Strage di Buonvicino

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Strage di Buonvicino
strage
Data19 novembre 1996
20:00 ca. – 09:00 (20 novembre 1996)
LuogoBuonvicino
StatoBandiera dell'Italia Italia
Armapistola d'ordinanza
ObiettivoGenoveffa "Genny" Salemme e i suoi famigliari
ResponsabiliAlfredo Valente
CausaRichiesta di divorzio
Conseguenze
Morti6
Sopravvissuti2

La strage di Buonvicino (o anche strage di Diamante) è stata una strage commessa il 19 novembre 1996 a Buonvicino, in provincia di Cosenza, dal carabiniere Alfredo Valente contro la moglie e la sua parte di famiglia, per motivi di gelosia.[1][2][3][4][5][6]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Alfredo Valente era un carabiniere di 33 anni, di stanza a Formia. Era sposato con Genoveffa Salemme detta "Genny", di 32 anni, ma da tempo litigavano e non riuscivano a stare insieme, così lei decise di tornare a casa dei suoi genitori, nella contrada Visciglioso.

Qualche settimana dopo, il 19 novembre 1996, la Salemme decide di invitare i suoi familiari a una cena a casa dei suoi. Sono presenti oltre ai suoi genitori (Raffaele Salemme, 75 anni, e Marianna Amoroso, 72 anni) anche sua figlia Alessandra di 4 anni, sua sorella Francesca, il cognato Luigi e i loro figli, Fabiana e Marco Benvenuto. Tre giorni dopo la Salemme avrebbe dovuto firmare le carte del divorzio.

Quel giorno Valente parte da Formia nel pomeriggio per giungere di sera a Buonvicino. Poco dopo o durante la cena, verso le 20:00, lui si introduce nella casa dove si trovavano loro e comincia subito a sparare 23 colpi di pistola con la sua pistola d'ordinanza: prima uccide la moglie, poi agli altri suoi parenti, sotto lo sguardo dei tre bambini atterriti. Una volta finita la strage dei parenti adulti, lui avverte i bambini che devono partire per un viaggio con lui, ma Fabiana si getta sul corpo esanime della madre Francesca, venendo a sua volta uccisa.

Valente porta i due bambini Marco e Alessandra sulla sua macchina e partono verso nord. Dopo ore di viaggio nel mattino seguente Valente giunge presso lo zio a Concesio, nel bresciano, al quale consegna i due bambini. Dopo un'ora circa, alle 09:00, decide di consegnarsi alle forze dell'ordine di Brescia.

Conseguenze[modifica | modifica wikitesto]

Alfredo Valente viene condannato a 30 anni di carcere e ne sconta circa 25, usufruendo di un piccolo sconto di pena per buona condotta. Torna a vivere a Buonvicino, a poca distanza dove si trova Marco Benvenuto, uno dei due sopravvissuti e che nel 2021 aveva 28 anni, deciso a raccontare la sua storia e la strage ormai completamente dimenticata. Proprio nel 2021 sua cugina, Fabrizia Arcuri, decide di pubblicare un libro, scritto insieme al criminologo Sergio Caruso, che ripercorre tutta la strage e la vita delle persone coinvoltevi, "Sangue del mio sangue".

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Sterminio per un divorzio (PDF), in L'Unità, 21 novembre 1996, p. 7.
  2. ^ Strage di Buonvicino: uccise lei e tutta la famiglia. "Il raptus? Non esiste", su Affaritaliani.it, 24 marzo 2021. URL consultato il 13 dicembre 2023.
  3. ^ Condé Nast, Strage di Buonvicino: «Avevo tre anni: vidi uccidere la mia famiglia», su Vanity Fair Italia, 15 marzo 2021. URL consultato il 13 dicembre 2023.
  4. ^ Dal divorzio alla tragedia: la strage dimenticata di Buonvicino del 1996 raccontata in un libro, su Corriere della Calabria, 15 marzo 2021. URL consultato il 13 dicembre 2023.
  5. ^ “Sangue del mio sangue”, il libro sulla più grande strage familiare d’Italia: la “strage di Buonvicino”, su ilReventino.it, 19 aprile 2021. URL consultato il 13 dicembre 2023.
  6. ^ Marco, superstite della strage di Buonvicino: «Avevo solo tre anni ma quella notte la ricordo», su Lacnews24.it, 31 marzo 2021. URL consultato il 13 dicembre 2023.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Sangue del mio sangue (di Fabrizia Rosetta Arcuri e Sergio Caruso, Falco Editore, 2021)

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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