Utente:Francescomontuori/Sandbox

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Sanshirō[modifica | modifica wikitesto]

Natsume Sōseki

Sanshirō (三四郎) è un romanzo dello scrittore giapponese Natsume Sōseki[1]. Venne pubblicato a puntate sul quotidiano Asahi Shinbun settimanalmente dall’1 settembre al 29 dicembre del 1908. Nel maggio dell’anno successivo venne pubblicato integralmente dalla casa editrice Shunyōdō. E’ il primo volume di una trilogia proseguita con “E poi”(それから, 1910) e “Il portale”(門, 1910). Si compone di 13 capitoli. È generalmente considerato come l'unico romanzo dell'autore paragonabile al modello del romanzo di formazione occidentale, pur non coincidendovi a causa del finale aperto, tradizionalmente assente all'interno di tale genere. Il punto di vista narrativo è vario: è usualmente in terza persona ma talvolta si addentra nei pensieri del protagonista stesso.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Il romanzo segue le vicende del protagonista ventitreenne, Ogawa Sanshirō, che, diplomatosi presso un liceo di Kumamoto, nel Kyūshū ("un posto da selvaggi" come lo definisce lui stesso") si trasferisce a Tokyo per studiare Lettere all'Università. La prima scena, particolarmente nota in Giappone, si apre con il viaggio in treno verso la capitale durante il quale il giovane compie due incontri: una donna ed un professore. La donna, con cui a Nagoya a causa di un malinteso è costretto a dividere la camera, in seguito al suo imbarazzato rifiuto a condividere il letto, la mattina seguente, al momento di separarsi, gli dice con malizia "Non hai molto coraggio, vero?". Sanshirō rimane molto a disagio per questo commento.

La mattina dopo, risalito sul treno, inizia a discutere con un professore di Inglese e filosofo amatoriale che si rivela in seguito essere il professor Hirota. Tale personaggio, dopo una serie di discorsi che Sanshirō trova molto curiosi, e che attribuisce all'ecletticità dell'uomo, lo ammonisce in tono grave sul processo di modernizzazione che sta avvenendo in Giappone in quel momento, chiarendo che, a suo parere "Non dobbiamo lasciare imprigionare il nostro pensiero. Per quanto si possa pensare al bene del nostro paese, si rischia solo di restarne vittime".

Giunto finalmente a Tokyo, Sanshirō si reca da Nonomiya Sōhachi, conoscente di un cugino della madre, ricercatore di fisica presso l'Università, e rimane colpito dalla sua dedizione agli studi. Intanto che lo attende presso lo stagno dell'Università, Sanshirō vede due donne impegnate a passeggiare e resta molto affascinato dalla grazia di una delle due e, mentre gli risuonano in testa le parole della donna del treno, la ragazza in questione fa cadere davanti a lui un fiore bianco. Questo gesto segnerà l'inizio dell'infatuazione del protagonista per la ragazza, chiamata Mineko, infatuazione che nella sua evoluzione diventerà il tema centrale del romanzo.

Iniziati i corsi universitari, Sanshirō conosce un ragazzo, Yojirō, con cui stringe velocemente amicizia e che scopre abitare dal professor Hirota, l'uomo incontrato in treno. I corsi universitari si rivelano velocemente deludenti per il protagonista, che, confidatosi con Yojirō, viene da lui invitato a lasciar perdere i corsi e a passeggiare per la città per non "chiudere il cervello". In seguito incontra di nuovo Nonomiya, che gli chiede di dormire a casa sua mentre lui si reca a in ospedale a far visita alla sorella, Yoshiko. Infine conosce anche la ragazza vista allo stagno, cara amica di Yoshiko e sorella di un protetto del professor Hirota, Mineko.

Le vicende piacevoli e non che, durante lo svolgimento della trama, coinvolgono il protagonista e le persone che gli ruotano attorno, lo porteranno a vedere tre diversi mondi: quello di cui era originario, il "mondo numero uno" facile e rassicurante in cui però non desiderava fare ritorno; il "mondo numero due" era quello di Nonomiya ed Hirota, misero ma sereno; il "mondo numero tre" infine era quello felice e gioioso, ma anche il più difficile da raggiungere. Il protagonista allora, fantasticando, ne ipotizza una sintesi consistente nel "...far venire a Tokyo la mamma, sposare una bella ragazza e dedicarsi interamente allo studio" finale che però da subito gli appare improbabile.

Pur presentando un finale aperto, ed essendo quindi difficile prevedere come andrà avanti la sua vita, nelle ultime pagine del romanzo viene narrata la sua prima delusione amorosa. Nè lui nè Mineko sono abbastanza decisi nell'ignorare le convenzioni e, nel finale, viene narrato che Mineko andrà in sposa ad un amico del fratello.

Background e temi principali[modifica | modifica wikitesto]

L'opera anticipa alcuni dei temi che Sōseki affronterà nelle sue opere successive, come Il cuore delle cose (心,1914) e Il mio individualismo (私の個人主義, 1914). Introduce infatti in più punti l'idea di un "individualismo etico" che permetta ad ognuno di seguire la strada che meglio crede senza intralciare gli altri per perseguire la propria felicità. Allo stesso modo del Maestro de "Il cuore delle cose", o del Daisuke di "E poi" anche per Sanshirō la solitudine è il prezzo da pagare per la propria realizzazione personale. Dal finale poi, emerge l'aspro giudizio dell'autore riguardo ai rapporti umani, secondo lui condannati all'incomunicabilità dovuta alle convenzioni sociali.

Come anticipato, l'opera sembra appartenere al genere del Bildungsroman, ma, poichè nel finale non viene specificato il mondo di cui farà parte il protagonista nel futuro e dunque il suo ruolo all'interno della società, si discosta dal modello europeo.

Tuttavia, il romanzo si allontana anche dal tradizionale pessimismo delle opere di Sōseki: esso è infatti il romanzo della gioventù, e, nonostante l'approccio con gli abitanti della capitale e la sua delusione d'amore con Mineko intacchino sicuramente l'ottimismo di Sanshirō,egli rimane speranzoso nei confronti del futuro. Significativa è però la delusione amorosa narrata alla fine, primo passo verso la disillusione tipica dell'età adulta.

Personaggi principali[modifica | modifica wikitesto]

  • Ogawa Sanshirō

Protagonista del romanzo, all'inizio dell'opera ha 23 anni, si è appena diplomato presso un liceo di Kumamoto e si sta recando col treno a Tokyo per intraprendere gli studi alla facoltà di Lettere. Mineko lo soprannominerà stray sheep, citazione biblica e termine che torna molto spesso nel romanzo, usato dal protagonista stesso per definirsi.

  • Satomi Mineko

Sorella di uno dei protetti del professor Hirota, è una ragazza presumibilmente coetanea di Sanshirō, nonchè il suo principale interesse amoroso. Dalle descrizioni del suo atteggiamento emerge come una ragazza sognatrice anche se, per il suo atteggiamento ambiguo nei confronti del protagonista, verrà definita una unconscious hypocrite, ossia una donna che pur essendo impegnata, fa uso del suo fascino facendo innamorare gli uomini.

  • Nonomiya Sōhachi

Appassionato ricercatore di fisica all'Università e fratello maggiore di Yoshiko, anche lui inizialmente corteggia Mineko ma il loro amore è destinato a fallire a causa delle visioni troppo diverse che hanno del mondo. Guida un team di ricerca sulle onde elettromagnetiche.

  • Professor Hirota Chō

Insegnante di inglese in un liceo. Di lui sappiamo che è celibe e fuma. Convive con Yojirō, che tenterà di farlo assumere come docente alla facoltà di Lettere facendo circolare un articolo a suo nome. Quando il professore lo scoprirà, lo sgriderà duramente. É parecchio pessimista nei confronti della modernizzazione del Giappone ma è un osservatore attento e viene visto dai suoi protetti come un filosofo. Da Yojirō e dal gruppo di amici del circolo letterario è soprannominato "La Grande Oscurità" in quanto, secondo loro, si limita ad accumulare sapere senza divulgarlo.

  • Sasaki Yojirō

Amico e compagno di studi di Sanshirō, si dimostra essere un ragazzo talvolta inopportuno e maldestro. Tuttavia, la frequentazione con lui aiuterà il protagonista a crescere e ad ambientarsi nella grande città. Convive col professor Hirota, di cui ammira la sapienza e che tenterà di far assumere all'Università in maniera molto goffa, venendo scoperto, e causando l'ira del succitato.

  • Nonomiya Yoshiko

Sorella minore di Nonomiya Sōhachi, è molto amica di Mineko, di cui spesso è in compagnia. All'inizio del romanzo è ricoverata in ospedale. Ama lavorare a maglia e dipingere con gli acquerelli.

Luoghi[modifica | modifica wikitesto]

Cartolina del quartiere Marunouchi di Tokyo nel 1920.

"A Tokyo molte cose meravigliarono Sanshirō. Prima di tutto, lo scampanellare dei tram; poi la folla di gente che saliva e scendeva dalle vetture, nel mezzo di quello scampanellare. E ancora, il quartiere di Marunouchi. Ma ciò che lo colpì più di ogni cosa, fu la grandezza sterminata della città; dovunque si andasse, gli alberi venivano abbattuti, il selciato avanzava, nuove case sorgevano a breve distanza dalle strade, mentre, sul davanti, vecchi magazzini di legno, semidiroccati, resistevano con aria malinconica. Sembrava che tutto venisse distrutto, ma allo stesso tempo che tutto fosse in via di costruzione. Ci si muoveva in fretta."

Il romanzo si apre con la famosa scena dell'arrivo di Sanshirō a Tokyo, e, all'interno dell'opera, un ruolo preminente è riservato proprio alla capitale, che, presentando una serie di cambiamenti architettonici all'epoca inediti in Giappone, risulta incredibile. Sanshirō stesso proprio all'inizio del secondo capitolo rifletterà sul fatto che "Il pensiero dell'Era Meiji ripercorreva nel giro di quarant'anni tutta la strada che la storia dell'Occidente aveva fatto in tre secoli." per stigmatizzare le trasformazioni in atto nella grande città. Innumerevoli sono le parti del romanzo dedicate alla descrizione dei palazzi in stile occidentale che sorgono qui è lì, all'abbattimento degli alberi per ottenere nuove zone edificabili, alla descrizione dei tram, che il protagonista non ha mai visto. Addirittura, Yojirō nel terzo capitolo lo invita a prendere il tram e a fare il giro della città più volte per sentirsi soddisfatto.

Lo stagno citato nel romanzo, noto come "stagno di Sanshirō"

Grande rilievo ha anche l'Università all'interno della narrazione: gran parte degli eventi si svolgono qui, essa è il luogo in cui Sanshirō incontra e conosce Nonomiya e Yojirō, e, presso lo stagno (diventato famoso in Giappone, e a cui gli studenti universitari si riferiscono ormai col nome di "stagno di Sanshirō) vede per la prima volta Mineko. Il campus, che è separato dalla città da un imponente cancello, è pieno di alberi, e tutta l'Università in generale, coi suoi edifici in mattoni rossi, è il luogo in cui Sanshirō si rifugia ai primi tempi per isolarsi dal caos del centro di Tokyo. Essa è anche il luogo della conoscenza: il "secondo mondo" a cui fa riferimento il protagonista nel monologo chiave del romanzo.

Infine, il Kyūshū di cui è originario è il "primo mondo", il luogo in cui è nato ed in cui vive ancora sua madre, oltre ad una ragazza, Miwata Omitsu, citata giusto un paio di volte nel testo, probabilmente un'infatuazione del protagonista ai tempi in cui viveva lì, ma che viene presto dimenticata in favore di Mineko. Talvolta, soprattutto all'inizio del romanzo, la sua terra natìa viene ricordata con una sfumatura di nostalgia, ma, una volta abituatosi a vivere nella capitale, Sanshirō non prova più rimorso nell'averla abbandonata.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Natsume, and Orsi. *Sanshiro. Venezia: Marsilio, 1990.
  • Bienati, Luisa. 2: *Dalla Fine Dell'Ottocento All'inizio Del Terzo Millennio. Torino: G. Einaudi, 2005.
  • Bienati, and Scrolavezza. La *narrativa Giapponese Moderna E Contemporanea. Venezia: Marsilio, 2009.
  • Natsume, and Rubin. Sanshiro A Novel. Tokyo: U of Tokyo, 1977.

Riferimenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Per i biografati giapponesi nati prima del Periodo Meiji si usano le convenzioni classiche dell'onomastica giapponese, secondo cui il cognome precede il nome. "Natsume" è il cognome.