Quandoque bonus dormitat Homerus: differenze tra le versioni

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Etichette: Modifica da mobile Modifica da web per mobile
mNessun oggetto della modifica
Riga 2: Riga 2:
La [[locuzioni latine|locuzione]] [[lingua latina|latina]] '''''Quandoque bonus dormitat Homerus''''' significa "anche il bravo Omero talvolta sonnecchia". La locuzione è anche diffusa nelle forme '''''interdum dormitat bonus Homerus''''' , '''''quandoquidem dormitat Homerus''''' e '''''aliquando bonus dormitat Homerus'''''.
La [[locuzioni latine|locuzione]] [[lingua latina|latina]] '''''Quandoque bonus dormitat Homerus''''' significa "anche il bravo Omero talvolta sonnecchia". La locuzione è anche diffusa nelle forme '''''interdum dormitat bonus Homerus''''' , '''''quandoquidem dormitat Homerus''''' e '''''aliquando bonus dormitat Homerus'''''.


La frase risale in origine a [[Quinto Orazio Flacco|Orazio]] ed è contenuta nel verso 359 della sua ''[[Ars poetica]]'', dove viene utilizzata per far intendere che talvolta anche il sommo [[Omero]], poeta per [[antonomasia]], si può permettere momenti di disattenzione, cali di tensione che lo portano non a sbagliare ma a momenti di.distrazione. In particolare, Orazio si riferisce al problema delle contraddizioni, anche evidenti, che affliggono luoghi distanti dei [[poemi omerici]], circostanze che sono divenute, nella elaborazione dei [[grammatici alessandrini|filologi]] [[Alessandrinismo|alessandrini]], un campo di prova della cosiddetta "[[Questione omerica]]". Senza entrare nello specifico, Orazio si limita a citare l'esempio omerico per invocare indulgenza sulle cadute di stile degli autori che vantano un'ampia produzione scritta.
La frase risale in origine a [[Quinto Orazio Flacco|Orazio]] ed è contenuta nel verso 359 della sua ''[[Ars poetica]]'', dove viene utilizzata per far intendere che talvolta anche il sommo [[Omero]], poeta per [[antonomasia]], si può permettere momenti di disattenzione, cali di tensione che lo portano non a sbagliare ma a momenti di distrazione. In particolare, Orazio si riferisce al problema delle contraddizioni, anche evidenti, che affliggono luoghi distanti dei [[poemi omerici]], circostanze che sono divenute, nella elaborazione dei [[grammatici alessandrini|filologi]] [[Alessandrinismo|alessandrini]], un campo di prova della cosiddetta "[[Questione omerica]]". Senza entrare nello specifico, Orazio si limita a citare l'esempio omerico per invocare indulgenza sulle cadute di stile degli autori che vantano un'ampia produzione scritta.


Oggi l'espressione viene utilizzata con tono scherzoso e umoristico per sostenere che anche le persone famose, o geniali e talentuose, commettono a volte degli errori, oppure compiono qualche passo falso (ad esempio, quando un autore pubblica un libro non all'altezza della sua fama o con qualche pagina noiosa).
Oggi l'espressione viene utilizzata con tono scherzoso e umoristico per sostenere che anche le persone famose, o geniali e talentuose, commettono a volte degli errori, oppure compiono qualche passo falso (ad esempio, quando un autore pubblica un libro non all'altezza della sua fama o con qualche pagina noiosa).

Versione delle 18:24, 4 feb 2018

La locuzione latina Quandoque bonus dormitat Homerus significa "anche il bravo Omero talvolta sonnecchia". La locuzione è anche diffusa nelle forme interdum dormitat bonus Homerus , quandoquidem dormitat Homerus e aliquando bonus dormitat Homerus.

La frase risale in origine a Orazio ed è contenuta nel verso 359 della sua Ars poetica, dove viene utilizzata per far intendere che talvolta anche il sommo Omero, poeta per antonomasia, si può permettere momenti di disattenzione, cali di tensione che lo portano non a sbagliare ma a momenti di distrazione. In particolare, Orazio si riferisce al problema delle contraddizioni, anche evidenti, che affliggono luoghi distanti dei poemi omerici, circostanze che sono divenute, nella elaborazione dei filologi alessandrini, un campo di prova della cosiddetta "Questione omerica". Senza entrare nello specifico, Orazio si limita a citare l'esempio omerico per invocare indulgenza sulle cadute di stile degli autori che vantano un'ampia produzione scritta.

Oggi l'espressione viene utilizzata con tono scherzoso e umoristico per sostenere che anche le persone famose, o geniali e talentuose, commettono a volte degli errori, oppure compiono qualche passo falso (ad esempio, quando un autore pubblica un libro non all'altezza della sua fama o con qualche pagina noiosa).

Un altro uso è quello che sottolinea l'inevitabilità dell'errore per l'uomo comune (un senso simile a quello dell'espressione Errare humanum est...), dal momento che perfino i grandissimi (come Omero) possono talvolta incorrervi[1].

Note

  1. ^ Giuseppe Fumagalli, § 24. Errore, fallacia dei disegni, insufficienza dei propositi, in Chi l'ha detto? Tesoro di citazioni italiane e straniere, di origine letteraria e storica, ordinate e annotate, 1921.

Voci correlate

  Portale Lingua latina: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di lingua latina