Fasci siciliani: differenze tra le versioni

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«...questi tumulti hanno rivelato condizioni tali, che non possono e non devono assolutamente durare, per l'onore d'Italia e della razza umana; hanno resa necessaria una fraterna intesa di tutti i partiti democratici in un ideale, in una fede, in un'opera comune; hanno ridotta la questione sociale all'aut aut degli scolastici.»

I Fasci siciliani (anche Fasci Siciliani dei Lavoratori) furono un movimento di massa di ispirazione democratica e socialista, nato in Sicilia fra il proletariato contadino, minatori ed operai dal 1891 al 1893. Fu sopito solo dopo un intervento militare.

I Fasci Siciliani

Profilo storico

Sull'esempio dei fasci operai nati nell'Italia centro-settentrionale, il movimento fu un tentativo di riscatto delle classi meno abbienti, inizialmente formato dal proletariato urbano ed a cui si aggiunsero braccianti agricoli, "zolfatai" (minatori), lavoratori della marineria ed operai. Essi protestavano sia nei confronti della proprietà terriera siciliana, spesso collusa con ambienti mafiosi che dello stato, che appoggiava apertamente la classe benestante. La società siciliana era allora parecchio arretrata, il feudalesimo pur se abolito ufficialmente agli inizi del XIX secolo aveva condizionato la distribuzione delle terre e quindi delle ricchezze. L'unità d'Italia dall'altro lato, non aveva portato i benefici sociali sperati ed il malcontento covava fra i ceti più umili. Il movimento chiedeva fondamentalmente delle riforme, soprattutto fiscali ed una più radicale nell'ambito agrario, che permettesse una revisione dei patti agrari (abolizione delle gabelle) e la redistribuzione delle terre.

La costituzione dei Fasci ed il massacro di Caltavuturo

Giuseppe de Felice Giuffrida

I Fasci furono ufficialmente fondati il 1 maggio del 1891, a Catania e guidati da Giuseppe de Felice Giuffrida. Il movimento era però nato in maniera spontanea già alcuni anni prima a Messina. A questo fece seguito il Fascio di Palermo (29 giugno 1892) guidato da Rosario Garibaldi Bosco e la costituzione del Partito dei Lavoratori Italiani ( agosto 1892). A questi due fasci se ne aggiunsero altri e già a fine 1892 il movimento si era diffuso in tutto il resto dell'isola con sedi in tutti i capoluoghi tranne Caltanissetta. Il 20 gennaio 1893 a Caltavuturo (PA) 500 contadini di ritorno dall'occupazione simbolica di terre di demanio vengono dispersi da soldati e carabinieri con i fucili e tredici manifestanti cadono vittime. Al massacro di Caltavuturu seguono numerose manifestazioni di solidarietà da parte dei Fasci e sul piano nazionale e tendono ad aumentare l'esasperazione dello scontro sociale.

Il Congresso di Palermo

Il 21 e 22 maggio 1893 si tiene il congresso di Palermo vi parteciparono 500 delegati di quasi 90 Fasci e circoli socialisti. Venne eletto il Comitato Centrale, composto da nove membri: Giacomo Montalto per la provincia di Trapani, Nicola Petrina per la provincia di Messina, Giuseppe De Felice Giuffrida per la provincia di Catania, Luigi Leone per la provincia di Siracusa, Antonio Licata per la provincia di Girgenti, Agostino Lo Piano Pomar per la provincia di Caltanissetta, Rosario Garibaldi Bosco, Nicola Barbato e Bernardino Verro per la provincia di Palermo

L'apice del movimento fu raggiunto nell'autunno del 1893, quando il movimento organizzò scioperi in tutta l'isola e tentò un'effimera insurrezione. La società siciliana fu sconvolta, ovunque si ebbero violenti scontri sociali, ed il movimento dettò le proprie condizioni alla proprietà terriera per il rinnovo dei contratti.

La repressione

In questo contesto il presidente del consiglio Francesco Crispi, nel tentativo di ristabilire l'ordine ascoltò le sole istanze dei possidenti, ed adottò la linea dura con un intervento militare. Il movimento fu sciolto e i capi vennero arrestati. Il 30 maggio il tribunale militare di Palermo condannò Giuseppe de Felice Giuffrida a 18 anni di carcere, Rosario Bosco, Nicola Barbato e Bernardino Verro a 12 anni di carcere quali capi e responsabili dei Fasci siciliani. L'on. de Felice fu difeso in sede giudiziaria dall' avvocato siciliano G.B. Impallomeni. Nel 1895 con un'atto di amnistia venne concessa la clemenza a tutti i condannati in seguito ai fatti dei Fasci siciliani.

Si concludeva in modo violento il primo vero movimento organizzato di lotta alla mafia dei proprietari fondiari, e di emancipazione delle classi più umili.

Voci correlate

Bibliografia

  • G. De Felice Giuffrida, Mafia e delinquenza in Sicilia - Milano, 1900;
  • G. De Felice Giuffrida, La questione sociale in Sicilia - Roma, 1901.
  • Romano, S.F. Storia dei Fasci Siciliani, Editore Laterza, Bari, 1959.

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