Disastro del San Spiridione: differenze tra le versioni

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Oltre a chi era sulla nave, bruciarono vive diverse persone che erano sul molo o nelle zone limitrofe. Alcuni corpi, o parte di essi, furono ritrovati sui tetti degli edifici attigui fino a diverse centinaia di metri di distanza dal luogo d'esplosione.<ref>F. Bellisario e F. Munno, ''Dal Tevere al Piave. Gli atleti biancocelesti nella grande guerra'', Ed. Eraclea 2015.</ref>
Oltre a chi era sulla nave, bruciarono vive diverse persone che erano sul molo o nelle zone limitrofe. Alcuni corpi, o parte di essi, furono ritrovati sui tetti degli edifici attigui fino a diverse centinaia di metri di distanza dal luogo d'esplosione.<ref>F. Bellisario e F. Munno, ''Dal Tevere al Piave. Gli atleti biancocelesti nella grande guerra'', Ed. Eraclea 2015.</ref>


I morti identificati furono 97, ma un centinaio fu impossibile sia identificarli sia ricomporli, mentre circa altre 50 persone risultarono disperse, tra cui lo stesso capitano del piroscafo e la moglie del capitano, Odella.<ref>''La tribuna'' del 29 marzo 1919 e ''La Stampa'' del 28 marzo 1919.</ref> I soccorsi furono coordinati dall'ammiraglio [[Mario Casanuova Jerserinch]] che comunque poco poté fare davanti a quel disastro. Due i sopravvissuti: il fuochista Raffaele De Angelis e il primo ufficiale Kosevic Krumoslov.<Ref>''Gazzettino'' del 28 marzo 1919</Ref>. Altri morirono per le ustioni nei giorni seguenti. Il giorno dopo il senatore [[Luigi Morandi]], durante un'interrogazione parlamentare, propose di proibire che viaggiatori e merci pericolosi potessero viaggiare insieme<Ref>''Il Messaggero'' del 29 marzo 1919, p. 4.</Ref>
I morti identificati furono 97, ma un centinaio fu impossibile sia identificarli sia ricomporli, mentre circa altre 50 persone risultarono disperse, tra cui lo stesso capitano del piroscafo e la moglie del capitano, Odella.<ref>''La tribuna'' del 29 marzo 1919 e ''La Stampa'' del 28 marzo 1919.</ref> I soccorsi furono coordinati dall'ammiraglio [[Mario Casanuova Jerserinch]] che comunque poco poté fare davanti a quel disastro. Due i sopravvissuti: il fuochista Raffaele De Angelis e il primo ufficiale Kosevic Krumoslov.<Ref>''Gazzettino'' del 28 marzo 1919</Ref> Altri morirono per le ustioni nei giorni seguenti. Il giorno dopo il senatore [[Luigi Morandi]], durante un'interrogazione parlamentare, propose di proibire che viaggiatori e merci pericolosi potessero viaggiare insieme<Ref>''Il Messaggero'' del 29 marzo 1919, p. 4.</Ref>


Un'inchiesta dichiarò come probabile, ma non accertò, che la causa dell'incidente fosse una sigaretta accesa caduta su un bidone unto di benzina, che provocò un incendio e lo scoppio delle munizioni e dell'esplosivo nella stiva, alimentati dalla benzina stessa.
Un'inchiesta dichiarò come probabile, ma non accertò, che la causa dell'incidente fosse una sigaretta accesa caduta su un bidone unto di benzina, che provocò un incendio e lo scoppio delle munizioni e dell'esplosivo nella stiva, alimentati dalla benzina stessa.

Versione delle 01:39, 27 mag 2020

Disastro del San Spiridione
esplosione
La zona dove avvenne l'esplosione
TipoEsplosione e incendio
Data27 marzo 1919
07:55
07:55 – 16:00
LuogoVenezia
StatoBandiera dell'Italia Italia
Responsabiliignoti
Motivazioneincendio accidentale di benzina da parte di una sigaretta accesa o fiammifero
Conseguenze
Morti197
Dispersi50
Sopravvissuti2
DanniAffondamento del San Spiridione

Dinamiche e causa dell'incidente

Il disastro di San Spiridone, cioè l'esplosione e l’affondamento del Regio piroscafo San Spiridione, accadde vicino la banchina di San Basilio nel canale delle Zattere a Venezia il 27 marzo 1919.[1] Fu la più grave[senza fonte] tragedia della Marina mercantile italiana in tempo di pace.

La nave, un piroscafo di circa 350 tonnellate, requisito dalla Regia Marina alla Società Oceania di Trieste, al comando del capitano Policovich, era diretta a Pola, via Trieste e Fiume, con un carico di benzina, esplosivi, munizioni, e barili di vino. In tutto fra equipaggio, soldati e civili vi erano imbarcate circa 200 persone. Il piroscafo saltò in aria per cause mai chiarite del tutto, appena mollati gli ormeggi.[2] La deflagrazione fu tale che furono distrutti tutti i vetri delle finestre nell'arco di due chilometri e un paio di abitazioni in legno presero fuoco. La nave affondò di prua in un mare di fuoco e la poppa emersa bruciò per tutto il giorno fino intorno alle 16:00[3] quando s'inabissò del tutto. Il piroscafo, avvolto dal rogo non diede scampo ai passeggeri, molti dei quali non furono mai ritrovati né identificati. Qualcuno avvolto dal fuoco, nel tentativo di salvarsi si gettò in acqua, ma finì ugualmente bruciato dalla benzina incendiata in mare, rendendo quasi impossibile ogni tentativo di salvezza.

Oltre a chi era sulla nave, bruciarono vive diverse persone che erano sul molo o nelle zone limitrofe. Alcuni corpi, o parte di essi, furono ritrovati sui tetti degli edifici attigui fino a diverse centinaia di metri di distanza dal luogo d'esplosione.[4]

I morti identificati furono 97, ma un centinaio fu impossibile sia identificarli sia ricomporli, mentre circa altre 50 persone risultarono disperse, tra cui lo stesso capitano del piroscafo e la moglie del capitano, Odella.[5] I soccorsi furono coordinati dall'ammiraglio Mario Casanuova Jerserinch che comunque poco poté fare davanti a quel disastro. Due i sopravvissuti: il fuochista Raffaele De Angelis e il primo ufficiale Kosevic Krumoslov.[6] Altri morirono per le ustioni nei giorni seguenti. Il giorno dopo il senatore Luigi Morandi, durante un'interrogazione parlamentare, propose di proibire che viaggiatori e merci pericolosi potessero viaggiare insieme[7]

Un'inchiesta dichiarò come probabile, ma non accertò, che la causa dell'incidente fosse una sigaretta accesa caduta su un bidone unto di benzina, che provocò un incendio e lo scoppio delle munizioni e dell'esplosivo nella stiva, alimentati dalla benzina stessa. Pochi giorni dopo l'incidente fu coperto dalla censura militare[8] Il relitto fu rimosso definitivamente il 14 aprile; nelle operazioni di recupero affiorarono cinque cadaveri rimasti incastrati all'interno della nave e recuperati da alcuni natanti addetti alla rimozione. Un'altra ricostruzione dell'evento ipotizza che il piroscafo fosse saltato su una mina appena lasciati gli ormeggi[9]

Elenco delle vittime identificate

1. Benvenuto Emilio (Torpediniere: nato a Genova)

2. Bigoni Natale (Marinaio Scelto: nato a Civitanova Marche)

3. Bozzano Albanero (Marinaio nato a Prà)

4. Cardano Attilio (Marinaio nato a Milano)

5. Cavaliere Gaetano (Marinaio nato a Vieste)

6. Cavalieri Francesco (Fuochista nato a Comacchio)

7. Cimegotto Umberto (Marinaio nato a Venezia)

8. Colotti Galliano (Marinaio nato a Padova)

9. Conte Giovanni (Marinaio nato a Minturno)

10. Conti Ercole (Marinaio nato a Misano)

11. Crivello Giovanni (Fuochista nato a Palermo)

12. De Censi Renato (Cannoniere nato a Roma)

13. Dessì Giuseppe (Cannoniere nato a Sant’Antioco)

14. Frescia Nicolò (Marinaio nato a Noli)

15. Grasso Giuseppe (Cannoniere Scelto nato a Giarre)

16. Lenti Carmelo (Marinaio nato a Roccalumera)

17. Lombardo Giuseppe (Cannoniere Scelto nato a Siracusa)

18. Malusa Vincenzo (pilota marittimo nato a Venezia)

19. Mancino Pietro (Nocchiere nato a Castellammare del Golfo)

20. Marcantonini Angelo (Sottocapo Cannoniere nato a Sarteano)

21. Marchese Francesco (2° Capo Cannoniere nato a Mesagne)

22. Masi Riccardo (Torpediniere Scelto nato a Venezia)

23. Nicoletti Luigi (Sottotenente nato a Numana)

24. Olivari Giuseppe Lorenzo (Sottonocchiere nato a Camogli)

25. Ratto Giovanni Battista (Marinaio nato ad Albissola Marina)

26. Ronchi Mariano (Civile nato a Venezia)

27. Rusca …, (marinaio)

28. Schettino Salvatore (Marinaio nato a Napoli)

29. Scognamiglio Raffaele (Marinaio nato a San Giorgio a Cremano)

30. Semprini Luigi (Marinaio nato a Rimini)

31. Serra Giuseppe (2° Capo Cannoniere nato a Mondonio)

32. Sfriso Giuseppe (Marinaio nato a Venezia)

33. Spadoni Giacomino (Cannoniere nato a Cattolica)

34. Teodorani Primo (Marinaio nato a Cesenatico)

35. Vaccari Luigi (Secondo Capo Cannoniere nato a Castelnuovo Rangone)

36. Vernazza Luigi (Marinaio nato ad Arenzano)

37. Zanoccoli Luigi Giuseppe (Cannoniere nato a Genova)

38. Affelli Egidio (soldato 9° Regg. Artiglieria da Fortezza, nato a Porto Valtravaglia)

39. Calastri Emilio (soldato 14° Regg. Fanteria, nato a Volterra)

40. Casula Pietro (soldato 226° Regg. Fanteria, nato a Terranova Pausania)

41. Ferretto Elia (sergente maggiore 13° Regg. Fanteria, nato a Legnago)

42. Gagliardi Domenico (soldato 226° Regg. Fanteria, nato a Serrungarina)

43. Galvani Orazio (sergente 3° Regg. Genio, nato a Imola)

44. Ghedini Enrico (soldato 1° Regg. Granatieri, nato a La Spezia)

45. Odella Carlo (capitano di Fanteria, nato a Rovigo,) (La moglie mai ritrovata)

46. Oggiano Leonardo (caporale 226° Regg. Fanteria, nato a Tempio Pausania)

47. Perniciaro Iginio (soldato 3° Regg.Genio Telegrafisti, nato a Trapani)

48. Peruffo Francesco (soldato 13° Regg.Fanteria, nato a Trissino)

49. Tosoni Arturo (caporal maggiore 13° Regg.Fanteria, nato a Verona)

50. Varoli Amilcare (soldato 50° Regg. Fanteria, nato a San benedetto Po)

51. Vettori Francesco (soldato Regg. Artiglieria a Cavallo, nato a Serravalle Pistoiese)

52. Vittori Alfredo (soldato di artiglieria)

53. Celotto Giovanni, (bracciante) (il figlio di 14 anni mai ritrovato)

54. Galvani Bruno Orazio, (impiegato postale)

55. Ivaldi Erminio, (caporale maggiore, nato ad Alessandria)

56. Vandi Alessandro, (Marinaio, nato a Roma)

57. Ruocco Ciro, (Fuochista scelto, nato a Napoli)

58. Bandini Mauro, (Marinaio scelto, nato a Molfetta)

59. Benaglio Mauro, (Marinaio, nato a Genova)

60. Biviano Antonino, (Marittimo, nato a Lipari)

61. Calabrese Giuseppe, (Timoniere, nato a Napoli)

62. Cardana Attilio, (Marinaio, nato ad Angera)

63. Gambardella Andrea, (Marinaio, nato ad Amalfi)

64. De Stefano Francesco, (Soldato, nato a Caltagirone)

65. Di Fina Domenico, (Soldato 13° regg.Fanteria, nato a Lipari) m. il 28/03/1919

66. Del Rosso Luigi, (Marinaio, nato a Molfetta)

67. Emiro Luigi, (Marinaio, nato a Taranto)

68. Esposito Giuseppe, (marinaio, nato a Porto Empedocle)

69. Esposto Fiandenese Vincenzo, (Marinaio, nato a Manfredonia)

70. Ferretti Alessandro, (Marinaio scelto, nato a Monopoli)

71. Filocamo Francesco, (Fuochista scelto, nato a San Pietro a Patierno)

72. Fiorentini Michele, (Marinaio, nato a Monte Argentario)

73. Gentilini Carlo, (Cannoniere, nato a Trani)

74. Giorgi Gino, (Cannoniere, nato a Livorno)

75. Grippi Vito, (Marinaio, nato a Bari)

76. Laguardia Francesco, (Fuochista scelto, nato a Fasano)

77. Lograsso Francesco, (Soldato 14° regg.Fanteria, nato a Riesi)

78. Madonna Antonio, (Marinaio, nato a Resina)

79. Manicotti Giuseppe, (Marinaio, nato a Lipari)

80. Manzato Francesco, (Sergente 13°regg.Fanteria, nato a Pozzonovo) M. il 28/03/1919

81. Mariotti Francesco, (Secondo capo torpediniere, nato a Nola)

83. Mercogliano Vincenzo, (Marinaio, nato a Napoli)

84. Mignozzi Nicola, (Marinaio, nato a Lesina)

85. Pane Giuseppe, (Secondo Sottocapo cannoniere, nato a Sorrento)

86. Piccioni Michele, (Marinaio, nato a Mazara del Vallo)

87. Puce Ippazio Nicola, (Fuochista scelto, nato a Brindisi)

88. Ricupero Vito, (Sottonocchiere, nato a Bari)

89. Romani Florenzo, (2° regg.speciale istruzione, nato a Zagarolo) M. 03/04/1919

90. Romano Gaspare, (Marinaio, nato a Mazara del Vallo)

91. Ruggeri Giambattista, (Marinaio, nato a Bari)

92. Stremendo Marco, (Marinaio, nato a Venezia)

93. Teodorani Primo, (Marinaio, nato a Cesenatico)

94. Trozzi Enrico, (Soldato 13°Regg.Fanteria, nato a Filottrano) M. 28/03/1919

95. Uzzanu Michele, (Sottocapo cannoniere, nato a Sassari)

96. Vaccari Luigi, (Secondo capo cannoniere, nato a Castelnuovo Rangone)

97. Vernuzzo Luigi, (Marinaio, nato ad Arenzano)



Tutti i militari identificati sono sepolti nel Tempio Ossario del Lido di Venezia.[10].

Note

  1. ^ Il Messaggero di Roma del 28 marzo 1919.
  2. ^ Roberto De Censi, Il piroscafo San Spiridione dal diario di un Ardito a una strage dimenticata, ed. Nane 2019, mette in discussione la tesi dell'incidente e ipotizza quella di un atto doloso deliberato.
  3. ^ Secondo quanto scritto dai cronisti del Gazzettino presenti
  4. ^ F. Bellisario e F. Munno, Dal Tevere al Piave. Gli atleti biancocelesti nella grande guerra, Ed. Eraclea 2015.
  5. ^ La tribuna del 29 marzo 1919 e La Stampa del 28 marzo 1919.
  6. ^ Gazzettino del 28 marzo 1919
  7. ^ Il Messaggero del 29 marzo 1919, p. 4.
  8. ^ Gazzettino.it del 31 marzo 2019.
  9. ^ Silvia Luscia, Il capitano Fulvio Balisti, la storia del capo segreteria speciale di D'Annunzio a Fiume, Elison Publishing 2018.
  10. ^ Fonte Ministero della Difesa "onorcaduti"