The Chimes (gruppo musicale)

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The Chimes
Paese d'origineBandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
GenereDoo-wop
Periodo di attività musicale1959 – 1964

The Chimes, anche conosciuti come Lenny Cocco & the Chimes, sono stati una band doo-wop italoamericana proveniente da Brooklyn - New York[1].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il gruppo si formò sotto la direzione del cantante Lenny Cocco a metà degli anni '50[1]. Il loro primo singolo era una versione di "Once in a While", un successo del 1937 di Tommy Dorsey, pubblicato su Tag Records[1]. La canzone divenne un successo negli Stati Uniti, raggiungendo il numero 11 della Billboard Hot 100 nel gennaio 1961 e il numero 15 in Canada[2]. Il singolo successivo era "I'm in the Mood for Love", una canzone degli anni '30[1]. Questo ha raggiunto il numero 38 nello stesso anno. Nel 1962, iniziarono a registrare come Lenny & the Chimes, e si trasferirono alla Metro Records e poi alla Laurie Records nel 1963. Nel 1964 pubblicarono il singolo "Two Times" su Vee-Jay, ma si sciolsero poco dopo.

Nei decenni successivi si sono riformati per il circuito revival doo-wop, di solito sotto il nome di Lenny Cocco and the Chimes. Cocco è morto nel 2015 all'età di 78 anni[3].

Membri[modifica | modifica wikitesto]

  • Lenny Cocco – lead singer and founder (born Leonard Cocco in Brooklyn in 1936; died on May 8, 2015, in Holbrook)[3]
  • Pat DePrisco – first tenor; died September 21, 2022
  • Richard Mercado – second tenor; died October 12, 2015
  • Joseph Croce – baritone; died 1993 approx
  • Pat McGuire – bass; died 1963, car accident[1][4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e Colin Larkin (a cura di), The Virgin Encyclopedia of Sixties Music, 1ª ed., Virgin Books, 1997, p. 111, ISBN 0-7535-0149-X.
  2. ^ CHUM Hit Parade – February 6, 1961 (JPG), su chumtribute.com.
  3. ^ a b '60s doo-wop singer from LI dies at 78, su Newsday.com. URL consultato il 24 dicembre 2019.
  4. ^ The Dead Rock Stars Club : 1960, su TheDeadRockStarsClub.com. URL consultato il 7 dicembre 2016.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN258334814 · Europeana agent/base/18441 · LCCN (ENno2012095083 · GND (DE1308689691
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