Stazione di Tai di Cadore
Tai di Cadore stazione ferroviaria | |
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Localizzazione | |
Stato | Italia |
Località | Pieve di Cadore |
Coordinate | 46°25′19.74″N 12°21′38.57″E |
Linee | ferrovia delle Dolomiti |
Storia | |
Stato attuale | dismessa |
Attivazione | 1921 |
Soppressione | 1964 |
Caratteristiche | |
Tipo | stazione in superficie, passante |
Binari | 2 |
La stazione di Tai di Cadore sorgeva[1] lungo la ferrovia delle Dolomiti a servizio dell'omonima frazione di frazione di Pieve di Cadore. Inaugurata nel 1921, venne chiusa nel 1964 assieme a ciò che restava della linea. Era all'altitudine m 837 [2]. Attualmente è stata ristrutturata e convertita in un ristorante con servizio bar e camere per il pernottamento.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1915 lo scoppio della Grande Guerra portò i soldati austriaci a realizzare una ferrovia "da campo" (in tedesco, Feldbahn) a scartamento ridotto per il trasporto di munizioni e provviste fra Dobbiaco e Landro con caratteristiche di ferrovia da campo. Finita la guerra, la linea rimase in completo abbandono fino alla primavera del 1919 quando il genio militare italiano intervenne a completare l'intera ferrovia fino a Calalzo, completata nel 1920 previo cambio di scartamento da 750 a 950 mm nelle tratte costruite dagli austriaci[3], utilizzando fra l'altro materiali posti in opera sulla tranvia Udine-San Daniele, prima che fosse decisa la riapertura di quest'ultima[4].
La linea, e con essa la stazione di Tai di Cadore, venne attivata il 15 giugno del 1921 sotto la direzione militare fino al 1º gennaio 1923 quando l'esercizio fu affidato al Regio Circolo Ferroviario di Bolzano.
Nell'estate del 1924 il Ministero dei Lavori Pubblici affidò la concessione per l'esercizio, della linea della durata di 35 anni, alla Società Ferrovie delle Dolomiti (SFD), consociata alla Società Veneta[5].
Il 1 luglio 1929 fu inaugurata la trazione elettrica, che diede forte impulso al traffico ferroviario fino a tutta la seconda guerra mondiale.
La stazione venne infine soppressa contestualmente alla chiusura della Calalzo-Cortina, avvenuta il 17 maggio 1964.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Atlante ferroviario d'Italia e Slovenia. Eisenbahnatlas Italien und Slowenien, op. cit.
- ^ Ferrovie abbandonate, su ferrovieabbandonate.it.
- ^ F. Marinoni, La ferrovia delle Dolomiti, op. cit.
- ^ Claudio Canton, La tranvia Udine-San Daniele, in Tutto treno & storia, n. 28, Duegi, Padova, novembre 2012, p. 64.
- ^ E. Gaspari, La ferrovia delle Dolomiti, op. cit., p. 17.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Atlante ferroviario d'Italia e Slovenia. Eisenbahnatlas Italien und Slowenien, Schweers + Wall, Colonia, 2010. ISBN 978-3-89494-129-1.
- Franco Marinoni, La ferrovia delle Dolomiti, in I Treni Oggi, n. 28, marzo 1983, pp. 13-19.
- Antonio Bertagnin, La ferrovia delle Dolomiti, in Tutto Treno, n. 65, maggio 1994, pp. 26–36.
- Evaldo Gaspari, La ferrovia delle Dolomiti, in Tutto Treno, n. 250, marzo 2011, pp. 62–75.
- Evaldo Gaspari, La ferrovia delle Dolomiti. Calalzo-Cortina d’Ampezzo-Dobbiaco. 1921-1964, Athesia edizioni, Bolzano 2005. ISBN 88-7014-820-3.
- FENIT 1946 1996, FENIT - Roma, 1996.
- Piero Muscolino, Ricordi ferrotramviari di viaggi per le Dolomiti (Terza edizione), Calosci, Cortona.
- Dino Tonon, Storia della ferrovia, Mazzanti Editori, 2000.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
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