Catalano Alfieri: differenze tra le versioni

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Nel 1633 fondò il Reggimento di Fanteria "Catalano Alfieri" detto poi "Reggimento Piemonte Fanteria" che nel 1814 fu denominato Brigata Piemonte comprendente il 3º ed il 4º reggimento. Fu sempre al servizio di casa [[Savoia]], dando prova di grande valore specie nella conquista della Fortezza di [[Ceva]] (1635), di cui fu poi in seguito per vari anni governatore. Così pure si distinse nella cacciata (1643) degli Spagnoli da Asti e, nel 1652, da [[Torino]].
Nel 1633 fondò il Reggimento di Fanteria "Catalano Alfieri" detto poi "Reggimento Piemonte Fanteria" che nel 1814 fu denominato Brigata Piemonte comprendente il 3º ed il 4º reggimento. Fu sempre al servizio di casa [[Savoia]], dando prova di grande valore specie nella conquista della Fortezza di [[Ceva]] (1635), di cui fu poi in seguito per vari anni governatore. Così pure si distinse nella cacciata (1643) degli Spagnoli da Asti e, nel 1652, da [[Torino]].


Il Duca [[Carlo Emanuele II di Savoia]] affidò a Catalano Alfieri, già vecchio, l'impresa d'impadronirsi di [[Genova]] e di [[Savona]]. L'impresa fallì e fu accusato di tradimento, rinchiuso nella prigione di [[Palazzo Madama di Torino]], processato, torturato e condannato a morte. Prima che l'esecuzione avesse luogo, Alfieri venne trovato misteriosamente morto nella sua cella, il 14 settembre del 1673. Il suo corpo riposa tutt'ora nel sepolcreto di famiglia nella Chiesa parrocchiale di Magliano, dove la sua memoria è ricordata anche da un monumento.
Il Duca [[Carlo Emanuele II di Savoia]] affidò a Catalano Alfieri, già vecchio, l'impresa d'impadronirsi di [[Genova]] e di [[Savona]]. L'impresa fallì e fu accusato di tradimento, rinchiuso nella prigione di [[Palazzo Madama di Torino]], processato, torturato e condannato a morte. Prima che l'esecuzione avesse luogo, Alfieri venne trovato misteriosamente morto nella sua cella, il 14 settembre del 1673. Il suo corpo riposa tuttora nel sepolcreto di famiglia nella Chiesa parrocchiale di Magliano, dove la sua memoria è ricordata anche da un monumento.


Nel 1675, morto anche i duca Carlo Emanuele II, Catalano Alfieri fu riconosciuto innocente e la sua memoria riabilitata dalla reggente duchessa Giovanna Battista di Nemours che restituì al figlio di Catalano, Carlo Emanuele, i beni confiscati.<ref name="bio"/> Anche quest'ultimo morì giovane, all'età di 47 anni, nel 1690 e gli successe così il figlio Giuseppe Catalano Alfieri.<ref name="3c"/>
Nel 1675, morto anche i duca Carlo Emanuele II, Catalano Alfieri fu riconosciuto innocente e la sua memoria riabilitata dalla reggente duchessa Giovanna Battista di Nemours che restituì al figlio di Catalano, Carlo Emanuele, i beni confiscati.<ref name="bio"/> Anche quest'ultimo morì giovane, all'età di 47 anni, nel 1690 e gli successe così il figlio Giuseppe Catalano Alfieri.<ref name="3c"/>

Versione delle 12:06, 1 dic 2019

Catalano (o Cattalano) Alfieri (1602Torino, 14 settembre 1673[1]) fu proclamato dal duca di Savoia Governatore di Ceva e delle Langhe, signore di Castagnole, di Castellinaldo e di metà di Ferrere.

Bisnonno del Conte Carlo Giacinto Alfieri, padre del famoso drammaturgo Vittorio Alfieri.[2]

Biografia

Catalano Alfieri nasce nel 1602 ed è figlio di Urbano Alfieri. Suo padre lo aveva avvezzato fin da giovane alla carriera delle armi, finché in una battaglia, trovandosi al suo fianco, lo vide cadere ucciso da una palla di cannone.

Nel 1573, il territorio di Castagnole delle Lanze passa a Emanuele Filiberto di Savoia (1588-1624). Da questo momento il comune viene assoggettato a due signorie: da un lato il feudo degli Asinari e dall'altro la signoria della famiglia di Catalano Alfieri, signore di Magliano e di Castagnole.

Nel 1633 fondò il Reggimento di Fanteria "Catalano Alfieri" detto poi "Reggimento Piemonte Fanteria" che nel 1814 fu denominato Brigata Piemonte comprendente il 3º ed il 4º reggimento. Fu sempre al servizio di casa Savoia, dando prova di grande valore specie nella conquista della Fortezza di Ceva (1635), di cui fu poi in seguito per vari anni governatore. Così pure si distinse nella cacciata (1643) degli Spagnoli da Asti e, nel 1652, da Torino.

Il Duca Carlo Emanuele II di Savoia affidò a Catalano Alfieri, già vecchio, l'impresa d'impadronirsi di Genova e di Savona. L'impresa fallì e fu accusato di tradimento, rinchiuso nella prigione di Palazzo Madama di Torino, processato, torturato e condannato a morte. Prima che l'esecuzione avesse luogo, Alfieri venne trovato misteriosamente morto nella sua cella, il 14 settembre del 1673. Il suo corpo riposa tuttora nel sepolcreto di famiglia nella Chiesa parrocchiale di Magliano, dove la sua memoria è ricordata anche da un monumento.

Nel 1675, morto anche i duca Carlo Emanuele II, Catalano Alfieri fu riconosciuto innocente e la sua memoria riabilitata dalla reggente duchessa Giovanna Battista di Nemours che restituì al figlio di Catalano, Carlo Emanuele, i beni confiscati.[1] Anche quest'ultimo morì giovane, all'età di 47 anni, nel 1690 e gli successe così il figlio Giuseppe Catalano Alfieri.[2]

Curiosità

A Castagnole delle Lanze, nel nucleo antico, sorge un fabbricato di struttura medievale che fu utilizzato come dimora e come tribunale da Catalano Alfieri. Dopo la sua morte, il feudo di Castagnole passò alla nobile famiglia dei Conti Birago-Alfieri. Essi conservarono i loro possedimenti fino al 1861-62.

Note

  1. ^ a b Biografia, su treccani.it. URL consultato il 28 novembre 2019.
  2. ^ a b Famiglia Alfieri, su treccani.it. URL consultato il 28 novembre 2019.

Bibliografia

  • C. F. Gapello, Castagnole delle Lanze - Geologia - Storia - Documenti - Notizie, La tipografica torinese, Torino, 1964
  • Remo Gianuzzi, Castagnole Lanze dai romani ai giorni nostri
  • Don Boarino, Memorie storiche di Castagnole Lanze
  • Castagnole Lanze dal Seicento all'Ottocento, La voce, Castagnole delle Lanze, 1999