Proemio dell'Iliade: differenze tra le versioni
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è la parte iniziale dell'iliade, un poema scritto da Omero. |
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O Dea, raccontami in versi l’ira portatrice di morte di Achille, figlio di Peleo, che causò |
O Dea, raccontami in versi l’ira portatrice di morte di Achille, figlio di Peleo, che causò |
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Versione delle 23:25, 16 apr 2014
«"Cantami, o Diva, del Pelide Achille/ l'ira funesta che infiniti addusse/ lutti agli Achei, molte anzi tempo all'Orco/ generose travolse alme d'eroi, e di cani e d'augelli orrido pasto/ lor salme abbandonò (così di Giove/ l'alto consiglio s'adempia), da quando/ primamente disgiunse aspra contesa/ il re de' Prodi Atride e il divo Achille"»
Struttura del proemio
Invocazione: (verso 1) Il poeta esordisce invocando la musa per ispirare il suo canto e dargli la forza per narrare i fatti raccontati nel resto del poema. Egli compie quest'azione perché deve diventare lo strumento mediante il quale la Musa canta agli uomini le gesta degli eroi e ciò che è narrato nel poema. Il poeta invoca solamente una musa poiché, ai tempi di Omero, le muse non erano ancora nove a patrocinare le varie ramificazioni dell'arte.
Protasi: (versi 1-7) La protasi ha la funzione di spiegare brevemente ciò che verrà narrato ampiamente nell'Iliade. Vengono esposti i motivi che comporteranno tutti gli eventi degli ultimi giorni di guerra: l'Ira di Achille scatenata dall'affronto subito da Agamennone. Il narratore spiega anche che l'Ira di Achille provocherà molti lutti e sofferenze agli Achei (le anime degli eroi vanno nell'Ade, l'oltretomba, i cadaveri insepolti vengono sbranati dai cani e dai volatili), pur sancendo il volere di Zeus.
Questo proemio, come anche quello dell'Odissea, altro poema epico attribuito ad Omero, costituisce il modello per i successivi poemi epici e anche della letteratura cavalleresca. è la parte iniziale dell'iliade, un poema scritto da Omero.
Parafrasi
O Dea, raccontami in versi l’ira portatrice di morte di Achille, figlio di Peleo, che causò
moltissime morti tra gli Achei, gettò nell’Aldilà prima del tempo le anime di molti eroi
coraggiosi, e abbandonò i loro cadaveri perché fossero il pasto terrificante di cani e
uccelli (si compiva così il volere di Giove), da quando per la prima volta un violento
litigio divise il figlio di Atreo Agamennone, re dei coraggiosi, e il divino Achille.