Utente:EnricoCestaro92/Sandbox
Definizioni
[modifica | modifica wikitesto]L'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) definisce NBS l'insieme di soluzioni alternative per conservare, gestire in modo sostenibile e preservare la funzionalità di ecosistemi naturali o ristabilirla in ecosistemi alterati dall'uomo, che affrontino le sfide della società in modo efficace e flessibile: l'incrementando del benessere umano e della biodiversità, i cambiamenti climatici, la sicurezza alimentare ed idrica, i rischi di catastrofi, lo sviluppo sociale ed economico .[1]
La Commissione Europea definisce, invece, NBS come soluzioni ispirate ad ambienti naturali o funzionanti sinergicamente con essi, per migliorare la vivibilità, progettate per affrontare i problemi della società in modo efficiente per preservare le risorse e la resilienza del sistema, apportando contemporaneamente benefici economici, sociali ed ambientali.[2]
Categorie
[modifica | modifica wikitesto]IUCN propone di considerare NBS come un’ampia gamma di soluzioni. Le categorie e gli esempi secondo IUCN includono[3]:
Approcci NBS | Esempi |
---|---|
Ripristino degli ecosistemi | Ripristino ecologico
Ingegneria naturalistica Ripristino del paesaggio forestale |
Problemi specifici relativi agli ecosistemi | Adattamento e mitigazione basati sugli ecosistemi
Soluzioni per adattamento climatico Riduzione del rischio di catastrofi basata sull'ecosistema |
Infrastrutture | Infrastrutture naturali
Infrastrutture verdi |
Gestione degli ecosistemi | Gestione integrata delle zone costiere e delle risorse idriche |
Protezione degli ecosistemi | Approcci di conservazione basati sulla zona, compresi la gestione di aree protette |
In particolare:
Ripristino degli ecosistemi: Il ripristino ecologico è emerso prima in maniera pratica e molto dopo come disciplina di ricerca. La ricostruzione degli ecosistemi e il ripristino ecologico tendono ad essere considerati sinonimi, anche se la seconda definizione è usata per indicare progetti con obiettivi ambientali.
La realizzazione del ripristino ecologico è riferita tipicamente al processo tecnico di ripristino della loro funzionalità e di conservazione della biodiversità, a seguito di uno studio ecologico di habitat e specie, il quale trova applicazione su un'ampia gamma di scale. Alcuni esempi della sua applicazione includono: il risanamento di un bacino fluviale inquinato ed il ripristino di un'area forestale degradata dall'estrazione dell'oro.
L'istituzione della “Society for Ecological Restoration” nel 1987 e la relativa rivista scientifica “Restoration Ecology” nel 1993 ne hanno dato come definizione: "Il processo di assistenza al recupero di un ecosistema che è stato degradato, danneggiato o distrutto". Dei recenti lavori della Convenzione sulla diversità biologica (CBD) supportano l'ulteriore implementazione del ripristino ecologico usando l'approccio basato sugli ecosistemi.[3]
Ingegneria naturalistica: Il concetto di ingegneria naturalistica ha le sue radici nell'ecologia e nell'ingegneria. Esso è strettamente legato al ripristino degli ecosistemi ed entrambi sono spesso descritti come ambiti simili.
Negli anni '70 in Cina, Shijun Ma ha sviluppato il concetto di ingegneria ecologica, che si occupa principalmente di problemi ambientali come il trattamento delle acque reflue, i problemi di riciclaggio dei rifiuti e di inquinamento.
Il concetto di ingegneria naturalistica è applicato sia in contesti di ricerca pratica che scientifica e può essere attuato su tutte le scale, dal livello specifico all'intero pianeta.
Alcuni esempi includono la progettazione autonoma di estuari, l'introduzione di particolari specie vegetali per il ripristino delle paludi salate e l'uso di specie che catturano i sedimenti per la protezione costiera di una spiaggia di sabbia.[3]
Ripristino del paesaggio forestale: Il ripristino del paesaggio forestale è un processo che riguarda il recupero delle funzionalità ecologiche e il miglioramento del benessere umano attraverso i paesaggi forestali che sono stati disboscati o degradati. Il ripristino forestale non si occupa solo della piantumazione dei singoli alberi, ma anche del recupero di un intero paesaggio per soddisfare bisogni presenti e futuri e per offrire molteplici benefici e l’utilizzo del suolo nel tempo. [4]Questo approccio venne introdotto per la prima volta dal WWF e da IUCN negli anni 2000. La sua importanza è stata sottolineata da numerosi Stati, che si sono impegnati dal 2011 nella Bonn Challenge.[3]
Strategie di adattamento basate su ecosistemi: La funzione degli ecosistemi viene sfruttata nella moderazione di impatti climatici sulle persone. Nel 2009, la CBD l'ha ufficialmente definito come uno strumento operativo per l'adattamento ai cambiamenti climatici. In seguito ha perfezionato la sua definizione come "la gestione sostenibile, conservazione e il ripristino degli ecosistemi, come parte di una strategia generale di adattamento che prende in considerazione il più sociale, economico e co-benefici culturali per le comunità locali".
In genere le strategie di adattamento basate su ecosistemi (EbA) forniscono benefici su scala locale. Esempi di applicazioni includono la rinaturalizzazione di fiumi o canali per mitigare le inondazioni, o il reimpianto di foreste con future specie più tolleranti al clima in modo da adattarsi al cambiamento climatico.
I progetti di EbA di solito includono un forte elemento di impegno comunitario della società per aumentare la consapevolezza sulla gestione delle risorse naturali e cercare il supporto locale per il restauro e gestione sostenibile delle attività.[3]
Mitigazione basati sugli ecosistemi: La mitigazione basata sull'ecosistema (EbM) viene spesso trattata assieme a EbA come approcci per garantire la continua funzionalità dell'ecosistema, salute umana e sicurezza socioeconomica, attraverso la riduzione della concentrazione di carbonio in atmosfera. L'attività di EbM sottolinea in modo specifico l'importanza di ecosistemi, in termini di rimboschimento, riforestazione ed deforestazioni evitate, ed ecosistemi marini e costieri (per esempio mangrovie, torbiere, saline di marea, alghe, foreste e praterie) a cui contribuire la mitigazione dei cambiamenti climatici.
EbM mira a fornire benefici globali e a lungo termine effetti sul cambiamento climatico. Sebbene l'esempio principale di EbM sia l'uso della foresta, un altro esempio sarebbe il restauro e uso sostenibile delle coste ed ecosistemi marini per consentire di immagazzinare il carbonio blu e non rilasciarlo nell'atmosfera.[3]
Soluzioni per adattamento climatico: Queste soluzioni mirano a contribuire allo sviluppo di opzioni per l'adattamento al cambiamento climatico a partire dalla comprensione dei processi ecologici che consentono agli ecosistemi di adattarsi ai cambiamenti.
Questo approccio evidenzia la prospettiva di sostanziali cambiamenti nell'ecosistema e sottolinea l'importanza delle opzioni non attualmente considerate importanti per il benessere umano, ma che potrebbe rivelarsi critico in futuro.[3]
Riduzione del rischio di catastrofi basata sulla funzionalità degli ecosistemi: Nei primi anni 2000, termini come mitigazione del rischio e riduzione del danno vennero usati per enfatizzare l’importanza degli ecosistemi e il loro servizio nella riduzione del rischio di catastrofi. Questo termine (Eco-DRR) venne menzionato per la prima volta in una pubblicazione IUCN del 2009 e riguarda la gestione sostenibile, la conservazione e il ripristino degli ecosistemi per fornire servizi che vanno dalla diminuzione del rischio di catastrofi all’aumento della resilienza.[5] In pratica l’approccio Eco-DRR si concentra sulla minimizzazione degli impatti di eventi pericolosi, migliorando la capacità delle persone di gestire al meglio le situazioni critiche (tsunami, inondazioni, terremoti, cicloni). A differenza di EbA e EbM, l’Eco-DRR affronta anche eventi rischiosi che non sono strettamente collegati al cambiamento climatico o alla sua variabilità.[3]
Infrastrutture verdi e naturali: La Commissione europea definisce le infrastrutture verdi GI (Green Infrastructure) come: " Una rete di aree naturali e seminaturali pianificata a livello strategico con altri elementi ambientali, progettata e gestita in maniera da fornire un ampio spettro di servizi ecosistemici. Ne fanno parte gli spazi verdi (o blu, nel caso degli ecosistemi acquatici) e altri elementi fisici in aree sulla terraferma (incluse le aree costiere) e marine. Sulla terraferma, le infrastrutture verdi sono presenti in un contesto rurale e urbano” [6]. Dai dati disponibili risulta che sfruttare la capacità della natura di assorbire o controllare gli impatti nelle zone urbane naturali può essere una soluzione di adattamento più efficiente rispetto al fatto di trattare unicamente l'aspetto delle infrastrutture fisiche. L'infrastruttura verde può svolgere un ruolo di primo piano in termini di adattamento perchè può fornire risorse essenziali ai fini socio-economici in condizioni climatiche estreme [7]. I termini infrastruttura verde (GI) ed infrastruttura naturale (NI) vengono spesso utilizzati erroneamente in modo intercambiabile [8], sebbene riguardino lavori e pianificazioni di conservazione in diversi contesti e a diverse scale. Per infrastruttura naturale si intende generalmente il ripristino di strutture già esistenti mirando, quindi, a migliorarne i servizi sotto l’aspetto dell’ecosistema, ovvero solo e soltanto su scala paesaggistica. Tuttavia, i due approcci condividono molti degli stessi principi ed obiettivi, tra cui connettività, multifunzionalità e conservazione intelligente . Possono dunque rappresentare un'alternativa o una componente complementare rispetto alle tradizionali soluzioni “grigie”.
Infrastrutture idriche verdi per la gestione delle risorse idriche secondo il manuale Nature-Based Solutions for Water[9]:
Problema di gestione dell'acqua | Infrastruttura verde | |||||||||||||||||||||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Regolazione dell'apporto idrico (quantità della risorsa)
Gestione delle precipitazioni, dell'evapotraspirazione, della conservazione dei volumi immagazzinati nei corpi idrici, dell'inflitrazione e della produzione dei deflussi Settori coinvolti: agricoltura, industria ed energia, insediamenti urbani |
| |||||||||||||||||||||||||||||
Tutela della qualità delle risorse idriche
Controllo del carico di inquinanti, sedimenti, insetti e della temperatura Settori coinvolti: agricoltura, industria, insediamenti urbani |
| |||||||||||||||||||||||||||||
Mitigazione del rischio idraulico (alluvioni)
NB: nei confronti delle siccità si applicano le stesse soluzioni previste per la regolazione dell'apporto idrico |
|
Note: Gli esempi di infrastrutture verdi seguite dall'asterisco (*) consistono in elementi costruiti che interagiscono con le caratteristiche naturali per migliorare i servizi che l'ecosistema offre nei confronti dell'acqua.
Gestione integrata delle risorse idriche: La gestione integrata delle risorse idriche (IWRM) è stata definita dal Global Water Partnership (GWP) come "un processo che promuove lo sviluppo coordinato e la gestione di acqua e terra al fine di massimizzare il benessere economico e sociale in modo equo, senza compromettere la sostenibilità degli ecosistemi vitali ". Nella definizione attuale, IWRM si basa su tre principi che insieme costituiscono il quadro generale:[3]
- Equità sociale: garantire parità di accesso a tutti gli utenti (in particolare gruppi di utenti marginalizzati e meno abbienti) a un'adeguata quantità e qualità di acqua necessaria per sostenere il benessere umano;
- Efficienza economica: portare il massimo beneficio al maggior numero di utenti possibile con le risorse finanziarie e idriche disponibili;
- Sostenibilità ecologica: richiede che gli ecosistemi acquatici siano riconosciuti come utenti e che venga fatta un'adeguata allocazione per sostenere il loro naturale funzionamento.
Alcune condizioni importanti da considerare quando si applica IWRM sono:
- Impegno e volere politico;
- Sviluppo delle capacità;
- Investimenti adeguati, stabilità finanziaria e recupero sostenibile dei costi;
- Monitoraggio e valutazione.[3]
Approcci di conservazione basati sulla zona, compresi la gestione di aree protette: La commissione mondiale IUCN sulle aree protette, nel febbraio 2018, ha fornito la seguente definizione: "Una zona geograficamente definita, diversa da una zona protetta, che è governata e gestita in modo da ottenere obiettivi positivi e sostenuti a lungo termine per una conservazione in loco della biodiversità, con funzioni e servizi per l’ecosistema associati e, ove applicabile, culturale, spirituale, socioeconomico e altri valori rilevanti"[10].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (EN) Nature-based Solutions, in IUCN, 27 settembre 2016. URL consultato il 19 ottobre 2018.
- ^ (EN) Nature-Based Solutions | Environment - Research and Innovation - European Commission, su ec.europa.eu. URL consultato il 31 ottobre 2018.
- ^ a b c d e f g h i j (EN) Nature-based solutions to address global societal challenges | IUCN Library System, su portals.iucn.org. URL consultato l'8 novembre 2018.
- ^ (EN) Forest landscape restoration, in IUCN, 4 gennaio 2016. URL consultato il 6 novembre 2018.
- ^ (EN) About ecosystem-based disaster risk reduction (Eco-DRR), in IUCN, 17 febbraio 2016. URL consultato il 6 novembre 2018.
- ^ Comunicazione della commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni., su eur-lex.europa.eu.
- ^ Libro Bianco sull'adattamento ai cambiamenti climatici, su eur-lex.europa.eu.
- ^ UNEP 2014, su wedocs.unep.org.
- ^ Nature based solutions for water (PDF), su unesdoc.unesco.org.
- ^ (EN) Updates on ‘Other effective area-based conservation measures’, in IUCN, 2 agosto 2018. URL consultato l'8 novembre 2018.