Mullissu

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Mullissu è una dea assira, consorte del dio Ashur. Mullissu è stata identificata alla dea sumera Ninlil, moglie del dio Enlil, il quale sarebbe il modello sul quale lo stesso Ashur è stato creato. Il nome di Mullissu era scritto " d NIN. LÍL"[1][2]. Mullissu è identificata con Ishtar di Ninive ai tempi dell'impero neo-assiro.

Mullissu venne chiamata da Erodoto Mylitta e l'identificò con Afrodite[3]. Secondo il primo libro delle Storie di Erodoto, ogni vergine babilonese doveva sedersi almeno una volta nella sua vita nel recinto sacro di Afrodite, con una corona di corde sulla testa e darsi, in un rito di prostituzione sacra in onore di Mylitta, al primo straniero che le gettava un pezzo d'argento in grembo dicendo le parole "In verità, io invoco la dea Mylitta"[4].

Il nome Mylitta potrebbe derivare da Mulliltu o Mullitta, la variante babilonese di Mullissu, dove un culto le era votato nel tempio di Ekur a Nippur e anche a Kish[2]. "Mulliltum" era un epiteto di Ninlil, che diventa "Mullissu" in neo-assiro, in quanto appellativo della moglie del dio Ashur[1]. Con il non infrequente cambiamento da b a m, Mullitta sarebbe identificabile con la grande dea babilonese Belit, l'"amante" (un epiteto di Ištar, chiamata anche Baaltis, consorte di Ba'al/Bēl)[5]. Secondo Irene Huber, la dea babilonese Afrodite/Molis, moglie di Zeus/Bēlos, menzionata in Ctesia, corrisponde forse all'assira Mylitta[6].

Il nome è trascritto mlš, indicante la consorte di Ashur ('šr) nell'iscrizione siriana Sfire (A8), scritta in aramaico antico (VIII secolo a.C.)[7][8]. Il suo culto tardo babilonese si riflette nell'ortografia mwlyt (Mulit) trasmessa nel corpus magico mandaico della tarda antichità[2].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) Simo Parpola, The Murderer of Sennacherib, in Death in Mesopotamia, CRRA 26 - Mesopotamia 8, Copenhagen, 1984, pp. 171-182.
    «another Sumerian name for Enlil was Mullil > Akkadian and Mulliltu the reading of Ninlil, Mulliltu > Neo-Assyrian Mullissu»
  2. ^ a b c (DE) Karlheinz Kessler e Christa Müller-Kessler, Mylissa, Mylitta, in Spätbabylonische Gottheiten in spätantiken mandäischen Texten, Zeitschrift für Assyriologie, vol. 89, Brill’s New Pauly, 1º ottobre 2006, pp. 70-72, DOI:10.1163/1574-9347_bnp_e814100. URL consultato il 21 febbraio 2022.
  3. ^ Gabriella Pironti, Atti del Convegno internazionale di Urbino, 23-25 Settembre 2009, L’Afrodite di Corinto e il ‘mito’ della prostituzione sacra, a cura di P. Angeli Bernardini, Corinto. Luogo di azione e luogo di racconto, Pisa-Roma, 2013, pp. 13-26. URL consultato il 21 febbraio 2022.
  4. ^ Beatrice Lietz, La dea di Erice e la sua diffusione nel Mediterraneo : un culto tra Fenici, Greci e Romani, Edizioni della Normale, 2012, ISBN 978-88-7642-436-6, OCLC 794703542. URL consultato il 23 febbraio 2022.
  5. ^ (DE) Eduard Meyer, Mylitta, in Wilhelm Heinrich Roscher (a cura di), Ausführliches Lexikon der griechischen und römischen Mythologie, Leipzig, B. G. Teubner, 1894. URL consultato il 23 febbraio 2022.
  6. ^ (DE) Irene Huber, Ktesias und Babylonien: über eine nicht existierende Größe in den Persika, in Josef Wiesehöfer, Giovanni Lanfranchi, Robert Rollinger (a cura di), Die Welt des Ktesias, Stoccarda, 2009, pp. 130–161.
  7. ^ (FR) André Lemaire e Jean Marie Durand, Les inscriptions araméeens de Sfiré et l’Assyrie de Shamashi-ilu, Parigi, Librairie Droz, 1984, pp. 113, 132.
  8. ^ (EN) Joseph A. Fitzmyer, The Aramaic Inscriptions of Sefire, Roma, Editrice Pontificio Biblico, 1995, p. 70.

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