Congresso di Gela

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Il Congresso di Gela si tenne nel 424 a.C. per trovare un accordo di pace tra le città siceliote e mettere fine alla guerra di Leontini (prima spedizione ateniese in Sicilia). La città di Gela fu scelta e per la sua posizione baricentrica e per la sua importanza politica, militare, economica e culturale. Al congresso parteciparono anche i delegati dei Siculi e dei Sicani.

Nel corso del congresso, i Sicelioti presero coscienza del fatto che l'intervento militare di Atene, in quel periodo dominata dalla figura del demagogo Cleone, popolare dopo la battaglia di Sfacteria, non era informato da reale solidarietà nei confronti delle città ioniche di Sicilia. Come scrive Tucidide (3, 86):

«Gli Ateniesi inviarono [una flotta in soccorso di Leontinoi] in nome dei doveri di sangue, ma lo fecero per impedire che da lì si portasse grano al Peloponneso, e per vedere se mai, così, potessero assoggettare la Sicilia.»

Celeberrimo è il discorso tenuto durante il Congresso da Ermocrate, il quale dibatté sull'importanza dell'unione e della pace fra le città della Sicilia e sull'indipendenza della Sicilia rispetto alla minaccia greca.

«E io che, come ho già detto all'inizio, parlo in nome della città più potente, e che mi sento più pronto ad assalire che a difendermi, prevedendone gli effetti, giudico più proficua una politica riflessiva, aperta anche a qualche concessione. […] Ebbene proclamo che secondo giustizia il mio contegno deve essere modello per tutti, che dobbiamo adattarci a qualche sacrificio tra noi per non favorirne il nemico. Non è vergogna per uomini che abitano la stessa patria scendere a qualche concessione reciproca, Dori a Dori, Calcidesi a quelli dello stesso ceppo e, in complesso, tra genti vicine che abitano il medesimo suolo, lambito dal mare e distinto da un unico nome di popolo: Sicelioti. Combatteremo, io credo, e ricorreremo alla pace quando sarà opportuno, ma sempre tra noi, appellandoci a trattati che noi soli riguardino. Stringiamoci compatti sempre a far barriera, se siamo ragionevoli, contro genti straniere che si avanzino con propositi aggressivi. […] Con questa politica, oltre a non privare la Sicilia, nelle circostanze attuali, di due fruttuosi risultati, la liberazione dalla minaccia ateniese, e dalla lotta interna, potremo in seguito godere quest'isola in assoluta autonomia, tra noi, senza il terrore costante di un agguato straniero.»

La linea di Ermocrate fu accolta dai Sicelioti e Atene perse momentaneamente l'alleanza con i Calcidesi di Sicilia.

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