Pietra alberese: differenze tra le versioni

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Aggiungo che la pietra alberese è rintracciabile anche in una porzione dei monti del Chianti, come testimoniato dalle carte geologiche della Toscana.
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Azz Simone si spippetta dulle vecchie
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[[File:Rocks - Calcare alberese.JPG|thumb|Campione di calcare alberese. Si può notare il colore dovuto alla seppur ridotta quantità di argille, e la frattura di tipo concoide.]]
La '''pietra alberese''' è un materiale lapideo di natura [[Calcare|calcarea]], particolarmente utilizzato in [[Toscana]].


== Caratteristiche ==
== Caratteristiche ==

Versione delle 21:43, 7 mag 2021

Azz Simone si spippetta dulle vecchie

Caratteristiche

Si tratta di un calcare marnoso con un alto contenuto di carbonato di calcio (CaCO3) dall'80 al 94%; la grana è mediamente fine; la frattura a forma concoide.

Si tratta di un materiale lapideo di colore grigio appena cavato, risulta chiaro quasi bianco dopo lunghe esposizioni alla luce, ma può presentare vene ed impurità color ocra, verdi-azzurrognole dovute alla quantità dei minerali argillosi presenti, che spesso si manifestano nel lungo periodo dopo la posa in opera. Infatti dopo la messa in opera, durante gli anni, si può manifestare un cambiamento di colore di estese aree che dall'originario bianco, diventano giallo-marrone.

Il nome deriva forse dalla presenza nei piani di stratificazione separabili di figure di alberelli[1] (dendriti) costituiti da microperline di manganese.

Costituisce la dorsale del Monte Morello (a nord di Firenze) e soprattutto della Calvana (a nord-est di Prato)[2]. Altri giacimenti nell'area sono a Grassina, Galluzzo, Scandicci e Lastra a Signa. Anche un'ampia porzione dei monti del Chianti è interessata da questa formazione, soprattutto nell'area compresa tra San Donato in Poggio, Castellina in Chianti, Villa a Sesta e Radda in Chianti[3]. Attualmente, almeno per quanto riguarda l'area pratese-fiorentina, le poche cave in attività si trovano in località Carraia, frazione di Calenzano, alle pendici della Calvana.

Utilizzi

Una torre di Prato, in alberese bianco

I Romani usarono l'alberese per la produzione di calce utilizzando anche i ciottoli di fiume che si trovano nell'Arno e negli affluenti (le "frombole d'Arno"). Negli scavi archeologici nel centro di Firenze è stato anche rinvenuto un calcestruzzo, particolarmente resistente, realizzato con calce di alberese, e ghiaia di alberese, utilizzato per un canale idrico. Ai tempi di Florentia venne usata anche per lastricare le strade. Tale uso è rimasto in alcune pavimentazioni monumentali, col lastre lucidate di varie tonalità, come nel pavimento della loggia della basilica della Santissima Annunziata a Firenze[2].

Come pietra da costruzione è stato molto utilizzata (generalmente a vista), fino a tempi recenti nell'edilizia storica e nell'architettura monumentale di Prato (per esempio le case torri disseminate nel centro storico, il castello dell'Imperatore ed il Duomo, i cui paramenti esterni sono in blocchi di alberese) e in minor misura di Pistoia.

A prato la pietra è stata utilizzata fino al XX secolo anche per murature di scarso pregio per opifici produttivi e muri di recinzione, spesso alternata con ricorsi di mattoni (opus listatum).

A Firenze, a causa del più agevole uso della pietra serena e soprattutto della pietra forte, fu usata soprattutto per produrre ottima calce da malta e soprattutto da intonaci, con poche eccezioni (come la Certosa), dove fu utilizzata in filaretti per le murature esterne.

In Toscana, il termine "alberese" può essere utilizzato per altri materiali litici come altri calcari presenti nell'area di Santa Fiora, ma anche nel territorio a sud di Grosseto o nell'area pisana ed in genere qualsiasi formazione costituita in prevalenza da calcari marnosi, siltosi o silicei, bianchi o grigi definiti pure genericamente galestri. Tra questi calcari marnosi si possono trovare la pietra paesina, il Verde d'Arno e il Lineato d'Arno, usati nel commesso a pietre dure fin dagli ultimi decenni del Cinquecento[2].

In altre regioni italiane il termine indica pietre di diversa natura, non sempre riconducibili al calcare.

Note

  1. ^ G. Targioni Tozzetti, Relazione d'alcuni viaggi fatti in diverse parti della Toscana per osservare le produzioni naturali e gli antichi monumenti di essa, Firenze 1768-79, 2.a ed., II, 99.
  2. ^ a b c Rino Sartori, Alberese, zone di estrazione, suoi impieghi nel passato e sue varietà, in "Bollettino degli ingegneri", 2007
  3. ^ Regione Toscana (Direzione generale delle politiche territoriali e ambientali - Servizio Geologico), Carta geologica della Toscana, 2004.

Bibliografia

  • Bortolotti V. 1964, Note illustrative alla carta della distribuzione geografica della Formazione di Monte Morello (Alberese), in Bollettino della Società Geologica Italiana 83, pp. 155-190.
  • Fratini F., Giovannini P., Manganelli del Fa' C. 1994, La Pietra da calce a Firenze: ricerca e caratterizzazione dei materiali per la produzione di ‘calcina forte’ e ‘calcina dolce’, in Atti del Convegno “Scienza e Beni Culturali n° 10: Bilanci e Prospettive”, Bressanone 5-8 luglio 1994, Ed. Libreria Progetto, Padova, pp. 189-199.
  • Sartori R. 2007, Alberese, zone di estrazione, suoi impieghi nel passato e sue varietà, in Bollettino degli ingegneri 12, pp. 16-19.
  • Rodolico F. 1953, Le pietre delle città d'Italia, Firenze.