Ugo di Fosses

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Beato Ugo di Fosses
 

Abate di Prémontré

 
NascitaFosses-la-Ville, 1093 circa
MortePrémontré, 10 febbraio 1163
Venerato daChiesa cattolica
Beatificazione13 luglio 1927 da papa Pio XI
Ricorrenza10 febbraio

Ugo di Fosses (Fosses-la-Ville, 1093 circa – Prémontré, 10 febbraio 1163) fu il principale collaboratore di san Norberto e il suo successore alla guida dell'ordine premostratense.

Fu beatificato, per equipollenza, da papa Pio XI nel 1927.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Della sua giovinezza si conosce poco: nacque nei pressi di Namur e, divenuto sacerdote, fu canonico della collegiata di Fosses; nel 1116 Burcardo, eletto vescovo di Cambrai, lo scelse come suo assistente.[1]

A Valenciennes Ugo ebbe modo di conoscere Norberto, che aveva preso a dedicarsi alla predicazione itinerante: Ugo lasciò Burcardo e seguì Norberto.[1]

Grazie a Bartolomeo di Vir, vescovo di Laon, Ugo e Norberto incontrarono papa Callisto II a Reims.[1] Grazie al sostegno del papa e del vescovo Bartolomeo, Norberto e Ugo fondarono un monastero a Prémontré e nel Natale 1121 fecero la loro professione religiosa.[2]

A causa degli impegni di Norberto, la direzione di Prémontré fu quasi sempre delegata a Ugo e nel 1126, quando Norberto fu eletto vescovo di Magdeburgo, il governo dell'ordine, appena approvato da papa Onorio II, passò interamente a Ugo.[2]

Ugo resse l'ordine per trentacinque anni, curandone l'organizzazione e la propagazione.[2] Morì nel 1163 (o nel 1161).[3]

Culto[modifica | modifica wikitesto]

Il culto di Ugo iniziò subito dopo la sua morte. Ricognizioni delle sue reliquie si fecero nel 1279 e nel 1660, poi il 27 ottobre 1896, a opera del vescovo di Soissons, Jean-Baptiste-Théodore Duval, che le fece sistemare nella cripta della cattedrale di Laon. Durante la prima guerra mondiale, le sue reliquie furono trasferite a Braine-l'Alleud, nel priorato di Bois-Seigneur-Isaac.[3]

Il 13 luglio 1927 la Congregazione dei riti emanò il decreto che confermava il culto tributato ab immemorabili a Ugo.[3]

Il suo elogio si legge nel Martirologio romano al 10 febbraio.[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Jean-Baptiste Valvekens, BSS, vol. XII (1969), col. 756.
  2. ^ a b c Jean-Baptiste Valvekens, BSS, vol. XII (1969), col. 757.
  3. ^ a b c Jean-Baptiste Valvekens, BSS, vol. XII (1969), col. 758.
  4. ^ Martirologio romano (2004), p. 195.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Filippo Caraffa e Giuseppe Morelli (curr.), Bibliotheca Sanctorum (BSS), 12 voll., Istituto Giovanni XXIII nella Pontificia Università Lateranense, Roma 1961-1969.
  • Il martirologio romano. Riformato a norma dei decreti del Concilio ecumenico Vaticano II e promulgato da papa Giovanni Paolo II, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2004.

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