Oreste (Alfieri): differenze tra le versioni

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'''Oreste''' è una tragedia mitologica scritta da [[Vittorio Alfieri]] nel [[1783]] del cosiddetto “ciclo di Tebe”
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ORESTE: Lasciala; or forse al traditor marito ella arde il rogo.<br>PILADE:Piú che compiuta hai la vendetta, or vieni; non cercar oltre...<br>ORESTE:Oh! che di' tu?...<br>ELETTRA:La madre ti ridomando, Pilade. - Oh, qual m'entra gel nelle vene!<br>PILADE:Il cielo...<br>ELETTRA:Ah! spenta forse...<br>ORESTE:Volte in se stessa infuriata ha l'armi?...<br>ELETTRA:Pilade; oimè!... tu non rispondi?<br>ORESTE:Narra;che fu?<br>PILADE:Trafitta...<br>ORESTE:E da qual mano?<br>PILADE:Ah! vieni...<br>ELETTRA:Tu la uccidesti.<br>ORESTE:Io parricida?...<br>PILADE:Il ferro vibrasti in lei, senza avvederten, cieco d'ira, correndo a Egisto incontro...<br>ORESTE:Oh quale orror mi prende! Io parricida? - Il brando,Pilade, dammi: io 'l vo'...<br>PILADE:Non fia.<br>ELETTRA:Fratello...<br>PILADE:Misero Oreste!|Dall'ultima scena}}
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===Curiosità===
===Curiosità===
Alfieri non mette in scena l'uccisione della madre, ancora considerato divieto visivo, così come ne ''[[La congiura de' Pazzi (Alfieri)|La Congiura de'Pazzi]]'' e ''[[Bruto primo (Alfieri)|Bruto primo]]''.
Alfieri non mette in scena l'uccisione della madre, ancora considerato divieto visivo, così come ne ''[[La congiura de' Pazzi (Alfieri)|La Congiura de'Pazzi]]'' e ''[[Bruto primo (Alfieri)|Bruto primo]]''.

Versione delle 02:45, 17 lug 2007

Oreste
Tragedia in cinque atti
Oreste di Vittorio Alfieri
Regia di Enrico Maria Salerno, Asti Teatro Alfieri (1956), "Compagnia del Piccolo Teatro di Genova", scene di Eugenio Guglielminetti
AutoreVittorio Alfieri
Lingua originaleItaliano
GenereTragedia
AmbientazioneLa reggia in Argo
Composto nel1783
Personaggi
  • Egisto
  • Clitennestra
  • Elettra
  • Oreste
  • Pilade
  • Soldati, seguaci di Oreste e di Pilade
 

Oreste è una tragedia mitologica scritta da Vittorio Alfieri nel 1783 del cosiddetto “ciclo di Tebe”

La vicenda è la continuazione di Agamennone. Il tema riprende infatti il mito di Oreste che, tornato ad Argo, vuole vendicarsi della madre e del suo amante per l'omicidio del padre Agamennone.

La tragedia fu pensata ed abbozzata già dal 1776, durante un soggiorno pisano di Alfieri: la stesura in versi avvenne però l'anno successivo, mentre la versificazione definitiva nel 1783.

Trama

Template:Trama Il mitologico Oréstes, con la complicità della sorella Elettra e dell’amico Pilade, con furia cieca uccide Egisto, l’amante della madre, assassino del padre Agamennone. Ma nel furore della vendetta, Oreste uccide anche la madre.

«ELETTRA: Deh! parla:Clitennestra dov'è?
ORESTE: Lasciala; or forse al traditor marito ella arde il rogo.
PILADE:Piú che compiuta hai la vendetta, or vieni; non cercar oltre...
ORESTE:Oh! che di' tu?...
ELETTRA:La madre ti ridomando, Pilade. - Oh, qual m'entra gel nelle vene!
PILADE:Il cielo...
ELETTRA:Ah! spenta forse...
ORESTE:Volte in se stessa infuriata ha l'armi?...
ELETTRA:Pilade; oimè!... tu non rispondi?
ORESTE:Narra;che fu?
PILADE:Trafitta...
ORESTE:E da qual mano?
PILADE:Ah! vieni...
ELETTRA:Tu la uccidesti.
ORESTE:Io parricida?...
PILADE:Il ferro vibrasti in lei, senza avvederten, cieco d'ira, correndo a Egisto incontro...
ORESTE:Oh quale orror mi prende! Io parricida? - Il brando,Pilade, dammi: io 'l vo'...
PILADE:Non fia.
ELETTRA:Fratello...
PILADE:Misero Oreste!»

Template:Finetrama

Curiosità

Alfieri non mette in scena l'uccisione della madre, ancora considerato divieto visivo, così come ne La Congiura de'Pazzi e Bruto primo.

Bibliografia

  • Vittorio Alfieri, Tragedie, Sansoni, Firenze 1985
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