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Franco Jacazio

Franco Jacazio (San Paolo Cervo, 17 febbraio 1897Torino, 14 settembre 1972) è stato un ingegnere italiano.

Predisposizione dei cavi e dei ferri per ponte dell'autostrada Torino-Piacenza

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Fu un ingegnere civile operante in Piemonte tra il 1925 e il 1970. Nasce il 17 febbraio 1897 a San Paolo Cervo, un piccolo Comune nella Valle d'Andorno a nord di Biella, che all'epoca era parte della provincia di Novara, muore a Torino il 14 Settembre 1972. Compiti gli studi secondari a Firenze, si trasferisce nel 1914 a Torino per frequentare il Politecnico. Chiamato alle armi nel 1916, dopo l'Accademia Militare nel 1917 è inviato al fronte come ufficiale di complemento del Genio, dove rimane fino al termine della guerra, distinguendosi ed ottenendo la croce al merito di guerra. Ripresi gli studi al Politecnico, si laurea nel 1921 con una tesi sulle costruzioni in calcestruzzo armato, che all'epoca costituivano una innovativa tecnica di costruzione.

Inizio attività[modifica | modifica wikitesto]

Subito dopo la laurea si trasferisce in Francia ove lavora per due anni in una grande impresa edile. Rientrato in Italia, fa parte per tre anni di uno studio tecnico, diretto dall'ing. Gianoletti, creato dalla Snia Viscosa per la costruzione dei propri stabilimenti, studio nel quale operava un valentissimo calcolatore del cemento armato, l'ing. Negri, che gli fu maestro in tale specialità. Nel 1928 apre a Torino uno studio professionale. Tra i suoi primi importanti lavori vanno ricordati la volta della scuderia Gualino di Mirafiori, nonché lo studio per la villa ed il teatro dell'imprenditore Riccardo Gualino sulla collina torinese con il suo caratteristico scalone a spirale poggiante solo su tre punti.

L'ingegnere cementista[modifica | modifica wikitesto]

Nasce intanto in quegli anni una nuova modalità di procedere nella progettazione dei fabbricati, in particolare di quelli industriali. Quando una grande o media azienda affidava ad una impresa edile l'esecuzione di un progetto di industria predisposto dai propri tecnici, se era previsto l'utilizzo di strutture in calcestruzzo armato (e questa soluzione diventava sempre più generalizzata), l'impresa stessa si assumeva il compito del progetto statico delle strutture affidandolo ad un professionista di propria fiducia. Questo venne conosciuto come l'ingegnere "cementista" di cui fu, dopo Arturo Danusso, esponente di riferimento[1]. L'ingegnere cementista, lavorando indipendentemente dal progettista dell'intero edificio, dimensionava esattamente le strutture portanti, definiva le sezioni e le distribuzioni dei ferri d'armatura, introducendo quando occorreva, in accordo con il progettista dell'edificio, eventuali varianti rese necessarie o comunque consigliabili per ottimizzare la resistenza strutturale del fabbricato. In questo ruolo negli anni successivi al 1930 conduce il progetto strutturale di numerosi fabbricati industriali della Cartiera Italiana e della FIAT, il palazzo uffici della FIAT Mirafiori, nonché alcuni edifici della nuova via Roma di Torino ricostruita negli anni fra il 1935 e il 1937. Negli anni seguenti la seconda guerra mondiale è incaricato del progetto strutturale connesso alla ricostruzione di molti fabbricati delle varie sezioni FIAT[2] (Mirafiori, Lingotto, Ferriere, Avio), la ristrutturazione del Teatro Verdi di Genova, con delicatissimi lavori di sottoiniezione, le strutture portanti dei teatri Alfieri e Reposi di Torino e del grattacielo di via XX Settembre di Torino, la volta sotterranea della Camera di Commercio di Torino, oltre a numerosi stabilimenti industriali tra i quali quelli di Lavazza e SEAT. Negli anni tra il 1956 e il 1970 è anche incaricato della progettazione di alcuni dei più importanti ponti e viadotti delle autostrade piemontesi, tra i quali si segnalano: il ponte sul Ticino della A4 Torino-Milano, i viadotti Chiaggi e Bormida della A6 Torino-Savona[3], il viadotto Andona della A21 Torino-Piacenza, il ponte sul Malone della Torino-Ivrea, il ponte sulla Dora della Ivrea-Santhià.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Roberto Gabetti: Architettura Industria Piemonte negli ultimi cinquant'anni - Capitolo III – Torino e il Piemonte durante i processi della razionalizzazione produttiva – pagine 105-159
  2. ^ Carlo Olmo, Mirafiori, Umberto Allemandi & C., 1997, pp. 83.
  3. ^ Riccardo Braggio, L'autostrada Savona - Ceva e i suoi viadotti (PDF), in Atti della società degli ingegneri e degli architetti in Torino, 1959, pp. 139.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Roberto Gabetti e Giorgio Avigdor, Architettura Industria Piemonte negli ultimi cinquant'anni ed Edilizia industriale e paesaggio, Cassa di Risparmio di Torino, 1977.
  • Rinaldo Capomolla e Rosalia Vittorini, L'architettura INA Casa (1949-1963): Aspetti e problemi di conservazione e recupero, Gangemi Editore, ISBN 978-88-492-5278-1.