Utente:GentoUniWriter/Sandbox

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Parco Archeologico di San Vincenzino

l Museo Archeologico di Cecina, situato in Toscana, in provincia di Livorno, racconta la storia della Bassa Valle del fiume Cecina, una vasta regione della costa etrusca che ha restituito testimonianze di grandissimo interesse a partire dall’età preistorica e fino all’età romana.


==Posizione Geografica== Situato vicino al museo, il parco archeologico di San Vincenzino, più precisamente tra la frazione di Cecina Mare e la cittadina di Cecina, vicino la foce dell' omonimo fiume, è parte integrante del polo museale cecinese. La villa romana si trova in un punto particolarmente favorevole per quanto riguarda la viabilità, dato che dista poco più di un kilometro dalla costa , un sistema di porti e approdi diversamente articolati favorisce certamente gli spostamenti marittimi e fluviali. La villa era posizionata in modo nodale, bene inserita nella rete di comunicazione viaria , costituita sia dalla consolare Via Aurelia che corre alle spalle, sia dalla Via Emilia con la quale si innestava poco distante collegando Roma con Pisa e Luni.


==Gli scavi==

Il parco archeologico di San Vincenzino aprì al pubblico nel 1995, dopo studi e ricerche da parte di Giorgio Monaco, ispettore della Soprintendenza Archeologica della Toscana, seguiti dagli scavi, con l'ausilio dell'università di Pisa. Dal 1700 iniziarono svariati ritrovamenti di reperti come statue, frammenti di marmo, pavimenti a mosaico, ceramiche, spoglia di mura e una grossa cisterna sotterranea. L’area della villa di San Vincenzino, dopo l’acquisizione da parte del Comune di Cecina, è attualmente sistemata in forma di Area archeologica attrezzata visitabile al pubblico.


==Il proprietario==

Il parco archeologico di San Vincenzino, è costituito da una villa romana chiamata "Villa Albini"; essa fu l'abitazione di un membro della famiglia nobile volterrana dei Caecina, il suo nome era Decio Albino Cecina, noto politico romano, che ricoprì vari ruoli minori nel campo politico agli albori della sua carriera. Successivamente nel 397 d. C. -398 d. C. fu nominato governatore della provincia della Campania, pochi anni dopo divenne quaestor per poi ricoprire nel 412 d.C. la carica di Praefectus urbi (prefetto di Roma); la villa ospitò anche personaggi di spicco come il poeta Rutilio Namaziano, infatti esso fece tappa alla villa del prefetto durante i suoi viaggi da Roma alla Gallia.


==La villa-Prima Età imperiale==

La villa venne costruita nel 30 a.C. , su un altura anticamente segnata sulle carte con il nome di Poggetto del fico, da una famiglia di patrizi di Volterra. Questi decisero di costruire un grosso podere. Il podere comprendeva due torri all'estremità di un ingresso e un atrio di modeste dimensioni ,il quale rendeva possibile l’accesso ad un giardino molto vasto circoscritto da colonnato,che metteva in connessione alcune stanze, impiegate per riposare, dormire e altre per mangiare, in più nella villa erano presenti delle piccole terme, che rappresentavano uno dei principali luoghi di ritrovo nell'antica Roma (II secolo a.C.) ed erano luoghi di socializzazione e di relax. Inoltre la villa era munita di una cisterna sotterranea, per la raccolta di acqua piovana e di una rete idrica estesa e molto efficiente.

Nella prima età imperiale, tra il primo e il terzo secolo d.C , il podere incontrò una fase di ristrutturazione con conseguenti modifiche. Nel primo secolo d.C. venne costruito un magazzino, con più di venti grandi contenitori interrati destinati a contenere molti litri di vino e permettere la fermentazione del mosto, ciò venne realizzato nel versante nord del complesso residenziale; tale bevanda fu prodotta in quantità considerevoli all'interno della villa, infatti il settore a carattere produttivo fu riservato prevalentemente alla produzione del vino, venduto in anfore di produzione locale, che evidenzia marcatamente l’economia della villa. In epoca imperiale avanzata, ebbe inizio una fase di monumentalizzazione, infatti venne costruito nel settore nord-ovest della villa un nuovo spazio termale, più ampio del precedente e con l'arricchimento di decorazioni architettoniche e scultoree per accrescere la bellezza e il prestigio della costruzione.

Nel cortile circondato da un colonnato, chiamato peristilio, venne costruito anche un triclinium estivo, questo locale venne adibito alle funzioni di ristorazione fu anche; abbellito con un ninfeo ovvero un edificio sacro, di modeste dimensioni, dedicato ad una ninfa infatti da qui ne deriva il nome, esso venne rivestito di pomici, conchiglie e un mosaico di tessere vitree, con un piccolo bacino d’acqua antistante localizzato nell’ala occidentale del peristilio. Da questa cornice storica giunge la pregevolissima statuetta acefala, in finissimo alabastro, raffigurazione della dea Iside.

==La villa-Tarda età imperiale==e

In epoca tardo-imperiale (inizi IV sec. d.C.), la villa individò ulteriori nuove forme di monumentalizzazione, visto il ruolo di rappresentanza che fu assegnato al proprietario, il podere assunse connotati architettonici di lusso come la grande Aula quadrangolare, che fu realizzata con un ingresso suddiviso in tre parti da colonne e aperto sul loggiato Nord del peristilio e venne avvolta di marmi policromi e con una fontana quadrangolare al centro, che fu affiancata da tre sale simmetriche adornate con un rivestimento marmoreo oppure decorazioni come pitture murali. A Sud dell’Atrio ,un ulteriore costruzione, (inizi V sec. d.C.) fu quella di una grande Aula basilicale con una struttura architettonica abside,che fu dotata di riscaldamento e orientata sul lato est, facilmente accessibile dall’esterno, fu impiegata per lo svolgimento del cerimoniale a carattere pubblico.

L’utilizzo di una grossa quantità di elementi decorativi di lusso come: lastre e formelle di marmi di diversa provenienza per il rivestimento parietale e pavimentale, insieme all’uso delle tarsie in pasta di vetro colorata, ritagliate al fine di comporre motivi vegetali da applicare sulle pareti, denota un adeguamento ai modelli in voga nelle residenze di alto livello.

==I commerci==

La villa di S. Vincenzino era certamente inserita dove potevano trovarsi impianti produttivi, piccoli insediamenti abitati, colture varie , aree boschive e/o lasciate al pascolo di animali. È impossibile stabilire con certezza i confini della villa, dato che con il passare dei secoli potrebbe aver conosciuto vari ampliamenti nella sua struttura, però è possibile affermare che un quartiere artigianale si trovasse nelle vicinanze della foce del fiume Cecina. Qui furono create delle anfore che vennero messe in commercio, destinate a contenere il vino che venne realizzato nella villa. Un approdo situato lungo il corso del fiume Cecina favorì sicuramente il trasporto delle anfore. Lo studio delle anfore, rinvenute nel corso degli scavi permette di capire quanto la villa fosse inserita nel vasto “mercato unico”, nel bacino del Mediterraneo, grazie alle conquiste di Roma. Un’altra importante risorsa economica fruibile, ubicata nelle vicinanze del podere, erano le saline, situate alla foce del fiume Cecina; infatti il poeta Rutilio Namaziano raccontava di estese saline, collocate all’interno di una laguna, presso la villa dell’amico Albino Cecina.

==La cisterna==

Vennero realizzate le strutture, impiegate per il rifornimento idrico di tutto il complesso, tra cui una grande cisterna sotterrane. Dalla camera principale partiva un tunnel allo scopo di raggiungere i diversi settori della villa; essa era realizzata in calcestruzzo con una volta a botte. Essa era in grado di contenere moltissima acqua piovana, migliaia di metri cubi; per attingere all’importante risorsa, erano presenti tre pozzetti, sulla superficie, destinati a soddisfare le esigenze quotidiane dei suoi abitanti. Il filtraggio dell’acqua risulta essere particolarmente studiato e intelligente, dato che era formato da una svariata serie di lastre forate in terracotta, collocate nella struttura in modo da chiudere il tratto iniziale del tunnel.

La fine della villa[modifica | modifica wikitesto]

La villa di S. Vincenzino non è stato solo un centro produttore di vino; il suo proprietario, i suoi familiari e il personale che vi lavorava costituivano una piccola comunità, i cui bisogni erano solo in parte soddisfatti dai prodotti locali. Tre sono i principali prodotti che venivano importati a S. Vincenzino: il vino, l'olio e i prodotti a base di pesce, questi ultimi costituiti da pesci interi o a tranci sotto sale oppure da vere e proprie salse, quali il famoso garum. Nel corso della tarda età imperiale (IV-VI secolo d. C.) questa situazione cambiò profondamente a causa del fortissimo sviluppo economico delle province romane del Nord-Africa.

Queste ultime aumentarono la loro produzione di olio, salse di pesce e vino, dato che quello proveniente dalle colonie Nordafricane era particolarmente apprezzato dalle classi sociali benestanti e aristocratiche, più precisamente i vini provenienti dell'Algeria. Le merci in arrivo dalla Spagna e della Francia vennero rapidamente soppiantate, mentre si incrementò, seppur di poco, il flusso commerciale dall'Oriente, legato principalmente al vino. Piccole fette di questo mercato furono, infine, riservate alle salse di pesce prodotte nell'attuale Portogallo, e al vino proveniente dalla Calabria. Così facendo, il podere romano affronta un grave crisi, dove molti reparti produttivi del complesso vengono completamente abbandonati. Successivamente, alcune aree del complesso vengono utilizzate come necropoli, mentre altre vengono ristrutturate in parte, ma dal VII secolo d.C., lentamente il podere viene abbandonato.

Un secolo dopo(VIII d.C.) viene inserito verosimilmente un cimitero cristiano, proprio intorno a dove si trovava l’aula con struttura abside. Un centinaio di tombe scavate, sono datate fino al X secolo.