Utente:Catia Cottone (P900)/Sandbox

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Palazzi dei Quartieri Militari
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Divisione 1Piemonte
LocalitàTorino
IndirizzoPiazzetta Franco Antonicelli, corso Valdocco angolo via del Carmine, 10122 Torino
Informazioni generali
CondizioniIn uso
Costruzione1716-1728
UsoCentro Culturale
Realizzazione
ArchitettoFilippo Juvarra

Piazzetta Franco Antonicelli, situata a Torino, all’angolo tra via del Carmine e corso Valdocco, è composta dalle due esedre prospicienti Palazzo San Celso (via del Carmine 13/corso Valdocco 4A) e Palazzo San Daniele (via del Carmine 14), ossia i due edifici progettati da Filippo Juvarra (detti “Quartieri militari”) che ospitano dall’aprile 2016 il Polo del ‘900.[1][2]

Intitolazione[modifica | modifica wikitesto]

La piazzetta, intitolata a Franco Antonicelli, è stata intitolata con cerimonia pubblica da parte della Città di Torino il 15 novembre 2019 su iniziativa della Fondazione Polo del ‘900 di Torino.

Motivazione della richiesta[modifica | modifica wikitesto]

La motivazione della richiesta nell'istanza di intitolazione alla Città di Torino (2018) riportava che il Polo del ‘900, centro culturale inaugurato nell’aprile del 2016 per iniziativa della Città di Torino, della Regione Piemonte e della Compagnia di San Paolo, che alla data dell'istanza includeva 19 enti partecipanti, di cui quattro fondati da Franco Antonicelli: l’Unione culturale (che oggi porta il suo nome) nel 1945, l’Istituto piemontese per la storia della Resistenza nel 1947, il Centro studi Piero Gobetti nel 1961 e l’Archivio nazionale cinematografico della Resistenza nel 1966.

Franco Antonicelli, figura rilevante per la storia dell’antifascismo prima e della cultura torinese, ha avuto un ruolo importante anche in altre associazioni del Polo, tra cui quelle combattenti e partigiane, a partire dal suo ruolo di presidente del CLN piemontese. Per questa ragione, la Fondazione Polo del ‘900 si è fatta portatrice dell'istanza di intitolazione della piazzetta.

La targa viaria riporta sinteticamente gli elementi distintivi scelti per rappresentare la figura Franco Antonicelli: intellettuale, antifascista, senatore.

Targa Piazzetta Franco Antonicelli

Legami tra Franco Antonicelli e la Città di Torino[modifica | modifica wikitesto]

Franco Antonicelli

La famiglia di Franco Antonicelli si trasferisce a Torino nel 1908, per gli impegni lavorativi del padre Donato, alto ufficiale dell’esercito. Antonicelli frequenta quindi a Torino le scuole dell’obbligo e poi il Liceo Massimo D’Azeglio, laureandosi poi in lettere e in legge all'Università di Torino.

In questi anni frequenta i principali intellettuali che animano la città: Piero Gobetti, Antinio Gramsci, Leone Ginzburg a Cesare Pavese.

Diviene insegnante di italiano al Liceo Massimo D'Azeglio tra il 1926 e il 1927. Nel 1929 venne arrestato per aver sottoscritto una lettera di solidarietà a Benedetto Croce, in polemica con il regime.

Dal 1933, diverrà precettore di Giovanni Agnelli, con cui resterà in contatto per tutta la vita, e comincia a lavorare nell’editoria, presso la casa editrice Frassinelli.

Inviato al confino e nuovamente arrestato per motivi politici, rientra a Torino nella primavera del 1944. Qui prima rappresenta il Partito liberale nel CLN piemontese, poi del CLN diventa presidente alla vigilia dell’insurrezione. Sua è la voce che annuncia per radio la Liberazione ai torinesi ed è lui, agli inizi di maggio, a tenere in piazza Vittorio il primo comizio ufficiale nella città liberata[3]

A Torino è anche direttore del quotidiano «L’Opinione» che aveva sostituito nell’immediato Dopoguerra «La Stampa» e della casa editrice De Silva.

A Torino fonda e presiede l’Unione culturale e l’Istituto piemontese per la Resistenza[4] e fa parte del consiglio direttivo del Museo del Risorgimento di Torino, del Circolo della Resistenza, poi del Centro studi Piero Gobetti[5] e dell’Archivio nazionale cinematografico della Resistenza.

Collabora alla terza pagina de «La Stampa» e alla programmazione culturale della RAI. Alle elezioni del 1968 viene eletto al Senato come indipendente nelle liste Pci-Psiup e rieletto successivamente nel 1972.

La iniziative legate all'inaugurazione si sono svolte nell'arco di due giornate, il 15 e il 16 novembre 2019 e hanno previsto oltre alla cerimonia predisposta dalla Città di Torino, una serie di iniziative collegate volte a celebrare la figura di Antonicelli.[6]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Quartieri militari, su AtlasFor. URL consultato il 21 marzo 2021.
  2. ^ MuseoTorino,Comune di Torino,Direzione Musei,Assessorato alla Cultura e al 150° dell’Unità d’Italia, 21Style http://www.21-style.com, Quartieri Militari - ex caserme negli isolati dei Santi Celso e Daniele - MuseoTorino, su www.museotorino.it. URL consultato il 21 marzo 2021.
  3. ^ Diego Guzzi, In sintonia con il presente : Franco Antonicelli tra politica e cultura, 2019, ISBN 978-88-98670-40-6, OCLC 1101944397. URL consultato il 21 marzo 2021.
  4. ^ Archos. Metarchivi. Fondo: Antonicelli Franco. Presidenza CLN, su www.metarchivi.it. URL consultato il 21 marzo 2021.
  5. ^ Super User, Super User, Fondo Franco Antonicelli, su Centro Studi Piero Gobetti. URL consultato il 21 marzo 2021.
  6. ^ Intitolazione ad Antonicelli della piazzetta davanti al Polo del '900, su www.cr.piemonte.it. URL consultato il 21 marzo 2021.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Ottavio Barbera, Le caserme di S. Celso e S. Daniele in Torino, Torino, Anfossi 1926
  • Cuneo, Cristina, Quartieri militari, in Comoli Mandracci, Vera - Olmo, Carlo (a cura di), Guida di Torino. Architettura, U. Allemandi, Torino 1999, scheda 57, p. 88
  • Andrea Pafundi, Riqualificazione di via del Carmine: un nuovo accesso ai Quartieri Militari di Juvarra (Polo del '900) = Redevelopment of Via del Carmine: a new access to the Military Districts of Juvarra (The Twentieth Century Pole). Rel. Cesare Tocci, Roberto Albano. Politecnico di Torino, Corso di laurea magistrale in Architettura Per Il Progetto Sostenibile, 2019

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]