Utente:Ilariar52/sandb

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Tazul Islam sostiene che la Grameen Bank non raggiunge gli strati più poveri della popolazione, perché i clienti della banca si trovano soprattutto tra i “moderatamente poveri” o “non poveri vulnerabili”.[1] Un’alta percentuale dei poveri che si uniscono al programma di microcredito della Grameen Bank spesso lo abbandona dopo appena pochi prestiti, mentre molti altri abbandonano il programma ai prestiti successivi, man mano che questi ultimi iniziano a superare la propria capacità di rimborso.[2] Tuttavia, egli arriva alla conclusione che il microcredito in Bangladesh ha avuto “un impatto positivo sul bilancio delle imprese, sul reddito delle famiglie e sull’accumulo di beni”.[1] In Canada, i microprestiti hanno permesso ai proprietari di piccole imprese di rendere i loro affari la fonte principale delle entrate, con il 67% dei beneficiari del prestito che ha registrato un aumento significativo nelle proprie entrate grazie alla partecipazione in alcuni programmi di microprestito.[3]

Un film del giornalista danese Tom Heinemann, “The Micro Debt”, cerca di dimostrare che il microcredito in Bangladesh ha avuto un basso impatto sulla povertà. Il film ha evidenziato il presunto e costante stato di povertà di Sufiya Begum, la prima ad usufruire dei prestiti della Grameen, nel villaggio di Jobra.[4] Dopo un’attenta indagine nel dicembre del 2010 da parte del Ministro degli Esteri norvegese, la questione si è rivelata falsa.[5] La documentarista Gayle Ferraro ha trovato la donna sana e salva, confermando la storia originale della Grameen.[6]

Milford Bateman, l’autore di Why Doesn't Microfinance Work?, sostiene che il microcredito offre solamente “l’illusione di ridurre la povertà”. “Come nella lotteria o in qualunque gioco basato sul caso, in pochi, pur essendo poveri, riescono a stabilire microimprese con entrate decenti” dichiara, ma “questi casi positivi isolati e spesso temporanei vengono sommersi dai casi negativi ampiamente trascurati”. Bateman conclude “La comunità internazionale per lo sviluppo, al momento, deve affrontare la realtà: nel complesso, la microfinanza è stata un errore di proporzioni enormi in materia di sviluppo.”[7]

Il professor Anu Muhammad dell’Università di Jahangirnagar del Bangladesh, marxista e critico del microcredito, afferma che “secondo diversi studi” che egli non cita, “non più del 5/10% di chi fa uso del microcredito può cambiare la propria condizione economica.”[8]

La giornalista tedesca Kathrin Hartmann fa riferimento a storie di donne che ha incontrato nel 2012 nel distretto Kurigram in Bangladesh, oppresse dai debiti. Queste donne, abitanti delle zone rurali, le hanno raccontato dei metodi brutali con cui veniva loro imposto di ripagare i debiti, come ad esempio la vendita forzata di capre, mucche, utensili per la casa e terre. La giornalista descrive anche l’intensa pressione sociale reciproca sotto i sistemi di prestito di gruppo. Uomini e donne pesantemente indebitati hanno addirittura venduto i propri reni a gruppi organizzati per ripagare i prestiti, come scoperto dalla polizia nell’estate del 2011. Hartmann scrive, senza citare una fonte, che un terzo dei microcrediti vengono acquisiti per pagare cibo o assistenza sanitaria, in particolare nei periodi dell’anno chiamati Monga, in cui le possibilità di trovare cibo o lavoro sono minime. I bambini lasciano la scuola per guadagnare soldi e le famiglie tagliano le spese alimentari per ripagare i prestiti. Quando avvengono catastrofi naturali, come il ciclone Sidr del 2007, le rate settimanali per ripagare i debiti devono continuare lo stesso, nonostante le possibilità di guadagno dei debitori siano state distrutte dalle calamità.[9]

Uno studio condotto nelle Filippine da Dean Karlan dell’Università di Yale e dall’associazione no profit americana Innovations for Poverty Action ha messo a confronto un gruppo sperimentale, finanziato con microcrediti, e un gruppo di controllo che non riceveva microcrediti, a Manila. In questo caso, i microcrediti venivano erogati a coloro che già possedevano aziende. Le attività sono diventate più redditizie, ma hanno licenziato impiegati poco produttivi, tra cui parenti e amici che in precedenza l’attività era stata costretta ad assumere. Le imprese guidate da uomini hanno incrementato i loro guadagni, mentre è avvenuto il contrario per le aziende a gestione femminile.[10]

Trappola del debito, suicidi e pressione sociale

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Nel 2008, l’economista Jonathan Morduch della New York University ha notato che c’erano ancora grosse lacune nella ricerca sul microcredito, così come sulla trappola del debito e sull’uso dei microcrediti per consumo.[11]

Ci sono state molte critiche sugli alti tassi di interesse imposti ai debitori. Il rendimento medio reale del portafoglio citato dal campione di 704 istituti di microfinanza, che hanno volontariamente inviato i report al MicroBanking Bulletin nel 2006, era di 22,3% all’anno. Tuttavia, i tassi annuali imposti ai clienti sono più alti, dato che includono l’inflazione locale e le spese dei debiti insoluti degli istituti di microfinanza.[12] I tassi di interesse imposti dalla messicana Banco Compartamos sui loro microprestiti hanno raggiunto l’86% annuo mentre la banca vendeva le azioni in borsa nel 2007.[13][14][15]

In India le istituzioni di microfinanza sono state criticate per aver creato piccole trappole di debito per la popolazione povera di Andhra Pradesh con alti tassi di interesse e metodi coercitivi di recupero dei soldi.[2] Gli abitanti spesso non sapevano quale fosse il tasso con cui venivano indebitati ed erano ignari delle conseguenze che avrebbe comportato richiedere più prestiti, il che li portava a ricevere un secondo prestito per ripagare il precedente.[16] Nel 2010 i prestiti aggressivi da parte degli istituti di microcredito sono stati ritenuti causa di più di 80 suicidi avvenuti ad Andrha Pradesh.[17] M. Saifur Rahman , ex Ministro delle Finanze in Bangladesh, ha dichiarato nel 2005 che alcuni istituti di microfinanza applicano tassi d’interesse eccessivi.[18] Uno studio del 2008 in Bangladesh ha mostrato che alcuni richiedenti del prestito sprofondano in un ciclo di debiti, usando un microprestito di un’organizzazione per ripagare gli interessi di un’altra. Gli ufficiali locali, che sono in una posizione di potere e vengono stipendiati con i tassi di rimborso, a volte usano tattiche coercitive e anche violente per raccogliere rate di microprestiti.[19]

Alcuni istituti di microfinanza prestano denaro solo a gruppi di donne. Questa pratica mette sotto pressione le richiedenti del prestito, perché tutte le donne sono responsabili del prestito delle altre del gruppo e ognuna di loro può ottenere un nuovo prestito solo se ogni componente ha ripagato quello precedente.[16]

Muhammad Yunus sostiene che ogni istituto di microfinanza che addebita più del 15% sui propri costi d’esercizio a lungo termine dovrebbe incorrere in sanzioni.[20]


  1. ^ a b Tazul Islam, Microcredit and Poverty Alleviation, 22 aprile 2016, DOI:10.4324/9781315595184. URL consultato il 24 marzo 2019.
  2. ^ a b Sharma, Sudhirendar. "MFIs lay small-debt trap in Andhra".
  3. ^ Alterna (2010). "Strengthening our community by empowering individuals".
  4. ^ (DA) Mikrolån kan blive et gældsmareridt, su DR. URL consultato il 24 marzo 2019.
  5. ^ (EN) Norway exonerates Bangladesh bank, 8 dicembre 2010. URL consultato il 24 marzo 2019.
  6. ^ (EN) Being Crossfire, su Center For Global Development. URL consultato il 24 marzo 2019.
  7. ^ (EN) The illusion of poverty reduction, su redpepper.org.uk. URL consultato il 24 marzo 2019.
  8. ^ Muhammad, Anu. "Anu Muhammad on Micro-Credit in Bangladesh". Radical Notes Journal., in Radical Notes Journal.
  9. ^ Kathrin Hartmann:"Erlösen kann uns nur der Tod" ("Only Death Can Save Us"), Frankfurter Rundschau, 30 August 2012.
  10. ^ Karlan, Dean S., and Jonathan Zinman. 2011. "List Randomization for Sensitive Behavior: An Application for Measuring Use of Loan Proceeds.", Journal of Development Economics 2012. Per un riassunto, vedere anche: Poverty Action Lab:Measuring the Impact of Microcredit and Interest Rate Sensitivity in the Philippines
  11. ^ Cutting Edge Research on Microfinance : Philanthropy Action, su philanthropyaction.com. URL consultato il 24 marzo 2019.
  12. ^ MBB ISSUE NO. 15, AUTUMN 2007 | MIX - Microfinance Information Exchange, su web.archive.org, 5 gennaio 2010. URL consultato il 24 marzo 2019 (archiviato dall'url originale il 5 gennaio 2010).
  13. ^ Epstein, Keith (2007-12-13). "Businessweek, The Ugly Side of Microlending". Businessweek.com. Retrieved 2011-03-25.
  14. ^ (EN) UPDATE 2-Mexican microlending bank surges in market debut, in Reuters, 20 aprile 2007. URL consultato il 24 marzo 2019.
  15. ^ Businessweek Online Extra: Yunus Blasts Compartamos
  16. ^ a b Tucker, Jeffrey (November 1995). "The Micro-Credit Cult". The Free Market, the Mises Institute Monthly.
  17. ^ (EN) Soutik Biswas, India's micro-finance suicide epidemic, 16 dicembre 2010. URL consultato il 24 marzo 2019.
  18. ^ Bangladesh Strategic and Development Forum:Saifur takes swipe at micro-credit, 21 November 2005.
  19. ^ The Limits of Microcredit— A Bangladesh Case | Food First/Institute for Food and Development Policy, su web.archive.org, 16 gennaio 2012. URL consultato il 24 marzo 2019 (archiviato dall'url originale il 16 gennaio 2012).
  20. ^ Muhammad Yunus and Karl Weber. Creating a World Without Poverty: Social Business and the Future of Capitalism. PublicAffairs, New York, 2007