Utente:GiulianaLicheri/Sandbox

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Riduzione del Rischio di Disastri e resilienza[modifica | modifica wikitesto]

In ambito di Riduzione del Rischio di Disastri (DRR), con il concetto di resilienza si intende l’obiettivo di prevenzione e risposta a un disastro. La resilienza si riferisce alla capacità di una comunità o società di preservare la propria struttura e funzione fondamentale di fronte a situazioni di stress e shock. La resilienza è strettamente collegata al concetto di vulnerabilità, anche se la resilienza tende ad essere un obiettivo più alto e strategico della costruzione di sistemi sociali, mentre la vulnerabilità è uno strumento per analizzare le proprietà di quei sistemi.

Originariamente derivante dal latino resilire (rimbalzare all'indietro),[1] il termineresilienza proviene dall' ecologia e si presenta come modalità di risposta al cambiamento di un sistema. Nel 1975 C.S. Holling è stato il primo ad utilizzare il termine secondo l’attuale significato di capacità di persistenza delle relazioni all’interno di un sistema naturale, nonchè la capacità di non-estinzione [2] degli organismi che lo popolano. In senso ecologico per resilienza non si intende equilibrio: differisce infatti dal concetto di stabilità, cioè la capacità di un sistema di resistere ad eventuali cambiamenti. Un sistema resiliente è dunque un sistema capace di subire cambiamenti senza tuttavia perdere la propria struttura e funzione fondamentale. Nel caso dei sistemi umani, questa funzione corrisponde alla sopravvivenza e alle necessità della vita.

In ambito di riduzione del rischio di disastri, una definizione ampiamente accettata di resilienza proviene dall'Ufficio delle Nazioni Unite per la riduzione del rischio di disastri (UNDRR): "La capacità di un sistema, comunità o società esposta a qualsiasi tipo di pericolo di resistere, metabolizzare, adattarsi e riprendersi dagli effetti di un pericolo in modo tempestivo ed efficiente, anche attraverso la conservazione e il ripristino delle sue strutture e funzioni di base essenziali."[3]

L'importanza della resilienza nella gestione del rischio di disastri diventa lampante vista la centralità del termine nel Quadro d’Azione di Hyogo (2005-2015) sottotitolato "Costruire la resilienza ai disastri di Nazioni e Comunità". Il processo di costruzione della resilienza è dunque attualmente inteso come l'obiettivo alla base della riduzione del rischio di catastrofi.[4]

Arena politica[modifica | modifica wikitesto]

Danni riportati a Chennai dopo il terremoto nell'Oceano Indiano del 2004

Molte sono state le richieste di maggiore chiarezza circa le componenti della DRR e gli indicatori di progresso verso la resilienza: una sfida che la comunità internazionale ha raccolto in occasione della Conferenza Mondiale delle Nazioni Unite sulla riduzione dei disastri (WCDR) che ha avuto luogo nel 2005 a Kobe, in Giappone, solo pochi giorni dopo il terremoto dell’Oceano Indiano del 2004. La WCDR ha dato il via al processo di incoraggiamento delle agenzie internazionali e dei governi nazionali affinché superassero la vaga retorica della maggior parte delle dichiarazioni politiche fissando piuttosto obiettivi e impegni chiari atti alla riduzione del rischio di disastri.

Quadro d'Azione di Hyogo[modifica | modifica wikitesto]

Il primo passo del procedimento consisteva nell’approvazione formale del Quadro d’Azione di Hyogo (HFA) (2005-2015) in occasione della WCDR. Questo è stato il primo quadro d’azione internazionalmente accettato per la DRR. Esso stabiliva una sequenza ordinata di obiettivi (risultato – obiettivi strategici – priorità) con cinque priorità d’azione aventi l’obiettivo di “catturare” le principali aree di intervento in ambito di DRR. Il forum biennale Global Platform for Disaster Risk Reduction dell’ONU ha fornito all’ONU e ai suoi Stati membri l’opportunità di monitorare i progressi compiuti rispetto al Quadro d’Azione di Hyogo. La prima sessione del forum si è tenuta dal 5 al 7 giugno 2007 a Ginevra, Svizzera, dove ha sede l’Ufficio delle Nazioni Unite per la riduzione del rischio di disastri (UNDDR). I successivi forum si sono tutti tenuti a Ginevra nel giugno 2009, nel maggio 2011 e nel maggio 2013.  

Quadro di Sendai per la riduzione del rischio di disastri[modifica | modifica wikitesto]

Il Quadro di Sendai per la riduzione del rischio di disastri (2015-2030) è un documento internazionale adottato dagli Stati membri delle Nazioni Unite tra il 14 e il 18 marzo 2015 in occasione della Conferenza Mondiale delle Nazioni Unite sulla riduzione dei disastri tenutasi a Sendai, in Giappone, e approvato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel giugno 2015.[5][6][7] Si tratta di un accordo che fa da successore al Quadro d’Azione di Hyogo (2005-2015), il quale si era attestato fino ad allora come l’accordo internazionale più completo in materia di riduzione del rischio di disastri.

Il documento di Sendai è il risultato di anni di trattative[8] assistite dalla Strategia Internazionale delle Nazioni Unite per la riduzione dei disastri, durante le quali gli Stati Membri dell’ONU, le ONG e altre parti interessate hanno richiesto una versione migliorata del già esistente Quadro di Hyogo che prevedesse una serie di norme comuni, un quadro onnicomprensivo degli obiettivi raggiungibili e uno strumento legalmente valido per la riduzione del rischio di disastri. Al momento di stabilire gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, gli Stati Membri hanno inoltre posto l’accento sulla necessità di affrontare questioni come la riduzione del rischio di disastri e l’adattamento al cambiamento climatico, particolarmente alla luce dell’insufficiente attenzione rivolta alla riduzione dei rischi e alla resilienza negli originali Obiettivi di Sviluppo del Millennio.

Ulteriori iniziative internazionali[modifica | modifica wikitesto]

Le iniziative delle Nazioni Unite hanno contribuito a perfezionare e promuovere il concetto a livello internazionale, inizialmente incoraggiate dalle previsioni dell’ONU relative agli anni ’90 secondo cui sarebbero stati il Decennio Internazionale per la Riduzione dei Disastri Naturali. Nel 1999 gli Stati Membri delle Nazioni Unite approvarono la Strategia Internazionale per la Riduzione del Rischio dei Disastri che si fece promotrice di un cambio di rotta dalla tradizionale enfasi rivolta esclusivamente alla risposta ai disastri alla riduzione di questi, promuovendo dunque una “cultura di prevenzione”.

Iniziative regionali[modifica | modifica wikitesto]

Africa[modifica | modifica wikitesto]

Molte sono le comunità economiche regionali africane che hanno elaborato strategie di DRR prestanti attenzione a questioni di genere. Tra queste si annoverano il Piano Strategico e il Piano d’Azione 2020-30 della Comunità di sviluppo dell’Africa australe, la Strategia e Piano d’Azione 2020-30 della Commissione Economica degli Stati dell’Africa centrale, la strategia e il Piano d'Azione 2020-30 della Commissione Economica degli Stati dell'Africa occidentale e la Strategia Regionale e il Piano d’Azione dell’Autorità Intergovernativa per lo Sviluppo per l’integrazione di genere nella gestione del rischio di disastri e l’adattamento ai cambiamenti climatici.

Bangladesh[modifica | modifica wikitesto]

Stando al Climate Risk Index,[9] il Bangladesh è uno dei Paesi maggiormente esposti a rischi di svariate tipologie di disastri a causa di variabilità climatica, eventi estremi, alta densità demografica, alta incidenza della povertà e della disuguaglianza sociale, scarsa capacità istituzionale, risorse finanziare inadeguate e scarse infrastrutture.[10] Il Bangladesh ha avviato la propria preparazione ai disastri in seguito al ciclone del 1991 e gode al giorno d’oggi di un Piano Nazionale per la Gestione dei Disastri che prevede meccanismi a livello nazionale e sub-nazionale.[11]

  1. ^ D.E. Alexander, Resilience and disaster risk reduction: an etymological journey, in Natural Hazards and Earth System Sciences, vol. 13, n. 11, 2013, pp. 2707–2716, Bibcode:2013NHESS..13.2707A, DOI:10.5194/nhess-13-2707-2013.
  2. ^ C.S. Holling, Resilience and stability of ecological systems (PDF), in Annual Review of Ecology and Systematics, vol. 4, 1973, pp. 1–23, DOI:10.1146/annurev.es.04.110173.000245.
  3. ^ United Nations International Strategy for Disaster Reduction. (2009). 2009 UNISDR terminology on disaster risk reduction. United Nations.
  4. ^ UNISDR. (2012) Towards a post-2015 framework for disaster risk reduction. United Nations Office for Disaster Risk Reduction.
  5. ^ Rowling e Megan (18/03/2015), "New global disaster plan sets targets to curb risk, losses | Reuters", in Reuters, Recuperato: 13/01/2016.
  6. ^ "Sendai 2015: a new global agreement on disaster risk reduction | Overseas Development Institute", Recuperato: 13/01/2016.
  7. ^ Many Disaster-related Meetings, Exhibitions to be Held. The Japan Times., su japantimes.co.jp.
  8. ^ wcdrr.org, http://www.wcdrr.org/uploads/post_2015_drr_timeline.jpg.
  9. ^ David, V. Künzel, L. Schäfer and M. Winges Eckstein, GLOBAL CLIMATE RISK INDEX 2020 Who Suffers Most from Extreme Weather Events? Weather-Related Loss Events in 2018 and 1999 to 2018 (PDF), su germanwatch.org, 2019.
  10. ^ (EN) National Perspectives of Disaster Risk Reduction in Bangladesh, Springer Japan, 2013, pp. 45–62, DOI:10.1007/978-4-431-54252-0_3.
  11. ^ Government of the People’s Republic of Bangladesh Ministry of Disaster Management and Relief: National Plan for Disaster Management (2016-2020) Building Resilience for Sustainable Human Development