Urdubegi

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Durante il regno della dinastia Moghul, le urdubegi erano delle donne assegnate alla protezione dell'imperatore e delle donne che abitavano la zenana.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Dato che le donne della corte moghul vivevano segregate nelle loro zenana per via della purdah, l'amministrazione dei loro appartamenti era curata da personale femminile.[1] La divisione dei compiti amministrativi era dettata in gran parte dalla visione di Akbar, che aveva organizzato la sua zenana di oltre 5.000 donne nobili e relativa servitù.[2] Le donne incaricate della protezione della zenana erano comunemente di origine Habshi, Tatar, Turk e Kashmiri. Le donne del Kashmir erano scelte perché non osservano la purdah. Molte delle donne venivano acquistate come schiave e addestrate per adempiere alle loro mansioni.[3]

Esse sono menzionate sin dai regni di Babur e Humayun, ed erano abili nel combattimento con le armi, in particolare con la lancia e nel tiro con l'arco. Gli imperatori mogul trascorrevano gran parte del loro tempo libero nella zenana, e vi dormivano la sera, quindi, le donne assegnate per proteggere gli appartamenti delle donne erano anche parte del più ampio sistema di protezione dell'imperatore.[4] Le urdubegi della corte moghul erano guerriere molto abili. Nel 1719 Farrukh Siyar si nascose nella sua zenana, temendo per la sua vita, e la guardia armata del Mahal si preparò per la battaglia.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b K.S. Lal, The Mughal Harem, New Delhi, Aditya Prakashan, 1988, pp. 14, 52–55, ISBN 81-85179-03-4.
  2. ^ Abu 'l-Fazl Allami, The Ain-i Akbari, a cura di Phillot, Lieut. Colonel D.C., Trans. H. Blochman, Delhi, Munishram Manoharlal, 1977, pp. 45–47, ISBN 978-81-86142-24-0.
  3. ^ Gavin Hambly, Armed Women Retainers in the Zenanas of Indo-Muslim Rulers: The case of Bibi Fatima, in Women in the medieval Islamic world : Power, patronage, and piety, New York, St. Martin's Press, 1998, pp. 431–433, ISBN 0-312-21057-4.
  4. ^ Rekha Misra, Women in Mughal India (1526–1748), Delhi, Munshiram Manoharlal, 1967, pp. 79–80, OCLC 568760006.