Mosè l'Etiope

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San Mosè l'Etiope
 

Monaco

 
Nascita330
MorteScete, 405
Venerato daChiesa cattolica, ortodossa e copta
Ricorrenza28 agosto

San Mosè l'Etiope, o di Scete (330Scete, 405), fu monaco in Egitto. Il suo nome, già registrato nei sinassari copti e bizantini, nel 1585 fu inserito anche nel Martirologio romano da Cesare Baronio.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Del monaco Mosè parlano sia Cassiano nelle sue Consolationes[1] sia Palladio di Galazia nell'Historia Lausiaca[2]; la sua fama è attestata anche da Sozomeno[3] e dagli Apophthegmata Patrum.[4].

Secondo Palladio, era uno schiavo nero, di origine etiope e di altissima statura: fu cacciato dal suo padrone a causa di alcuni furti e si mise a capo di una banda di briganti[5]. Per sfuggire alla condanna per i suoi crimini, si ritirò presso Macario il Grande nel monastero di Scete, dove si distinse per la vita ascetica[6].

Mosè fu ordinato prete dal vescovo di Alessandria e si ritirò a vita eremitica nel deserto di Petra, ma fece poi ritorno a Scete dove morì settantacinquenne lasciando settantotto discepoli[6].

Culto[modifica | modifica wikitesto]

Il Sinassario alessandrino del vescovo copto Michele di Aṯrīb e Malīğ lo commemora al 18 giugno e riporta la notizia del suo martirio insieme a sette dei suoi confratelli a opera dei barbari (notizia ripresa dagli Apophthegmata Patrum); i sinassari bizantini commemorano Mosè al 24 agosto e, basandosi sulle notizie di Palladio, non fanno allusione al suo martirio.[6]

Il suo culto è ignoto all'Occidente medievale e il suo nome fu inserito nel Martirologio romano da Cesare Baronio, sempre al 28 agosto.[7]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Cassiano, Consolationes, ed. Étienne Pichery (Sources chrétiennes, 42, 54, 64), Parigi 1955-1959.
  2. ^ Palladio, Historia Lausiaca, XIX, ed. Cuthbert Butler (Texts and studies, VI, 2), Cambridge 1904, pp. 58-62.
  3. ^ Sozomeno, Historia Ecclesiastica, VI, 29, 9-30, ed. Joseph Bidez-Günther Christian Hansen (Corpus Berolinense, 50), Berlino 1960, pp. 280-284.
  4. ^ Jacques-Paul Migne, Patrologia Graeca, LXV, coll. 281-289.
  5. ^ Joseph-Marie Sauget, BSS, vol. IX (1967), col. 652.
  6. ^ a b c Joseph-Marie Sauget, BSS, vol. IX (1967), col. 653.
  7. ^ Joseph-Marie Sauget, BSS, vol. IX (1967), col. 654.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Filippo Caraffa e Giuseppe Morelli (curr.), Bibliotheca Sanctorum (BSS), 12 voll., Istituto Giovanni XXIII nella Pontificia Università Lateranense, Roma 1961-1969.

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