Utente:Gretato/Sandbox

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Antonio Damasio ha dedicato gran parte della sua vita a cercare una risposta ad uno dei più grandi problemi della storia del pensiero occidentale, ovvero il rapporto mente-corpo. Egli è critico rispetto alla tradizionale concezione cartesiana, che si riflette ancora oggi in diversi ambiti del sapere, che intende l'uomo come un insieme di due aspetti distinti e indipendenti fra loro: res cogitans (sostanza pensante, ovvero la mente) e la res extensa (sostanza estesa, ovvero il corpo). Damasio rinuncia anche all'idea kantiana di ragion pura, ovvero di una pura mente del tutto indipendente dal corpo, dalle passioni e da ogni tipo emozione (concezione tipica del razionalismo, da Platone a Cartesio e Kant). Questa descrizione della razionalità non può funzionare, ed è incoerente con gli studi compiuti su pazienti da Damasio.

Nel libro L'errore di Cartesio, Damasio muove i primi passi dall'analisi cerebrale del caso di Phineas Gage, per dimostrare come vi sia una connessione molto stretta tra la ragione, le emozioni e il cervello (libro Mente, cervello, int art). Gage, vissuto nel XIX secolo, era caposquadra di un'impresa di costruzione di ferrovie in New England. Egli, in un pomeriggio del settembre 1848, subì un brutto incidente causato da una distrazione durante l'inserimento di una carica esplosiva in una roccia (che bloccava la nuova linea ferroviaria in costruzione) (fonte: pagina wiki Gage). Lo scoppio ravvicinato fece si che, la barra metallica usata da Gage per compattare la sabbia posizionata sopra la polvere da sparo, trafiggesse la sua scatola cranica uscendo velocemente dalla sommità della testa. Egli, tuttavia, sopravvisse all'esplosione e, dopo pochi minuti, fu anche in grado di parlare coerentemente con i compagni e muoversi.

I cambiamenti in Gage

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La vicenda è arrivata fino a noi grazie ai resoconti riportati del dottor Harlow, vent'anni dopo l'incidente, che si occupò personalmente delle cure di Gage. Il caso Gage divenne l'interesse principale del dottore; egli descrisse come Gage fu in grado di riacquistare piene forze fisiche in soli due mesi dall'incidente, con un minimo danno a livello del terzo nervo cranico (cieco dall'occhio sinistro). (fonte: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1114479/). Tuttavia Gage non era più lo stesso uomo di prima dell'incidente. Egli infatti era diverso, strano, bizzarro, incurante dei suoi compagni di lavoro, ostinato e non determinato. Questo comportamento causò il suo licenziamento e l'incapacità di trovare un nuovo lavoro, se non nel circo come fenomeno da baraccone. Non era più una persona autonoma ed indipendente, e non era neanche più in grado di comportarsi correttamente a livello sociale.

Significato della vicenda

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Ciò che rende questo caso degno di nota è il fatto che non vi siano stati in Gage nessun tipo di danneggiamenti a livello del linguaggio, della percezione, della funzione motoria o delle capacità intellettive. Ciò ha permesso di dimostrare, grazie al lavoro di Hanna Damasio che ha ricostruito il cranio e la lesione di Gage con sofisticate tecniche di neuroimaging, come non vi sia un unico centro in cui tutte le varie zone del cervello adibite a funzioni specifiche si incontrano, ma, come la mente sia il risultato dell’attività delle specifiche e separate componenti cerebrali. Infatti, anche se venne lesionata una parte del cervello, la barra non intaccò le regioni cerebrali dedicate a funzioni quali il linguaggio o la motricità.

Oggi, grazie al progresso delle neuroscienze, si pensa dunque che il cambiamento di personalità si leghi alla lesione di un sito cerebrale specifico, ma, subito dopo l’incidente, come dimostrano anche le conclusioni del dottor Harlow, si credeva semplicemente che la parte lesionata in Gage fosse quella più adatta a reggere il trauma. (fonte: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1114479/)

Inoltre si è dimostrato come nel cervello umano vi siano particolari sistemi rivolti alla dimensione personale e sociale del ragionamento. Infatti il danno cerebrale riscontrato da Gage ha compromesso la sua capacità di rispettare regole etiche e sociali acquisite. La Damasio, insieme ai suoi colleghi, dimostrò che l’area danneggiata, e quindi l’area adibita al comportamento, alla pianificazione del futuro, ecc è la corteccia prefrontale del cervello.

Il moderno Gage

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Durante la sua esperienza clinica Damasio venne in contatto con un paziente che presentava sintomi molto simili a quelli di Gage: Elliot. Quest'uomo, con un buon lavoro in uno studio legale, stimato da amici e parenti e ben voluto in famiglia, fu costretto, a causa di un tumore al cervello, a sottoporsi ad un intervento di esportazione del tumore e, conseguentemente, della parte danneggiata del lobo frontale. L'operazione fu un successo: non intaccò le sue facoltà linguistiche, motorie o intellettuali. Tuttavia Elliot presentò un forte disturbo di carattere e una totale disturbi della personalità. Inizialmente Damasio, per studiare il caso, si concentrò su test psicologici e d'intelligenza, ma Elliot li superava senza difficoltà. Decise dunque di spostare la sua indagine sullo studio delle emozioni del paziente. Elliot riusciva a raccontare la sua vita e le sue disgrazie con incredibile distacco e freddezza, come se non fosse emotivamente coinvolto nella narrazione di sé. Egli non aveva alcun bisogno di nascondere stati di agitazione nel raccontare passaggi delicati: si presentava calmo e rilassato. Risultava quindi essere molto più pacato e tranquillo rispetto a prima di essere colpito dal tumore.

Inoltre il paziente era capace di rispondere a problemi sociali, predicendo possibili fenomeni e situazioni: il danno al lobo frontale non aveva compromesso le conoscenze sociali registrate nel suo cervello. Tuttavia, le normali prestazioni contrastavano con l'incapacità decisionale che manifestava nella vita di tutti i giorni. Questo perché nell'affrontare i problemi linguisticamente nello studio era sufficiente l'uso della razionalità, mentre nel momento in cui si trovava a dover decidere, prendendo delle decisioni concrete, Elliot era coinvolto in prima persona, emotivamente.