufe zur Vernichtung. Die Zigeunerlager nach 1933. In: Vierteljahrshefte für Zeitgeschichte 43. Jahrg., 1. H. (Jan., 1995), S. 115–130, hier S. 127.
  48. ^ Schnellbrief wiedergeben bei Streck, B.: Zigeuner in Auschwitz. In: Münzel, M./ Streck, B.: Kumpania und Kontrolle. Düsseldorf 1981 Hier S. 119.
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  50. ^ Fings, Sparing, p. 76.
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Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Karola Fings e Frank Sparing, „z. Zt. Zigeunerlager“. Die Verfolgung der Düsseldorfer Sinti und Roma im Nationalsozialismus., Köln, 1992.
  • Reimar Gilsenbach, Wolfgang Ayaß, Ursula Körber e Klaus Scherer, Feinderklärung und Prävention. Kriminalbiologie, Zigeunerforschung und Asozialenpolitik., 6, Beiträge zur nationalsozialistischen Gesundheits- und Sozialpolitik, Rotbuch, 1988, ISBN 3-88022-955-4.
  • Rainer Hehemann, Die „Bekämpfung des Zigeunerunwesens“ im wilhelminischen Deutschland und in der Weimarer Republik 1871-1933., 1987.
  • Josef Henke, Quellenschicksale und Bewertungsfragen. Archivische Probleme bei der Überlieferungsbildung zur Verfolgung der Sinti und Roma im Dritten Reich. (PDF), in Vierteljahrshefte für Zeitgeschichte, n. 41, 1993, pp. 61–77.
  • Gilad Margalit, Die deutsche Zigeunerpolitik nach 1945. (PDF), in Vierteljahrshefte für Zeitgeschichte, n. 45, 1997, pp. 557–588.
  • Sybil Milton, Vorstufe zur Vernichtung. Die Zigeunerlager nach 1933., in Vierteljahrshefte für Zeitgeschichte, n. 43, 1995, pp. 115–130.

Pubblicazioni dei "Centri zingari"[modifica | modifica wikitesto]

  • Alfred Dillmann: Zigeuner-Buch. herausgegeben zum amtlichen Gebrauche im Auftrage des K.B. Staatsministeriums des Innern vom Sicherheitsbureau der K. Polizeidirektion München, Dr. Wild’sche Buchdruckerei: München 1905.
  • Hermann Aichele: Die Zigeunerfrage mit besonderer Berücksichtigung Württembergs. Stuttgart 1911.
  • Rudolf Uschold: Das Zigeunerproblem. In: Die Neue Polizei. 1951, S. 38–40.
  • Hanns Eller: Die Zigeuner – ein Problem. In: Kriminalistik. Band 8, 1954, S. 124ff.
  • Georg Geyer: Das Landfahrerwesen – polizeilich gesehen. In: Die Neue Polizei. 1957, S. 6ff.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]