Utente:Chocochipmatcha/Sandbox2

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La Sekirankai (赤瀾会? , "Associazione dell'Onda Rossa") fu un'organizzazione giapponese di donne socialiste attiva nel 1921. Fondata nell'aprile del 1921[1] dai membri di un gruppo anarchico, ebbe vita breve venendo sciolta dopo appena otto mesi. L'organizzazione, amministrata da femministe del calibro di Kikue Yamakawa e Noe Itō,[2] è nota per aver preso parte alle manifestazioni in occasione della Festa del Lavoro del 1921, per aver pubblicato la rivista Omedetashi (お目出度誌? , "Rivista del buon auspicio"), per aver tenuto seminari e conferenze e per aver distribuito all'esercito volantini contro la guerra. Il loro manifesto condannava il capitalismo sostenendo che trasformi le donne in schiave e prostitute.[2][3] La Sekirankai fu la prima associazione di donne socialiste e si scontrò con la Shin fujin kyōkai (新婦人協会? , "Associazione delle nuove donne").[4]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La Sekirankai prese forma durante l'Impero giapponese, periodo in cui l'ideologia socialista aveva guadagnato abbastanza slancio da riuscire ad essere espressa pubblicamente. A quel tempo, l'Articolo 5 della Legge per la Preservazione della Pace proibiva alle donne di unirsi ad organizzazioni politiche, partecipare a riunioni politiche o tenere discorsi di natura politica.[3]

1920: la prima Festa del Lavoro in Giappone

L'associazione venne fondata nell'aprile del 1921 da un gruppo anarchico originariamente guidato da Magara Sakai (堺真柄?, Sakai Magara), Fusako Kutsumi (九津見房子?, Kutsumi Fusako), Haruko Hashiura (橋浦はる子?, Hashiura Haruko) e Shizue Akizuki (秋月静枝?, Akizuki Shizue) ed aveva come consigliere Kikue Yamakawa e Noe Itō. Il numero totale dei membri ammontava a circa 42 di cui 17 attivi.[2] Dal momento che i membri della Sekirankai erano strettamente legati alla Nihon Shakai Shugi Dōmei (日本社会主義同盟? , "Lega Socialista Giapponese"), si faceva spesso riferimento all'associazione come l'"ufficio femminile" della Lega.

La Sekirankai mirava ad abbattere il sistema capitalistico. Il loro programma politico citava: "Combatteremo ogni forma di oppressione che costringa i nostri fratelli e sorelle in condizioni di ignoranza, povertà e subordinazione." Una delle prime azioni dell'associazione, nonché unica azione pubblica,[5] fu quella di prendere parte alle manifestazioni per la Festa del Lavoro del 1921. Le manifestazioni dell'anno precedente, svoltesi nel Parco di Ueno a Tokyo, erano state le prime manifestazioni pubbliche per la Festa del Lavoro in Giappone e si stimava che vi avessero partecipato circa 5000 persone. Kikue Yamakawa stilò un manifesto per il gruppo, Fujin ni gekisu (婦人に檄す? , "Manifesto per le donne"), da distribuire sotto forma di volantino durante l'evento.[6]

(EN)

«May Day is the day for the proletarians, for us workers who are oppressed. For centuries and centuries, women and workers have endured together a history of oppression and ignorance. But the dawn is approaching. The morning gong that was struck in Russia signals the first step in the victory that will minute by minute banish the darkness of capitalism from the face of the earth. Sisters, listen to the power of women that is embodied in that sound of the gong. Let us exert the utmost of our strength and, together with our brothers, strike the gong that will signal the liberation of the proletarians of Japan. Women who are awake, join the May Day march!

The Sekirankai is a women's organization that plans to participate in the enterprise to destroy the capitalist society and build a socialist society. The capitalist society turns us into slaves at home and oppresses us as wages slaves outside the home. It turns many of our sisters into prostitutes. Its imperialistic ambitions rob us of our beloved fathers, children, sweethearts, and brothers and turn them into cannon fodder. It forces them and proletarians of other countries to brutally kill each other. It is a society that, for the sake of its greedy profiteers, crushes and sacrifices our youth, health, talents, all chance for happiness, even our lives, and feels no compassion. The Sekirankai declares all-out war on this cruel, shameless society. Women who wish to be liberated, join the Sekirankai!

Socialism offers the only way to save mankind from the oppressions and abuses of capitalism. Sisters who love justice and morality, join the socialist movement!»

(IT)

«La Festa del Lavoro è la festa dei proletari, di noi lavoratori oppressi. Per secoli e secoli, donne e lavoratori insieme hanno sopportato una storia di oppressione ed ignoranza. Ma l'alba è vicina. Il gong del nuovo giorno in Russia segna il primo passo verso una vittoria che meticolosamente debellerà l'oscurità del capitalismo dalla faccia della terra. Sorelle, ascoltate il suono del potere delle donne racchiuso in quel gong. Impieghiamo tutta la nostra forza e, insieme ai nostri fratelli, suoniamo il gong che segnerà la liberazione dei proletari del Giappone. Voi donne che siete deste, unitevi alla marcia della Festa del Lavoro! La Sekirankai è un'associazione femminile che ha intenzione di prendere parte all'impresa di distruggere la società capitalistica e crearne una socialista. La società capitalistica ci trasforma in schiavi quando in casa e ci rende schiavi del salario quando fuori casa. Trasforma molte delle nostre sorelle in prostitute. Le sue ambizioni imperialistiche ci derubano dei nostri amati padri, figli, compagni e fratelli trasformandoli in mangime per cannoni. Costringe loro ed i proletari di altri paesi ad uccidersi a vicenda. Si tratta di una società che, per il bene dei suoi avidi speculatori, schiaccia e sacrifica la nostra gioventù, la nostra salute, i nostri talenti, tutte le nostre possibilità di felicità, persino le nostre vite e non ne prova compassione. La Sekirankai dichiara guerra totale a questa società crudele e spudorata. Voi donne che desiderate essere liberate, unitevi alla Sekirankai! Il socialismo ci offre l'unico modo di salvare il genere umano dall'oppressione e dagli abusi del capitalismo. Voi sorelle che amate l'eticità e la giustizia, unitevi al movimento socialista!»

[2]

Nel manifesto Yamakawa denunciò il capitalismo in quanto generatore di imperialismo, e ne inquadrò i problemi da una prospettiva femminile.[4]

Circa 20 membri donne della Sekirankai presero parte alla marcia per la Festa del Lavoro, issando bandiere rosse e nere fabbricate da Hashiura Haruko e bandiere più piccole con sopra dipinte le lettere "R. W.", acronimo di Red Wave (Onda Rossa).[2] Tutte le donne furono arrestate[5] ed i resoconti dai toni sensazionalistici che fecero i giornali sull'evento ebbero come conseguenza le restrizioni da parte del governo ai danni dei movimenti e delle organizzazioni.

Nel giugno del 1921, presso il Seinen kaikan (青年会館? , "Sala dei giovani") di Kanda, i membri della Sekirankai tennero una conferenza sui problemi delle donne, con interventi di Kikue Yamakawa, Noe Itō, Fusako Kutsumi, Seikichi Fujimori, Magara Sakai, Kan Eguchi (marito di Chiyo Kitagawa[7]) e Sanshirō Ishikawa. Nel mese successivo, l'associazione tenne un seminario della durata di cinque giorni e pubblicò la rivista Omedetashi. La Sekirankai dimostrò atteggiamenti critici anche nei confronti dell'organizzazione di donne giapponesi Shin Fujin Kyōkai [8] nata nel 1920. Yamakawa ne scrisse una severa critica nell'articolo "L'Associazione delle Nuove Donne e l'Associazione Onda Rossa" pubblicato sul numero di luglio 1921 del periodico Taiyō.[4] Scrisse: "La rivoluzione è essenziale per le donne. Solo la Sekirankai può fornire la risposta." Nell'ottobre 1921 la Sekirankai fu coinvolta nel Guntai sekka jiken (軍隊赤化事件? , "Incidente della conversione al comunismo dell'esercito") durante il quale distribuì via posta all'esercito volantino contro la guerra.

Alla fine del 1921 la Sekirankai subì una battuta d'arresto: la mancanza di alleanze con le altre organizzazioni femminili, l'oppressione da parte del governo e le pubbliche critiche contribuirono allo scioglimento dell'associazione concretizzatosi nel mese di dicembre, solo otto mesi dopo la sua fondazione.[1] Molti membri dell'organizzazione mantennero le loro attività di impegno politico formando gruppi indipendenti, come il gruppo di discussione Suiyōkai (水曜会? , "Associazione del mercoledì") e l'organizzazione Yōkakai (八日会? , "Associazione dell'ottavo giorno", fondata nel 1923 per ricordare la prima commemorazione della Giornata Internazionale della Donna in Giappone.)[2].

Membri[modifica | modifica wikitesto]

  • Magara Sakai, figlia di Toshihiko Sakai
  • Fusako Kutsumi
  • Haruka Hashiura
  • Shizue Akizuki
  • Chiyo Kitagawa
  • Oriku Hashiura
  • Shige Iwasa
  • Tayoko Takasu
  • Chiyo Takano
  • Hide Takeuchi
  • Miki Nakamura
  • Riku Hashiura
  • Kazuko Yoshikawa
  • Kō Watanabe

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) Kenneth Henshall, Historical Dictionary of Japan to 1945, The Scarecrow Press, 2014, p. 375, ISBN 9780810878723, OCLC 851175307. URL consultato il 24 febbraio 2017.
  2. ^ a b c d e f (EN) Mikiso Hane, Reflections on the Way to the Gallows: Rebel Women in Prewar Japan, Berkeley, University of California Press, 4 settembre 1988, p. 127, ISBN 9780520914377, OCLC 764532715. URL consultato il 24 febbraio 2017.
  3. ^ a b (EN) Japan: The Struggle Against Women's Oppression (PDF), in Australasian Spartacist, winter 2004, p. 6.
  4. ^ a b c (EN) Molony Barbara, Women's Rights, Feminism, and Suffragism in Japan, 1870-1925., in Pacific Historical Review, vol. 69, n. 4, 2000, p. 654.
  5. ^ a b (ES) Michiko Tanaka, Reviewed Work: Reflections on the Way to the Gallows. Rebel Women in Prewar Japan by Mikiso Hane, in Estudios De Asia y Africa, vol. 31, n. 3, 1996, p. 789.
  6. ^ (EN) Vera Mackie, Feminism in Modern Japan: Citizenship, Embodiment and Sexuality, Cambridge University Press, 26 febbraio 2003, p. 79, ISBN 9780521527194, OCLC 958184932. URL consultato il 1º marzo 2017.
  7. ^ (EN) Tomoko Aoyama e Barbara Hartley, Girl Reading Girl in Japan, Londra, Routledge, 2012, p. 90, ISBN 9780415547420, OCLC 467730442.
  8. ^ (EN) Vera Mackie, Creating Socialist Women in Japan: Gender, Labour and Activism, 1900-1937, Cambridge, Cambridge University Press, 1997, p. 104, ISBN 9780511518270, OCLC 958554644.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Mikiso Hane, Reflections on the way to the gallows: rebel women in prewar Japan, Berkeley, University of California Press, 1988, ISBN 9780520062597, OCLC 928240076.
  • (EN) Kenneth Henshall, Historical dictionary of Japan to 1945, Lanham, The Scarecrow Press, 2014, ISBN 9780810878716, OCLC 851175307.
  • (EN) Vera Mackie, Creating Socialist Women in Japan: Gender, Labour and Activism, 1900-1937, Cambridge, Cambridge University Press, 1997, ISBN 9780511518270, OCLC 958554644.
  • (EN) Vera Mackie, Feminism in modern Japan : citizenship, embodiment, and sexuality, Cambridge, Cambridge University Press, 2003, ISBN 9780521527194, OCLC 958184932.
  • (EN) Molony Barbara, Women's Rights, Feminism, and Suffragism in Japan, 1870-1925, in Pacific Historical Review, vol. 69, n. 4, 2000, pp. 639-662.
  • (ES) Michiko Tanaka, Reviewed Work: Reflections on the Way to the Gallows. Rebel Women in Prewar Japan by Mikiso Hane, in Estudios de Asia y Africa, vol. 31, n. 3, pp. 786-791.
  • (EN) Japan: The Struggle Against Women's Oppression (PDF), in Australasian Spartacist, Winter 2004.
  • (EN) Tomoko Aoyama e Barbara Hartley, Girl Reading Girl in Japan, Routledge, 2012, ISBN 9781283589505, OCLC 817811497.