Utente:Giuseppenicola/Sandbox

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

STORIA DELL’ACCADEMIA

La fondazione della Reale Accademia di Savoia[modifica | modifica wikitesto]

Il Duca Carlo Emanuele di Savoia aveva deciso - fin dal 1669 - di fondare la Reale Accademia di Savoia e, nel 1675, concretò l'idea, iniziando la costruzione del grande palazzo destinato ad ospitarla secondo il progetto disegnato dal famoso architetto Conte Amedeo di Castellamonte. Poco dopo il Duca morì, ma la costruzione del palazzo proseguì e la volontà dell'istituzione dell'Accademia fu fatta propria dalla vedova, Madama Reale Maria Giovanna Battista di Savoia, Duchessa di Savoia, reggente dello Stato durante la minorità del figlio Vittorio Amedeo II di Savoia, tantoché il 1° settembre 1677 la Reggente poteva inviare a tutte le corti d'Europa il bando redatto in italiano, latino e francese preannunciante l'apertura della Accademia per il 1° gennaio del seguente 1678. La formazione di una classe dirigente dello Stato e, particolarmente, delle milizie, educata ad un severo culto del dovere e particolarmente preparata sia nella cultura generale sia in quella militare, appariva obiettivo di fondamentale importanza, degno di ogni sacrificio e d'ogni sforzo. Sembra singolare, peraltro, che proprio il piccolo Ducato Sabaudo sia stato il primo in Europa ad istituire un vero e proprio Istituto di formazione di quadri dirigenti, sia nel campo civile sia in quello più strettamente militare, e che gli altri Stati, anche assai più importanti e potenti, ne abbiano seguito l'esempio con un certo distacco di tempo; infatti furono costituite: – nel 1723 l'Accademia Russa di Pietroburgo; – nel 1737 la "Reale Accademia e Scola di matematica" del Regno di Napoli (poi detta "Nunziatella"); – nel 1741 la "Royal Military Academy" inglese; – nel 1751 l'"Ecole Royale Militaire" francese; – nel 1765 la "Kriegs Akademie" prussiana di Potsdam.

Negli Stati Uniti d'America, poi, l'Accademia Militare di West Point fu fondata, su ispirazione di George Washington, dopo la sua morte, solo nel 1802.

In effetti, fin da antica data la Corte Sabauda godeva fama in Europa nel campo formativo cavalieresco, data la bellicosità dello Stato subalpino, perpetuamente in lotta per assicurare la propria esistenza ed espansione e l'esempio sul campo di battaglia dato dai Conti e poi Duchi di Savoia, esempio che continuerà anche nei secoli seguenti.

Valga per tutti il nome di Pierre Terrail signore di Bayard, il prode Baiardo, il "cavaliere senza macchia e senza paura", personificazione perfetta dell'ideale cavalieresco e militare: egli apprese i primi elementi dell'educazione al senso dell'onore e della istruzione militare alla corte del Duca di Savoia.

Come s'è detto in precedenza, anche se lo scopo dell'istituzione dell'Accademia Reale era quello di preparare gli elementi direttivi dello Stato, il carattere della formazione era eminentemente militare; il bando istitutivo diceva testualmente:

«... si insegnerà a montar a cavallo, correr all'Anello, alle Teste, e al Fachino, a Ballare, far di Spada, a volteggiare, l'Esercitio di Guerra, e evolutioni Militari, le Matematiche, e il Disegno; Quivi si insegnerà anche il modo d'attaccare Piazze, e diffenderle. Il che si tradurrà in prattica coll'attacco e difesa d'un Forte, che si farà costruer a quest'effetto. S'aggiungerà inoltre a tutti questi Esercitii lo studio dell’Historie, quello della Cronologia, Geografia, Blasone, e delle lingue, e in particolare dell'Italiana, e Francese…»

E già nel 1680 gli accademisti prendevano parte ad una esercitazione di attacco alla fortezza della Cittadella di Torino unitamente alle altre truppe del Presidio della Città (battaglioni Guardie e Saluzzo e unità di Cavalleria e Artiglieria) riunite sotto il comando di Carlo Ludovico S. Martino d'Agliè, Marchese di San mano, Grande Scudiero di Savoia e Sovraintendente dell'Accademia stessa.

Tale serietà nella preparazione militare trovava riscontro nella severità degli studi, giustamente equilibrati tra materie umanistiche e materie scientifiche e impartiti da insegnanti di grido. Lo stesso bando infatti diceva:

«Si sono scielti per insegnare tutte queste scienze li Mastri più capaci che si sijno potuti ritrovare, mentre che questi sono destinati per insegnare a S.A.R.[1] la quale parimente farà li suoi Esercitij nella medesima Accademia.»

La fama dell'Accademia di Torino fu grande fin dall'inizio in tutta Europa ed anche fuori di essa. Vittorio Alfieri, allievo tra il 1758 e il 1766, scriveva che ai suoi tempi era frequentata da "una colluvie di tutti i boreali, Inglesi principalmente, Russi e Tedeschi e d'altri Stati d'Italia"[2].

Il Principe Eugenio di Savoia, celebre generale dell'esercito Asburgico, vi inviava, raccomandandoli, nobili Austriaci. Lord Chesterfield, nel suo libro “Lettere al figlio", l'additava come modello di signorile educazione. Furono, tra molti stranieri, allievi dell'Accademia il Principe Federico Guglielmo di Brandeburgo-Schwedt; il Principe Ereditario Federico (III) di Sassonia-Gotha e suo fratello Principe Guglielmo; il Langravio Emanuele di Assia-Reinfels-Rothemburg; il Gran Maresciallo di Svezia Conte Hans Axel de Fersen, che fece poi il romantico tentativo di salvare dal patibolo Maria Antonietta, e, in tempi più recenti, Re Faud I di Egitto.

Sviluppi successivi e guerre combattute[modifica | modifica wikitesto]

II Re Vittorio Amedeo II nel 1729-30 attuò un riordinamento dell'Istituto al fine di renderlo rispondente allo scopo dell'educazione non solo dei futuri ufficiali dell'Esercito, ma pure dei Quadri direttivi dell'Amministrazione Statale ed anche per ripartire convenientemente le competenze tra il gesuitico Collegio dei Nobili e la stessa Reale Accademia. Lo sviluppo dei corsi nell'ultimo scorcio del XVII secolo e in tutta la prima metà del successivo, fu turbato dal susseguirsi di guerre combattute dallo Stato subalpino, nella sua perenne necessità di lottare per sopravvivere ed ampliarsi.

Il periodo di aspre lotte per la sopravvivenza, intercalate da brevi intervalli di pace, consenti' la formazione ed il consolidamento delle tradizioni militari dell'esercito sabaudo. Il continuo misurarsi con le armate dei maggiori Stati europei ne fece lo strumento che nel secolo XIX avrebbe affrontato l'esercito austriaco e sarebbe stato il ceppo intorno al quale sviluppare il futuro esercito italiano.

Il Ducato di Savoia, infatti, e poi il Regno di Sardegna[3] dovettero affrontare la guerra della Lega di Augusta tra il 1690 ed il 1697 (battaglie di Staffarda e della Marsaglia, invasione della Provenza, difesa di Cuneo e di Montmélian, assedio di Pinerolo); la guerra di successione spagnola tra il 1701 ed il 1713 (battaglie di Chiari e Luzzara, difesa di Vercelli e di Verrua, assedio e battaglia di Torino[4]; la guerra contro la Spagna in Sicilia tra il 1718 e il 1719 (difesa della cittadella di Messina, difesa di Trapani); la guerra di successione di Polonia tra il 1733 e il 1735 (assedio di Pizzighettone e di Milano, battaglie di Colorno di Parma e di Guastalla); la guerra di successione d'Austria tra il 1742 e il 1748 (assedi di Modena e della Mirandola, spedizione in Savoia, battaglie di Camposanto nel modenese e di Casteldelfino, difesa di Cuneo, battaglie di Madonna dell'Olmo di Bassignana e di Piacenza o del Tidone, assedio di Genova, battaglia dell'Assietta); le guerre contro la Francia tra il 1792 ed il 1796 (difesa di Cagliari, Authion, La Thuile, Collardente, Saccarello, Loano, Montenotte, Cosseria, Millesimo, Bricchetto di Mondovì).

La bufera napoleonica e la rifondazione della Reale Accademia Militare[modifica | modifica wikitesto]

La campagna napoleonica del 1796 rappresentò l'inizio della crisi dello Stato sabaudo, ma, se l'esito della lotta dell'armata sarda contro le forze francesi fu alla fine negativo, è d'uopo riconoscere che essa - unico degli eserciti degli Stati italiani - seppe contendere ai Francesi il possesso delle porte d'Italia per quattro anni e che ben più potenti eserciti europei furono, prima d'esso, sconfitti dalle armi della Repubblica.

E se il Re e le somme autorità dello Stato dovettero riparare in Sardegna, fondatamente si poteva sperare in un ritorno, alimentato dal naturale sentimento di indipendenza nazionale vivamente sentito nel Regno sardo, anche se notevolmente venato di regionalismo, conforme al clima del periodo storico considerato.

E' in questo spirito nazionale e militare che, passata la bufera napoleonica, Vittorio Emanuele I==Vittorio Emanuele I di Savoia, detto il Tenacissimo (Torino, 24 luglio 1759 – Moncalieri, 10 gennaio 1824), duca di Savoia, Piemonte e Aosta, e re di Sardegna dal 1802 al 1821. Dopo la restaurazione, nel 1814, su modello della Gendarmeria francese, creò l'Arma dei Carabinieri da cui deriva il moderno corpo.== il 2 novembre 1815 firmò il decreto di ricostituzione ("iterum condidit") dell'Istituto nella sua sede tradizionale, con esclusivo scopo militare.

Segno dell'evoluzione dei tempi, non fu più richiesta l'appartenenza alla nobiltà per entrarvi, infatti l'articolo 2 delle condizioni generali dell'accettazione prescrive, per gli ammettenti, "che siano di nobile, o civil nascita".

L'Istituto doveva preparare ufficiali per tutte le Armi dell'Esercito: gli allievi destinati alle Armi di linea (fanteria e cavalleria) ultimato il corso di studi andavano ai reggimenti con il grado di sottotenente, mentre quelli destinati alle cosiddette Armi dotte (Stato Maggiore, Artiglieria e Genio) completavano la loro preparazione scientifica ed applicativa in un periodo svolto inizialmente all'Accademia stessa e, subito dopo, alla Scuola di Applicazione, sviluppandosi così un comune proficuo lavoro dei due Istituti nella preparazione dei giovani ufficiali, che si intensificherà nel corso del secolo XIX e di quello successivo fino a sfociare nell'attuale situazione di intima fusione nel ciclo formativo unitario degli ufficiali delle Armi dell'Esercito. La Regia Militare Accademia formò così quasi tutti gli ufficiali di carriera di tutte le Armi che combatterono nelle guerre contro l'Austria degli anni 1848, 1849 e 1859, nella campagna di Crimea del 1855-56, nella spedizione del 1860 nell'Italia centrale e meridionale e nelle operazioni di assedio delle fortezze borboniche nel 1860-61.

Dall'Armata Sarda all'Esercito Italiano: dalla quadripartizione alla bipartizione[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la campagna del 1859 e i conseguenti plebisciti ed annessioni, si ebbe una straordinaria dilatazione dell'Armata Sarda che passò dalle 5 Divisioni con forza di 70.000 uomini della campagna del 1859 alle 13 Divisioni dell'ordinamento Fanti== Manfredo Fanti (Carpi, 23 febbraio 1806 – Firenze, 5 aprile 1865) è stato un generale e politico.== del 1860 con 183 mila uomini. L'aumento grandioso e subitaneo dell'Armata e la prevedibile necessità di ulteriori ingrandimenti, in vista del progresso dello sviluppo unitario ormai inarrestabile, ebbero immediata ripercussione nell'Accademia Militare. Questa era infatti ormai insufficiente==II Ministro della Guerra generale Fanti il 13 marzo 1860 presentò alla sanzione reale un decreto per il quale erano disposti 3 corsi distinti per la preparazione degli Ufficiali destinati alla fanteria (corso suppletivo alla R. Militare Accademia, presso la Scuola Militare di fanteria in Ivrea, corso già creato con decreto del 27 febbraio 1859 ed ora riaperto), alla cavalleria (corso suppletivo alla R. Militare Accademia a Pinerolo, di nuova istituzione), alle armi speciali nella R. Militare Accademia (già in atto). La relazione al decreto giustificava il provvedimento precisando: "Sire! La Regia Militare Accademia, istituita allo scopo di formare giovani ufficiali per le varie Armi dell'Esercito, si è resa insufficientissima per l'aumento che le mutate condizioni hanno richiesto nelle forze militari del Regno". == ad ospitare e preparare il gran numero di ufficiali necessari alle varie Armi dell'Esercito. Si pose quindi alla mente del generale Manfredo Fanti, Ministro della Guerra, la necessità di risolvere definitivamente il problema, senza soluzioni interlocutorie quali quelle dei corsi suppletivi all'Accademia presso la Scuola Militare di Fanteria a Ivrea (già attuato nel febbraio del 1859) ed a Modena (1860) e la Scuola Militare di Cavalleria a Pinerolo (1860) per la formazione degli Ufficiali delle rispettive Armi.

Si trattava cioè di individuare una soluzione finale che avesse presenti soprattutto le esigenze nazionali di dare alle altre regioni confluite in quello che ormai stava per diventare il Regno d'Italia, la sensazione che esse erano tutte a egual diritto parte della nuova grande Patria e che, di conseguenza, anche l'Esercito era ormai italiano. Altrettanto dovevano tenersi presenti le necessità militari formative ed organizzative.

Le considerazioni nazionali portavano naturalmente a prevedere la dislocazione di un secondo grande Istituto di formazione di ufficiali fuori del Piemonte.

Di quelle militari le considerazioni formative evidentemente ostavano a che si infrangesse il dogma della unità della fonte di formazione degli ufficiali delle armi. Le organizzative portavano elementi a favore della scelta di qualche altra località fuori del Piemonte che avesse, però, i requisiti di una favorevole posizione geografica, di un adeguato livello culturale della città ospitante e della disponibilità di locali adatti ad una scuola di formazione forte di molte centinaia di allievi.

Non si volle, e giustamente, considerare la costituzione di una seconda Accademia di formazione per tutte le Armi per ovvi motivi negativi. Si pensò invece ad un istituto militare che potesse assommare i compiti di formazione degli ufficiali di fanteria (svolti a Ivrea e Modena) e possibilmente, in un secondo tempo, anche di cavalleria (svolti a Pinerolo).

Circa la sede, è da tener presente che, già con R. Decreto del 9 maggio 1860==II decreto firmato a Torino dal Re Vittorio Emanuele II il 9 maggio 1860 stabiliva all'art. 1: "E' istituita in Modena una "Scuola Militare di fanteria" ad identico scopo di quella già stabilita in Ivrea". In data 8 febbraio 1861 una disposizione del Ministro generale Fanti, constatato che "col 1° maggio 1861, avendo principio presso le Scuole Militari di fanteria in Ivrea ed in Modena un nuovo corso suppletivo alla R. Militare Accademia, nello scopo di abilitare ... giovani di conveniente cultura a coprire i posti di sottotenente nell'arma di fanteria ...", stabiliva che, poiché ..." i bisogni probabili dell'Esercito non saranno né così urgenti, né così grandi come in passato, il corso d'istruzione consterà di due anni invece di uno". ==, era stata istituita a Modena una "Scuola Militare di fanteria" ad identico scopo di quella già istituita in Ivrea, cioè come corso suppletivo all'Accademia Militare. Essa era la naturale trasformazione (ad annessione proclamata dell'Italia centrale al Regno di Sardegna) della "Scuola Militare dell'Italia centrale", istituita provvisoriamente il 5 ottobre 1859 dal generale Manfredo Fanti, allora comandante in capo delle Truppe della Lega dell'Italia centrale per la formazione di ufficiali di fanteria. La Scuola aveva trovato adeguata sede nei locali già occupati dalla Scuola e dal Corpo dei Pionieri (Caserma S. Pietro, poi Manfredo Fanti). Sembra perciò evidente che la scelta di Modena per la futura Scuola Militare di fanteria (e poi anche cavalleria) decisa dal generale Fanti fosse inoppugnabile, anche per le insigni benemerenze patriottiche della città, per esser sede di rinomata università e, precedentemente, di istituti militari a carattere scientifico di chiara memoria==Scuola militare del genio e dell'artiglieria di ispirazione francese (1798-1814) e l'Istituto cadetti matematici pionieri (1824-1848) istituito dalla Dinastia d'Austria-Este, dal quale il Fanti era uscito nel 1830, laureato in matematica e diplomato in ingegneria civile. Vedasi anche La scuola militare di Modena, 1756-1915 (2 voll., 1914-1920) dello storico Canevazzi Giovanni (Firenze 1870 - Bologna 1932). Di famiglia modenese, insegnò in varî ginnasî e alla Scuola militare di Modena. ==.

Certo, la decisione presa violò il principio dell'unicità dell'istituto di educazione degli ufficiali di tutte le armi ed ebbe, quindi, ripercussioni profonde sulla disparità della formazione e dei livelli culturali tra le varie armi, conseguenze che pesarono sul nostro Esercito per circa un secolo e che solo ora - in virtù della riunificazione della sorgente formativa - vanno fortunatamente scomparendo.

Le conseguenze negative della decisione furono, cioè, lo spezzarsi di quel vincolo profondo esistente nelle file degli ufficiali dell'esercito sardo di riconoscersi tutti, a qualunque arma essi appartenessero, figli della stessa madre, la Regia Militare Accademia, superando, in virtù della comune origine, ogni gelosia umanamente spiegabile tra le diverse armi.

Inoltre la differenza di formazione, specie nel settore scientifico, e la conseguente notevole differenza della durata del corso di preparazione tra gli allievi ufficiali di fanteria e cavalleria rispetto alle "armi dotte" portavano ad una disparità sensibile nel livello della formazione degli ufficiali dei due gruppi di armi; tale disparità era resa esplicita anche formalmente nel nome degli Istituti formativi: Scuola Militare e Regia Militare Accademia.

La differenza si protrasse nei decenni fino alla 1^ guerra mondiale, nei quali alle armi speciali==Con l'istituzione della Scuola Superiore di Guerra era stato abolito in Accademia il corso di reclutamento di Stato Maggiore== era riservato il corso di Accademia - triennale - completato dal biennio della Scuola di Applicazione, mentre le armi di linea frequentavano il corso biennale di Scuola Militare, solo in seguito completato da un anno di Applicazione.

Ovviamente ne soffrì, di riflesso, il principio della cooperazione tra le armi, influenzato negativamente dalla diversità della sorgente formativa (motivo spirituale), dalla disparità degli studi seguiti (motivo culturale) e, per conseguenza, dalla diversità di mentalità e di linguaggio e dalla tendenza a giustapporre l'opera delle varie armi anziché ad integrarla (motivo professionale).

Ma è d'uopo ammettere che le più gravi considerazioni di carattere nazionale dovettero avere un peso predominante nella decisione presa. E tali motivi ebbero una grande importanza altresì nella concessione del Palazzo Ducale a sede della Scuola Militare, decisa dal Re Vittorio Emanuele II a cavallo della fine del 1861 ed inizio del '62 e posta in attuazione, dopo i necessari adattamenti, il 2 gennaio 1863. Ne sono testimonianza le polemiche fomentate da alcuni circoli legati all'Austria ed alla dinastia decaduta, che mascheravano l'ostilità politica o campanilistica alla nuova destinazione del palazzo con i timori di eventuali danni alle opere d'arte custoditevi e, in genere, alla nobilissima architettura dell'Avanzini. Ribattevano i "nazionali" incitando i modenesi a non voler "rinunziare ai vantaggi incalcolabili che otterranno dalla Scuola Militare per una sciocca idolatria verso l'antica dimora degli Austro-Estensi==Nel Ducato di Modena dalla Restaurazione regnò, al posto della estinta dinastia estense, la Casa d'Austria-Este nella persona di Francesco IV nato dall'unione di Ferdinando d'Austria figlio di Maria Teresa imperatrice e di Beatrice ultima erede di Casa d'Este. La dinastia Austria-Este si estinse nel 1875 con la morte di Francesco V, figlio di Francesco IV.== e li invitavano a ricordare "il decoro che venne a Modena dalla Scuola del genio aperta da Napoleone I proprio nel Palazzo Reale (sic) ed a sperare che maggior decoro essa riceverà dalla nuova Scuola più numerosa di tanto"==Dal giornale modenese "il Panaro" - luglio 1862 - Riportato dal citato Canevazzi.==. Risultava comunque evidente che l'insediamento nel Palazzo, già sede della monarchia decaduta, di una scuola militare del Regno d'Italia assumeva quasi un valore emblematico di solido e definitivo stabilimento del nuovo ordine di cose. D'altronde, il porre la scuola in una reggia di tanta bellezza artistica non poteva che avere riflessi molto positivi sotto l'aspetto formativo dei giovani allievi. Con R. Decreto del 6 aprile 1862 veniva approvato un nuovo regolamento del Ministro della Guerra, generale Agostino Petitti Bagliani di Roreto, mediante il quale erano stabiliti gli Istituti superiori di formazione degli ufficiali: - R. Accademia Militare; - Scuola Militare di fanteria; - Scuola Militare di cavalleria. E' pertanto da tale data fondamentale che la Scuola Militare di fanteria attuò formalmente il suo completo distacco dalla R. Militare Accademia; in precedenza (aprile 1861) aveva assorbito anche le funzioni già svolte dalla Scuola Militare di Ivrea che riprese la precedente denominazione di Scuola normale di fanteria. Infine il 18 settembre 1865 la Scuola Militare assunse la denominazione "di fanteria e cavalleria" ed anche il compito di formazione degli ufficiali di cavalleria. Cosi dalla quadripartizione iniziale (1859-60) della R. Militare Accademia, attraverso la temporanea soluzione tripartita (1861-1865), si giungeva alla bipartizione==Si indicano i decreti fondamentali di questo periodo risorgimentale: - 27 febbraio 1859: istituzione del corso suppletivo alla R.M.A. presso la Scuola Militare di fanteria ad Ivrea; - 13 marzo 1860: istituzione del corso suppletivo alla R.M.A. presso la Scuola Militare di cavalleria a Pinerolo; riapertura del corso suppletivo a Ivrea di cui ai decreto precedente per la sola fanteria, limitazione della R.M.A. alla preparazione degli ufficiali delle armi speciali; - 9 maggio 1860: istituzione di una Scuola Militare di fanteria a Modena e di un corso suppletivo alla R.M.A. presso la stessa scuola; - 8 febbraio 1861: allungamento da 1 a 2 anni della durata dei corsi suppletivi alla R.M.A. presso le Scuole Militari di fanteria a Ivrea ed a Modena e di cavalleria a Pinerolo; - 6 aprile 1862: nuovo regolamento stabilente l'esistenza autonoma degli Istituti Superiori militari: R. Accademia Militare (Torino), Scuola Militare di fanteria (Modena), Scuola Militare di cavalleria (Pinerolo); - 18 settembre 1865: destinazione della Scuola Militare di fanteria alla preparazione anche degli ufficiali di cavalleria attribuendole la denominazione di Scuola Militare di fanteria e cavalleria. ==, situazione che perdurò fino al 1945.

Scoppiata la guerra del 1866 la Scuola fu trasferita a Torino da maggio fino a novembre, riprendendo poi a Modena la sua attività educativa. Questa venne in seguito integrata dalla frequenza di un corso di completamento svolto presso la Scuola centrale di Parma (che diventerà nel 1910 Scuola di Applicazione di fanteria) per i sottotenenti di fanteria e presso la Scuola di cavalleria (dal 1910 di Applicazione di cavalleria), della durata di otto mesi ed avente lo scopo di perfezionare la cultura militare e di sviluppare quella professionale pratica.

La Prima guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]

Negli anni della grande guerra sia l'Accademia Militare sia la Scuola Militare intensificarono la loro attività formativa, ovviamente svolgendo corsi di minore durata (corsi accelerati==Dal 1911 al 1916 furono organizzati 7 corsi accelerati. Non furono tenuti corsi dal 1917 al 1922. Altri 4 corsi accelerati furono in precedenza tenuti 1879 al 1882 (nel 1882 anche un corso regolare).== ), concentrando per necessità la preparazione nelle attività attinenti ai compiti immediati dei giovani subalterni, con l'intento di rinviare a guerra finita - come in realtà avvenne - lo svolgimento di appositi corsi per riqualificarli culturalmente e professionalmente. Ingentissimo il sacrificio di sangue dei giovani ufficiali e non solo di essi, specie di fanteria, educati dai due Istituti: un tributo di sangue ed un insieme di sacrifici e di sofferenze che onorano altamente coloro che li compirono e le due Scuole che li seppero educare al culto del dovere osservato fino al sacrificio estremo.


Il primo dopoguerra[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la guerra, mentre venivano svolti i corsi di perfezionamento e completamento degli ufficiali preparati con i corsi accelerati svolti durante il conflitto, vennero ripresi pure i corsi regolari. Nel 1923 la Scuola Militare assunse la denominazione di "Accademia Militare di fanteria e cavalleria", mentre la vecchia Accademia Militare, non essendo più unica, aggiunse la specificazione "di artiglieria e genio". Nella prima, essendo venute meno gradualmente, almeno in parte, le prevenzioni contro le discipline scientifiche, veniva introdotto lo studio dell'analisi matematica e della geometria analitica e descrittiva. Nella seconda, il contenuto scientifico del ciclo formativo, ormai consolidato da secolare esperienza ed universalmente apprezzato (tanto che gli ufficiali a cultura completa venivano legalmente ammessi alla frequenza del 4° anno della facoltà di Ingegneria, se artiglieri, e del 5° se del genio), restò sostanzialmente immutato rispetto a quello in vigore prima del grande conflitto.

Tuttavia, la durata del corso presso l'Accademia venne presto ridotta da 3 a 2 anni e l'intero ciclo formativo a 4 anni, un solo anno in più rispetto a quello dell'analogo ciclo in vigore per la fanteria e la cavalleria, pur essendo notevolmente più gravato dal peso di tutte le materie scientifiche del biennio propedeutico e di quello applicativo.

Non è agevole rendersi conto dei reali motivi che indussero ad una riduzione della durata dell'iter preparatorio, proprio in un periodo nel quale, maggiormente che per il passato, si affermava lo sviluppo scientifico. Erano, infatti, ormai entrati in ampia applicazione pratica mezzi a trazione meccanica, carri armati, apparecchi radio, era fresco nel ricordo l'impiego degli aggressivi chimici sul campo di battaglia e si era riscontrato un vertiginoso aumento quantita¬tivo ed un sensibile elevamento qualitativo delle armi e delle artiglierie. Tutto ciò sembrava postulare un aumento del tempo a disposizione, non certo una decurtazione di esso; può essere che abbia pesato nella decisione il desiderio di avvicinare la durata dei cicli dei due gruppi di armi e che, non volendo o potendo aumentare quello delle armi di linea, non si sia trovato di meglio che abbreviare l'altro (generale di C. A. Enrico RAMELLA).

Comunque sia, la riduzione di un anno nel ciclo dell'artiglieria e del genio ebbe come conseguenza la compressione di materie non rapidamente assimilabili quali quelle scientifiche, con evidente sovraccarico dell’impegno degli allievi e ripercussioni negative in altri settori, specie di applicazione pratica.

La Seconda guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]

L'inizio del 2° conflitto mondiale impose naturalmente ad entrambe le Accademie la riduzione della durata dei singoli corsi e dello sviluppo delle materie scientifiche e dottrinali a tutto vantaggio delle attività di carattere pratico di più immediato interesse==Dal 1940 al 1942 furono organizzati 4 corsi accelerati.==. Nel novembre del 1942 i grandi bombardamenti di Torino, che colpirono gravemente il palazzo del Castellamonte, costrinsero al trasferimento dell'Accademia di artiglieria e genio a Lucca.

Entrambi gli Istituti dovettero poi sciogliersi per i drammatici eventi dell'8 settembre 1943; ma nella tragedia dell'ora rifulse particolarmente l'eroismo del Comandante dell'Accademia di fanteria e cavalleria, colonnello Giovanni Duca, Medaglia d’Oro al Valor Militare==Comandante dell’Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria organizzava con due battaglioni e uno squadrone allievi le prime resistenze contro l’invasione tedesca nella zona di Pavullo-Lama Mocogno e raggruppava intorno alle sue forze i primi partigiani iniziando con essi l’accanita lotta tra le giogaie dell’Appennino Emiliano. Dopo avere messo in salvo la gloriosa Bandiera dell’Accademia, si portava per ordine ricevuto dal Comando Supremo, nell’Italia settentrionale assolvendo con grande capacità e sprezzo del pericolo compiti organizzativi. Catturato dalle SS, unitamente al giovane figlio che gli era compagno in una pericolosa missione, manteneva il più fiero silenzio nonostante il bruciante dolore per le torture inflittegli e la disperata angoscia per l’avvenuto arresto della moglie e della figlia. Con il corpo fiaccato per il martirio, ma con l’animo sorretto dal senso dell’onore che fu luce della sua vita, dopo cinque mesi di agonia in una buia e stretta cella, che era tomba dei vivi, veniva barbaramente soppresso nella stanza delle torture riunendosi, nel cielo degli Eroi, all’amato figlio, contemporaneamente deceduto al campo di Mathausen ove era stato deportato. Fulgida figura di soldato tutta dedicata al dovere e alla Patria e che ha preferito la morte al disonore. Verona, 23 agosto 1944 ==.


L'Accademia riunificata[modifica | modifica wikitesto]

L'attività dei due Istituti, interrotta per l'armistizio, riprese a Lecce il 5 aprile 1944, con la costituzione di un "Comando Speciale RR. Accademie Militari" che riuniva in un battaglione due compagnie di allievi del 2° anno delle preesistenti Accademie (86° corso di fanteria e cavalleria e 125° corso di artiglieria e genio). Ad essi il 24 maggio fu solennemente presentata la bandiera del 26° reggimento fanteria in temporanea sostituzione delle bandiere delle due Accademie. L'Istituto svolse la sua silenziosa ed attiva preparazione dei futuri ufficiali, in mezzo a difficoltà di ogni genere, dando vita a vari corsi ordinari e straordinari che si succedettero fino al 1947. Il 1° dicembre 1945 l'Istituto assunse la denominazione di "Regia Accademia Militare", mutata il 19 giugno dell'anno seguente, a causa del mutamento istituzionale, in quella di "Accademia Militare". Con tale meditata decisione dello S.M. dell'Esercito l'Accademia ritornò ad essere veramente la fonte unica di reclutamento degli ufficiali in s.p.e. di tutte le Armi dell'Esercito==Dal 1937 la R. Accademia di fanteria e cavalleria aveva assunto anche il compito della formazione degli ufficiali dei Carabinieri, prima Arma dell'Esercito, e dei Servizi di amministrazione e commissariato (sussistenza). Dal 1940 iniziò il corso anche per il Corpo Automobilistico.==, riassumendo quella funzione della loro formazione unitaria che aveva svolto nell'Armata sarda fino al 1860, fino al momento, cioè, della sua ripartizione. A buon diritto poteva adottare il significativo motto "una acies" che era stato implicitamente la divisa della R. Militare Accademia fino al 1860.

Il processo riunificatore[modifica | modifica wikitesto]

II processo riunificatore, che si realizzò per causa degli eventi esteriori, trovò, peraltro, una situazione psicologica dei Quadri dell'Esercito più matura a recepire questo "nuovo" concetto che, in verità, nel nostro esercito era stato attuato “ab antiquo”; la maturazione fu frutto, soprattutto, dell'esperienza da essi vissuta nell'ultimo grande conflitto. In questo, infatti, la fluidità dei combattimenti terrestri e la minaccia aerea avevano posto tutte le armi pressoché sullo stesso piano di esposizione, estendendo a tutte la possibilità di attingere quegli allori che erano stati, nel passato, meritata prerogativa delle armi di linea. D'altra parte, l'aumento straordinario dei mezzi di combattimento, di trasporto e collegamento ed il sempre più diffuso tecnicismo generalizzato in tutte le armi, ma proporzionalmente cresciuto in maggiore misura in quelle di linea, estendevano ad esse l'obbligo di un sapere che nel passato era parso essere privilegio e necessità solo dell'artiglieria e del genio. Fu chiara, finalmente, la necessità di una strettissima cooperazione sul campo di battaglia ed in tutte le complesse attività della vita militare in guerra ed in pace; essa richiedeva la profonda conoscenza personale degli attori, conseguita nella reciproca dimestichezza: ciò imponeva che i comandanti fossero preparati dallo stesso istituto, formati dalla stessa educazione e portati allo stesso livello di studi (generale di C. A. Enrico RAMELLA).

Lo S.M. dell'Esercito, superando molte obiezioni e molte difficoltà, poneva coraggiosamente a base dell'unicità dell'Accademia il principio che occorreva:

unificare elevando, non livellare deprimendo.

Il 15 ottobre 1947 l'Accademia Militare rientrava a Modena nel Palazzo Ducale, nel quale erano ancora in corso i lavori necessari per riparare i danni delle offese belliche e dagli atti di vandalismo e saccheggio, ed il 4 novembre le fu consegnata la nuova bandiera, in sostituzione di quella già dell'Accademia di fanteria e cavalleria che era stata ricuperata dopo la liberazione. L'inaugurazione ufficiale ebbe luogo l'8 dicembre 1947 con l'intervento del Presidente della Repubblica, On. Enrico De Nicola.

Significativo collegamento con le antiche tradizioni fu l’adozione nel 1956 dell’uniforme ottocentesca.

In occasione del centenario degli ordinamenti Fanti-Petitti (temporanea quadripartizione dell'Accade¬mia Militare e poi definitiva bipartizione nei due Istituti torinese e modenese per i due gruppi di Armi), l'allora Capo di Stato Maggiore generale LUCINI indirizzava all'Accademia Militare il seguente ordine del giorno (29 marzo 1960):

"Or sono cent'anni - nel quadro del riordinamento organico dell'Esercito dell'Italia Unita - l'antica Accademia Militare di Torino, sorta il 1° gennaio 1678, dava vita alle due Accademie di fanteria e cavalleria e di artiglieria e genio. Distinti per sede ma intimamente uniti per ideali e dottrina, i due Istituti forgiarono generazioni e gene-razioni di ufficiali che su tutti i campi di battaglia, attraverso innumerevoli episodi di epico valore e di leggen¬dario eroismo, acquistarono all'Esercito ed alla Patria nostra un inestimabile patrimonio di onore e di gloria. Nella ricorrenza centenaria, onorando quelli che li precedettero, i giovani che - attraverso l'Accademia Militare riunificata in Modena - intraprendono ora la nobilissima carriera delle Armi, sappiano trarre da Loro esempio ed incitamento a sempre meglio operare per le fortune dell'Esercito e della Patria".

In tale occasione venne inaugurato, in un Cortile del Palazzo Estense, un elemento del vecchio colonnato del Palazzo del Castellamonte con una lapide che dice: A TESTIMONIANZA DI UNA SECOLARE CONTINUITÀ SPIRITUALE QUESTE COLONNE CHE IN TORINO DAL 1678 AL 1942 VIDERO I FASTI DELL'ISTITUTO DA CUI LA RIUNIFICATA ACCADEMIA MILITARE TRAE GLORIOSO RETAGGIO SI ELEVANO QUI NUOVAMENTE AFFINCHÈ DALLE FULGIDE TRADIZIONI DEL PASSATO LE NUOVE GENERAZIONI TRAGGANO MOTIVO DI FIEREZZA ED INCITAMENTO A SEMPRE MEGLIO OPERARE

Veniva cosi riaffermata una nobile continuità di tradizione storica intessuta di valori spirituali e di glorie militari e civiche.

Pertanto l'attuale Accademia Militare giustamente si vanta di essere erede delle altissime tradizioni plurisecolari dell'Accademia di Torino e di quelle più recenti, ma gloriosissime, della Scuola di Modena. Con fierezza ricorda i nomi dei gloriosi Caduti dei due Istituti, di quei 7820==Questo dato ed i seguenti sono riferiti al 31 dicembre 2013.== eroi che immolarono la vita nell'assolvimento del dovere compiuto per la Patria che fu inculcato attraverso i secoli agli oltre 117.017 giovani educati dalle due Accademie e nel Sacrario-Museo storico del Palazzo Estense conserva i ricordi delle 504==Le M.O.V.M. sono in realtà 506 poiché due il Col. Giuseppe GALLIANO e ed il Ten.Gen. Maurizio GONZAGA del Vodice ne hanno meritate due ciascuno.== Medaglie d'Oro di ex allievi e le antiche bandiere dell'Accademia di Torino e della Scuola Militare di Modena.

Il Capo di S.M. dell'Esercito nel 1967 ha offerto all'Accademia Militare la riproduzione in bronzo della vecchia campana donata nel 1678 dalla fondatrice alla Reale Accademia affinché dal battito delle ore gli Accademisti fossero incitati ai consueti doveri quasi dalla stessa voce reale (... ut Academici horarum pulsu ad consueta munera regia quasi voce excitentur...). Ciò perché i giovani d'oggi ricordino, in questo simbolo, l'antica gloriosa Accademia progenitrice dell'attuale e lo considerano quale segno del profondo vincolo spirituale che unisce all'Accademia Militare la Scuola di Applicazione, gelosa custode - nel Palazzo dell'Arsenale - dell'originale della "campana del dovere" e dello stretto legame dei due Istituti nel comune compito formativo.

E' in nome appunto della secolare continuità spirituale sopra illustrata che lo S.M. dell'Esercito ha ripristinato dal 1968 la numerazione tradizionale dei corsi in vigore nella R. Militare Accademia dal 1815 in avanti. Fino al settembre 1943 gli anni accademici di Torino e Modena==1859, 1° Corso – 1943, 86° Corso.== ebbero numerazioni diverse in funzione delle rispettive date di fondazione, ossia 1815 per Torino e 1860 per Modena (nei precedenti periodi non si usava numerare gli anni accademici). Con la riapertura dei corsi a Lecce (1944) e l’unificazione delle Accademie Militari, per sottolineare l’inizio di questa nuova fase della storia degli Istituti di formazione, si assegnò ai corsi una nuova numerazione che proseguì fino al 24° Corso. Si decise, infatti, di riprendere la tradizionale numerazione storica denominando 150° il corso che avrebbe dovuto chiamarsi 25°, facendo così riferimento all’Accademia di Artiglieria e Genio di Torino per giusto dovere di anzianità. La non perfetta corrispondenza numerativa (1815 – 1968) dipende dal fatto che durante i due conflitti mondiali vennero organizzati corsi accelerati oppure vennero sospesi i corsi ordinari.

Nel 1998 è stato assegnato all’Accademia Militare il compito della formazione dei medici, farmacisti e veterinari dell’Esercito; contemporaneamente è stata decisa la chiusura dell’Accademia di Sanità di Firenze, istituita nel 1968 e a sua volta erede dell’antica Scuola di Sanità Militare (fondata nel 1883) e poi diventata Scuola di Applicazione di Sanità.

Sempre dal 1998 l’Istituto organizza anche i corsi per il Corpo degli Ingegneri (di nuova costituzione) che frequentano i primi tre anni a Modena (il terzo nel grado di sottotenente) e i rimanenti presso la Scuola di Applicazione a Torino.

A partire dal 181° corso (anno accademico 1999 – 2000) furono riorganizzati gli indirizzi di studio: Scienze Strategiche per le varie armi, il Corpo di Commissariato ed l’Arma TRAMAT dell’esercito; Giurisprudenza per l’arma dei Carabinieri carabinieri,

Con il 182° corso (anno accademico 2000 - 2001) sono state ammesse alla frequenza dei corsi dell’Accademia militare anche le donne.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ il futuro Re Vittorio Amedeo II
  2. ^ Vittorio Alfieri, Vita, Epoca II.
  3. ^ di Sicilia per il breve periodo dal 1713 al 1720, indi di Sardegna fino al 1861.
  4. ^ Le truppe vittoriose dopo la battaglia di Torino (7 settembre 1706), cui avevano partecipato i primi allievi della Reale Accademia divenuti ufficiali, furono trionfalmente accolte nella città al suono della marcia del Principe Eugenio. Da allora, per consuetudine profondamente sentita, la marcia divenne tradizionale nei nostri Istituti militari.