Utente:Giuseppedn/Tita Piaz

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Tita Piaz, al secolo Giovanni Battista Piaz (Pera di Fassa (TN), 13 ottobre 1879Pera di Fassa, 6 agosto 1948), è stato un alpinista italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Quinto figlio di Giovanni Battista (detto Pavarin), da Pera di Fassa, e di Deluca Caterina da Pozza di Fassa. I loro primi due figli morirono in tenera età; restarono due femmine e l'ultimogenito, Tita. La famiglia conduceva una vita stentata. Il padre commerciava in giocattoli di legno mentre la madre svolgeva un'attività di piccola commerciante girovaga, viaggiando per i dintorni fino a Bolzano, conducendo talvolta con sé anche il piccolo Tita. Tra le prime manifestazioni della sua futura vocazione, a 12 anni si arrampica sulla parete del "Sass de Salin" (un grosso masso tuttora ben visibile dalla strada statale che attraversa Pera) per rincorrere invano il suo pettirosso.

Le condizioni economiche della sua famiglia non gli avrebbero consentito di proseguire gli studi oltre le scuole elementari, se non fosse stato selezionato dal Deutscher Schulverein che ricercava studenti trentini da avviare agli studi magistrali, con lo scopo di formare un corpo di insegnati valligiani, fedeli all'Impero Austroungarico, che potessero contrastare il diffondersi dell'irredentismo. Nel 1894 Tita iniziò gli studi a Bolzano beneficiando di un modesto sussidio mensile di sedici fiorini. Durante le vacanze estive degli anni seguenti vi furono i primi approcci all'alpinismo condotti sulle rocce del Catinaccio. Nel corso degli studi andava appassionandosi di questioni politiche, religiose e filosofiche. Tuttavia, si rivelava insofferente della rigida disciplina e nel 1897, pur ottenendo il diploma del terzo corso, fu espulso dalla scuola per una banale questione disciplinare (mediante uno stratagemma, aveva eluso l'obbligo di confessarsi).

Nell'estate del 1897 la prima vera ascensione sulla cima del Catinaccio in compagnia di due amici. Nel 1898, la prima impresa di rilievo sulle Torri del Vajolet, ovvero l'ascensione sulla Torre Winkler, che all'epoca solo poche guide osavano affrontare. Tita vi sale una prima volta con un contadino di Monzon e poi con una contadina di Pera sotto gli occhi di numerosi "Perrucchi" e "Pozzacchi", come Tita scherzosamente chiamava gli abitanti di Pera e Pozza di Fassa. L'attestato del terzo anno gli dava diritto ad un posto di maestro ausiliario. Partì per prendere servizio in uno sperduto paesino dell'Austria, ma, giunto ad Innsbruck, torno' alle sue montagne rinunciando alla carriera scolastica.

Nel 1898 venne ultimato il rifugio Vajolet. A partire dall'anno seguente la Società Alpina Austro-Tedesca ne affidò la gestione ad Antonio Rizzi, albergatore di Pera, che vi mandò la figlia Marietta, futura moglie di Tita. Fin da subito, Piaz ne fece la base per le sue imprese sulle pareti del Catinaccio e sulle Torri del Vajolet.

Nel 1899 scala un'altra delle Torri, la Delago. Nello stesso anno, tre prime ascensioni. Scalò la Parete Est del Catinaccio, aprendo una variante alla via di Antonio Dimai. In tale occasione, fece seguire l'impresa dalla scalata delle cinque torri della Croda di Laurino, dalla prima ascensione di una piccola torre a sud della Delago (la punta Piaz) e dalla salita alla Delago.

Al rifugio Vajolet stilò una relazione intitolata "Otto cime in sette ore", lasciando le logore scarpette nella sala da pranzo a mo' di cimelio. Sempre nello stesso anno, la prima salita alla Punta Emma, così chiamata dal nome della cameriera del Rifugio Vajolet che Piaz volle portare con sé. Secondo Tanesini [1], il battesimo della cima voleva non solo premiare la fiducia della ragazza, ma anche punire i turisti che, pur ammirando le imprese di Tita, preferivano affidarsi alle guide patentate. La terza delle tre prime ascensioni fu la cosiddetta "Fessura Piaz alla punta Emma". Tita, in precedenza, aveva effettuato un tentativo di fronte ad un gruppo di alpinisti guidati dal Christomannos, che ammirato dall'abilità di Piaz, gli aveva regalato 17 fiorini dicendo "Lieber Piaz, kaufen Sie sich eine Paar ordentliche Kletterschuhe, dann werden Sie es schön schaffen" (Caro Piaz, si compri un paio di buone scarpette da roccia e ci riuscirà)[2].

Poco dopo partì per i 24 mesi della leva, tornando a casa nell'estate del 1901. Si sposò nel 1902. Dal matrimonio con Marietta Rizzi, ebbe tre figli, Olga (1903), Pia (1904) e Carmela (1906).

Nel periodo che va dal 1905 allo scoppio del primo conflitto mondiale, Piaz fu protagonista di numerose prime ascensioni nel gruppo del Catinaccio, ma anche in Val Montanaia, Misurina, Lavaredo e nel Kaisergebirge. In particolare, fece scalpore e sollevò critiche la scalata della "Guglia De Amicis" (così battezzata da Piaz, in onore dello scrittore italiano Edmondo De Amicis). Infatti, lanciando una corda dall'antistante Campanile di Misurina, arrivò sulla guglia superando, a sessanta metri da terra, i diciotto metri che separano le due guglie. Nel 1912, la moglie morì di peritonite. L'anno seguente sposò Maria Bernard di Pera, da cui nel 1913 nacque il figlio Nereo. [2]

Tita Piaz e l'alpinismo[modifica | modifica wikitesto]

Prime ascensioni e nuove vie[modifica | modifica wikitesto]

Le tre Torri del Vajolet, teatro delle imprese alpinistiche di Tita Piaz; ai piedi, il Rifugio Re Alberto da lui edificato.
  • Parete Est del Catinaccio, 1899, in solitaria.
  • Punta Emma (Catinaccio), 1899, con Emma Dellagiacoma, cameriera del rifugio Vajolet.
  • Fessura Piaz alla punta Emma, 1899, in solitaria.
  • Parete NE del campanile di Prà di Toro (Val Montanaia), 1905, con Trier.
  • Guglia De Amicis (Misurina), 1906, con Trier; ascensione completata mediante un controverso lancio di corda. La guglia fu battezzata De Amicis per motivi patriottici.
  • Versante Nord del Castellato (Val Montanaia), 1906, con Trier.
  • Campanile Domegge (Val Montanaia), 1906, con Trier.
  • Versante SO della Cima Toro (Val Montanaia), 1906, con Trier.
  • Versante NE della Pala Grande (Val Montanaia), 1906, con Trier.
  • Parete SO della Torre principale del Vajolet, 1907, con G. Cristophe.
  • Crepa di Socorda (Catinaccio), 1907, con G. Cristophe.
  • Parete SE della Torre orientale del Vajolet (Camino Piaz), 1907, con Cristophe, Müller e Kronstein.
  • Pala Larsè (Larsec, Catinaccio), 1908, con R. Schietzhold e K. Broeske.
  • Parete Ovest del Totenkirchl (Kaisergebirge), 1908, con Klammer, Schietzhold e Schroffenegger.
  • Parete Nord della Torre Winkler, 1911, con Kauer, Stephansky e Jori.
  • Campanile delle Roe de Ciampiè, 1911, con Jori, Schaarschmidt, Sixt e Breir.
  • Parete Nord della punta Frida (Lavaredo), 1912, con Michelson e Jelinik, contemporaneamente alla cordata di Duelfer e Schaarschmidt.
  • Parete Nord della cima Tosa (Brenta).
  • Spigolo NO dello Schenon (Latemar), 1925, con Alberto e Marisa Bonacossa e Virginio Dezulian.
  • Parete Nord del Catinaccio, 1928, con Dezulian.
  • Via della galleria sulla parete SO del Sass Pordoi, 1930, con Schebler e Seligmann.
  • Parete NE della Torre Winkler, 1932, con Sandro del Torso e Fosco Maraini.
  • Parete Sud del Sass Beccè, 1933, con del Torso.
  • Via per le fessure dello spigolo Sud del Sass Beccè, 1933, con Marisa Bonacossa e Hulda Tutino Steel.
  • Parete Sud del Sass de Forca occidentale, 1933, con del Torso.
  • Parete SO del Sass Pordoi (Via del finestrone ad arco), con del Torso.
  • Parete SO del Sass de Forca di mezzo, 1933, con del Torso.
  • Diedro Sud del Sass de Forca orientale, 1933, con del Torso.
  • Spigolo del pilastro Sud del Sass Pordoi, con del Torso, Furio Piaz e R. Springorum.
  • Spigolo orientale della Torre Winkler, 1935, con del Torso e Maraini.

I salvataggi[modifica | modifica wikitesto]

La passione politica[modifica | modifica wikitesto]

Piaz fu sempre fiero della sua italianità e la sua passione irredentista gli procurò diversi inconvenienti, anche come alpinista. L'aver intitolato una guglia a De Amicis gli costò l'espulsione dalla Sezione di Fassa della Società Alpina.

Per un certo periodo conduceva cordate pur essendo autorizzato solo in qualità di "portatore" da parte della Sezione di Bolzano della Società Alpina. Per regolarizzare la sua situazione presentò i documenti per ottenere la nomina di guida autorizzata, ma la pratica venne respinta. Solo in seguito ai suoi reclami, Piaz ottenne il libretto di guida.

Inoltre, diverse sezioni presentarono domanda perché fosse interdetto da tutti i rifugi della Società Alpina per manifestazioni irredentistiche, per il battesimo della Guglia De Amicis e per il sostegno alla Società degli Alpinisti Trentini (di simpatie irredentistiche). La domanda venne respinta anche grazie alla Sezione di Lipsia della Società Alpina, proprietaria del Rifugio Vajolet, che non riteneva suo obbligo controllare le opinioni politiche del marito della conduttrice del rifugio [1]. Per scongiurare il pericolo di essere cacciato dal Vajolet, chiese la concessione di un appezzamento ai piedi delle Torri del Vajolet, dove ora sorge il Rifugio Re Alberto, ma gli venne presto comunicato che tutto il territorio circostante era stato concesso in affitto alla Sezione di Bolzano della Società Alpina

Rifugi e alberghi[modifica | modifica wikitesto]

Aneddoti[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Tanesini
  2. ^ a b Piaz

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Arturo Tanesini, Tita Piaz - Il diavolo delle Dolomiti, 3ª ed., Belluno, Nuovi Sentieri, 1985.
  • Tita Piaz, Mezzo secolo d'alpinismo, Milano, Melograno Edizioni, 1986.
  • Luciana Palla, Tita Piaz a confronto con il suo mito, Trento, Istitut Cultural Ladin di Vigo di Fassa, 2006, ISBN 978-88-86053-67-9.
  • Guido Rey, Alpinismo acrobatico, Torino, Cda & Vivalda, 2001, ISBN 978-88-85504-95-0.
  • Dino Buzzati, L'ultima giornata di Tita Piaz, in L'Europeo, agosto 1948.
  • Luciana Palla, News di Luciana Palla. TITA PIAZ a confronto con il suo mito, su webdolomiti.net, 2 ottobre 2006, pallaweb. URL consultato il 15 agosto 2008.