Utente:Leonardodbn/Sandbox2

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Patologia[modifica | modifica wikitesto]

Basso livello di inibizione latente[modifica | modifica wikitesto]

La maggior parte delle persone riescono ad ignorare il flusso continuo di stimoli provenienti dall’esterno, ma questa capacità è ridotta in chi possiede un basso livello di inibizione latente. Un basso livello di inibizione latente (che potrebbe somigliare ad iperattività o sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) nei primi decenni di vita) sembra troppo spesso non correlato a comportamenti distratti[1]. Questa distrazione può manifestarsi come una generale inattività, una tendenza a cambiare argomento senza avviso durante una conversazione, e altre abitudini distratte. Questo non vuol dire che tutte le distrazioni possono essere spiegate da un basso livello di inibizione latente, né significa che persone con un basso livello di IL faranno fatica a stare attente. Significa invece che, tuttavia, un maggiore quantitativo di informazioni ricevute richiede una mente in grado di gestirle. Coloro che possiedono un’intelligenza al di sopra della media riescono quindi ad elaborare questo flusso in modo efficiente, abilitando la loro creatività e aumentando la loro consapevolezza di ciò che li circonda. Coloro con un’intelligenza nella media, o al di sotto, d’altra parte, sono meno capaci a far fronte alla grande quantità di informazioni e come risultato sono più facilmente soggetti a malattie mentali e sovraccarichi sensoriali.[2] Si è ipotizzato che un basso livello di inibizione latente può causare o psicosi o un alto livello di creatività[3] o entrambe, il quale dipende dall’intelligenza della persona.[4] Quando non possono sviluppare idee creative, diventano frustrati e/o depressi.

Alti livelli del neurotrasmettitore dopamina (o dei suoi agonisti) nell’ area tegmentale ventrale del cervello hanno dimostrato di poter diminuire il livello di inibizione latente.[5] Sono anche implicate certe disfunzioni del neurotrasmettitore glutammato, serotonina e acetilcolina.[6]

Un basso livello di inibizione latente non è un disordine mentale ma un tratto della personalità, e una descrizione di come un individuo assorbe e assimila informazioni o stimoli. Inoltre, non necessariamente porta a disordine mentale o creatività – questo è, come molti altri fattori della vita, un caso di influenze ambientali e predisposizionali, siano esse positive (e.g., educazione) o negative (e.g., abuso) in natura.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Jonah Lehrer, Are Distractible People More Creative?, 14 September 2010.
  2. ^ R.E. Lubow, Gewirtz J.C., Latent inhibition in humans: data, theory, and implications for schizophrenia, in Psychological Bulletin, vol. 117, 1ª ed., 1995, pp. 87–103, DOI:10.1037/0033-2909.117.1.87, PMID 7870865.
  3. ^ Decreased Latent Inhibition Is Associated With Increased Creative Achievement in High-Functioning Individuals;Archive link
  4. ^ Creative people more open to stimuli from environment, su Talentdevelop.com.
  5. ^ N.R. Swerdlow, Stephany N., Wasserman L.C., Talledo J., Sharp R., Auerbach P.P., Dopamine agonists disrupt visual latent inhibition in normal males using a within-subject paradigm, in Psychopharmacology, vol. 169, 3–4, 2003, pp. 314–20, DOI:10.1007/s00213-002-1325-6, PMID 12610717.
  6. ^ C. Bills, Schachtman T.,Serfozo P.,Spooren W.,Gasparini F.,Simonyi A., Effects of metabotropic glutamate receptor 5 on latent inhibition in conditioned taste aversion, in Behavioural Brain Research, vol. 157, 1ª ed., 2005, pp. 71–8, DOI:10.1016/j.bbr.2004.06.011, PMID 15617773.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Carson, S. (2010). Latent inhibition and creativity. In R.E. Lubow & I. Weiner (Eds.). Latent inhibition: Data, theories, and applications to schizophrenia. New York: Cambridge University Press.
  • Escobar, M., Oberling, P., & Miller, R.R. (2002). Associative deficit accounts of disrupted latent inhibition and blocking in schizophrenia. Neuroscience and Biobehavioral Reviews, 26, 203-216.
  • Kumari, V., & Ettinger, U. (2010). Latent inhibition in schizophrenia and schizotypy: A review of the empirical literature. In R.E. Lubow & I. Weiner (Eds.) Latent inhibition: Data, theories, and applications to schizophrenia. New York: Cambridge University Press.
  • Lubow R.E., Construct validity of the animal latent inhibition model of selective attention deficits in schizophrenia, in Schizophrenia Bulletin, vol. 31, 2005, pp. 139–153, DOI:10.1093/schbul/sbi005.
  • Lubow, R.E., & Moore, A.U. (1959). Latent inhibition: The effect of non-reinforced preexposure to the conditioned stimulus. Journal of Comparative and Physiological Psychology, 52, 415-419.
  • Lubow, R.E., & Weiner, I. (Eds.) (2010). Latent inhibition: Data, theories, and applications to schizophrenia. New York: Cambridge University Press.
  • Weiner, I. (2010). What the brain teaches us about latent inhibition (LI): The neural substrates of the expression and prevention of LI. In R.E. Lubow & I. Weiner (Eds.) Latent inhibition: Data, theories, and applications to schizophrenia. New York: Cambridge University Press.
  • Weiner, I., & Arad (2010). The pharmacology of latent inhibition and its relationship to schizophrenia. . In R.E. Lubow & I. Weiner (Eds.) Latent inhibition: Data, theories, and applications to schizophrenia. New York: Cambridge University Press.
  • WHO - World Health Organization.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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