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Cavallerizzi nuoresi col tradizionale costume

Il costume tradizionale di Nuoro deriva dal corredo vestiario utilizzato a Nuoro sino alla fine del XIX secolo e corrisponde agli abiti che venivano indossati nella vita quotidiana in qualsiasi occasione. Viene comunemente chiamato anche "vestito popolare" in quanto utilizzato dalle classi popolari che ne facevano il loro indumento principale. Gli ornamenti, i ricami e i decori variano a seconda del ceto sociale e del rango di appartenenza, al quale vanno aggiunte le differenze di colore e di tessuti del costume stesso. In linea di massima i colori sgargianti e vivaci erano peculiarità di famiglie benestanti mentre il blu e il rosso caratterizzavano i costumi dei contadini e meno abbienti. Il costume tradizionale è sempre stato infatti il simbolo del rango sociale di chi lo indossava, della comunità e soprattutto della circoscrizione territoriale di appartenenza, in particolare per la variante femminile. Oggi il costume tradizionale è utilizzato dai gruppi folkloristici in occasione di manifestazioni e festività cittadine o regionali di qualsiasi genere, con l'intento di mantenere viva una tradizione popolare molto antica e diventando principalmente una sorta di simbolo d'identità. A Nuoro è possibile visitare il Museo etnografico all'interno del quale è presente una vasta esposizione di costumi tradizionali.

Costume maschile

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«I costumi di Nuoro sono senza dubbio tra i più belli e variati dell'isola. L'albagio, il velluto e lo scarlatto si fondono in un insieme pittoresco e studiatissimo. L'albagio è produzione del tutto paesana. La lana è filata dalle donne nuoresi, ma viene trasportata ad Oliena e Dorgali per la tessitura, perché a Nuoro i telai son quasi del tutto scomparsi. Anche il filare è riservato solo alle vecchie o alle donne di una certa età. Le camicie degli uomini, chiamate « ghentonès » sono cortissime: arrivano un po' più sotto della vita. Per lo più son di tela forte e dura.Aperte del tutto sul davanti, si increspano semplicemente intorno al colletto (« sa collana ») tutto lavorato ad ago. Il colletto è la parte più importante della camicia. S'impiegano persino dei mesi interi per trapuntare quelli di lusso. E’ alto tre o quattro centimetri e finisce con due occhielli ove si infilano i bottoni d'argento o d'oro, a filograna.»

  • "sa Berritta"
  • "su ghentone"
  • "su zippone"
  • "sos carzones"
  • "sas mesas carzas"
  • "sa chintorja"

Il costume maschile, differentemente da quello femminile non aveva grosse divergenze a seconda del ceto di appartenenza e della condizione economica. Le uniche differenza sostanziali riguardano gli accessori che venivano utilizzati, in funzione anche del mestiere svolto.La variante maschile del Costume di Nuoro è caratterizzata dal particolare copricapo denominato "sa berritta" della lunghezza di 70–80 cm. La camicia, chiamata in sardo "su ghentone" o "su 'entone", ha generalmente il colletto stropicciato con un ricamo ornamentale e viene chiusa al collo e nei polsi con particolari gemelli in oro o argento. La giacca, rossa e blu viene chiamata "su zipppone", è a doppio petto e si chiude sulla sinistra con dei ganci. In aggiunta viene indossato un cappotto di albagio nero, con maniche di velluto e il cappuccio. In alternativa al cappotto molti pastori erano soliti indossare "sas peddes": un gilè di pelli di agnello nere, solitamente non conciate, se non nel caso dei contadini più ricchi ornate con ricami. Nella parte inferiore del costume vi sono i calzoni bianchi (" sos carzones"), in canapa oppure in tela di cotone, risultano zigrinati all' altezza del ginocchio e inseriti all'interno de "sa mesas carzas". Queste ultime sono delle particolari ghette di "furesi" (albagio) nero, strette da lacci di cuoio nonché "fili a cambas". La cinta infine chiamata "sa chintorja" è di cuoio nero con bassorilievi ricamati.

Costume femminile

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Donne nuoresi in costume alla Sagra del Redentore, da questa immagine si notano alcuni dei principali componenti del costume: sa benda, su zippone, sa tunica e sa franda.

La variante femminile del costume di Nuoro è indubbiamente più ricercata ed elaborata. Oltre alle differenze riguardanti il ceto economico del possedente da ricercare soprattutto nella bellezza dei ricami e dei gioielli, vi sono tre varianti significative:

  1. Costume della sposa
  2. Costume giornaliero
  3. Costume da vedova

Costume della sposa

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La tipologia di vestito utilizzato dalla donna nuorese sposata è quello più significativo. I componenti principali sono:

  • "sa benda"
  • "sa camisa"
  • "sa pala a supra"
  • "su zippone"
  • "sa tunica"
  • "sa franda"
  • "su chintorju"

"Sa benda", che copre gran parte del viso, è creata attraverso tessuti di lino o di cotone. La sua lunghezza doveva essere tale da poter coprire la totalità delle spalle dopo averle fatto fare due giri attorno al capo. A lato all'altezza degli occhi, "sa benda" veniva fissata attraverso una spilla che a seconda dell'occasione poteva essere molto preziosa in oro o argento. Per poterla indossare era necessaria una particolare pettinatura che aveva lo scopo di diminuire la massa dei capelli attraverso due trecce che intersecavano dei nastri di seta colorati. Il tutto veniva poi fissato attraverso una cuffietta realizzata con diverse stoffe chiamata "Sa carretta", legata al di sotto del mento. La camicia o "camìsa", sempre di colore bianco, era di cotone nella parte posteriore e di lino anteriormente, con le maniche molto voluminose che terminavano un'abbottonatura piuttosto stretta. Nella parte anteriore un corpetto ricamato in tela chiamato "Su dossette" toglieva risalto all'ampia scollatura. Un altro componente essenziale era la cosiddetta "pala a supra", un corpetto prodotto in vari tessuti. Esso veniva ritagliato seguendo simmetricamente i motivi ornamentali e i ricami che venivano fatti in oro o in seta. Questo particolare corpetto è, nella maggior parte dei casi, di un colore diverso rispetto alla gonna. Nella parte posteriore delle "palas a supra" è frequente un ricamo di doppi occhielli di seta con del nastro intrecciato che garantivano la vestibilità e l'aderenza. A completare la parte superiore del costume la giacca, chiamata " su zippone", creata da un particolare panno rosso con delle ampie bordature. La sua principale caratteristica consiste nella completa apertura delle maniche che permettevano la visibilità della camicia che era come già detto particolarmente voluminosa. Le bordature, dall'altezza del gomito al polsino venivano spesso arricchite con un numerosi bottoni di filigrana, legati ognuno attraverso sottili catenelle. "Sa tunica" era la tipica gonna realizzata in orbace. Il grembiule o "franda" era formato da un panno nero, blu o raramente anche verde e decorato nella parte inferiore con ricami in stile naturalistico. Si formava in questo modo una banda geometricamente regolare con le diverse decorazioni formate per esempio da gruppi di rose("rosicheddas"). Nell'estremità alta il grembiule è aggrenzito volutamente attraverso una serie di grinze regolari("ispunzas") che hanno lo scopo di diminuire il diametro nella parte del bacino. Infine "su chintorju", una cinta che poteva essere argentata o dorata alta sino a quattro centimetri.

Costume giornaliero

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Il costume utilizzato dalle signorine risulta nettamente meno elaborato. Sul capo "Su mucadore", un fazzoletto in tibet che non presentava alcun ricamo. "Sa camisa" era costituita da una tela meno delicata rispetto a quella della sposa, mentre "sa fardetta" rimpiazzava "sa tunica" in quanto realizzata in tela indiana, materiale più consono alle faccende domestiche.


Costume da vedova

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Le donne rimaste vedove spesso ricavavano l'abito attraverso la tintura in nero del costume utilizzato da spose. Il costume si distingue notevolmente per la sobrietà del colore e per la quasi totale assenza di ricami che quando erano presenti venivano effettuati con della seta nera. In aggiunta si utilizzava un giubetto alternativo denominato "corittu" il quale sopperiva alla vistosità delle maniche della camicia, considerata poco idonea alla circostanza. Spesso, era compito di parenti e vicini provvedere e occuparsi dell'abito della vedova, anche tingendo e donando a loro volta propri costumi. In aggiunta ad altre mansioni, come per esempio organizzare i pranzi e gestioni della cerimonia funebre, il tutto per creare un'atmosfera familiare ed essere vicini alla vedova in questo particolare momento.

Un capitolo importante che rende speciale e ammirevole il costume tradizionale di Nuoro è quello riguardante i gioielli. Numerosissimi in tutte le parti dell'abito in base, ovviamente, alla condizione economica del possedente. Tra le due varianti, femminile e maschile, è senza dubbio il femminile a catturare maggiormente l'attenzione per l'enorme quantità di materiali in oro, argento e filigrana che arricchivano enormemente il costume, non solo da un punto di vista estetico. Questi impreziosimenti erano presenti soprattutto nei costumi delle spose contrapposti a quelli giornalieri da signorina e vedova che risultavano miseri al confronto. Le giovani, infatti, dovevano portare dei gioielli semplici senza adornarsi di nulla con al massimo un filo di seta nero legato al collo con un ciondolo e due bottoni d'oro per unire gli occhielli della camicia. Con il matrimonio, che cambiava lo stato civile, la donna nuorese riceveva in regalo numerosissimi gioielli chiamati "sos donos". Generalmente anelli, due bottoni d'oro per la camicia in aggiunta ad altri 24 bottoni in argento con catenella che costituivano "sa buttonera" per le maniche de "su zippone". In aggiunta lo sposo era solito donare la medaglia d'oro o in alternativa la croce utile al rosario con talvolta la spilla d'oro per il fissaggio de "sa benda".Tutti i gioielli venivano custoditi con rigore e cura, divenendo così parte integrante del costume, e in seguito venivano tramandati di generazione in generazione. Il costume delle vedove implicava un'ulteriore cambiamento che portava alla scomparsa totale dei gioielli che serviva ad abbassare la vistosità rendendo l'abito più sobrio. Le vedove infatti non portavano nessun gioiello, nemmeno la fede nuziale.

  • Anna Maria Colomo,Gian Piero Speziale,"I costumi della sardegna",Nuoro, Archivio fotografico sardo, 1983
  • Grazia Deledda,"Tradizioni popolari di Nuoro", Il Maestrale, 1894
  • Il museo etnografico di nuoro, Banco di Sardegna, 1987