Paesaggio urbano nell'arte
Il paesaggio urbano è un tema dell'arte sviluppato nel corso dei secoli a seconda dei periodi storici, dello sviluppo della scienza e delle committenze.[1]
Pittura dell'età del bronzo
[modifica | modifica wikitesto]Tra i primi esempi di rappresentazione delle città nell'arte spicca per la qualità pittorica che per i dettagli gli affreschi di Akrotiri presso Santorini attorno al XVI sec. a.C.[1]
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Una città minoica, particolare di un fregio della casa Occidentale
Pittura romana
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Paesaggio architettonico, Casa Pompeiana VI, Napoli
Pittura gotica
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Effetti del Buon Governo in città, 1338-1340, Sala della Pace, Palazzo Pubblico, Siena
Pittura rinascimentale
[modifica | modifica wikitesto]In quest'epoca iniziano i primi studi razionali sulla prospettiva e si riconoscono edifici le cui linee convergono tutte in un punto (punto di fuga). La società umanistica del tempo ha prodotto anche concetti urbani di tipo utopistico, la città ideale.[2]
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Flagellazione, Piero della Francesca
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Città ideale, Galleria Nazionale delle Marche, Urbino
Pittura vedutista
[modifica | modifica wikitesto]Grazie all'esperienza di Canaletto, la rappresentazione della città diventa estremamente realistica.
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Canaletto (Giovanni Antonio Canal) - Campo Sant'Angelo, Venice - Metropolitan Museum of Art
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Francesco Guardi - Santa Maria della Salute - National Gallery of Scotland
Pittura impressionista
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Gustave Caillebotte, (1848–1894), Strada di Parigi; giorno di pioggia, 1877, Art Institute of Chicago
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Gustave Caillebotte, Boulevard Haussmann, effet de neige (1880-81); olio su tela, 65×82 cm, collezione privata
Pittura futurista
[modifica | modifica wikitesto][3] Una visione della "città futurista", città utopica, città di desiderio, appare già nella prima pagina del Manifesto del futurismo di Marinetti, pubblicato su Le Figaro a Parigi il 20 febbraio 1909:
«Avevamo vegliato tutta la notte (...) discutendo davanti ai confini estremi della logica e annerendo molta carta di frenetiche scritture. (...) Soli coi fuochisti che s'agitano davanti ai forni infernali delle grandi navi, soli coi neri fantasmi che frugano nella pance arroventate delle locomotive lanciate a pazza corsa, soli cogli ubriachi annaspanti, con un incerto batter d'ali, lungo i muri della città. Sussultammo a un tratto, all'udire il rumore formidabile degli enormi tramvai a due piani, che passano sobbalzando, risplendenti di luci multicolori, come i villaggi in festa che il Po straripato squassa e sradica d'improvviso, per trascinarli fino al mare, sulle cascate e attraverso gorghi di un diluvio. Poi il silenzio divenne più cupo. Ma mentre ascoltavamo l'estenuato borbottio di preghiere del vecchio canale e lo scricchiolar dell'ossa dei palazzi moribondi sulle loro barbe di umida verdura, noi udimmo subitamente ruggire sotto le finestre gli automobili famelici.[4]»
Il tema della città viene sviluppato molto presto dai futuristi: essa è infatti il luogo privilegiato della modernità che, con la sua forza travolgente, sembra ormai a portata di mano; è il luogo in cui si incarna il futuro, la velocità il movimento. Il paesaggio urbano appare sconquassato dalle luci, dai rumori, che ne moltiplicano i punti di visione. La Città Nuova deve nascere e crescere contemporaneamente alla nuova ideologia del movimento e della macchina, non avendo più nulla della staticità del paesaggio urbano tradizionale.
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La città che sale, Umberto Boccioni
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La strada entra nella casa, Umberto Boccioni, 1911
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b La rappresentazione della città nell'arte, su servizi2.inps.it. URL consultato l'11 gennaio 2020.
- ^ Paesaggio nel Quattrocento italiano, su artevitae.it. URL consultato l'11 gennaio 2020.
- ^ Pontus Hulten, Futurismo & Futurismi, Bompiani, 1986.
- ^ Tommaso Marinetti, Manifesto del Futurismo, in Le Figaro, 1909.