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(titolo)Controversia pubblica sul glifosato

(incipit)

Primi segnali della controversia pubblica (fino al 2015)[modifica | modifica wikitesto]

Il glifosato è diventato materia di discussione istituzionale nel 2002, quindi molto dopo la sua introduzione sul mercato avvenuta a metà degli anni settanta, in occasione della prima autorizzazione comunitaria per il suo utilizzo. Dieci anni dopo, nel 2012, l’Unione Europea avvia, come previsto, il processo di rivalutazione del glifosato.

Tra il 2012 e il 2013 si profilano le prime avvisaglie della futura controversia pubblica. I media riportano infatti la notizia dello scontro tra il biologo francese Gilles-Eric Sèralini e la Monsanto: lo studioso ritiene responsabile il colosso dei fertilizzanti del ritiro di un suo articolo sugli effetti di un erbicida contenente glifosato, la cui pubblicazione era stata annunciata dalla rivista Food and Chemical Toxicology.

Nel 2014 alla Germania viene assegnato il ruolo di stato membro relatore del report di valutazione sulla pericolosità e sui rischi legati all’utilizzo della sostanza.

Ma è nel 2015 che la controversia sul glifosato entra nel vivo: l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) lo inserisce tra le sostanze potenzialmente cancerogene, includendolo quindi nella stessa categoria che comprende anche le carni rosse, un argomento che nello stesso anno aveva già assunto un’ampia rilevanza pubblica. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) dichiara però che il glifosato non risulta cancerogeno, ma il report[1] su cui si basa questa valutazione (12 novembre 2015) viene fortemente criticato perché avrebbe preso in esame solo gli studi realizzati dalla Monsanto, ignorando quindi dati che collegherebbero la sostanza al cancro. La critica viene mossa principalmente da Greenpeace e trova eco nei media, aggiungendo così alla controversia anche il problema dell’indipendenza scientifica e dell’imparzialità dell’EFSA.

Successivamente, il confronto tra IARC ed EFSA assume toni ancora più accesi, toccando ulteriori aspetti. In particolare, si discute sul fatto che le due Agenzie abbiano analizzato studi diversi e applicato differenti criteri di valutazione: mentre le analisi dell’EFSA si sono concentrate sulla molecola del glifosato in quanto tale, gli studi[2] presi in considerazione da IARC hanno invece considerato anche i prodotti immessi sul mercato, che contengono glifosato insieme ad altre sostanze. La differenza di valutazioni delle due Agenzie accresce l’interesse dei media e dell’opinione pubblica, rendendo esplicite alcune perplessità sul valore e sull’attendibilità degli studi che dovrebbero dirimere la controversia.

Sviluppo del dibattito pubblico (2016)[modifica | modifica wikitesto]

Il 2016 si può considerare come un anno di transito con la persistenza di un clima di incertezza generato dalla contrapposizione fra IARC ed EFSA. Nel dibattito si inserisce inoltre il panel di esperti della FAO e dell’OMS – il Joint Meeting on Pesticide Residues (JMPR[3]) – che eseguono una rivalutazione sui rischi del glifosato. Le conclusioni[4] prevedono da una parte l’improbabilità del rischio cancerogeno della sostanza e dall’altra parte la ridefinizione della tossicità del glifosato: propongono una dose acuta di riferimento (DAR[5]) pari a 0.5 mg per peso corporeo, mentre il livello ammissibile di esposizione dell'operatore (LAEO) è fissato a 0,1 mg/kg di peso corporeo al giorno e la dose giornaliera ammissibile (DGA) per i consumatori è fissata a 0,5 mg/kg di peso corporeo. Per di più l’intervento di Harry van der Wulp, senior policy officer dell'Integrated Pest Management (IPM) group della FAO, complica ulteriormente il quadro, aggiungendo la distinzione tra rischi derivanti dal consumo di prodotti alimentari contenenti glifosato e quelli dovuti ad altre modalità di contatto con la sostanza – per esempio l’utilizzo di erbicidi da parte degli agricoltori. Le informazioni attualmente disponibili non sarebbero dunque sufficienti per arrivare a conclusioni fondate e dunque condivise circa la pericolosità del glifosato.

Basandosi sulle conclusioni dell’EFSA, la Commissione Europea estende l’approvazione per l’utilizzo del glifosato per altri 18 mesi[6], pur imponendo il rispetto di alcune condizioni, come la riduzione delle quantità degli erbicidi che lo contengono nei luoghi pubblici e prima del raccolto. Votano a favore 19 paesi, 2 contro (Francia e Malta) e 7 si astengono (Germania, Italia, Austria, Grecia, Lussemburgo, Portogallo e Bulgaria).

La proroga della licenza da parte della Commissione Europea, copre comunque un periodo di tempo molto più limitato rispetto a quello di 15 anni normalmente previsto in questi casi, un tempo tuttavia sufficiente per permettere tanto all’EFSA quanto all’Agenzia Europea per la Chimica (ECHA) di condurre ricerche ulteriori sul glifosato. La valutazione finale del Comitato dell’ECHA di valutazione dei rischi (RAC)[7], pubblicata il 15 marzo 2017, classifica il glifosato come sostanza che causa danni oculari e tossicità per gli organismi acquatici, ma esclude la cancerogenicità del prodotto.

Nel frattempo i media e il web tornano sulla vicenda occupandosi della causa intentata da Dewayne Johnson[8] contro la Monsanto, poiché nel dicembre 2016 prende avvio negli Stati Uniti il relativo processo. Al giardiniere di San Francisco era stato infatti diagnosticato un linfoma non-Hodgkin, generato, secondo l’accusa, dalla massiccia esposizione all’erbicida RoundUp.

In Italia, il Ministero della Salute pubblica un decreto[9] che, basandosi sulle decisioni della Commissione Europea prese a giugno e a decorrere dal 22 agosto 2016, prevede la revoca dell’impiego nelle aree frequentate dalla popolazione, la revoca dell’impiego in pre-raccolta e l’inserimento nella sezione delle prescrizioni supplementari dell’etichetta in caso di impieghi non agricoli.

Coinvolgimento di nuovi attori e decisione della Commissione Europea (2017)[modifica | modifica wikitesto]

All’inizio dell’anno successivo, un’inchiesta di Le Monde rende pubblici una serie di documenti interni alla multinazionale, ribattezzati “Monsanto Papers”, che provano come la società abbia esercitato una certa influenza sugli organismi di controllo e abbia contestualmente gettato discredito su diverse ricerche per far classificare il glifosato come agente non cancerogeno. Emerge inoltre il ricorso al cosiddetto ghostwriting, grazie al quale articoli scientifici redatti da dipendenti dell’azienda venivano firmati da scienziati senza alcun legame con la multinazionale in modo da occultare possibili conflitti d’interesse.

In Italia, il 1° dicembre 2017, una lettera della senatrice e farmacologa Elena Cattaneo su Repubblica[10] mette in dubbio la classificazione IARC del glifosato come “probabilmente cancerogeno”, e sottolinea come due componenti del team di ricerca avessero rapporti con studi legali ostili agli agrofarmaci. Pochi giorni dopo, l’Associazione Medici Per l’Ambiente[11] (ISDE Italia) risponde a Elena Cattaneo, sottolineando la scarsa opportunità di esprimere valutazioni come quelle di Elena Cattaneo usando come fonte primaria di dati il report dell’EFSA, il quale, com’è noto, si basa su materiali forniti dalla stessa Monsanto e che, di conseguenza, non rientrano certo nel novero degli studi scientifici indipendenti.

Nel frattempo, dopo discussioni durate oltre un anno, la Commissione europea approva la proroga all’autorizzazione del glifosato per ulteriori 5 anni, grazie al voto favorevole della Germania che, cambiando posizione, ha fatto prevalere il fronte del sì. Italia, Francia, Grecia, Belgio, Croazia, Austria, Malta, Cipro e Lussemburgo sono i paesi europei che hanno votato contro.

Il 2017 è stato, infine, anche l’anno delle inchieste di Report[12] sull’impiego del glifosato nei prodotti alimentari da parte di case produttrici italiane, presentando i risultati delle analisi fatte su sei campioni di pasta (Barilla, Garofalo, Divella, Rummo, La Molisana, De Cecco).

La presenza di glifosato sembra attestarsi sotto i limiti di legge, tanto che dal 22 maggio 2017 è vietata la vendita solo di prodotti contenenti glifosato abbinato al coformulante ammina di sego polietossina. Tuttavia la Barilla decide di tagliare le importazioni del grano canadese del 35% … fanno azioni simili anche le altre, seppur in misura ridotta. Tale linea decisionale ha contribuito alla difesa e alla nascita di linee che garantiscono l’origine nazionale del grano. E’ il caso di Voiello, appartenente al gruppo Barilla, con la linea Grano aureo[13] che consente di sostituire il grano di importazione dall’Arizona, e il risparmio di acqua e di emissioni di C02; o ancora di Granoro, che produce Pasta Granoro Dedicato 100% Puglia.[14]

Apertura del fronte giudiziario (2018)[modifica | modifica wikitesto]

L’anno dopo, la controversia sul glifosato prosegue, soprattutto in riferimento al suo impiego in agricoltura; la Francia, che assieme all’Italia era a capo della coalizione di Stati membri contrari all’approvazione della proroga, decide di dare il via al piano triennale che, nel 2021, porterà alla cessazione totale dell’utilizzo di sostanze contenenti tale principio attivo sul suolo nazionale.

Nei primi mesi del 2018 il Parlamento Europeo approva la costituzione di una commissione d’inchiesta sulle procedure di autorizzazione dei pesticidi, rispondendo così all’iniziativa che era stata promossa anche da organizzazioni non governative, molte delle quali riunite sotto la sigla StopGlifosato, e che aveva mobilitato quasi un milione e mezzo di persone.

Tra marzo e giugno, con l’approvazione degli organi antitrust dell’Unione Europa, viene finalizzata l’acquisizione di Monsanto da parte del colosso farmaceutico tedesco Bayer per circa 63 miliardi di dollari, che diventa così leader indiscusso del mercato nel settore chimico. Subito dopo l’acquisizione, l’azienda si è trovata a dover fronteggiare gli esiti della causa mossa da DeWayne.

In ottobre il giudice del tribunale di San Francisco, California, condanna infatti la Bayer-Monsanto al pagamento di 78,6 milioni di dollari, pur riducendo la sanzione da 289 milioni di dollari comminata in primo grado ad agosto. Le due sentenze hanno avuto forte risonanza pubblica, tanto da influenzare negativamente l’andamento del titolo della casa farmaceutica tedesca che tra i mesi luglio e dicembre ha perso circa il 35% del valore delle proprie azioni sul mercato. Le ragioni del calo vengono attribuite principalmente al timore di nuovi ulteriori procedimenti legali da parte di altre possibili vittime dell’esposizione al glifosato (si stimano circa 5000 possibili nuove cause[15]). La risonanza pubblica della controversia viene messa in luce anche dal picco di ricerche registrato da Google di termini riconducibili al glifosato nel mese di agosto.

Ricerche mondiali relative al termine glyphosate tra dicembre 2017 e dicembre 2018

Anche tenendo conto dell’accresciuta sensibilità dell’opinione pubblica, numerose imprese del settore agroalimentare hanno deciso di intraprendere politiche aziendali volte all’eliminazione di prodotti trattati con glifosato dalla loro filiera di lavorazione


Note[modifica | modifica wikitesto]


  1. ^ Conclusion on the peer review of the pesticide risk assessment of the active substance glyphosate.
  2. ^ (EN) Shu-Feng Zhou, Hajo Zeeb e Paola Zambon, Differences in the carcinogenic evaluation of glyphosate between the International Agency for Research on Cancer (IARC) and the European Food Safety Authority (EFSA), in J Epidemiol Community Health, vol. 70, n. 8, 1º agosto 2016, pp. 741–745, DOI:10.1136/jech-2015-207005. URL consultato il 19 dicembre 2018.
  3. ^ WHO | Joint FAO/WHO Meeting on Pesticide Residues (JMPR), su WHO. URL consultato il 5 febbraio 2019.
  4. ^ EFSA, La valutazione del rischio spiegata dall'EFSA: il glifosato (PDF), 2015.
  5. ^ Una dose acuta di riferimento (DAR) è il quantitativo stimato di una sostanza chimica in un alimento, espressa in rapporto al peso corporeo, che può essere ingerito nell’arco di un breve lasso di tempo, di solito un pasto o un giorno, senza comportare rischi per la salute.
  6. ^ (EN) Susana DE ALMEIDA RIBEIRO, Glyphosate, su Food Safety - European Commission, 12 luglio 2017. URL consultato il 5 febbraio 2019.
  7. ^ Glyphosate not classified as a carcinogen by ECHA - All news - ECHA, su echa.europa.eu. URL consultato il 19 dicembre 2018.
  8. ^ (EN) First trial alleging Monsanto's Roundup causes cancer goes to jury, in Reuters, 7 agosto 2018. URL consultato il 5 febbraio 2019.
  9. ^ www.trovanorme.salute.gov.it, http://www.trovanorme.salute.gov.it/norme/renderNormsanPdf?anno=2016&codLeg=55619&parte=1%20&serie=null. URL consultato il 19 dicembre 2018.
  10. ^ [1]
  11. ^ [2]
  12. ^ Report Che spiga!, su www.report.rai.it. URL consultato il 19 dicembre 2018.
  13. ^ Grano Aureo, su Voiello. URL consultato il 19 dicembre 2018.
  14. ^ Pasta: niente più glifosato nei prodotti Barilla, su giovanimpresa.coldiretti.it. URL consultato il 19 dicembre 2018.
  15. ^ Riccardo Bruno, Cinquemila cause sul glifosato. La carica contro la Monsanto dopo il processo perso con il giardiniere, su Corriere della Sera, 8 dicembre 2018. URL consultato il 19 dicembre 2018.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]