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Don Ilo Vignono

Don Ilo Vignono, nato ad Azeglio il 15 luglio 1921, entra giovanissimo in Seminario appena terminata la scuola elementare. E' ordinato sacerdote da Mons. Rostagno nel 1944 ed è subito inviato nel giugno di quell'anno come viceparroco a Ingria, in Val Soana, mentre in quella zona dell'alto Canavese si combatte l'aspra lotta tra nazifascisti e partigiani. Vi rimane fino all'ottobre 1944, poi passa ad Azeglio, il suo paese, e successivamente a Torre Balfredo.

Dal luglio 1950 la sua attività sacerdotale subisce una svolta decisiva. Diventa duplice, con un incarico contemporaneo nella Curia Vescovile e nell'Ospedale di Ivrea. Don Vignono è un uomo metodico, ordinato, preciso. Quello che ci vuole per un servizio meno pastorale in apparenza, ma pur necessario come quello svolto negli uffici che si occupano della parte burocratica ed amministrativa della Diocesi. Inizia come Aiuto Cancelliere, poi diviene Pro Cancelliere e infine, nel 1954 è promosso a Cancelliere, rimanendo nell'incarico fino al 1970.

Sulla sua scrivania sono passate centinaia e centinaia di pratiche ed al suo cospetto si sono fermati parroci e sacerdoti per prospettargli le loro difficoltà, i loro problemi, le loro controversie con altre istituzioni e uffici pubblici. Per tutte le pratiche, per tutte le questioni, don Ilo ha sempre trovato le soluzioni opportune, per tutti i sacerdoti è sempre stato un amico sincero e prodigo di consigli e di aiuti.

Un uomo mite, paziente e discreto, don Ilo. E' dunque il più adatto al compito di Cappellano dell'Ospedale, al quale è chiamato nello stesso 1950. E' un sacerdote che sa parlare al cuore, che sa dire una parola di incoraggiamento a chi è preda dello sconforto, che sa infondere speranza e fiducia a persone malate e sofferenti.

La Curia e l'Ospedale impegnano don Ilo per tutta la giornata, dalle prime ore del mattino fino a sera inoltrata e talvolta nella notte. Don Ilo è però instancabile e mai si sottrae a ogni richiesta, sempre compiendo scrupolosamente il suo dovere, sempre con quella cordialità, e con quel calore umano che gli sono caratteristici. Trova, pure, qualche momento libero per dedicarsi agli studi storici, in cui è particolarmente versato, là nella quiete del suo alloggio caldo e accogliente, situato nella parte più antica dell'Ospedale nei pressi della Cappella. E qui lo raggiungono sovente gli amici per fare quattro chiacchiere e sorbire una tazza di caffè da lui preparato nella sua cucinetta.

Liber decimarum

Nel 1970 ancora una svolta per don Ilo. Gli vengono infatti assegnate le cariche di Direttore del Museo, degli Archivi diocesani e della Biblioteca Diocesana e Capitolare. E' pure chiamato a far parte della Commissione Diocesana di Arte Sacra. Tutti compiti in cui egli rivela appieno le sue doti di organizzatore, la sua metodicità, la sua precisione, la sua preparazione culturale. Don Ilo sistema il Museo diocesano nella chiesa di San Nicola, che è perciò sottratta ad un inevitabile degrado. Nelle bacheche e nelle vetrine raccoglie e ordina arredi sacri, paramenti, vecchi libroni che un tempo si usavano nei Vespri per il canto dei Salmi, oggetti di culto. Tutti materiali di indubbio valore storico e documentario, sottratti anch'essi alla dispersione ed alla distruzione.

La sua opera più importante è la Biblioteca Diocesana, che don Ilo ha praticamente creato, e della quale ha fatto un'istituzione di valore culturale per tutti gli studiosi, e non solo eporediesi e canavesani. La Biblioteca è sistemata al piano terreno dell'ex Seminario Maggiore, nei locali che un tempo erano aule scolastiche, sale di studio e refettorio dei seminaristi.

I volumi sono oltre 50mila e sono suddivisi per argomento, cosicchè è grandemente facilitata la loro ricerca nei cataloghi. Largo spazio è dato ai volumi di storia locale, tanto religiosa che civile, e negli scaffali trovano posto e conservazione opere rarissime e preziose. Una particolarità da ricordare circa la conservazione dei libri è la loro rilegatura, quando si rendeva necessaria,per opera delle abili mani di don Ilo nell'inconsueto ruolo di artigiano legatore. Con la stessa meticolosa pazienza don Ilo ha proceduto alla rilegatura, annata per annata, delle collezioni dei giornali raccolte nella Biblioteca, e citiamo per tutte quella de "Il risveglio popolare" dalla sua fondazione ad oggi. Nella Biblioteca Diocesana sono inoltre conservati la documentazione storica delle parrocchie della Diocesi e i libri parrocchiali che fino ad una certa epoca hanno costituito lo Stato Civile dei Comuni canavesani. Ricordiamo ancora la collezione completa delle Edizioni di Comunità e la biblioteca personale di Angelo Novello, donata alla Biblioteca dal compianto professore. Non va infine dimenticato il razionale metodo di archiviazione dei documenti adottato da don Vignono, più volte citato ad esempio per la facilità con cui consente la ricerca di libri e di manoscritti.

Inventario dei manoscritti della Biblioteca Capitolare di Ivrea

I 26 anni di direzione della Biblioteca Diocesana da parte di don Vignono hanno lasciato a Ivrea, alla sua Diocesi ed a tutto il Canavese un'istituzione culturale di grande importanza e prestigio. Alla Biblioteca Diocesana sono affluiti e continuano ad affluire centinaia di studiosi, di ricercatori, di studenti, di religiosi, di laici dal Canavese, dal Piemonte, dall'Italia e da molti Paesi esteri, per consultare il patrimonio preziosissimo ed ineguagliabile dei suoi libri e dei suoi documenti. Quanti venivano a consultare libri e documenti ed a compiere ricerche, don Ilo accoglieva con affabilità e disponibilità, sempre largo di consigli e di indicazioni. Con la sua competenza di paleografo era di valido aiuto a studiosi e ricercatori nella lettura e nell'interpretazione di codici medievali scritti nel difficile latino curiale e irti di abbreviature.

Aveva pure compiuto per conto proprio studi e ricerche di cui aveva dato notizia in alcune pubblicazioni. Tra di esse ricordiamo "Divagazioni su un'antica strada Vercelli-Ivrea"; "I dieci ospedali di Ivrea. Appunti di storia ospedaliera eporediese"; con Giuseppe Ravera "Il Liber Decimarum della Diocesi di Ivrea"; con Pietro Monti la traduzione del "De Bello Canapiciano" di Pietro Azzario; "Visite pastorali on Diocesi di Ivrea negli anni 1329 e 1346", edizione riveduta di "Professione Alfonso - Inventario dei manoscritti della Biblioteca Capitolare di Ivrea", due volumi sugli Incunaboli e Cinquecentine della Bibllioteca Capitolare, con Bruno Giglio.

Non avremmo però detto tutto del canonico Ilo Vignono (nel 1992 era stato meritatamente elevato a tale dignità) senza ricordare che è stato innanzi tutto un sacerdote. Lo è stato quando il suo servizio di carattere culturale avrebbe potuto mettere in ombra o in secondo piano la sua missione sacerdotale. Ha sempre esercitato il suo ministero con la parola, con l'esempio, con l'assiduità al confessionale, con il tono cristiano impresso al suo servizio culturale.

Le sue condizioni di salute, che sono andate peggiorando a partire dagli ultimi mesi del 1996, hanno dapprima rallentato il ritmo del suo lavoro, poi lo hanno costretto a lasciare definitivamente la Biblioteca. La sua esistenza terrena si è conclusa il 4 marzo 1997, ma quanto egli ha compiuto per la città, la Diocesi di Ivrea ed il Canavese, rimane nel tempo.