Open access: differenze tra le versioni

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== Bibliografia di approfondimento ==
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* {{cita testo|curatore=Roberto Caso |titolo=Pubblicazioni scientifiche, diritti d'autore e Open Access|url=http://eprints.biblio.unitn.it/archive/00001589|città=Trento|editore=Università degli studi di Trento|anno= 2009}}
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* {{cita testo|nome=Mauro|cognome=Guerrini|titolo=Gli arichivi istituzionali|città=Milano|editore= Editrice bibliografica|anno=2010}}
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* {{cita testo|nome= Simone|cognome=Aliprandi |titolo=Creative Commons: manuale operativo. Guida all'uso delle licenze e degli altri strumenti CC|url=http://www.aliprandi.org/manuale-cc|editore=Stampa Alternativa|anno= 2008}}
* {{cita testo|nome= Simone|cognome=Aliprandi |titolo=Creative Commons: manuale operativo. Guida all'uso delle licenze e degli altri strumenti CC|url=http://www.aliprandi.org/manuale-cc|editore=Stampa Alternativa|anno= 2008}}



Versione delle 21:28, 25 nov 2015

(EN)

«Open Access literature is digital, online, free of charge, and mostly free of copyright and licensing restrictions»

(IT)

«La letteratura Open Access è digitale, online, gratis, e per la maggior parte libera da copyright e restrizioni legali»

Il logo Open Access, creato originalmente dalla Public Library of Science

L'Open Access (in italiano, Accesso aperto) è una modalità di pubblicazione del materiale prodotto dalla ricerca, come ad esempio gli articoli scientifici pubblicati in riviste accademiche o atti di conferenze, ma anche capitoli di libri, monografie, o dati sperimentali; che ne consente accesso libero e senza restrizione[1]. Data la contrapposizione del modello di pubblicazione ad accesso aperto rispetto a quello classico, nel quale tipicamente le case editrici accademiche detengono diritti esclusivi sul materiale e ne vendono abbonamenti e licenze, l'espressione indica anche il movimento che sostiene e promuove la strategia ad accesso aperto. In un'accezione ancor più ampia, il termine esprime la libera disponibilità online di contenuti digitali in generale e riguarda l'insieme della conoscenza e della creatività liberamente utilizzabile, in quanto non coperta da restrizioni legati alla proprietà intellettuale.

Prassi

Attualmente, l'accesso aperto è all'origine di molte discussioni tra universitari, bibliotecari, amministratori di università e politici, a causa delle differenze di interessi di questi diversi attori, in particolare circa la remunerazione economica da parte degli universitari e, più in generale, sui modelli di business da adottare. Sebbene alquanto diffuso, il modello non è ancora affermato, pertanto a livello pratico le modalità di pubblicazione ad accesso aperto possono differire anche grandemente, non solo nelle pratiche e nei processi di pubblicazione delle opere, ma anche nei diritti di diffusione e sfruttamento delle stesse.

Metodologie

Si sono affermate due strategie principali per garantire pubblicazioni ad accesso aperto.

  • Viene definita via verde ("green road") la pratica dell'autoarchiviazione ("self-archiving"), da parte degli autori, di copie dei loro articoli in archivi istituzionali o disciplinari, o ancora nei loro siti personali.
  • Viene definita via d'oro ("gold road") la pubblicazione di riviste in cui gli articoli sono direttamente ed immediatamente accessibili ad accesso aperto. Tali pubblicazioni vengono chiamate riviste ad accesso aperto: l'esempio più famoso sono le riviste dedicate alle scienze della vita dell'editore Public Library of Science (PLoS)[2].

A livello internazionale, l'Open Access viene presentato con due gradi di libertà diversi: Gratis OA è l'accesso online senza costi per l'utente, mentre il Libre OA è il Gratis OA più alcuni addizionali diritti di sfruttamento.[3] Spesso, questi diritti vengono garantiti all'utente utilizzando le licenze Creative Commons. Fra le licenze più utilizzate, vi è la Creative Commons-Attribuzione, utilizzata anche da PLoS[4] e consigliata ufficialmente da SPARC, e la Creative Commons-Attribuzione-Non commerciale.

Dichiarazioni internazionali

Una delle prime importanti dichiarazioni internazionali sull'Open Access (spesso chiamato per sigla OA) è il Budapest Open Access Initiative del 2001. Viene infatti riconosciuto come il primo raduno storico di fondazione dell'Open Access.

Una seconda importante iniziativa internazionale, del 2003, è la dichiarazione di Berlino sull'accesso aperto alla letteratura scientifica. Essa si costruisce e si basa sulla definizione della conferenza di Budapest. Tale dichiarazione ha fondato il movimento Open Access. Le università italiane hanno aderito alla Dichiarazione di Berlino nel novembre 2004, in occasione del convegno Gli atenei italiani per l'Open Access: verso l'accesso aperto alla letteratura di ricerca a Messina: infatti per l'Italia si parla di Dichiarazione di Messina.

Autoarchiviazione

Lo stesso argomento in dettaglio: Autoarchiviazione.

L'autoarchiviazione (dall'inglese "self-archiving") è la pratica di quegli autori scientifici che caricano letteratura ed altro materiale prodotto su archivi liberamente accessibili su Internet (solitamente chiamati, appunto, Archivi Open Access). Il primo a parlare di autoarchiviazione fu Steven Harnad[5], psicologo cognitivo presso l'Università di Southampton. A Southampton Harnad ha contribuito alla creazione del software E-Prints, la prima piattaforma pensata specificamente per il self-archiving in ottica Open Access.

Motivazioni e critiche

Questa pratica, a detta dei loro promotori, consente diversi vantaggi:

  • il lavoro del ricercatore viene messo a disposizione del pubblico rapidamente, annullando le tempistiche spesso molto lunghe dell'editoria scientifica. In questo modo la "conoscenza" circola più rapidamente, e gli avanzamenti della ricerca raggiungono la comunità più rapidamente.
  • il materiale viene caricato su piattaforme aperte, ad accesso libero. In questo modo i materiali sono accessibili da chiunque, senza le restrizioni poste dagli editori scientifici.
  • gli archivi open access si fondano su tecnologie (come il protocollo OAI-PMH) che consentono il libero riuso dei dati.

I critici vedono alcuni aspetti negativi nella pratica dell'autoarchiviazione, in particolare nel fatto che la pubblicazione del materiale è effettuata dall'autore stesso, pertanto non affronta un processo di controllo della qualità. Il controllo della qualità verrebbe a mancare anche per quanto riguarda i metadati descrittivi in grado di identificare l'opera all'interno dei database e dei motori di ricerca, garantendone la diffusione e la citabilità. In generale l'autoarchiviazione incontra delle resistenze da parte degli stessi autori nel momento in cui diventa una pubblicazione alternativa e concorrente alle riviste scientifiche che invece hanno strette politiche di revisione paritaria.

Problematiche e soluzioni

Un autore che volesse pubblicare il suo lavoro su un giornale scientifico di prestigio, archiviando ad accesso aperto lo stesso articolo può infrangere gli accordi di esclusività o copyright posti dall'editore. Quest'ultimo può rifiutare di concedere all'autore la licenza di pubblicare il suo articolo ad accesso aperto prima che questo compaia sulla rivista, spingendo l'autore stesso a tralasciare la possibilità di autoarchiviazione in favore di una pubblicazione più prestigiosa.

Le soluzioni maggiormente adottate per aggirare questo problema sono due:

  • embargo: l'autoarchiviazione in un deposito open access è consentita a partire da un determinato tempo successivo alla pubblicazione sulla rivista
  • pre-print: l'autoarchiviazione dell'articolo è consentita solo nella sua forma di pre-print, ossia lo stato dell'articolo precedente la revisione da parte del comitato editoriale.

A partire dal 2006, il progetto Sherpa/Romeo raccoglie in un database tutte le politiche adottate dai diversi editori nei confronti dell'autoarchiviazione degli articoli sottoposti ai loro giornali.

Mandati

«La mozione a favore del libero accesso votata dalla Faculty of Arts and Sciences [di Harvard] riguarda un principio generale di democrazia. Vuole promuovere la libertà di comunicazione del sapere. Avocando alla facoltà i diritti di diffusione il più possibile generalizzata delle attività di studio e ricerca svolte nel suo ambito, essa renderebbe accessibile ovunque nel mondo la produzione scientifica dei suoi membri, rafforzando ulteriormente il nuovo impegno della nostra università a mettere a disposizione del pubblico la sua ricchezza intellettuale.»

Autori e ricercatori

Per gli autori, la principale motivazione di creare un articolo in libero accesso è l'impatto di quest'ultimo. Un articolo Open Access viene infatti realizzato per essere impiegato e citato. Tradizionalmente, i ricercatori danno molto per il loro lavoro. Essi vengono pagati da finanziatori di ricerca e/o dalle loro università per fare ricerche. L'articolo finale è, quindi, la prova che essi hanno effettuato un lavoro e non un guadagno commerciale. Più l'articolo è utilizzato, citato e applicato, meglio è per le ricerche e per la carriera del ricercatore[6]. Gli autori vengono sempre più invitati a rendere liberamente accessibili i loro lavori dai finanziatori di ricerca quali il NIH[7] e il WT[8], così come dalle università[9].

Gli autori che sperano di mettere il loro lavoro liberamente accessibile, hanno un certo numero di possibilità. Una delle opzioni è di pubblicare in una rivista in Open Access. Per trovare tali articoli, è possibile utilizzare la Directory of Open Access Journals[10] DOAJ. A causa del tempo necessario al processo di verifica della qualità della rivista, il DOAJ è lontano dall'essere perfetto.

A seconda dei casi, possono esistere costi di trattamento; esiste un mito secondo il quale la pubblicazione in Open Access implica che l'autore deve pagare. Tradizionalmente, molte riviste universitarie hanno fatturato costi di impaginazione ben prima che l'Open Access sia divenuto una possibilità. Recenti ricerche hanno dimostrato che i giornali in Open Access non hanno costi di trattamento e sono meno tassati di costi di autori dei tradizionali titoli ad abbonamento. Quando le riviste praticano costi di trattamento è il datore di lavoro (o il finanziatore) dell'autore a pagare gli onorari, e non l'autore. Vengono inoltre costituite provisioni per coprire gli autori per i quali il fatto di pubblicare potrebbe causare difficoltà finanziarie.

La seconda opzione (verde) è l'autoarchiviazione da parte dell'autore. Per verificare se un editore ha dato il proprio accordo ad un autore per l'autoarchiviazione, l'autore può verificare la liste e i diritti di copia dell'editore e dell'autoarchiviazione sul sito web SHERPA[11]. Un Wiki di autoarchiviazione, concepito per aiutare gli insegnanti a comprendere e lavorare a partire da tale tecnica, è stato installato da Ari Friedman[12].

Esistono inoltre importanti differenze tra i lavori universitari, scientifici o altri: L'Open Access include l'accordo generale degli autori della libera distribuzione del lavoro e della pubblicazione su un'infrastruttura (tecnica) che consente una tale distribuzione. In compenso, si presume spesso che l'idea del contenuto libero (Open Content)[13] comprenda il generale permesso di modificare un dato lavoro. Ora, l'Open Access si riferisce principalmente alla libera disponibilità senza nessun'altra implicazione. Molti progetti Open Access riguardano infatti la pubblicazione scientifica – un settore dove è del tutto ragionevole mantenere un contenuto di lavoro statico e di associarlo ad un determinato autore.

L'attribuzione è molto importante nei lavori di ricerca, perché si tratta di una nozione di certificazione. Nella carriera di un ricercatore è essenziale essere considerato il primo ad avere scoperto o concepito qualcosa. Contrariamente al lavoro artistico, dove eventuali varianti influiscono solo sul favore dell'opera presso il pubblico, nei lavori scientifici le modifiche possono avere più gravi conseguenze. Ad esempio, non si devono variare le procedure di una tecnica chirurgica a meno che non si sia un chirurgo qualificato e sperimentato. Per queste due ragioni, i principi dell'attribuzione e della non-modifica possono divenire essenziali per gli articoli universitari.

Mentre l'Open Access si concentra attualmente sugli articoli di ricerca, qualunque creatore che spera di lavorare, può condividere il suo lavoro e decidere le regole che occorre stabilire per renderlo accessibile a tutti. Creative Commons fornisce agli autori dei mezzi affinché indichino facilmente delle autorizzazioni o dei permessi facilmente leggibili e comprensibili dagli umani e/o dalle macchine.

Utilizzatori

Nella maggior parte del tempo, i principali utilizzatori degli articoli di ricerca sono altri ricercatori. Il libero accesso consente ai ricercatori, in quanto lettori, di accedere ad articoli di riviste alle quali le loro biblioteche non si sono abbonate. I grandi beneficiari dell'Open Access saranno i paesi in via di sviluppo nei quali, attualmente, vi sono università non iscritte a riviste scientifiche. Tuttavia, ogni ricercatore ne beneficia, poiché nessuna biblioteca può offrire un abbonamento a tutti i periodici scientifici. Gran parte di esse non sono abbonate che ad una loro frazione[14]. Lee Van Orsdel e Kathleen Born hanno riassunto tale stato attuale da quello che le biblioteche chiamano « la crisi della pubblicazione periodica »[15].

L'Open Access estende il mondo della ricerca al di là della comunità scientifica. Un articolo in libero accesso può essere letto da chiunque, che sia professionista in un campo, giornalista, politico, funzionario o un semplice interessato.

Coloro interessati alla ricerca scientifica, possono consultare il Directory of open access journals[16], dove si può trovare un certo numero di riviste obbedienti al principio della validazione degli articoli da parte di pari, interamente accessibili, o utilizzare il motore di ricerca del sito. Gli articoli possono inoltre essere trovati dai ricercatori sul Web utilizzando qualsiasi motore di ricerca o dagli specialisti in letteratura scientifica universitaria quali Open Accessister[17], Citebase[18], Citeseer[19], scirus[20], In-extenso.org[21] (en français) et Google Scholar[22]. Impiegando tale tecnica, è importante ricordarsi che i risultati possono comprende articoli che non sono passati per il processo di controllo di qualità delle riviste convalidate da pari. Per individuare i repository Open Access nel mondo si possono usare motori di ricerca come Openarchives.eu.

I finanziatori di ricerca e le università

I finanziatori e le università vogliono assicurarsi che le ricerche, sulle quali depositano fondi o che sostengono in diversi modi, hanno il miglior impatto possibile per la ricerca. Alcuni finanziatori del mondo della ricerca iniziano a chiedere se le ricerche che hanno finanziato siano accessibili in libero accesso. Ad esempio, i due più grandi finanziatori al mondo, nel campo della ricerca medica, hanno chiesto ai loro ricercatori di fornire una copia in Open Access delle ricerche che hanno sostenuto finanziariamente. Tali politiche sono nuove e vengono applicate ai nuovi accordi. I risultati appariranno così lentamente ma sicuramente. L'« U.S National Institute of Health's Public Access Policy »[23], ad esempio, è entrato in vigore nel maggio 2005. I ricercatori che sperano di ottenere sovvenzioni, vorranno far piacere ai loro finanziatori. Quando questi « chiedono » l'Open Access, è probabile che gran parte degli autori facciano i loro lavori in Open Access.

Altri finanziatori si collocano in un processo di revisione delle loro politiche in vista di massimizzare il loro impatto. Uno dei più notevoli settori nel settore è la politica proposta nel Regno Unito dal « Consiglio di Ricerca »[24] sull'accesso alle pubblicazioni di ricerche. Ciò significa che, a termine, circa la metà della ricerca prodotta nelle Università Britanniche saranno in Open Access per mezzo dei loro depositi istituzionali. In tale iniziativa è interessante il fatto che essa ingloba tutte le discipline e non soltanto, come nel caso delle agenzie sanitarie USA, la bio-medicina. Un altro esempio è il « Social Sciences and Humanities Research Council » in Canada[25]. Il Consiglio ha lanciato una consultazione su tutto il paese al fine di trasformare il consiglio cosicché possa sostenere maggiormente i ricercatori e assicurarsi che i canadesi beneficino direttamente dei loro investimenti nella ricerca e nel sapere. Ciò segna un accento più chiaro sul valore della ricerca al pubblico e non è ristretto alla comunità dei ricercatori quale è visto in altre iniziative simili.

Le università cominciano ad adattare le loro politiche esigendo che i loro ricercatori lavorino in Open Access e sviluppano i depositi istituzionali sui quali possono essere depositati articoli Open Access, come ad esempio il CNRS per mezzo del progetto HAL (Hiper articoli on-line) lanciato dal CCSD[26] e il Protocollo d'accordo per gli archivi aperti.

Pubblico e raccomandazioni

Nel campo della ricerca, il libero accesso è importante per il pubblico, e ciò per un certo numero di ragioni. Uno dei temi che sostiene il libero accesso alla letteratura scientifica è che gran parte di tali ricerche è finanziata dai contribuenti. È una delle ragioni della creazione di gruppi di raccomandazioni quali « The Alliance for Taxpayer Access »[27]. Le persone possono sperare di leggere tale letteratura, ad esempio, quando quella stessa persona o un membro della propria famiglia ha una malattia, e più in particolare una malattia cronica non ben compresa. Vi sono inoltre persone che si impegnano in passatempi più o meno seriamente. Ad esempio, vi sono tanti appassionati astronomi alquanto seri nel mondo: se il pianeta dovesse essere colpito da una cometa, uno di loro sarebbe capace di metterci in allerta.

Anche coloro che non leggono gli articoli scientifici beneficiano indirettamente degli effetti dell'Open Access. Anche se, ad esempio, non si vogliono leggere giornali medici, è preferibile che il vostro dottore o altri professionisti sanitari ne abbiano accesso. Open Access accelera le ricerche e fa progredire la loro produttività: nel mondo, ogni ricercatore può leggere un qualsiasi articolo, e non semplicemente quelli che compaiono nei giornali specialistici (la cui biblioteca non è obbligatoriamente abbonata). Più le scoperte sono rapidamente diffuse più fruttano.

Le biblioteche

I bibliotecari sono i più ferventi difensori dell'Open Access, perché l'accesso all'informazione si colloca al centro stesso delle preoccupazioni di tale professione. Molte associazioni di biblioteche hanno firmato dichiarazioni a favore dell'Open Access. Ad esempio, nel giugno 2004, « l'associazione canadese delle biblioteche » ha approvato una risoluzione sull'Open Access. Essi incoraggiano gli insegnanti, gli amministratori ed altre persone ad adottare l'Open Access e le sue virtù. L'associazione delle biblioteche di ricerche americana ha constatato il crescente bisogno di accesso all'informazione scientifica. Essa fu la principale fondatrice della coalizione della pubblicazione di ricerca: « Scholarly Publishing and Academic Ressources Coalition » (SPARC)[28]

Nell'America del Nord, la biblioteca è in molte università il centro dei depositi istituzionali, dove gli autori archiviano i loro articoli. L'associazione canadese delle biblioteche di ricerche, ad esempio, ha un progetto ambizioso per sviluppare i depositi istituzionali a tutte le biblioteche universitarie canadesi. Alcune biblioteche sono all'origine di riviste quali il Journal of Insect Science della biblioteca dell'Università dell'Arizona dove forniscono un supporto tecnico al fine di creare una rivista.

Gli editori

In seno alla comunità scientifica, esistono molti editori diversi (e di tipi di editori). Le reazioni degli editori di giornali all'Open Access sono in contrasto. Alcuni sono semplicemente entusiasti di scoprire un nuovo business con l'Open Access. Essi hanno cercato di fornire libero accesso, per quanto possibile. Alcuni fanno infine lobbying attivo contro le proposte del movimento Open Access. Tuttavia, nel mese di marzo 2008, è stato presentato dalla Casa Editrice Polimetrica al mondo universitario un articolato progetto denominato "Libri Gratuiti in Ateneo"; tale progetto si propone di diffondere una pratica editoriale già in atto presso alcuni Dipartimenti di Atenei e presso alcune Società Scientifiche e di sensibilizzare il mondo accademico affinché siano avviate nuove procedure con gli editori per la realizzazione di opere a stampa, a carattere scientifico ed accademico, economicamente autosostenibili e che nella versione elettronica permettano il Libero Accesso ai contenuti.

Per coloro che sperano di sviluppare un nuovo giornale Open Acces, sono disponibili software per i giornali di pubblicazione. Ad esempio, Open Journal Systems (OJS)[29] ha sviluppato un progetto grazie al « Public Knowledge Project »[30], e, « HyperJournal »[31] è concepito da volontari. Lodel[32] è inoltre disponibile (in francese) il Software elettronico di edizione creato dal portale pubblico Revues.org[33]. Mentre l'OJS, Lodel e Hyperjournal sono concepiti per edizioni universitarie, essi possono essere utilizzati da tutti.

Gli editori dei paesi in via di sviluppo possono entrare in contatto con Bioline International per ricevere un ausilio gratuito al fine di stabilire una pubblicazione elettronica. La missione di Bioline International[34] è di ridurre il divario di conoscenza tra il Nord e il Sud, aiutando gli editori dei paesi in via di sviluppo a consegnare i loro lavori più accessibili grazie all'elettronica.

Nel 2012, si è avviata la terza fase del progetto SCOAP³, capitanato dal CERN di Ginevra, ambisce a creare un modello editoriale open access per la fisica delle particelle. Il modello proposto dal progetto prevede che le quote pagate dalle biblioteche accademiche e dagli altri enti per l'abbonamento alle riviste vengano invece dirottate sulla messa a disposizione ad accesso aperto dei contenuti. Fra gli editori che hanno accettato, vi sono anche American Physical Society, Elsevier, Springer[35].

Crescita

Statistiche di adozione

Uno studio pubblicato nel 2010 ha mostrato che circa il 20% dell'output totale di articoli sottoposti a revisione paritaria (peer-reviewed) pubblicati nel 2008 possono essere ritrovati ad accesso aperto[36] 8.5% della letteratura accademica può essere trovata gratis nei siti degli editori (“Gold OA”), dei quali il 62% in giornali pienamente ad accesso aperto, 14% in giornali a sottoscrizione che rendono le loro versioni elettroniche libere dopo un periodo di embargo, e il 24% come singoli articoli ad accesso aperto (senza pagamento), però in giornali a sottoscrizione. Per un ulteriore 11.9% degli articoli, si è trovato il full text libero in altri arichivi (via verde), sia disciplinari (43%), che instituzionali (24%), sia nei siti personali degli autori o dei loro dipartimenti (33%). Queste copie erano ulteriormente classificate in "copie esatte dell'articolo pubblicato" (38%), "manoscritti accettati per la pubblicazione" (46%) o "manoscritti sottomessi" (15%).

Open Access per disciplina 2009

Di tutte le discipline scientifiche, la chimica ha avuto la quota più bassa di OA (13%), mentre le scienze della terra hanno avuto quella più alta (33%). In medicina, biochimica e chimica la pubblicazione in riviste OA (via d'oro) è stata più comune che il metodo di lasciare all'autore la possibilità di pubblicare il manoscritto in archivi digitali (via verde). In tutte le altre discipline, invece, l'autoarchiviazione è assolutamente la preferita.

Riviste

Uno studio sullo sviluppo delle riviste Open Access dal 1993 al 2009[37], pubblicato nel 2011, suggerisce che, osservando sia il numero di riviste sia dagli incrementi nel numero totale di articoli, la via d'oro dell'editoria OA ha registrato una rapida crescita, particolarmente fra gli anni 2000 e 2009. È stato stimato che v'erano intorno ai 19500 articoli pubblicati ad accesso aperto nel 2000, mentre il numero è cresciuto a 191850 articoli nel 2009. Il numero di riviste, per l'anno 2000, è stato stimato attorno alle 740, e 4769 per il 2009; numeri che mostrano una crescita considerevole, nonostante ad un tasso più moderato rispetto al livello di crescita degli articoli. Questi risultati supportano l'idea che le riviste OA abbiamo incrementato sia a livello di numeri che di output medio nel tempo.

Sviluppo dell'Open Access
Sviluppo dell'Open Access

Lo sviluppo del numero di riviste OA attive e il numero degli articoli di ricerca pubblicati nelle stesse nel periodo 1993–2009 è mostrato nel grafico sopra. Se queste curve della crescita Gold OA fossero proiettate nel prossimo ventennio, la curva di Laakso et al (Björk) arriverebbe al 60% nel 2019, mentre la curva di Springer toccherebbe il 60% nel 2025, come mostrato nel grafico sotto[38].

Proiezioni della crescita del Gold Open Access
Proiezioni della crescita del Gold Open Access

Autoarchiviazione

Il Registry of Open Access Repositories (ROAR[39]) indicizza la creazione, la locazione e la crescita degli archivi istituzionali ad accesso aperto e i loro contenuti. Oltre 1500 istituzionali e cross-istituzionali hanno registrato in ROAR (vedi figura sopra):

ROAR Mappa della crescita degli archivi e dei contenuti, 1º agosto 2011
ROAR Mappa della crescita degli archivi e dei contenuti, 1º agosto 2011

Il Registry of Open Access Mandatory Archiving Policies(ROARMAP[40]) è un database internazionale ricercabile che visualizza la crescita dei "mandati dell'accesso aperto", adottati da università, centri e fondazioni di ricerca che richiedono ai loro ricercatori di fornire i loro articoli peer-reviewed ad accesso aperto, tramite autoarchiviazione in archivi istituzionali. Ad oggi, i mandati sono stati adottati da più di 150 università (fra cui istituzioni di prestigio come l'Università di Harvard e, nell'ottobre 2011, quella di Princeton) e oltre 50 fondazioni di ricerca nel mondo (vedi figura sotto):

ROARMAP curve di crescita per mandati di autoarchiviazione, 1º agosto 2011
ROARMAP curve di crescita per mandati di autoarchiviazione, 1º agosto 2011

I mandati OA sono il triplo della percentuale di auto-archiviazioni (vedi figura sotto)[41]. I rispettivi totali sono derivati dall'indice ISI di Thompson Reuters:

I mandati triplicano i tassi di autoarchiviazione
I mandati triplicano i tassi di autoarchiviazione

Voci correlate

Note

  1. ^ Peter Suber: Open Access Overview (definition, introduction)
  2. ^ PLoS | Leading a transformation in research communication
  3. ^ Peter Suber: Gratis and libre Open Access
  4. ^ Open Access | PLoS
  5. ^ Harnad, S. (1999) Advancing Science By Self-Archiving Refereed Research, Science Magazine (online) dEbates - http://eprints.ecs.soton.ac.uk/2619/
  6. ^ Maximising the Return on the UK's Public Investment in Research
  7. ^ National Institutes of Health americano
  8. ^ Wellcome Trust
  9. ^ Registry of Open Access Repository Material Archiving Policies
  10. ^ Directory of Open Access Journals
  11. ^ SHERPA
  12. ^ Il Wiki di autoarchiviazione di Ari Friedman
  13. ^ Open Content
  14. ^ ARL Statistics
  15. ^ La crisi della pubblicazione periodica
  16. ^ Il repertorio delle riviste in libero accesso
  17. ^ Open Accessister
  18. ^ Citebase
  19. ^ Citeseer
  20. ^ Scirus
  21. ^ In-extenso.org
  22. ^ Google Scholar
  23. ^ U.S National Institute of Health's Public Access Policy
  24. ^ Consiglio di Ricerca sull'accesso alle pubblicazioni di ricerca del Regno Unito
  25. ^ Social Sciences and Humanities Research Council del Canada
  26. ^ CCSD : Centro per la Comunicazione Scientifica Diretta del CNRS
  27. ^ The Alliance for Taxpayer Access
  28. ^ Scholarly Publishing and Academic Resources Coalition
  29. ^ Open Journal Systems
  30. ^ Public Knowledge Project
  31. ^ HyperJournal
  32. ^ Lodel
  33. ^ Revues.org
  34. ^ Bioline International
  35. ^ Scoap 3 website, Latest news, 17/7/2012
  36. ^ PLoS ONE: Open Access to the Scientific Journal Literature: Situation 2009
  37. ^ PLoS ONE: The Development of Open Access Journal Publishing from 1993 to 2009
  38. ^ Poynder, Richard (2011). Open Access By Numbers Open and Shut June 19 2011
  39. ^ ROAR
  40. ^ [1] ROARMAP
  41. ^ Poynder, Richard (2011). Open Access By Numbers Open and Shut, 19 giugno 2011

Bibliografia di approfondimento

Altri progetti

Collegamenti esterni

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