Sculdascio

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Lo sculdascio (in longobardo skuldheis, schultheiss, o schulze, "comandante ai debiti" che ha dato origine anche allo scoltetto) era un magistrato del regno o di un ducato longobardo. Il termine deriva dall'antico germanico Skuld ("debito") e heyssen ("imporre").

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Sembrerebbe che almeno inizialmente si trattasse quindi di un magistrato (Iudex aut sculdahis è una formula molto frequente) che si occupava di cause civili, soprattutto relative alla stipula e ai contenziosi sui debiti. Le Leges langobardorum lo citano (tit.100) in questa capacità:

(LA)

«de pignorationibus et debitis: Si homo liber, qui debitor est, alias res non habuerit, nisi caballos domitos, aut boves iunctorios seu vaccas, tunc ille, qui debitum requirit, vadat ad Sculdahis, et intimet causam suam

(IT)

«Se un uomo libero, che sia debitore di qualcuno, non abbia beni di alcun genere, né un cavallo addestrato, né bovi da aggiogare o mucche da mungere, allora colui che vuole riscuotere il suo debito vada dallo sculdascio e intenti la sua causa»

Più tardi, nelle Leges Liutprandi Regis tit. 20, la funzione sembra in certo qual modo più ampia:

(LA)

«Si quis causam habuerit, et Sculdahis iustitiam intra quatuer dies, facere neglexerit, etc»

(IT)

«Se qualcuno avrà intentato causa, e lo sculdascio non avrà provveduto a fare giustizia nello spazio di quattro giorni, etc.»

Liutprando, nella sua opera di riordino amministrativo del regno, affidò allo sculdascio l'amministrazione della giustizia nei villaggi, sorta di magistrato itinerante comunque sottoposto agli iudices, i funzionari di grado superiore (duchi e gastaldi). Le funzioni dello sculdascio non sembrano essere state limitate all'ambito giudiziario; a giudicare dalla spiegazione che Paolo Diacono offre per il termine, centenarius, termine che identifica un funzionario militare nella gerarchia bizantina, si può inferire che oltre alle funzioni di giudice civile lo sculdascio avesse anche un rango militare (contiguità frequente all'epoca) e operasse da una sede fissa in ambito locale; quest'ultima caratteristica si riflette nella toponomastica, con numerosi toponimi (come Scodosia e Scaldasole).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • A. Tagliaferri, I longobardi nella civiltà e nell'economia italiana del primo medioevo (Milano, 1969)
  • F. Sabatini, Riflessi linguistici della dominazione longobarda nell'Italia meridiana e meridionale (Firenze, Olschki 1963)
  • P. Scardigli, Goti e Longobardi - Studi di filologia germanica (Roma, Istituto Italiano di Studi Germanici 1987)

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