Utente:Classica138/Sandbox

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l'Amatore (film)

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l'Amatore
Paese di produzioneItalia
Anno2017
Durata90'
Dati tecniciBianco e nero
Generedocumentario
RegiaMaria Mauti
Casa di produzioneMP1 - Piero Maranghi

Il film documentario l'Amatore è un film del 2016 diretto da Maria Mauti e prodotto da Piero Maranghi.

La pellicola si basa sulla memoria di Piero Portaluppi, architetto milanese di grande fama durante il ventennio fascista, che riaffiora attraverso la riscoperta della sua opera nel presente e del suo diario filmico, un archivio inedito in 16mm girato e montato nel corso di una vita.

Uomo di fascino e potere, Portaluppi attraversa un’epoca grandiosa e tragica con distacco e ironia, danzando sulle cose e creando bellezza. La Storia avanza implacabile, trasformando in maniera radicale lo scenario in cui si muove l’eclettico artista e la sua grande famiglia.

Una donna vestita elegante, con un cappello anni ’30, si volta lentamente verso la cinepresa. Lo sguardo attento all’intorno dichiara la clandestinità dell’incontro. Va verso l’obiettivo, è titubante, cambia ritmo e fa due passi indietro, seguendo le regole della seduzione. Si ferma in posa e mostra il profilo per farsi guardare.

L’Amatore è la storia di un seduttore, un uomo dalle insolite ossessioni, che un giorno compra una cinepresa, nel 1929, e da allora non smette più di filmare e montare la realtà che lo circonda. Il suo nome è Piero Portaluppi e fu uno degli architetti di maggior fama durante l’epoca fascista. Eclettico e agnostico, Portaluppi si costruisce un personaggio dai molteplici volti, sostenuto da un talento naturale e una vera ambizione. La cifra del suo sguardo verso il mondo e se stesso è l’ironia. Vive gli anni entusiasmanti e ambigui della costruzione del regime, con cui mantiene una distanza. E nello stesso tempo si concede la piena realizzazione professionale. Anche lui arriva al successo grazie all’eccezionale fortuna che nel ventennio travolge l’arte a cui si dedica, l’Architettura.

Portaluppi è prima di tutto l’architetto dell’alta borghesia, un uomo che arriva a tutto ciò che desidera, successo, potere, donne, talento, ma con la guerra perde quello che più conta nella sua vita. La Storia irrompe implacabile nell’esistenza dell’uomo. Suo figlio muore nei mari di Algeri. La sua vena creativa si spegne irrimediabilmente.

La storia segue il filo portaluppiano, la sua attitudine a danzare sulle cose, e nello stesso tempo rivela il lato drammatico degli eventi, priva di un lieto fine. Eccellenza e miseria si confondono. Fragilità e potere.

Il film nasce da un fatto. Per più di trent’anni dalla sua morte, le pellicole in 16mm di Piero Portaluppi, filmate e montate nel corso di una vita, sono rimaste chiuse in una cassapanca. Un piccolo tesoro nascosto. Il film è la rilettura di questo diario filmico, come un taccuino di appunti che ci restituiscono il suo sguardo sul mondo. L’attitudine alla progettazione dell’architetto ben si adegua alla settima arte, Portaluppi ritaglia e compone ossessivamente in montaggi che sono veri e propri cataloghi creati nel corso dei decenni.

Il materiale umano e filmico è ricco di mistero. La rilettura dell’archivio si addentra nei misteri di un personaggio pieno di luci e di ombre. Questo ritratto a frammenti che il montaggio delle pellicole ci restituisce trova il suo contrappunto nel mondo presente, le sue opere riprese oggi, edifici di grande bellezza e incanto. Le sue architetture diventano i contenitori silenziosi del discorso sul paese, sul ruolo dell’architettura nella costruzione di un’identità.

Nel film i discendenti di Piero Portaluppi abitano le sue architetture conservando intatte le consuetudini e gli stili di vita e ci accompagnano come presenze e figure in questa riappropriazione della memoria.

Note di regia

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Quando più di dieci anni fa un pronipote di Piero Portaluppi, che porta il suo stesso nome, Piero, scoprì le cento bobine dentro una cassapanca, fu dato a me il compito di visionare tutto questo materiale. Nessuno sapeva cosa contenessero. Mi sono avvicinata non sapendo cosa avrei potuto incontrare, con il pudore che sentiamo quando ritroviamo i diari segreti di una persona e ci chiediamo se abbiamo il diritto di addentrarci nella sua vita. Nello stesso tempo siamo sedotti dall’opportunità di guardare nell’intimità di qualcuno. Guardai i fotogrammi in una vecchia moviola, annotai i luoghi, le date, i titoli che Portaluppi mi indicava nelle sue didascalie. E presto mi resi conto che quelle bobine erano state montate perché qualcuno le guardasse. Al punto che i loro contenuti potevano essere riscostruiti anche senza la presenza del cineamatore. Eccetto una, il regalo privato a un’amante, che però era lì, insieme a tutte le altre.

Per tutti questi anni la sensazione delle immagini che avevo visto mi ha accompagnato. Portavo impresso un senso di piacere e di solitudine che mi avevano lasciato, l’impressione che questo materiale per immagini mi aveva restituito dell’uomo. Una vitalità vibrante, il desiderio di invenzione e costruzione, l’incapacità di esprimere i sentimenti, le regole di una classe, il distacco, l’ironia, la seduzione, il senso della morte, che trasforma il suo sguardo e lo rende contemplativo nelle pellicole a colori. Sullo sfondo l’arrivo di una nuova epoca, che porta con sé un regime. La Storia cammina implacabile accanto alle vicende dell’uomo. Un’epoca grandiosa e tragica che porta al crollo delle illusioni, collettive e personali. Quella Storia, il disastro del regime e le conseguenze nelle vite dei singoli individui, riapre oggi una riflessione pungente sul nostro presente. Un mondo che torna indietro come un groviglio di contrasti e di domande, con cui il film chiede di confrontarsi.

Il film parte da queste visioni sull’uomo e sull’epoca che mi sono rimaste impresse, e dal desiderio di far emergere ciò che per anni è rimasto sommerso.

Portaluppi è un personaggio potente e scomodo, pieno di luci e ombre. Di lui ci interessa mostrare il lato personale, “guardare dentro l’uomo”, rispettandone il mistero. E poi Portaluppi porta con sé l’eccellenza e la fragilità di una classe sociale che raramente è oggetto di racconto, l’alta borghesia. È l’emblema di una città, Milano, che qui si mostra fuori dagli schemi che tutti conoscono. È portatore dei valori di un paese che fa fatica a cambiare, che h una resistenza. Ed è l’artista, con i suoi misteri, che a un certo punto perde la sua creatività.

Le pellicole in 16 mm e le architetture sono i materiali preziosi per questa messa in scena della memoria, dell’immaginazione, del tempo e dello spazio, con cui ripensare il presente.

Maria Mauti nasce a Milano nel 1974 ed è laureata in Filosofia. Regista di documentari, dal 2003 collabora con il canale satellitare Classica HD in onda su Sky (canale 138) curando come autrice e regista le produzioni legate alla musica contemporanea italiana, al teatro d’opera e alla danza.

Realizza così alcuni documentari su personaggi di valore della cultura, tra cui Daniel Barenboim, Carolyn Carlson, Pina Bausch, Antonio Pappano, Bill T. Jones (documentario selezionato all’American Dance Festival), Fabio Vacchi e Ermanno Olmi, Azio Corghi e José Saramago, Alicia Alonso del Ballet Nacional de Cuba, Meredith Monk e molti altri.

In queste occasioni collabora con istituzioni quali Il Teatro alla Scala di Milano, il Teatro Colón di Buenos Aires, La Biennale di Venezia, I Teatri di Reggio Emilia, Maxxi Museo di Roma, il Teatro La Fenice di Venezia, Auditorium Parco della Musica di Roma.

Dal 2011 inizia a collaborare con il Teatro Grande di Brescia per una serie di cortometraggi sull’opera, nel progetto Dietro le quinte e nel 2013 realizza il documentario sulla storia del Teatro Grande di Brescia dal titolo Memorie, proiettato nella sala grande del teatro come una istallazione.

Il film l’Amatore è il suo primo lungometraggio.

Il primo teaser trailer del film vine diffuso il 28 novembre 2016 sul canale Youtube della Fondazione Portaluppi.

Distribuzione

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Il film è stato presentato in anteprima mondiale al Festival di Locarno il 5 agosto 2016 e all'International Film Festival di Rotterdam il 27 gennaio 2017.

Il film uscirà nelle sale italiane a marzo 2017

  • “Tra fiaba e biografia, tra architettura e ritratto di una città, l’opera prima di Maria Mauti ha l’ambizione – e il coraggio – di evadere dalle categorie abituali per calcare un terreno poco battuto. L’Amatore non è il ritratto ufficiale di un architetto e uomo influente nel ventennio fascista, ma una sorta di dagherrotipo che ha la leggerezza di Guido Gozzano e che sotto il suo fare faceto nasconde le illusioni di un’epoca che fanno il paio con quelle del tempo in cui stiamo vivendo. Maria Mauti è davvero brava a bilanciare la solidità dei palazzi e delle ville disegnate da Portaluppi e la fantasia, tanto che ogni qualvolta una figura reale fa capolino nell’inquadratura ci si domanda se per caso non sia un fantasma del passato”. Carlo Chatrian - Festival del film Locarno
  • “È di grande efficacia il mix di vecchie pellicole e il nuovo girato, il quale riporta luoghi, architetture, oggetti e rituali nella nostra quotidianità come tangibili testimoni di una storia meno remota, ma per questo non meno rilevante”. Roberto Dulio - Domus
  • “Con i testi di Antonio Scurati, letti da Giulia Lazzarini, Maria Mauti indagando l’apparente esuberanza di Portaluppi ci lascia giustamente l’enigma di una felicità esibita, effimera, permettendoci di dubitare e insieme di conoscere una tranche di storia, lasciando al cinema la sua inestimabile dote di libertà critica, per un’opera aperta”. Silvio Danese - Il Giorno