Utente:Martina0708/Sandbox2

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Il Lyceum Club Femenino fu un'associazione di donne fondata a Madrid e attiva tra il 1926 e il 1939.[1]

Fondazione[modifica | modifica wikitesto]

Il Lyceum fu fondato nel 1926 da un centinaio di donne provenienti da molti ambiti culturali, che seguirono come esempio il primo Lyceum, creato nel 1904 a Londra dalla scrittrice britannica Constance Smedley-Armfield. In questo posto le donne si riunivano per scambiarsi e confrontare le proprie idee e allearsi per migliorare il propri diritti come cittadine condividendo i propri pensieri culturali.[2]

L'obiettivo del Lyceum era quello di difendere i diritti delle donne e di promuovere il loro sviluppo educativo, culturale e professionale, così come facilitare l'organizzazione di opere di carattere sociale. A seguito del successo dei primi due circoli a Londra e Madrid, sorsero altri club simili a Berlino, Parigi, Bruxelles, New York, L'Aia e in altre città nel mondo, tanto che nel 1908 si organizzò una federazione internazionale di queste entità. Il club era aconfessionale e apolitico, e l'ammissione come socia era ristretta alle donne che avevano realizzato lavori letterari, artistici o scientifici, che possedevano titoli accademici, o erano impegnate in cause sociali.[2]

La sua Costituzione in Spagna[modifica | modifica wikitesto]

Il gruppo spagnolo era formato da donne dell'élite socio-culturale del paese, che essendo cresciute in famiglie della borghesia spagnola avevano ricevuto un alto livello di istruzione, avevano avuto la possibilità di esercitarsi nelle arti e di sviluppare i loro interessi culturali. Al momento della sua fondazione il Lyceum contava 115 socie, che con le loro quote e con il denaro ricavato dall'organizzazione di feste, aste ed altri eventi riuscivano a finanziare il club. Questo punto è di rilevante importanza poichè al tempo le donne, come altri gruppi similmente discriminati, come minorenni e disabili, non aveva diritto di disporre di un'economia propria, non potevano avere entrate di soldi guadagnati col proprio lavoro e nemmeno affittare una stanza o negoziare qualche tipo di contratto, e per questo le socie del Lyceum Club dovettero affrontare molti problemi per poter costituire legalmente l'associazione.[1][2]

All momento della fondazione del Lyceum, la sua prima presidente, e una delle fondatrici, fu María de Maeztu, educatrice e direttrice della Residencia de Señoritas; le vicepresidenti erano Victoria Kent e Isabel Oyarzábal; Zenobia Camprubí la segretaria; Amalia Galàrraga la tesoriera; Helen Phillips la vice-segretaria.[2] Altre socie del Lyceum Club furono Carmen Baroja, Matilde Calvo Rodero, Clara Campoamor, Ernestina de Champourcín, Carmen de Mesa, Victorina Durán, Elena Fortún, Matilde Huici, María Teresa León, María Martos, Concha Méndez, Mabel Rick e Rosa Spottorno.[1]

Maetzu, in un'intervista al giornale El Heraldo di Madrid, espose le motivazioni che la spinsero a fondare il Lyceum e gli obiettivi che si augurava di raggiungere: "In questo club ci si riunisce per suscitare un movimento di fraternità femminile dove le donne si aiutino tra di loro per lottare e per aprirsi il cammino nel proprio lavoro e risolvere i problemi socioculturali del nostro Paese".[3]

Dopo le prime riunioni di fondazione, realizzate nel salone degli atti della Residencia de Senoritas nella via  Miguel Angel, 8, Madrid, il Lyceum Club si trasferì nella Casa de las Siete Chimeneas, nella Calle de las Infantas, 31.[1]

All'inizio si crearono sei sezioni, ognuna di esse dedicata ad un tema di interesse e presieduta da una delle socie: "sociale", "musicale", "arte plastiche e industriali", "letteratura", "scienze", "internazionali" e una settima speciale, creata posteriormente, chiamata "ispano americana". Ognuna di esse operava in modo indipendente promuovendo consigli, esposizioni, dibattiti, secondo la propria tematica.[4] In una di queste sezioni, la sezione "social", si discutevano questioni rilevanti sui diritti della donna, che stabilirono le basi dei posteriori dibattici che a livello nazionale e internazionale avrebbero portato al suffragio universale femminile. Nel 1927, dopo aver realizzato distinti lavori sullo studio dei codici Civile e Penale, vigenti al tempo, e grazie all'aiuto di avvocati in esercizio, il Lyceum inviò al governo quelle rivendicazioni che le socie consideravano "il minimo dei diritti umani".[5]

Gli obiettivi generali del gruppo, tra cui lo scambio culturale e il miglioramento della condizione legale della donna, si concretizzavano in varie iniziative di carattere economico, scientifico e artistico, tra cui l'organizzazione di opere di carattere sociale, conferenze, o concerti, di volta in volta allestiti secondo un specifico tema.[4] Il primo atto pubblico del Lyceum di Madrid, realizzato a poche settimane dall'apertura, fu l'inaugurazione dell'esposizione dell'opera di Maria e Elena Sorolla, figlie del pittore Joaquín Sorolla.[1] La mostra ricevette una valutazione positiva da parte della critica e della stampa del momento. Con l'esposizione, il club inaugurava un altro dei loro obbiettivi: creare uno spazio di "socializzazione" per tutte quelle donne che possedevano o aspiravano a sviluppare un talento artistico e intellettuale.[1]

Le critiche verso il Lyceum non mancarono: i settori più conservatori consideravano le socie come criminali, atee, eccentriche e squilibrate. Dopo le numerose minacce ricevute, la giunta del Lyceum Club portò il caso ai tribunali, lasciando la difesa a Victoria Kent e Matilde Huici: fu grazie al loro contributo che il Lyceum fu in grado di resistere.[5][6]

Il successo del Lyceum fu tale che nel 1927, un anno dopo la sua fondazione, il numero delle socie si quintuplicò[2] e nel 1931, ispirato dal Lyceum Club di Madrid, venne fondato il Lyceum Club di Barcellona, in uno spazio di confluenza per notevoli scrittrici catalane come Aurora Bertrana o Carmen Montoriol.[7]

La fine del Lyceum[modifica | modifica wikitesto]

Con l'arrivo della Guerra Civile Spagnola e la sconfitta ed esilio della Repubblica nel 1939, si sciolse il Lyceum che fu occupato dalla Falange per essere sostituito con il "Club Medina", governato dalla Secciòn Femenina. Fu un tragico finale per una delle associazioni più esemplari e rivoluzionarie della storia socioculturale spagnola. Fu tale l'animo di eliminarne il lavoro e la memoria che la maggior parte della documentazione del centro finì distrutta, e solo grazie agli scritti e documentazioni che alcune delle socie avevano protetto abbiamo potuto sapere qualche dettaglio sulla sua esistenza e funzionamento.[8]

Purtroppo oggi, nella facciata di quella che fu la sede principale, la Casa de las Siete Chimeneas, non esiste nessuna targa che ne ricordi l'esistenza.[8]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f (es) Tània Balló, Las sinsombrero : sin ellas, la historia no está completa, Barcellona, Intropia Media, 2016, p. 29.
  2. ^ a b c d e (es) Arte Historia, su artehistoria.jcyl.es (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2014).
  3. ^ (ES) Tània Balló, Las sinsombrero : sin ellas, la historia no está completa, Barcellona, Intropia Media, 2016, p. 27.
  4. ^ a b (ES) Tània Balló, Las sinsombrero : sin ellas, la historia no está completa, Barcellona, Intropia Media, 2016, p. 28.
  5. ^ a b (ES) Tània Balló, Las sinsombrero : sin ellas, la historia no está completa, Barcellona, Intropia Media, 2016, p. 30.
  6. ^ Antonina Rodrigo, Maria Lejarraga: una mujer en la sombra, algaba.
  7. ^ (es) Iris M. Zavala, Breve historia feminista de la literatura española (en lengua castalana, gallega y vasca), in Anthropos, VI, 2000.
  8. ^ a b Tània Balló, Las sinsombrero : sin ellas, la historia no está completa, Barcellona, Intropia Media, 2016, p. 31-32.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (ES) María Teresa León, Memoria de la melancolía, Buenos Aires, Editorial Losada, 1970, OCLC 778091556.
  • (ES) Antonina Rodrigo, Mujeres de España. Las silenciadas, Barcellona, Plaza & Janés, 1979, OCLC 1024029615.
  • (ES) Carmen Baroja y Nessi, Recuerdos de una mujer de la Generación del 98, Barcellona, Tusquets Editores, 1998, OCLC 612174847.
  • (ES) Amparo Hurtado, El Lyceum Club Femenino (Madrid, 1926-1939), in Boletín de la Institución Libre de Enseñanza, n. 36, 1999, pp. 23-40, OCLC 1026562043.
  • (FR) Concha Fagoaga, El Lyceum Club de Madrid, élite latente, in Les espagnoles dans l’histoire. Une sociabilité démocratique (XIXe-XXe siècles), Saint-Denis, 2002, pp. 145-167, OCLC 1002814442.
  • (ES) Shirley Mangini, El Lyceum Club de Madrid. Un refugio feminista en una capital hostil, in Las modernas de Madrid: las grandes intelectuales españolas de la Vanguardia, vol. 17, Barcellona, 2006, pp. 125-140, OCLC 876119855.
  • (ES) José Antonio Marina e María Teresa Rodríguez de Castro, La conspiración de las lectoras, Barcellona, Editorial Anagrama, 2009, OCLC 1025538182.
  • (ES) Rocío González Naranjo, Martín Clavijo, Milagro; María Mercedes; Cerrato, Daniele; Moreno Lago, Eva María; Universidad de Sevilla. Departamento de Filologías Integradas, Ilustres tontas y locas: el Lyceum Club de Madrid, todo un ejemplo de solidaridad femenina, in Locas. Escritoras y personajes femeninos cuestionando las normas, Siviglia, Arcibel Editores, 2015, pp. 721-734, OCLC 992160700.
  • (FR) D. Gay-Sylvestre, Création et association : le Lyceum Club, in Il, Elle : Entre Je(u), Limoges, 2015, pp. 243-259, OCLC 936301375.
  • (ES) Tània Balló, Las sinsombrero : sin ellas, la historia no está completa, Barcellona, Intropia Media, 2016, p. 26-32, OCLC 1026092285.