Pittavino
Conte Filippo: pittavino | |
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PIETAVIENSIS, stemma | +PhILIPPVS COMES, croce cantonata |
BI, 18mm, 0,84g |
Riccardo Cuor di Leone | |
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+RICARDVS REX, croce patente; anello nel 1° quarto | PIC/TAVIE/NSIS in tre linee nel campo. |
AR 0,75 g; zecca di Melle. |
Pittavino (o pictavino, da Pictavi, nome latino di Poitiers) era il nome con cui era indicato il denaro battuto dai conti di Poitou.[1][2]
In francese è chiamato poitevin ed in latino era pictavinus o anche pictavensis.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Inizialmente i pittavini furono coniati a Poitiers, ma nel tempo la zecca più importante divenne quella di Melle a causa delle ricche miniere d'argento che si trovavano nella zona per cui già nel X secolo vi fu creata una zecca particolarmente attiva.[2]
Il primo a battere pittavini fu Guglielmo II, conte di Poitiers nonché duca di Aquitania (963-995).[2]
Furono coniati da Riccardo detto Cuor di Leone che aveva ricevuto la contea di Poitiers dalla madre Eleonora d'Aquitania nel 1169.
Il pittavino è citato, assieme ad altre monete, da Raimondo di Aguilers nella sua "Storia dei Franchi che presero Gerusalemme":
«Valebat quippe unus aureus eo tempore octo vel novem solidos monetae nostri exercitus. Erat haec nostra moneta: pictavini, cartenses, mansei, lucenses, valentinenses, megorensi, et duo pogesii pro uno istorum»
«Valeva allora un aureo otto o nove solidi della nostra moneta. Questa era la nostra moneta: denari di Poitier, Chartres, Le Mans, Lucca, Valencia, Melgueil e due di Le Puy per uno dei precedenti»
La moneta è citata anche in un documento di Alfonso di Tolosa, fratello di Luigi IX che divenne conte di Poitiers nel 1241:
Filippo detto il Lungo (in seguito Filippo V di Francia) ne fece coniare tra il 1311 de il 1316 in qualità di conte con la scritta COMES PICTAVIES.[1]
I pezzi coniati a Melle recavano il testo
Il quarto di pittavino era chiamato in francese pite o picte.[1] Con il tempo questo termine passò ad indicare più genericamente il quarto di denier.[1]
Nel 1330-1332 dei pite furono emessi in Provenza da Roberto d'Angiò. Recavano al dritto il giglio di Francia.[1][3]
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Jean Belaubre, Dictionaire de Numismatique médiévale occidentale, Parigi, Léopard d'Or, 1996, ISBN 2-86377-121-3.
- Edoardo Martinori, La moneta - Vocabolario generale, Roma, Istituto italiano di numismatica, MCMXV (1915).
Voci correlate
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