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Lo stabilimento AZF di Tolosa è stato distrutto il 21 settembre 2001 da un'esplosione di un magazzino contenente nitrato d'ammonio, causando la morte di 31 persone, il ferimento di 2500 e ingentissimi danni materiali (oltre 1,5 miliardi di euro). Il 24 settembre 2012, la corte d'appello di Tolosa ha condannato la società proprietaria dell'impianto, la Grande Paroisse, e il direttore di stabilimento dell'epoca, Serge Biechiln, undici anni dopo l'esplosione.

Lo stabilimento[modifica | modifica wikitesto]

La fabbrica AZF ( AZote Fertilisants ) fino al 2005 apparteneva alla Grande Paroisse . La società, allora una filiale dell'Atofina, faceva parte del gruppo Total. Lo stabilimento era situato a sud di Tolosa, a 5 Km dal centro cittadino, vicino alla tangenziale che porta a Tarbes e la Garonne. Costruito nel 1921 fuori città, è stato progressivamente inglobato dall'espansione dalla città. Nello stabilimento erano impiegate poco meno di 500 persone su un terreno di 70 ettari. La produzione principale era nitrato d'ammonio per usi agricoli e in quantità minori per uso industriale, ma anche resina melammina e prodotti clorurati, come ATCC e DCCNA. La fabbricazione di tutti i prodotti è stata derivata dalla produzione di ammoniaca, ottenuta dalla sintesi prodotta dal gas naturale del giacimento di Lacq.

La catastrofe[modifica | modifica wikitesto]

Il 21 settembre 2011, alle 10:17 uno stock di circa 300 - 400 tonnellate di nitrato d'ammonio declassato destinato alla produzione di fertilizzanti è esploso nel magazzino 221 222[1], creando un cratere di forma ovale di 80 metri di lunghezza, 40 di larghezza, e di 5 - 6 di profondità. L'esplosione è stata sentita a più di 80 Km da Tolosa. Un sisma di magnitudo 3,4 è stato registrato.

Secondo le testimonianze l'esplosione è stata preceduta da fenomeni di diversa natura (elettrici, luminosi, sonori (EN) Clark Kimberling, X{{{1}}}, in Encyclopedia of Triangle Centers, University of Evansville, 22 ottobre 2013.) e in particolare da uno o due esplosioni che sono state registrate e analizzate in seguito. L'intervallo tra le due esplosioni varia di qualche secondo in base al punto ove è stato registrato, mentre le prima era leggermente meno marcata.

Alcuni hanno interpretato l'evento come una unica esplosione e interpretato la seconda esplosione come la registrazione di un'onda acustica più lenta di quella sismica o di un fenomeno di eco. Altri hanno ipotizzato l'esistenza di una prima esplosione distinta, di minore intensità, e solo una dozzina di secondi dopo la catastrove vera e propria, come confermato dalle testimonianze sul luogo.

Perdite umane[modifica | modifica wikitesto]

thumb|Le lycée Gallieni détruit. Il bilancio ufficiale è di 31 morti, di cui 21 all'interno dello stabilmento e 10 all'esterno oltre a 2500 feriti di cui una trentina grave[2] · [3].

Tra le persone perite all'interno dello stabilimento anche addetti di aziende esterne, tra cui un elettricista che transitava in auto, un corriere che aveva appena consegnato un collo, un dipendente Otis che stava riparando un ascensore, un ragazzo ad un colloquio di lavoro.

Una 32a vittima, non ufficialmente riconosciuta, è stata una anziana signora che ha avuto un infarto il giorno dell'esplosione ed è morta due giorni dopo.

La maggioranza delle vittime è stata investita direttamente dell'esplosione o è stata colpita a distanza da frammenti dell'esplosione (compreso il vetro rotto). Secondo l'Istituto per la salute pubblica, molte persone soffrono di disturbi mentali (depressione, ansia, insonnia), ma anche da problemi di udito nei mesi successivi. Diciotto mesi dopo l'esplosione, circa 14.000 persone erano ancora in trattamento per insonnia, ansia o curare la depressione.

Perdite materiali[modifica | modifica wikitesto]

[[Fichier:AZF uzine1.JPG|thumb|Hangars et la Tour AZF ; photo prise en 2003.]]

L'esplosione ha causato ingenti distruzioni nella parte sud-occidentale della città. Il sito AZF si è andato quasi completamente distrutto. Solo la guardiola è rimasta in piedi in seguito all'esplosione ma è stata demolita il giorno dopo in quanto pericolante. La torre AZF è rimasta in piedi. Alcune aree commerciali nelle vicinanze hanno subito danni, Darty e Brossette sono state completamente distrutte. 150 autobus della SEMVAT, l'azienda di trasporto pubblico di Tolosa, sono stati distrutti.

Numerose case, diverse aziende e alcune strutture (piscine, sale da concerto, scuole) sono state colpite. I danni (crepe nei muri, porte e finestre danneggiate, tetti divelti, etc.) erano notevoli anche in centro città. Tra le strutture pubbliche interessate dall'esplosione anche il grande palazzetto dello sport (completamente demolito e ricostruito a seguito), il Bikini (teatro), la "Scuola nazionale superiore di Ingegneria in arti chimiche e tecnologiche", il liceo Gallieni (dove ha perso la vita uno studente) e il centro ospedaliero Gérard Marchant.

Si stima che l'ammontare totale dei danni sia di 2 miliardi di euro, di cui 33 milioni di euro per gli edifici pubblici.

Una conseguenza della distruzione del grande palazzo dello sport è stata la perdita del torneo di tennis "Grand Prix de Toulouse" che si giocava dal 1982.

Conseguenze legislative[modifica | modifica wikitesto]

Le perdite umane e materiali, l'impatto dell'evento sull'opinione pubblica ha portato alla nascita di una legge apposita, cd legge Bachelot 30 luglio 2003 (No. 2003-699) che era la "garanzia contro catastrofi tecnologiche": un incidente in una struttura pericolosa e con più di 500 abitazioni rese danneggiate, viene definito "disastro tecnologico" e la causa viene portata avanti collettivamente senza che ogni singola vittima deve fare causa autonomamente.

Altre conseguenze[modifica | modifica wikitesto]

Contrariamente ai desideri dei dipendenti dello stabilimento, che hanno richiesto il riavvio degli impianti non danneggiati con aumento delle misure di sicurezza, il sito dell'impianto e i suoi dintorni è statio completamente demolito. Diversi progetti sono stati presentati, tra cui una zona verde e centro di ricerca internazionale sul cancro, proposto dal sindaco di Tolosa Philippe Douste-Blazy poco prima della sua nomina a Ministro della Salute. Nonostante il ricorso di associazioni rappresentanti i residenti, il progetto è stato realizzato.

La torre più alta dello stabilimento, che era sopravvissuta all'esplosione, è stato demolita anche se era un punto di riferimento dei piloti di aerei in avvicinamento all'aeroporto di Blagnac.

Un altro ricordo del trauma subito dalla popolazione, la combinazione di lettere AZF non è stata utilizzata per le targhe dei nuovi veicoli da immatricolare: si passava direttamente dalla combinazione 999 AZE 31 alla combinazione 11 AZG 31.

Inchieste giudiziarie e scientifiche[modifica | modifica wikitesto]

Trois jours après la catastrophe le procureur de la République, Template:M.Bréard déclarait que la piste de l’accident était privilégiée « à plus de 90 %[4] ». Le 28, il a ouvert une information judiciaire contre X pour homicides, blessures et destruction de bien involontaire. Le juge d’instruction Thierry Perriquet a repris en 4 aprile l’instruction commencée par 2 autres magistrats[5].

Cette hypothèse de l’accident reste toujours privilégiée par les autorités. En effet cette thèse postule que la catastrophe a été provoquée par une erreur de manipulation qui aurait conduit un employé d’une entreprise sous-traitante d’AZF à déverser, un quart d’heure avant l’explosion, Template:Unité/2 de produit chloré pour piscines (DCCNa ou Dichloroisocyanurate de sodium), produit dans une autre partie de l’usine sur un tas d’ammonitrate stocké en vrac. Or la reconstitution réalisée sur place en 4 aprile a mis en évidence l’impossibilité de confondre les deux produits, du fait de la très puissante odeur de chlore dégagée par le DCCNa. Pour sortir de l’impasse, les experts ont imaginé par la suite un autre scénario, dans lequel les quantités de DCCNa mises en jeu sont ramenées de Template:Unité à seulement « un ou plusieurs kilos » négligemment balayés par l’employé incriminé, lequel a bénéficié d’un non-lieu peu de temps après. Mais des analyses d’échantillons de sol prélevés par le SRPJ de Toulouse en novembre 2001 dans le hangar où le manutentionnaire est censé avoir collecté les fameuses balayures, montrent qu’il n’y avait pas de DCCNa à la surface de ce local. En outre, si les tests d’explosivité des produits incriminés ont confirmé leur extrême réactivité, celle-ci ne se manifeste que sous certaines conditions qui sont très éloignées de celles qui prévalaient dans le hangar 221 un quart d’heure avant l’explosion : milieu confiné, mélange intime des produits broyés en poudre, forte humidité[6].

Par ailleurs les conditions de stockage au sein du hangar 221, qui a explosé, ne respectaient pas toutes les préconisations en vigueur dans l’industrie chimique, ce qui fera dire à un ancien salarié « si l’usine n’était pas une poubelle, le hangar 221 en était une ». Mais ces éventuels manquements à la réglementation ne suffisent pas à expliquer l’origine de la catastrophe.

En 4 aprile, le juge d’instruction Perriquet a signé un non-lieu en faveur des neuf personnes (cadres et employés de l’usine AZF) qui avaient été mises en examen pour non-observation des règles de sécurité et autres manquements. Les thèmes de l’usine « mal tenue » ou « d’erreur », utilisés par le procureur initialement ne sont plus retenus dans les derniers actes du juge d’instruction. La réaction chimique à l’origine de l’explosion continue de faire l’objet d’une bataille d’experts et l’instruction n’a pas permis de trancher ce point. Toutefois, la catastrophe a révélé l’incompatibilité jusqu’alors inconnue des produits incriminés. En 4 aprile, le chef d’atelier qui avait été impliqué dans le scénario jusque-là pris en compte était également définitivement mis hors de cause.

Le 31, la société Grande Paroisse a été mise en examen en tant que personne morale. Le 13, un non-lieu est prononcé en faveur du manutentionnaire qui était soupçonné d’avoir réalisé un mélange malencontreux d’un produit chloré avec le nitrate d’ammonium[7]. Il ne reste donc que la société Grande Paroisse et le directeur de l’usine Serge Biechlin à avoir été mis en examen pour « homicide et blessures involontaires » dans cette affaire. Le 20, peu après la remise d’un rapport final par les experts, concluant qu’un mélange accidentel de matière est à l’origine de l’explosion[5], le Juge Perriquet clôt l’enquête.

Le 3, la chambre de l’instruction de la cour d’appel de Toulouse a rejeté toutes les nouvelles demandes d’investigations et mettait aussi un point final aux expertises du Civil alors que des experts n’avaient pas terminé leurs travaux.

Enfin, le 9, peu avant sa nomination à la Cour d’Appel de Monaco, le magistrat instructeur Thierry Perriquet, ordonnait le renvoi devant le tribunal correctionnel de la société Grande Paroisse et du directeur de l’usine Serge Biechlin pour « homicides et blessures involontaires », car les infractions de « mise en danger de la vie d’autrui » et d’« entraves à l’enquête » n’ont pas été retenues[8]. Plusieurs fois reporté, le procès s’ouvre le 23 février 2009 et doit durer 4 mois. Les audiences se tiennent salle Jean-Mermoz, une salle municipale spécialement aménagée pour accueillir la soixantaine d’avocats, plus de 200 journalistes et des milliers de parties civiles. Le procès correctionnel, le plus grand jamais tenu en France, sera filmé pour l’Histoire.

L’analyse des ondes produites par la catastrophe a donné lieu à la publication de deux articles scientifiques (voir bibliographie). Dans le premier article, une équipe de sismologues toulousains présente les sismogrammes enregistrés par les stations pyrénéennes du réseau ReNass ainsi que le sismogramme fourni par un sismomètre au rebut posé dans un bureau au rez-de-chaussée de l’Observatoire Midi-Pyrénées (A. Souriau et al. C.R.A.S., 2002). Sur ce dernier enregistrement, on distingue les diverses composantes de l’onde sismique engendrée par l’explosion (onde P directe et convertie, onde de Rayleigh) ainsi que l’onde de choc (aérienne) venant d’AZF. Les auteurs reprennent, sans prendre parti, l’hypothèse d’un double bang produit par une explosion unique. Cette hypothèse sera réfutée dans le second article (A. Joets, C.R.A.S., 2009).

Inchieste interne[modifica | modifica wikitesto]

Total, par l’intermédiaire de sa filiale, Grande Paroisse, a diligenté une enquête interne pour déterminer l’origine de l’accident. Cette enquête interne, les contre-expertises et les témoignages contradictoires ont suscité les critiques de la part de parties civiles qui ont porté plainte pour « entrave à l’enquête ». Cette plainte a été déclarée recevable mais a fait l’objet d’un non lieu le 9, le juge Perriquet ayant estimé que la volonté d’entraver l’enquête n’était pas établie.

En 2007, deux membres de l’ancien CHSCT de l’usine Grande Paroisse, prenaient l’initiative personnelle et sans consulter les autres membres, de diffuser une note donnant globalement raison aux conclusions du collège d’experts désignés au pénal. Bien qu’il admette l’explosion du filtre JF 302 N situé en haut de la tour de prilling des nitrates, il considère que « l’hypothèse qui ne peut pas être écartée est celle de l’accident interne » pour conclure notamment que « le stockage en vrac de nitrate industriel doit être supprimé ».

Dobbi sulle indagini[modifica | modifica wikitesto]

Template:Section à recycler Le déroulement et les résultats de l’enquête officielle sont critiqués par la plupart des auteurs de la littérature citée plus bas. D’autant que trois jours après la catastrophe, le 24, Michel Bréard, le Procureur de la République de Toulouse, avait annoncé être sûr que les causes de la catastrophe étaient accidentelles à plus de 90 %[9] tout en excluant l’hypothèse d’un attentat. Dès l’après-midi du drame, le Président de la République et le Premier Ministre de l’époque, Jacques Chirac et Lionel Jospin, avaient également privilégié la thèse de l’accident, certes en termes plus mesurés, mais sans disposer eux non plus d’indices ou d’éléments probants.

Template:Passage non neutre Ainsi, des enquêtes privées explorent des pistes plus ou moins originales.

Les principales sont :

  • le terrorisme ou la malveillance ;
  • l’explosion de nappes de gaz (méthanol, hydrazine, …) ;
  • un accident dans le réseau EDF (mise à terre d’un transformateur ou d’une ligne HT).

Ipotesi sulle cause dell'esplosione[modifica | modifica wikitesto]

Attentato[modifica | modifica wikitesto]

Dans leurs livres et articles de presse, Anne-Marie Casteret et Marc Mennessier[10] d’une part, Franck Hériot et Jean-Christian Tirat[11], d’autre part, ont examiné les pistes d’un possible attentat[12]:

La thèse d’un attentat a été rapidement évoquée, la catastrophe s’étant produite dix jours seulement après les attentats du 11 septembre 2001. En dépit d’indices troublants, cette piste n’a été suivie que quelques jours, les recherches menées par une équipe de la police judiciaire de Toulouse et par les Renseignements généraux (RG) ayant été interrompues sur ordre de leur hiérarchie dix jours après les faits. La perquisition effectuée au domicile du principal suspect – un ouvrier intérimaire retrouvé mort près du cratère de l’explosion dans une tenue qui évoque certains kamikazes islamistes – ne fut menée qu’après que l’appartement eut été vidé de tous les effets personnels ayant appartenu au défunt. Les policiers n’ont pas obtenu l’autorisation d’auditionner le médecin légiste qui avait attiré leur attention sur la tenue extravagante de cet homme (cinq slips et caleçons superposés) et sur l’étrange propreté de son corps. « Cet homme s’était préparé à avoir une relation avec Dieu » avait-elle confié à un enquêteur de la PJ.

Dans leur ordonnance de renvoi du 9, les juges d’instruction ont repris l’explication donnée par les proches du défunt, à savoir qu’il s’habillait ainsi pour masquer sa maigreur dont il faisait un complexe. Or, le rapport d’autopsie a établi qu’au moment de son décès, le suspect avait une corpulence normale. Par ailleurs, dans leur « note blanche » du 3, les RG ont précisé qu’il avait été recruté quelques mois auparavant par un groupe islamiste toulousain. Enfin, les photos prises, lorsqu’il est extrait de sa housse mortuaire, juste avant l’examen de corps, montrent qu’il était vêtu d’un tee-shirt et d’un pantalon quasiment intacts, alors qu’au-dessous, son thorax et son abdomen étaient profondément brûlés. Ce qui conduit à penser que ses vêtements ont été changés après son décès. Une hypothèse alternative serait que les vêtements n’ont pas été changés, mais que les profondes brûlures seraient dues à une électrocution, le courant ayant circulé dans les chairs et non dans les vêtements de la victime, provoquant la combustion interne du corps. Ces brûlures seraient concomitantes des dommages subis par le réseau électrique AZF lors de la première explosion, précédant d’une dizaine de secondes celle du hangar 221 (voir plus bas le paragraphe « Perturbations électriques ou électromagnétiques ») et excluraient par conséquent toute participation de la victime à une action kamikaze, Hassan Jandoubi étant déjà décédé au moment de l'explosion du Hangar 221.

Des revendications, au nom du « Djihad Islamique » (« Jihad islamique » est le nom de nombreux groupes terroristes, mais aucun d’entre eux n’est connu pour opérer en France) et de « Alpha Bravo » (groupe inconnu), ont été envoyées à la gendarmerie, à la police ainsi qu’à la presse et à la télévision locale. Ces revendications sont considérées comme trop peu sérieuses pour que les autorités judiciaires modifient leur attitude, qui est de considérer l’absence de revendication crédible comme un argument majeur pour écarter la thèse de l’attentat.

Precedente esplosione sotterranea esterna allo stabilimento AZF[modifica | modifica wikitesto]

Jean-Marie Arnaudies était un professeur réputé de mathématiques en classes préparatoires du Lycée Pierre de Fermat de Toulouse ; il a notamment rédigé de nombreux ouvrages de mathématiques. Le 2, il remet au juge d’instruction Perriquet un mémoire intitulé Certitudes sur la catastrophe de Toulouse.

Jean Marie Arnaudies recueille plusieurs dizaines de témoignages qui sont consignés sur des attestations judiciaires et qui font état de deux explosions[13]. La plupart de ces témoins n’ont alors pas été entendus par la police.

À partir de ces témoignages et de sa réflexion scientifique, Jean-Marie Arnaudies parvient à la conclusion que l’on ne peut pas interpréter la première explosion entendue comme un simple écho de la seconde. Par ailleurs, il pense que « si l’épicentre de l’explosion 2, celle qui a ravagé Toulouse, se trouve bien dans le hangar 221 d’AZF, il paraît mathématiquement impossible que l’épicentre de l’explosion 1 soit situé au même endroit. […] L’ensemble des points susceptibles d’avoir été l’épicentre de cette explosion 1 forme une branche d’hyperbole qui ne s’approche jamais à moins de 500 mètres de l’usine AZF […] mais qui traverse de part en part, à environ Template:Unité à l’est, la SNPE  : une société d’État aux activités civiles et militaires stratégiques couvertes par le « secret-défense », et qui fabriquait notamment les carburants de la fusée Ariane V et du futur missile balistique M51! Corollaire: l’explosion 1, perçue à des kilomètres à la ronde comme très brève, très sèche et très courte (plusieurs témoins parlent d’un « pneu géant qui éclate » et ont ressenti une secousse, sans dégâts matériels apparents) a été très probablement souterraine ». S’appuyant sur de nombreux témoignages recoupés avec des datations électriques d’EDF, Jean-Marie Arnaudies établit la chronologie suivante  :

  • 10 h 17 min 47 s : au moins un éclair rectiligne ;
  • 10 h 17 min 56,5 s : éclairs, explosion Template:Numéro, formation nuageuse(EN) Clark Kimberling, X{{{1}}}, in Encyclopedia of Triangle Centers, University of Evansville, 22 ottobre 2013. ;
  • 10 h 18 min 1 s : formation d’une immense colonne gazeuse bleue ;
  • 10 h 18 min 5 s : explosion du hangar 221 d’AZF.

Pour le magazine Valeurs Actuelles, qui a publié plusieurs articles sur cette enquête[14], quatre enregistrements réalisés le 21 septembre montrent qu’il y a eu en réalité deux explosions, et qu’elles n’ont pas pu se produire au même endroit, parce que le délai entre les deux sons (qui dépend de la distance aux points d’explosion) varie suivant l’enregistrement[15]. Pour l’hebdomadaire, si la seconde explosion est identifiée à celle d’AZF, une première explosion s’est produite sur le site de la SNPE.

Une étude de l’Académie des sciences rapportée par Le Figaro[16] affirme que deux explosions distinctes se sont produites. Dans cette étude publiée dans les comptes rendus de l’Académie des sciences, le physicien Alain Joets membre du CNRS-université Paris Sud explique que les deux explosions sont deux événements indépendants l’un de l’autre[17]. Alain Joets, spécialiste des ondes, a sélectionné selon une méthodologie rigoureuse des témoignages qui établissent que les écarts de temps entre les deux explosions se situent entre 6 et 11 secondes pour des distances variant de Template:Unité à 50 kilomètres. « Notre analyse montre donc que le premier bang ne peut pas être dû à une onde sismo-acoustique », déclare Alain Joets. Ce qui veut dire qu’il conteste la thèse dite de l’« explosion unique » avancée par Annie Souriau de l’Observatoire de Toulouse cinq jour après la catastrophe. « Notre analyse des délais montre sans ambiguïté que le premier bang ne peut être acoustiquement relié à l’explosion AZF. Il possède une source distincte de celle de l’explosion AZF », conclut Alain Joets.

Esplosione al vicino stabilimento SNPE[modifica | modifica wikitesto]

En 4 aprile, une nouvelle piste est proposée par l’hebdomadaire Valeurs Actuelles[18]. Ensuite soutenue par un ancien ingénieur d’EDF, cette hypothèse analyse la viabilité d’une explosion de nappes de vapeurs dérivées de l’hydrazine.

De telles substances, comme la MMH (monométhylhydrazine), l’UDMH (diméthylhydrazine asymétrique) ou la FDMH (formaldéhyde diméthylhydrazone) sont fabriquées à la SNPE jouxtant l’usine AZF. Elles sont en particulier indispensables à la production de carburants pour fusées et missiles, des propergols. En ce qui concerne l’UDMH, le site de fabrication de ce produit était en arrêt pour maintenance le jour de l’explosion mais environ Template:Unité d’UDMH étaient stockées sur place.

Ces produits ont une forte odeur d’ammoniac et de poisson pourri, une odeur caractéristique, inhabituelle et particulièrement forte qui a incommodé de nombreux témoins situés sous le vent de la SNPE le matin de la catastrophe[19]. Mêlées à l’air, ces vapeurs forment un mélange asphyxiant, et explosif quand il est saturé d’oxygène ou mis au contact de métaux oxydés. Aucun obstacle n’aurait pu entraver la progression des vapeurs, poussées en ligne droite par le vent d’autan qui soufflait ce jour-là à Template:Unité environ de la SNPE vers AZF. Sur son chemin, se trouvait la tour verte de prilling des nitrates et le hangar 221 de l’usine AZF. Au niveau de la tour de prilling, le mélange gazeux aurait pu être aspiré et remonter dans la tour : normalement cette circulation d’air sert à refroidir le nitrate fondu pour en faire des granulés. De là l’air chaud est évacué à l’extérieur via deux grands ventilateurs. Le mélange air chaud - UDMH évacué ce 21 septembre 2001, en s’enflammant, a très bien pu prendre l’aspect d’un éclair frappant la tour, tandis que l’explosion de ce mélange à l’intérieur aurait suffi pour faire décoller la partie supérieure du bâtiment[20].

L’UDMH aurait aussi pu se répandre jusqu’au hangar 221 contenant un grand tas de nitrate d’ammonium, et dont le sas était à ce moment ouvert face au vent.

L’explication proposée pour la mise à feu des nappes de mélange air-UDMH serait :

  • soit l’hypothèse d’un contact entre les nitrates, l’UDMH ou un autre dérivé de l’hydrazine et du chrome hexavalent Cr(VI) utilisé pour des tests de routine. L’anhydride chromique est un puissant oxydant susceptible d’entraîner des réactions violentes au contact d’un grand nombre de produits, dont les nitrates ou l’hydrazine. Selon Anne-Marie Casteret (L'Express du 16 janvier 2003) et Marc Menessier (Le Figaro du même jour), Template:Unité de Cr(VI) en paillettes avaient disparu du laboratoire de l’usine début 4 aprile, tandis que Valeurs Actuelles révélait le 28 que des traces de chrome avaient été relevées par les expertises du laboratoire de la police scientifique, sur les chaussures (Template:Unité) et les vêtements de deux victimes de la catastrophe qui se trouvaient au plus près du hangar 221. Le laboratoire ne précisait cependant pas la nature du chrome analysé mais soulignait qu’il pouvait se trouver à l’état naturel dans les sols ;
  • soit un incident électrique à la SNPE ;
  • soit la conjonction des deux faits.

L’hypothèse de l’explosion de nappe de gaz (UVCE : Unconfined Vapour Cloud Explosion) avait été abordée par les enquêtes pénales et civiles, mais seul le méthane, gaz inodore et plus léger que l’air, avait été étudié par les experts. De plus, d’autres produits comme le méthanol (alcool à brûler), présents en grande quantité sur les sites AZF et SNPE sont à l’instar de l’UDMH, d’excellents candidats pour provoquer des UVCE.

Perturbazioni elettriche o elettromagnetiche[modifica | modifica wikitesto]

Ces deux explosions ont coïncidé avec des perturbations électriques, qui ont été enregistrées par EDF.

L’hypothèse de l’impulsion électromagnétique a été initiée à la suite de témoignages sur des « faisceaux lumineux géants » aperçus quelques secondes avant l’explosion du hangar 221 ainsi que sur des phénomènes locaux comme des coups de foudre, des tétanisations pendant plusieurs secondes et autres perturbations électromagnétiques inhabituelles.

En juin 2002, les sociétés Géoid et Fugro sont chargées par la Justice de réaliser une cartographie du site au moyen d’un magnétomètre, sans que ni les objectifs scientifiques, ni la pertinence de cette mesure sur un site parsemé de pièces métalliques diverses, ne soient précisés par la Justice[21]. Cette expertise fut réduite au simple site d’AZF et à la SEMVAT (bus), parce que le survol de la SNPE avait été interdit par le préfet. L’hypothèse de l’arc électrique est encore soutenue par la société Grande Paroisse, mais rejetée par les experts et l’enquête judiciaire.

L’association AZF Mémoire et Solidarité[22], partie civile dans le dossier, qui regroupe plusieurs centaines d’anciens salariés de l’usine sinistrée, a insisté auprès de la justice pour que les phénomènes précurseurs d’origine électromagnétique et magnétique mentionnés soient étudiés et pris en compte. Ces témoignages sont restés définitivement inexpliqués depuis la fermeture du dossier avant procès. Jean-Paul Serbera, dans son premier ouvrage AZF Toulouse : un mensonge d’État affirme que l’explosion a produit de nombreuses EMP. Mais dans son second ouvrage Attentat à la SNPE ? : la face cachée de l’affaire AZF il avance qu’une bombe EMP utilisée sur Toulouse aurait pu provoquer la catastrophe. En 2006, dans son livre AZF-Toulouse : Quelle vérité ?, Daniel Dissy prétend qu’il existe[23] · [24] des bombes EMP américaines et franco-allemandes et propose qu’une telle bombe aurait été utilisée ou testée à Toulouse en aérien ou en souterrain. Enfin dans une dernière hypothèse, une première explosion à proximité du hangar 221, aurait provoqué en agissant sur le réseau électrique d’AZF, un phénomène impulsionnel connu sous le nom d’élévation du potentiel de terre (EPR ou GPR des anglo-saxons[25]), la deuxième explosion, celle du hangar 221, indépendante de cette remontée du potentiel de terre serait intervenue 10 secondes plus tard. La deuxième explosion aurait été précédée selon plusieurs témoins, par l’observation d’un projectile venant du coteau de Pech David voisin de l’usine. Des personnels travaillant sur le site AZF décrivent avoir subi des électrisations entre ces deux explosions alors qu’ils n’étaient au contact que de matériels reliés à la terre, les conditions de ce mode d’électrisation faisant l’objet d’études récentes menées par des scientifiques[26]. Les témoignages des phénomènes lumineux aperçus entre les deux explosions auraient quant à eux, deux origines : l’amorçage d’un poste électrique de distribution du site pour les observations de faisceaux lumineux, l’émission de boules de plasma pour les observations de foudre en boule[27]. Les manifestations physiques d’un EPR sont similaires à celles d’un EMP évoqué plus haut. Pour l’hebdomadaire Valeurs actuelles, la première explosion aurait été la cause ou la conséquence des premières perturbations électriques relevées par EDF[28]. Ce serait le courant de retour créé par ce premier défaut électrique qui aurait (peut-être à la suite de la formation d’un arc électrique) ensuite provoqué la seconde explosion, celle d’AZF, huit secondes plus tard.

Caduta di un meteorite[modifica | modifica wikitesto]

L'hypothèse de la chute d'une météorite a été étudiée par le tribunal dans l'après-midi du 21[29]. Les mesures de magnétométrie par hélicoptère n'ont pas permis de retrouver d'éventuels fragments[21].

Processo[modifica | modifica wikitesto]

Le nombre de plaignants et de témoins contraint la justice à mettre en place un dispositif exceptionnel pour la tenue du procès (le dossier est constitué de Template:Unité totalisant Template:Unité)[30]. Celui-ci s’est déroulé du 23 au 30 et a été filmé et enregistré pour l’histoire à la demande de certaines associations de victimes. C’est la première fois en France qu’un procès en correctionnel est enregistré ; les images seront publiques 50 ans à partir de la date de fin du procès, c'est-à-dire le 30[31].

Entre autres, Laurent Fabius sera cité comme témoin[32] par la partie civile Monique Mauzac, femme de la victime André Mauzac, lors du procès AZF de première instance en février 2009 mais M. Fabius renoncera finalement à venir témoigner. En effet, le 21 septembre 2001, Laurent Fabius arrive par un avion ministériel à l'Aéroport Toulouse-Blagnac quelques minutes avant l'Explosion de l'usine AZF de Toulouse. Il ne parviendra pas à rejoindre le palais des congrès Diagora de Labège où messieurs Martin Malvy et Jean-Louis Guigou l'attendaient dans le hall principal et où ils vécurent l'effet de l'explosion (cf. rapport de la Commission d'enquête parlementaire[33]). Malgré les nombreux documents aériens sollicités par la justice (pièces D5258 à D5263, D5577 à D5600 et D6555 du dossier judiciaires AZF Toulouse) pour l'identification des aéronefs aperçus par les témoins juste avant et juste après la catastrophe, aucune trace de l'avion atterrissant de M. Fabius ou de l'hélicoptère l'emmenant de Blagnac à Labège, n'existe puisqu'il a finalement atterri sur la base militaire de Francazal à la demande expresse du contrôle aérien de Blagnac.

Le 19 novembre 2009, le Tribunal correctionnel de Toulouse a rendu un jugement de relaxe générale à l’encontre de tous les prévenus. Le Parquet a interjeté appel, jugé le 24 septembre 2012 devant la Cour d'appel de Toulouse[34]. Finalement, la société Grande Paroisse et son directeur, Serge Biechlin, sont condamnés pour homicide involontaire, et se pourvoient en cassation. Total et son ex-PDG, pour leur part, sont relaxés, et la thèse de l’accident chimique retenue[[#ref_{{{1}}}|^]] .

AZF nei Media[modifica | modifica wikitesto]

Quelques journalistes d’investigation qui ont enquêté :

Note e riferimenti[modifica | modifica wikitesto]

Template:Références

Vedere anche[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia e videografia[modifica | modifica wikitesto]

Ouvrages

  • Henri Farreny et Christian Moretto, Toulouse, chronique d’un désastre annoncé, Cépaduès, 2001 ISBN 2-85428-572-7
  • Daniel Depris, Toulouse, an I après AZF, Cephes, 2002
  • Jean-Pascal Serbera, AZF Toulouse : un mensonge d’État, DPF, 2002 ISBN 2910939049
  • Jean-Pascal Serbera, Attentat à la SNPE? : la face cachée de l’affaire AZF, J Lectures et civilisation, 2003 ISBN 2910939103
  • Henri Farreny, AZF trois ans, 2004
  • Thierry Deransart, AZF - Le mensonge était presque parfait, Calmann-Levy, 2005 ISBN 2702136303
  • Daniel Dissy, AZF-Toulouse, Quelle vérité ?, Éditions des Traboules, 2006 ISBN 2-915681-30-9
  • Marc Mennessier, AZF - un silence d’état, Seuil, 2008 ISBN 978-2-02-097629-9
  • Franck Hériot et Jean-Christian Tirat, AZF : L’enquête assassinée, Plon, 2009 ISBN 978-2-259-20824-6
  • Guillaume d’Alessandro, AZF : Une vérité foudroyante - une affaire d’état, Éditions Jean-Claude Gawsewitch, Paris, 2009ISBN 978-2-35013-165-8
  • Daniel Dissy, AZF, l’Enquête secrète - Le Mystère de la Trace Noire ou comment AZF a explosé, Éditions des Traboules, Paris, 2009 ISBN 2-915681-99-6
  • Hubert Seillan, Un tsunami urbain - AZF Toulouse, Éditions Préventique, 2009 ISBN 978-2-911221-43-9
  • Alain Joets, Catastrophe AZF, contre-enquête scientifique sur la première explosion cachée, Éditions Mélibée, 2013 ISBN 978-2-36252-284-0

Articles

  • En janvier 2007, sous les signatures de Thierry Deransart, Franck Heriot et Jean-Christian Tirat, l’hebdomadaire Valeurs Actuelles avait consacré une trentaine d’articles à la catastrophe de Toulouse.
  • Numéro 68 de la revue Canal N7, journal de l’association des ingénieurs de l’INP-ENSEEIHT
  • Enquête du mathématicien J.-M. Arnaudiès sur le premier bang : J.-M. Arnaudiès, La catastrophe de Toulouse, Natures Sciences Sociétés, 13, 421–425 (2005), doi: 10.1051/nss:2005063.
  • Article scientifique sur les ondes créées par l’explosion AZF : A. Souriau et al., Enregistrements sismologiques de l’explosion sur le site de l’usine AZF (Toulouse, France), C.-R. Acad. Sci. Paris, Geoscience, 334 (2002), 155-161.
  • Article scientifique sur la réfutation de la thèse de l’explosion unique : A. Joets, Réfutation de l’hypothèse sismo-acoustique invoquée pour le double bang de la catastrophe de Toulouse (France) du 21 septembre 2001, C.R. Geoscience 341 (2009), 306–309, doi:10.1016/j.\-crte.2009.03.001.
  • Réactions de deux équipes de sismologues à la réfutation de A. Joets : 1) A. Souriau, A. Rigo et M. Sylvander, Commentaire sur la note intitulée Réfutation de l’hypothèse sismo-acoustique invoquée pour le double bang(EN) Clark Kimberling, X{{{1}}}, in Encyclopedia of Triangle Centers, University of Evansville, 22 ottobre 2013., C. R. Geoscience 341 (2009) 1043–1045, doi:10.1016/j.crte.2009.09.005 2) M. Cara, A. Schlupp, C. Sira et M. Granet, Commentaire sur la note intitulée Réfutation de l’hypothèse sismo-acoustique invoquée pour le double bang(EN) Clark Kimberling, X{{{1}}}, in Encyclopedia of Triangle Centers, University of Evansville, 22 ottobre 2013., C. R. Geoscience 341 (2009) 1038–1040, doi:10.1016/j.crte.2009.09.004.
  • Réponses de A. Joets aux deux commentaires précédents : 1) A. Joets, Réponse au commentaire de A. Souriau, A. Rigo et M. Sylvander à propos de la note de A. Joets (2009) : Réfutation d l’hypothèse sismo-acoustique(EN) Clark Kimberling, X{{{1}}}, in Encyclopedia of Triangle Centers, University of Evansville, 22 ottobre 2013., C. R. Geoscience 341 (2009) 1046–1048, doi:10.1016/j.crte.2009.09.008. 2) A. Joets, Réponse au commentaire de M. Cara, A. Schlupp, C. Sira et M. Granet à propos de la note de A. Joets (2009) : Réfutation d l’hypothèse sismo-acoustique(EN) Clark Kimberling, X{{{1}}}, in Encyclopedia of Triangle Centers, University of Evansville, 22 ottobre 2013., C. R. Geoscience 341 (2009) 1041–1042, doi:10.1016/j.crte.2009.09.006.

Films

Pagine correlate[modifica | modifica wikitesto]

Link esterni[modifica | modifica wikitesto]

Template:Portail

Catégorie:Histoire de Toulouse AZF Catégorie:Catastrophe en France Catégorie:Risque pyrotechnique Catégorie:2001 en France Catégorie:Septembre 2001

  1. ^ Rapport sur l’explosion de l’usine AZF par le ministère de l’écologie, p. 13, (PDF), consulter
  2. ^ Rapport sur l’explosion de l’usine AZF par le ministère de l’écologie, p. Parametro/i mancanti (Template:P.)7, (PDF), consulter
  3. ^ azf.fr, http://www.azf.fr/la-catastrophe/le-21-septembre-2001-800235.html. (description de la catastrophe). Consulté le 8 mars 2014.
  4. ^ INA (Inst. Nat. de l’Audiovisuel) FR3, JT Toulouse soir, 21 sept.2002
  5. ^ a b Reuters 12/07/2007
  6. ^ Template:M. Mennessier, AZF un silence d’état, chapitre V « un sandwich qui ne passe pas »
  7. ^ Le Monde du 21 juillet 2006
  8. ^ AZF: Un procès a minima - AZF procès Grande Paroisse directeur de l’usine Correctionnelle Serge Biechlin
  9. ^ INA (Inst. Nat. de l’Audiovisuel): FR3, JT Toulouse du soir, 21 sept 2002
  10. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore azfsilencedetat.com
  11. ^ azf-enqueteassassinee.typepad.com, http://azf-enqueteassassinee.typepad.com.
  12. ^ Enquête : accident, malveillance ou attentat ?
  13. ^ La Catastrophe de Toulouse (Natures, Sciences, Sociétés, 2006)
  14. ^ Valeurs actuelles
  15. ^ Cassette audio : La preuve par le son
  16. ^ Marc Mennessier, AZF il y a eu deux explosions le 21 septembre 2001, Le Figaro, 17 avril 2009.
  17. ^ Géophysique interne- Commentaire à la note de A. Souriau et al. intitulée Enregistrements sismologiques de l’explosion de l’usine AZF, Alain Joets, 18 novembre 2008 [1]
  18. ^ toulouse.azf.free.fr, http://toulouse.azf.free.fr/articles/06.01.27-VA-2ExplConfirm.pdf.
  19. ^ D’après l’hebdomadaire Valeurs Actuelles
  20. ^ Template:Lien brisé
  21. ^ a b Template:Lien brisé
  22. ^ AZF Mémoire et Solidarité
  23. ^ AZF Toulouse : Quelle vérité ?, p. Parametro/i mancanti (Template:P.)127
  24. ^ Air et Cosmos numéro du 14 février 2003.
  25. ^ Voir article en anglais Earth_potential_rise et en français http://fr.wikipedia.org/wiki/%C3%89l%C3%A9vation_du_potentiel_de_terre
  26. ^ Elévation du potentiel de terre, tensions de pas et de contact: Université de Byalistok, Pologne
  27. ^ Paramètres d’une boule de feu calculés à partir d’un modèle de plasma à deux températures: Institut de la Cryosphère, Russie
  28. ^ Toulouse : C’est EDF qui détient la clé…
  29. ^ ladepeche.fr, http://www.ladepeche.fr/article/2009/04/21/595183-azf-de-la-meteorite-a-la-piste-intentionnelle.html.
  30. ^ « AZF : un procès hors-norme », Le Figaro, 16 février 2009
  31. ^ « Le procès AZF sera filmé », Le Figaro, 17 février 2009.
  32. ^ http://lci.tf1.fr/france/justice/2009-02/azf-chirac-et-jospin-n-iront-pas-au-proces-4866996.html
  33. ^ http://www.assemblee-nationale.fr/11/rap-enq/r3559/r3559-022.asp.
  34. ^ http://www.pressejudiciaire.fr/10.html