Trattato Cina-Corea del 1882

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Trattato Cina-Corea del 1882
Tipotrattato bilaterale
Firma27 novembre 1882
Parti Dinastia Qing
Regno di Joseon
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Il trattato Cina-Corea del 1882 (in cinese: 中朝商民水陸貿易章程T; in coreano: 조청상민수륙무역장정?), ricordato anche come "Regole di comunicazione e commercio Joseon-Qing"[1] o "Regolamento sino-coreano per il commercio marittimo e terrestre"[2], fu un trattato ineguale tra la dinastia Qing e la dinastia Joseon[3][1], firmato nell'ottobre del 1882[2]. Il trattato riconfermava la Corea quale Stato tributario della Cina[4][5][6][7][8][9]. L'influenza cinese sulla Corea venne meno nel 1895, a seguito della prima guerra sino-giapponese[9].

Contesto[modifica | modifica wikitesto]

A seguito dell'incidente di Ganghwa, Corea e Giappone firmarono il trattato Giappone-Corea del 1876, che aprì la strada a successivi trattati tra Corea ed altri Stati[10].

Nel 1882, gli statunitensi firmarono con la Corea il trattato Corea-Stati Uniti[11][12], che fu di modello per i successivi negoziati con altre potenze occidentali.

Poche settimane dopo la firma del trattato con gli statunitensi, scoppiò a Seul una rivolta militare, ricordata come l'incidente di Imo. I rivoltosi occuparono il Changdeokgung e il governo coreano chiese l'aiuto militare della Cina. Le truppe cinesi repressero la rivolta e da quel momento iniziò l'influenza politica cinese sulla Corea[9].

Disposizioni del trattato[modifica | modifica wikitesto]

Il trattato, che in realtà era concepito come un regolamento per uno Stato tributario[8], stabiliva la dipendenza della Corea dalla Cina e conteneva disposizioni che riguardavano le relazioni diplomatiche della Corea con le nazioni occidentali[13]. Concedeva ai mercanti cinesi il diritto di condurre liberamente affari via terra e via mare all'interno dei confini coreani, conferiva loro vantaggi rispetto ai giapponesi e agli occidentali e concedeva loro privilegi unilaterali di extraterritorialità nelle cause civili e penali[6]. Sebbene il trattato permettesse ai coreani di commerciare a Pechino, il suo effetto fu un significativo aumento del numero di commercianti cinesi in Corea, il che diede un duro colpo ai commercianti coreani[7].

L'anno successivo i cinesi supervisionarono la creazione di un servizio doganale marittimo coreano, diretto da Paul Georg von Möllendorff[8]. La Corea divenne uno Stato semicoloniale tributario della Cina, con Re Gojong incapace di nominare diplomatici senza l'approvazione cinese[7] e con truppe di stanza nel Paese per proteggere gli interessi cinesi. Uno storico americano ha affermato che "il governo cinese iniziò a trasformare il suo ex stato tributario in una semicolonia e la sua politica nei confronti della Corea si trasformò sostanzialmente in una nuova politica imperialistica con la quale lo stato dominante esigeva determinati privilegi nel suo stato vassallo"[6].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Moon, 2008, pp. 85–120.
  2. ^ a b Chu e Liu, 1994 p. 183.
  3. ^ Han, 2018.
  4. ^ Mitani, 2016.
  5. ^ Harada, 2005.
  6. ^ a b c Duus, 1998, p. 54.
  7. ^ a b c Kim Jinwung, 2012, p. 293.
  8. ^ a b c Seth, 2011, p. 237.
  9. ^ a b c Lin, 2014, pp. 69–71.
  10. ^ Kim Chun-gil, 2005, pp. 107–108.
  11. ^ Ch'oe, De Bary, Deuchler e Lee, 2000, p. 235.
  12. ^ Korea's Appeal to the Conference on Limitation of Armament, 1922, p. 29.
  13. ^ Korea's Appeal to the Conference on Limitation of Armament, 1922, p. 32.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]