Museo di scienze planetarie

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Museo di scienze planetarie
Ubicazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàPrato
IndirizzoVia Galcianese 20/h
Coordinate43°52′43.32″N 11°04′54.47″E / 43.8787°N 11.081798°E43.8787; 11.081798
Caratteristiche
TipoAstronomia, Mineralogia
Istituzione19 marzo 2005
FondatoriProvincia di Prato
Apertura19 marzo 2005
Visitatori7 698 (2022)
Sito web

Il Museo di scienze planetarie, situato a Prato, è dedicato all'astronomia, alle scienze planetarie e alla mineralogia.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il museo è stato fondato per iniziativa della Provincia di Prato, realizzato in collaborazione con alcuni enti scientifici nazionali ed esteri[1], tra cui l'Istituto Geofisico Toscano e l'Università di Firenze, ed è curato dalla Fondazione Prato Ricerche.

Rame nativo dell'Arizona

Il percorso espositivo[modifica | modifica wikitesto]

Il percorso museale segue la storia evolutiva dell'Universo, dalla sua nascita alla formazione del Sistema Solare. Il tema è illustrato con una rappresentazione della Via Lattea e con il modello in scala dei pianeti, accompagnati da immagini e filmati esplicativi.

L'itinerario prosegue con l'esposizione, in sei sezioni, di una parte delle due importanti collezioni custodite dal museo, che raccolgono 400 campioni di meteoriti, impattiti e tectiti,

Alcuni esemplari di Tectiti

e circa 4100 minerali. Di particolare interesse scientifico alcuni reperti originati sulla Luna e su Marte e caduti sulla Terra, e la meteorite metallica di Nantan,

Un frammento della Meteorite di Nantan

la più grande presente in Italia[2].

Una sezione del museo è dedicata agli studi astronomici di Galileo Galilei, illustrati mediante semplici esperimenti interattivi, e all'esplorazione spaziale, con una ricostruzione virtuale della Stazione spaziale internazionale.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Museo di Scienze Planetarie - Collaborazioni Archiviato il 21 novembre 2012 in Internet Archive.
  2. ^ Le collezioni, su mspo.it. URL consultato il 20 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 21 novembre 2012).

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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